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Bove sul futuro: “Dovrò fare delle visite che mi diranno se posso togliere defibrillatore. Estero? Sì non voglio mollare”

Il centrocampista della Fiorentina Edoardo Bove è tornato a parlare del suo futuro, e delle sensazioni provate dopo il malore accusato contro l’Inter lo scorso 1 dicembre.
Edoardo Bove, a distanza di qualche mese dalla sua ultima partita giocata, in Fiorentina-Inter,è tornato a parlare della situazione difficile che sta vivendo, a seguito del malore che lo ha colpito in campo. Il centrocampista di proprietà della Roma, in prestito alla Viola, ha scelto di esporsi nuovamente, dopo averlo fatto al Festival di Sanremo. Le tematiche affrontate hanno riguardato la lontananza forzata dai campi, e la sua paura di non poter tornare a fare la cosa che gli riesce meglio: poter giocare a calcio. Bove si è raccontato al podcast BSMT di Gianluca Gazzoli. Di seguito le sue dichiarazioni:
Come Stai?
“Bene, in questo momento sto facendo tante cose, sto cercando di reinventarmi“.
Presenza al Festival di Sanremo.
“È stata una grande emozione, avevo bisogno di rivivere un po’ di ansia. Dico spesso che sono dipendente da adrenalina, il fatto che adesso n on posso vivere determinate emozioni in campo, mi porta a cercarle in altri modi. Sanremo è stata una grandissima emozione, quando stavo salendo le scale dell’Ariston mi è mancata quasi l’aria. Un po’ assurdo, perché non ho mai sentito una pressione simile nel giocare davanti a 80 mila persone, quanta quella di dover parlare in pubblico. La cosa difficile era essere chiaro e far arrivare il messaggio, mettendomi in gioco essendo me stesso. Senza far perdere far troppo tempo alla serata (ride ndr)”.
Sensazioni dopo il malore.
“Le persone quando mi guardavano avevano uno sguardo di pena. All’inizio mi dava quasi fastidio ma non posso biasimarli. Dopo però ho capito quanto questa cosa avesse spaventato la gente e di quanto fossero felici di vedermi. Lì ho capito la gravità di quello che è successo. Quando mi sono svegliato in ospedale non capivo cosa fosse successo e ho voluto rivedere quel momento in cui ho perso i sensi. Inizialmente le immagini non mi hanno dato fastidio ma riguardandole dopo un po’ di tempo è stato come tornare indietro e per questo mi turba. Sento che nel mio percorso di recupero, anche mentale, mi facciano fare un passo indietro. Mi tornano in mente domande capricciose: perché proprio a me? perché gli altri possono giocare e io no? Io ho realizzato subito di essere stato molto fortunato, per questo quasi mi sento in colpa quando mi faccio certe domande”.
Cosa ricordi di quel Fiorentina-Inter?
“Io mi ricordo il primo quarto d’ora e quando ha segnato Lautaro e poi il gol è stato annullato io già sentivo girarmi un po’ la testa anche se il cuore lo sentivo battere normalmente. A quel punto mi sono abbassato e quando mi sono rialzato sono andato giù. Non ho mai sentito nulla al petto. Mi sono svegliato all’ospedale senza ricordarmi nulla. Mi hanno detto che in ambulanza ho fatto un bel casino, ero abbastanza indemoniato, ma non ricordo niente. E’ incredibile come il nostro cervello scelga cosa ricordarsi o meno”.

EDOARDO BOVE RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Sull’importanza del primo soccorso.
“Sì, uno dipende da chi ti ritrovi accanto. Se succede ad una persona per strada e si ritrova accanto ad uno che sa praticare un intervento di primo soccorso quella persona si può salvare. I defibrillatori sono importantissimi. Io mi trovavo nel posto giusto al momento giusto, i dottori mi hanno detto che mi sarebbe potuto capitare in qualsiasi momento. Queste sono quelle dinamiche che mi fanno capire di essere stato fortunato. I medici mi hanno subito avvertito che la cosa migliore sarebbe stata impiantare questo salva vita, dandomi tante garanzie. Ora ci sto imparando a convivere: quando dormo su un determinato lato o faccio certi movimenti lo sento”.
Sul giocare col defibrillatore in Italia.
“E’ un argomento che sto tutt’ora approfondendo. La legge italiana non permette di giocare a calcio con il defibrillatore ma non è una questione medica. Per questo all’estero certi Stati consentano la pratica agonistica. Nel futuro dovrò fare delle visite importanti che mi diranno se posso toglierlo e, in caso, cosa dovrei fare. Poi conta anche la salute mentale perché se io non mi sentissi sicuro senza allora cambierebbe tutto. Non c’è ancora nulla di definito quindi e questo mi fa ben sperare nel futuro”.
Continueresti all’estero?
“Sì, perché lo devo a me e a tutti i sacrifici che ho fatto io e la mia famiglia. Non mi sentirei di mollare, sono ancora giovane. Dopo il malore ho sentito subito Eriksen, è stato molto carino e mi ha dato tanti consigli”.
Sul momento più difficile.
“L’idea di smettere di giocare a calcio per me è inconcepibile. La mia vita è sempre girata attorno a quello: io so chi è Edoardo con il calcio, ma senza… Ho pausa di scoprirlo, ho paura che quella versione di me non mi piaccia o non piaccia alla mia famiglia”.
Sulla Fiorentina.
“I miei compagni hanno vissuto un momento che non si toglieranno più dalla testa. La squadra ha iniziato a perdere le partite ma è normale perché certi episodi ti restano in mente. Ognuno mi ha raccontato ciò che ha vissuto. Quando sono tornato al Viola Park ho provato tanta tristezza perché io volevo essere lì normalmente”.
Soddisfazioni più grande e il tuo percorso nel calcio.
“Ho capito che il calcio sarebbe stato il mio lavoro alla fine del mio percorso in Primavera. Io l’ho sempre vissuto come divertimento. Forse ho raggiunto certi risultati proprio per la mia spensieratezza. Uno dei giorni più importanti è stato scoprire di far parte della prima squadra della Roma: ho capito di avercela fatta. L’esordio? E’ stato sia un traguardo che un punto di partenza”.
I giocatori che ti hanno dato il benvenuto tra i grandi?
“Mancini, Pellegrini, Cristante e Dybala mi hanno dato tanti consigli all’inizio. Ma penso sia ciò che succede in ogni ambiente lavorativo. Le dinamiche di uno spogliatoio sono molto più semplici di quanto uno pensi. Gli allenatori poi sono stati fondamentali nella mia crescita. De Rossi? Io ho avuto il papà Alberto in Primavera e Daniele in prima squadra. Lui è molto portato per fare l’allenatore e sono convinto che farà una grande carriera”.
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Buffon Junior: “Repubblica Ceca scelta condivisa con papà”

Il figlio di Gianluigi Buffon, Louis Thomas, è un attaccante in forza al Pisa. In un’intervista in collaborazione con la Federazione calcistica della Repubblica Ceca, ha rivelato la decisione di indossare la maglia ceca in accordo con i genitori.
Louis Thomas, figlio di Gianluigi Buffon e Alena Seredova, in virtù delle origini materne, detiene due passaporti di nazionalità diversa. Dopo uno scambio di chiacchiere con i genitori, ha ritenuto la scelta più sentita di rappresentazione la Nazionale Ceca.

L’URLO DI LUCIANO SPALLETTI E GIGI BUFFON ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Buffon Junior, la dichiarazione in esclusiva
A febbraio hai partecipato al tuo primo allenamento con l’Under 18 ceca durante la preparazione a Pilsen. Che impressioni hai avuto?
“Ero molto felice di andare al raduno e anche molto curioso di vedere una cultura calcistica diversa, mi sono trovato molto bene, anche con i compagni, ed ero molto felice.”
È stato difficile scegliere tra nazionale ceca e italiana? Quali motivi ti hanno spinto a voler giocare per la prima?
“Ho parlato un po’ con la mia famiglia e abbiamo deciso che giocare per la Nazionale Ceca sarebbe stato meglio per il mio percorso calcistico e anche per svilupparmi come giocatore, quindi abbiamo deciso di intraprendere questa esperienza qui.”
Tua mamma sarà felice del fatto che rappresenterai la Repubblica Ceca, e tuo padre?
“Sì, sì, mia mamma ovviamente era felicissima ma anche mio papà, anche lui era molto felice perché era la mia prima chiamata in una nazionale e anche lui mi ha consigliato di scegliere proprio la Repubblica Ceca, perché secondo noi è la miglior cosa per svilupparmi come calciatore.”
Come va con il ceco? Sarai motivato a migliorare la lingua se verrai convocato regolarmente?
“Sì, non parlo benissimo il ceco ma da quando ho saputo che c’era la possibilità di venire qua ho imparato, lo sto studiando, ogni giorno passo più o meno dieci minuti su Duolingo e quindi ci sto mettendo dell’impegno anche per impararlo.”
Come hai gestito l’attenzione dei media nei tuo confronti? In certi momenti sembrava pazzesca.
“Sì, sinceramente non me l’aspettavo, ma fin da bambino sono cresciuto con due genitori che sono sempre stati sotto la lente d’ingrandimento e quindi.. Speriamo che mi abbiano fatto imparare bene quello che devo dire e fare. Pero sì, sinceramente non me l’aspettavo.”
Ti ha fatto piacere essere stato convocato dal ct Vaclacv Jilek anche per il raduno di marzo? Ci saranno partite impegnative con Inghilterra, Portogallo e Francia.
“Sì, sicuramente sono grato per questa convocazione e devo ringraziare ovviamente il mister e tutto il suo staff, ma ci tengo anche a ringraziare tutti i miei compagni e lo staff del Pisa, perché senza di loro non potrei esprimermi al meglio sul campo.”
Quali sono i tuoi obiettivi personali con la nazionale? In autunno inizieranno le qualificazioni per gli Europei di categoria.
“Onestamente in questo momento sono concentrato solo sul raduno di questi giorni e spero poi con questi giorni di guadagnarmi la possibilità di venire in autunno e giocare anche le qualificazioni all’Europeo, perché ovviamente per un giocatore penso che sia importante sapere che con delle buone prestazioni potresti guadagnarti un prossimo raduno, delle prossime convocazioni.”
Se in futuro dovessi giocare contro l’Italia, quanto sarebbe speciale per te quella partita?
“Sono nato e cresciuto in Italia, ma penso che per essere un professionista al cento per cento e fare il meglio il mio lavoro, per me ogni partita deve essere importante come contro l’Italia o come contro qualsiasi altra nazionale.”
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Milan, in chiusura per Paratici: il sogno per la panchina

Milan, arrivano in redazione notizie che vanno in dirzione Fabio Paratici. Vediamo qui di seguito lo stato dell’arte e il nome del principale desiderio per la panchina.
Il Milan è pronto a chiudere per Fabio Paratici dopo un’attenta attività di scouting portata avanti da Giorgio Furlani il quale ha avuto modo di valutare anche Tony D’Amico e Igli Tare.
Nei prossimi giorni dovrebbero comunque essere sciolte le riserve e l’ex Juventus potrebbe quindi iniziare il suo percorso sotto la veste di consulente esterno dovendo egli scontare una squalifica fino al 20 luglio. Dopo tale data gli verrà messo il cappello da DS.
Sappiamo inoltre dei contatti e della cena con Massimiliano Allegri, tecnico che piace negli ambienti rossoneri. Tuttavia il sogno di Paratici è Antonio Conte, nonostante il leccese sia sotto contratto col Napoli.
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Juventus: Thiago Motta rivoluziona la squadra, mentre Giuntoli svela la visione per il futuro

La Juventus sta vivendo una fase di trasformazione, con Thiago Motta pronto a cambiare radicalmente la squadra in vista della prossima stagione.
Il tecnico, dopo aver preso il posto di Massimiliano Allegri, ha in mente un ampio rinnovamento che coinvolgerà sia il modulo di gioco che i giocatori da impiegare. Il suo obiettivo è costruire una squadra più dinamica, versatile e competitiva, in grado di tornare ai vertici del calcio europeo.
Thiago Motta: cambio di filosofia e modulo
Il portoghese, che ha impressionato con il suo lavoro al Bologna, ha intenzione di implementare un modulo più offensivo e aggressivo. L’idea è quella di favorire il possesso palla e un gioco più fluido, in linea con la sua esperienza da giocatore.
Motta vorrebbe un 4-3-3 o un 4-2-3-1, moduli che permettano alla Juventus di esercitare maggiore pressione sugli avversari e sfruttare al meglio le qualità dei singoli.
Questo cambiamento potrebbe implicare l’arrivo di nuovi innesti in alcune zone del campo, soprattutto a centrocampo e in attacco, dove la squadra è alla ricerca di nuovi talenti.
Giuntoli e la visione per il futuro
Intanto, il direttore sportivo Cristiano Giuntoli ha parlato del futuro della squadra, confermando la necessità di un cambiamento. Giuntoli, che ha fatto un ottimo lavoro al Napoli prima di approdare alla Juventus, ha sottolineato che il club dovrà rinnovare il proprio assetto in estate, con l’obiettivo di costruire una squadra capace di competere su tutti i fronti. Le priorità saranno rafforzare il reparto offensivo e, in particolare, trovare un attaccante di spessore che possa affiancare Dusan Vlahovic e dare maggiore imprevedibilità all’attacco bianconero.
Rivoluzione in atto, ma attenzione alle risorse
Mentre Motta punta a cambiare la mentalità della squadra e a portare una nuova visione del gioco, Giuntoli ha ribadito che il mercato estivo dovrà essere intelligente e mirato. La Juventus dovrà lavorare con un budget limitato, a causa delle difficoltà finanziarie, ma la volontà di tornare ai vertici rimane una priorità. L’intenzione è quella di valorizzare al massimo i giovani talenti e puntare su giocatori che possano contribuire a lungo termine al progetto bianconero.
Un futuro promettente ma da costruire
In questo scenario di cambiamenti, la Juventus punta a tornare competitiva non solo in Italia, ma anche in Europa. La rivoluzione portata da Thiago Motta e la strategia di mercato di Giuntoli daranno vita a una squadra in continua evoluzione, con l’obiettivo di ritrovare il successo su tutti i fronti e tornare a lottare per la Champions League.
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