Gigi Buffon si racconta. L’ex portiere bianconero ha aperto il proprio cuore in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera.
In occasione dell’uscita della sua autobiografia edita da Mondadori, Gigi Buffon, oggi capo delegazione della Nazionale Italiana, ha concesso una lunga e intensa intervista al Corriere della Sera, dialogando con Aldo Cazzullo. Una conversazione a cuore aperto, in cui l’ex portiere ha ripercorso i momenti più significativi e difficili della sua vita, dentro e fuori dal campo.
Buffon ha affrontato temi noti e meno noti, parlando non solo della sua immensa carriera calcistica, ma anche delle sfide personali che ha dovuto affrontare. Tra queste, ha raccontato della lotta contro la depressione, una malattia che lo ha colpito nel pieno della sua carriera, e non è mancato un passaggio sulle controversie che hanno segnato il suo percorso, come il tema delle scommesse. A seguire un breve estratto delle dichiarazioni di Buffon.
FINALI CHAMPIONS PERSE
“Parlo delle mie tre finali. Il Barcellona del 2015 e il Real Madrid del 2017 erano le squadre più forti degli ultimi vent’anni. E nel 2003 avevamo comunque di fronte il Milan di Shevchenko”.
LA DEPRESSIONE
“Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli. Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio. Episodio in campo? Un attacco di panico.
Sentivo una pressione al petto, non riuscivo a respirare, pensai che non avrei mai voluto essere lì e non avrei mai potuto giocare la partita. Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio”.
SULLE SCOMMESSE
“Non ho mai fatto nulla di illegale. Infatti non sono mai stato indagato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Perché non ho mai scommesso sulla Juve o sulla Nazionale o sul calcio. Ho sempre e solo scommesso sul basket americano e sul tennis. Ora al massimo vado due o tre volte l’anno al casinò. Ma non ne sento il bisogno. Ogni tanto però la cosa torna fuori. “Al tempo di Calciopoli, quando nel mirino c’era la Juve.
Ero a Coverciano, solita stanza 209, ritiro premondiale. Venne da me il nostro dirigente accompagnatore, con cui avevo un rapporto speciale, Gigi Riva: “Se hai fatto qualche cazzata, dimmelo”. Risposi, con una punta di sadismo:“Gigi, mi conosci. Quindi conosci già la risposta”. Qualche giorno dopo venne a dirmi: “Ho preso la mie informazioni. Avevi ragione tu”.
SU CALCIOPOLI
“Chi c’era sa che sul campo li abbiamo vinti noi. In un ambiente dove i puri che potevano scagliare la prima pietra erano pochissimi”.
DA CONTE A ALLEGRI
“Abituati a Conte, che ci faceva cazziatoni terribili, Allegri ci parve un angelo. Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”.
Aggiornato al 19/11/2024 12:10
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