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Atalanta furiosa contro il Var

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L’Atalanta esce dallo stadio San Siro di Milano con l’amaro in bocca consapevole di aver giocato una delle migliori partite della stagione contro un’avversaria di tutto rispetto e prima in classifica. Gasperini è letteralmente furioso e si apre ufficialmente un nuovo caso Var, i bergamaschi infatti hanno invocato a gran voce un calcio di rigore a seguito di un’anima trattenuta peraltro piuttosto evidente di Martinez. Ma veniamo al fattaccio: la partita è sul risultato di 1-0 a favore dell’Inter e siamo vicini allo scadere della prima frazione di gioco. Sugli sviluppi di un calcio di punizione calciato dal Papu Gomez si scatena una bolgia in area di rigore, Toloi colpisce la palla di testa e trova pronti i riflessi dell’estremo difensore interista Handanovic che respinge su Toloi pronto a calciare se non fosse per l’intervento di Lautaro Martinez, ai nostri occhi irregolare, che ne impedisce la calciata in rete. Rigore ed espulsione sembrano netti, Martinez trattiene vistosamente Toloi, ma per l’arbitro Rocchi l’intervento è regolare e dopo una breve consultazione con il Var presieduto da Irrati decide di far proseguire l’azione scatenando le ire più funeste degli orobici.

Le parole di Gasperini

Non poteva non arrivare la replica di Gasperini che alla fine della gara davanti ai microfoni esprime tutta la sua amarezza per un rigore, a suo parere, evidente e si interroga sul perché non vengono concessi simili penalty. È rammaricato il tecnico dei bergamaschi, anche perché la gara era stata condotta dai suoi giocatori in maniera impeccabile mettendo letteralmente alle corde gli avversari. Gasperini ritiene la decisione del duo Rocchi-Irrati incomprensibile e si interroga a cosa realmente serva uno strumento come il Var se non viene usato per casi come questo, a suo dire clamoroso. Effettivamente, aggiungo io, il rigore era evidente e soprattutto al rallentatore si sarebbe dovuto vedere, gli errori ci stanno, fanno parte del gioco, ma questo episodio non è altro che un tassello ulteriore che va a significare che il meccanismo Var non è ancora oliato come si deve e che vada fatto qualcos’altro al fine di migliorarlo.

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Calciatori e casinò games: una passione sempre più grande

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Il calcio non è solo competizione e allenamento. Fuori dal campo molti calciatori hanno dimostrato interesse per diversi passatempi, tra cui i giochi di casinò.

Negli ultimi anni, numerosi atleti professionisti sono stati avvistati in luoghi iconici del gioco d’azzardo, come Monte Carlo e Las Vegas, o sono stati coinvolti in sponsorizzazioni di piattaforme di gioco online. Alcuni di loro sono diventati appassionati di queste attività al punto da rendere questa passione una componente riconosciuta del loro tempo libero.

Questa tendenza si collega a vari fattori. Innanzitutto, il mondo dei casinò offre un ambiente esclusivo e raffinato che molti calciatori trovano affascinante. Inoltre, l’adrenalina e la competitività che caratterizzano i giochi di casinò sono elementi che trovano affinità con lo spirito competitivo che anima questi atleti. Le tecnologie digitali hanno permesso a molti di loro di accedere a piattaforme di gioco da dispositivi mobili, consentendo di giocare nei momenti di relax senza dover necessariamente recarsi fisicamente in un casinò.

La passione per i giochi di carte: il fascino del poker tra i calciatori

Tra i giochi più amati dai calciatori, il poker occupa un posto speciale. Questo gioco di carte richiede strategia, controllo emotivo e capacità di calcolo, qualità che molti calciatori sviluppano sul campo e che applicano con piacere nelle sale da poker. Alcuni di loro hanno partecipato a tornei di poker di fama internazionale, a volte beneficiando della loro notorietà per accedere a competizioni prestigiose.

Calciatori come Neymar Jr. e Gerard Piqué sono appassionati giocatori di poker. Il brasiliano, attualmente attivo in Arabia Saudita, ha partecipato più volte al PokerStars Championship, un evento di poker di alto livello, mentre l’ex difensore del Barcellona ha investito nel mondo del poker fondando un evento annuale a Barcellona. Per molti, il poker rappresenta non solo un passatempo, ma anche un modo per continuare a mettersi alla prova al di fuori del campo da calcio.

Slot machine e giochi digitali: una scelta comune tra i calciatori

Le slot machine sono un’altra attrattiva che ha coinvolto numerosi calciatori. Grazie alle grafiche accattivanti, al suono avvolgente e alla semplicità d’uso, le slot risultano perfette per coloro che cercano momenti di svago senza doversi impegnare in calcoli complessi o strategie specifiche. Inoltre, il panorama delle slot online offre opzioni interessanti come le slot buy bonus come acquistare giri, che consentono ai giocatori di ottenere giri bonus acquistandoli in anticipo, una possibilità che risulta particolarmente attrattiva per gli appassionati di queste esperienze di gioco.

Questa funzionalità permette ai calciatori, che spesso hanno poco tempo per i giochi tradizionali, di accelerare il ritmo della partita e di vivere l’esperienza del casinò in tempi ridotti, adattandosi così ai loro frenetici calendari. La possibilità di giocare comodamente tramite dispositivi mobili ha ulteriormente facilitato la diffusione delle slot tra i calciatori.

Scommesse sportive e calciatori: una passione controversa

Il tema delle scommesse sportive è forse il più controverso nel rapporto tra calciatori e gioco d’azzardo. Alcuni atleti, pur non potendo scommettere su partite di calcio, si interessano ad altri sport o si divertono a pronosticare eventi legati a discipline che non sono loro strettamente correlate. Tuttavia, le scommesse sportive sono strettamente regolamentate per i professionisti del calcio per evitare conflitti di interesse e garantire l’integrità del gioco.

Ci sono stati casi in cui alcuni calciatori sono stati sanzionati per aver infranto le regole di questo settore. Tuttavia, è importante distinguere tra l’interesse genuino per lo sport e la scommessa occasionale, come dimostrano i giocatori che scommettono su altri sport, evitando così di entrare in conflitto con i regolamenti calcistici.

Casinò fisici: le mete preferite dai calciatori

Nonostante la diffusione del gioco online, molti calciatori continuano a frequentare i casinò fisici, attratti dall’ambiente esclusivo e dal lusso che questi luoghi offrono. Montecarlo, Las Vegas e Macao sono tra le mete preferite. In questi luoghi, i calciatori trovano non solo giochi, ma anche eventi di intrattenimento, ristoranti di lusso e aree VIP riservate.

Frequentare i casinò fisici consente loro di godere di un’esperienza più immersiva e autentica rispetto a quella online, ed è anche un’occasione per socializzare con celebrità di altri settori, dai manager agli attori. La presenza dei calciatori in questi ambienti è vista da alcuni come un segno di prestigio e uno status symbol, dato che l’accesso a certi ambienti è spesso riservato a un’élite internazionale.

I giochi di abilità: un modo per mettersi alla prova al di fuori del campo

Oltre alle slot e al poker, alcuni calciatori si sono appassionati a giochi che richiedono abilità, come il blackjack e il baccarat. A differenza delle slot, questi giochi permettono una maggiore interazione con il dealer e richiedono abilità di conteggio e controllo delle probabilità, elementi che affascinano chi, come i calciatori, è abituato a gestire tensioni e pressione.

Calciatori come Cristiano Ronaldo, ad esempio, hanno dimostrato interesse per il blackjack. La possibilità di controllare parzialmente l’esito delle partite attraverso il calcolo matematico sembra essere una delle ragioni per cui questi giochi hanno attratto atleti con una mente strategica e una spiccata attenzione ai dettagli.

L’influenza del gioco d’azzardo sulla carriera dei calciatori

Infine, è importante notare come il coinvolgimento nel gioco d’azzardo possa avere un’influenza sulla carriera dei calciatori. Per alcuni, il gioco è un modo per staccare dalla routine stressante del calcio professionistico; tuttavia, un eccesso di passione per il gioco può portare a rischi finanziari e personali. Diversi club e federazioni sportive monitorano attentamente le attività dei propri atleti in questo ambito e forniscono programmi di supporto per chi potrebbe sviluppare problemi legati al gioco.

Il rapporto tra calciatori e casinò games sembra destinato a crescere, soprattutto grazie alla diffusione delle piattaforme digitali e alla crescente offerta di eventi di gioco esclusivi in località di prestigio. Sebbene la maggior parte dei calciatori mantenga un atteggiamento responsabile nei confronti del gioco d’azzardo, alcuni di loro sono diventati veri e propri simboli di questo settore, contribuendo a diffondere l’idea che il casinò possa rappresentare un luogo di svago e socializzazione.

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Fiorentina, Kean si racconta al The Guardian

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Fiorentina, Kean

Dalla Juventus alla Fiorentina, dove sta facendo faville: è Moise Kean, che si è raccontato in un’intervista al The Guardian.

Nove gol in 12 partite: sono gli ottimi numeri dell’attaccante Moise Kean, fresco di arrivo alla Fiorentina e oggi impegnato nel ritiro della Nazionale Italiana: lo vedremo presto in campo contro il Belgio.

Nel frattempo, il giocatore ha parlato dei propri trascorsi e del proprio presente a Firenze in un’intervista a The Guardian.

Fiorentina, l’intervista a Moise Kean

Il rapporto con la sua nuova casa e con la nuova tifoseria è molto positivo: “Le prospettive che ho. Firenze, come città, crede in me e questo mi ha dato quel qualcosa in più per migliorare e fare bene. Ho guardato alcuni video di Batistuta e Toni quando sono arrivato. Firenze è sempre stata una grande città del calcio e questo significa molto per me. I tifosi ti prendono davvero nel cuore. Ci tengono alla maglia. Ti danno calore assoluto “.

Alla Viola, il giocatore vuole “solo scendere in campo, segnare gol e qualsiasi cosa ne venga fuori, arriverà. Non mi pongo limiti”.

Sugli esordi della carriera

Kean ricorda il periodo ad Asti: “Ero a casa da solo e dovevo prendermi la responsabilità di me stesso. Mi piaceva ottenere una reazione dalla gente. Cercavo sempre di fare tunnel, fare step-over e fare spettacolo. È diverso quando arrivi in ​​Serie A. È più maturo. Ma ci sono ancora momenti in cui ho voglia di provare qualcosa e fare spettacolo.

Ecco perché la gente viene a guardare e paga i biglietti. I bambini vengono alle partite e devi intrattenerli. Ecco come la vedo io. Giocavamo tornei all’oratorio dove c’erano forse cinque dei miei compagni e giocavamo a calcetto. C’era una somma di denaro e se vincevi, te ne portavi via una parte. Diciamo che mettevi 5 € a testa per organizzare il torneo, e poi vincevi 5 € a testa. Ho giocato un po’ per il Senegal, per il Marocco, per il Perù e un po’ per l’Italia. Ero il più piccolo, c’erano discussioni”.

Sul passaggio alla Juventus

Così Kean: “La Juventus mi ha insegnato molta disciplina. Mi hanno preso dal nulla. Ero un ragazzino di strada e mi hanno insegnato molto. Ho lasciato casa presto e loro erano più di una famiglia per me. Mi hanno buttato in prima squadra a 16 anni ed è stato un sogno”.

Sulle esperienze negative

“Di tutte le esperienze che ho avuto, non mi sentirete mai dire che ne ho avuta una brutta. Trovo aspetti positivi in ​​tutte. Se non avessi trascorso quell’anno all’Everton, non avrei imparato le cose che ho imparato lì. Sono stato un po’ sfortunato. Ci sono andato pensando di giocare un po’ di più. Avevo 19 anni. Sono arrivato dalla Juve e pensavo di fare scintille. Sfortunatamente, non è andata così. Abbiamo cambiato tre allenatori quell’anno e mentalmente… era tutto nuovo per me.

Ero in Inghilterra, era un ambiente nuovo… L’Inghilterra mi ha fatto imparare molto su me stesso. Sono maturato molto. Quando sono arrivato lì non giocavo molto. Pensavo: ‘Come faccio a non entrare in questa squadra, all’Everton?’ Mentalmente, mi ha fatto evolvere. Non giocavo ed è stato nei momenti bui che ho capito che dovevo stringere i denti e allenarmi ancora di più. Poi è arrivata la possibilità di andare al PSG (in prestito), mi sono trasferito lì e ho tirato fuori tutto quello che potevo”.

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Milan, questione di ambizione: la differenza tra Leao e Theo Hernandez

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Milan

Milan, sono Leao e Theo Hernandez i principali top player del club. Così uguali in certi comportamenti, ma anche così diversi in altri. Qui di seguito un’interpretazione sulla differenza tra i due.

La gestione dei top player, si sa, è sempre piuttosto complicata. Sono giocatori che con una giocata fanno vincere una partita, ma siamo tutti d’accordo sia molto più complessa la loro gestione.

Su questo aspetto non fanno di certo difetto Theo Hernandez Leao. I due non hanno iniziato nel migliore dei modi la stagione, soprattutto il primo è stato vittima di qualche mal di pancia di troppo che continua a protrarsi nel tempo.

Ricordiamo che Theo voleva andarsene a fine stagione scorsa ed è stato convinto a rimanere dalla dirigenza la quale tuttavia gli aveva promesso un deciso upgrade come obiettivi e competitività. Il Milan invece si trova settimo in classifica e con evidenti problemi da gestire. La sua volontà di volersene andare non si è di certo placata, bensì acuita.

Discorso diverso per Rafael Leao il quale a Milano sta bene e se non sopraggiungono altre tensioni con Fonseca e con la dirigenza, difficilmente vorrà andarsene. Il portoghese vuole giocare e sentire la fiducia di tifosi e compagni. Se permangono queste cose, la sua permanenza in rossonero sarà ancora lunga.

Questione di ambizione, Theo Hernandez vuole un club per vincere subito, Leao se sta bene in un posto, ci rimane. Abbiao volutamente lasciato in disparte i discorsi economici, la nostra disamina è stata prettamente incentrata sul carattere dei due giocatori.

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