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Cartellino blu, sconcerto in Inghilterra: “Decisione terribile”

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Roma

A meno di ventiquattro ore dalla nota con cui l’IFAB ha reso nota la sperimentazione del Cartellino blu, arrivano le prime polemiche.

Cartellino blu, pro o contro?

La nuova regola è ancora in via di sperimentazione e la IFAB ha già fatto sapere che verrà testata entro l’estate in competizioni cosiddette “minori”.

Tuttavia, nonostante queste rassicurazioni, la reazione dei media inglesi alla notizia è stata a dir poco veemente.

Il Leicester Mercury ha raccolto alcune delle opinioni dei giornalisti locali:

Mi dispiace dover affermare che il calcio sia stato completamente rovinatoE’ un’idea terribile e nessuno avrebbe dovuto pensare anche solo di sperimentarla.❞ dice John Townley, corrispondente dell’Aston Villa e iscritto all’associazione Midlands Football Writer. ❝Al giorno d’oggi vediamo falli che vengono fischiati al minimo contatto e questo induce i giocatori, una volta in area, a cercare il contatto anziché il tiro. A nessuno piace vedere i giudici di gara venire aggrediti verbalmente dai giocatori, ma non è questo il modo per far sì che si calmino. Punire (sin-bins non ha una traduzione letterale in italiano, n.d.r.) un giocatore per aver commesso un fallo tattico è un’idea stupida. I cosiddetti ‘falli di mestiere’ vengono commessi da sempre e se uno di questi oltrepassa l’etica del gioco lo si punisce con un rosso, non con una stupidaggine come questa.

Si esprime così Keith Wales, membro della TM’s Midlands Football Unit:

Coloro che si occupano di gestire il calcio riusciranno mai a partorire una idea originale? Da anni ormai ogni cambiamento apportato alle regole del calcio sembra riciclato da un altro sport. Sembra essere anche il caso del cartellino blu, che fu pensato per la prima volta in Australia per il rugby. Negli anni sono state modificate e aggiunte a vari sport, come per esempio l’hockey su ghiaccio (seppur con un altro nome) e nella pallamano. Ma il calcio non è il rugby, né tantomeno l’hockey. E’ uno sport a parte e meriterebbe regole a parte, uniche nel loro genere.

Sarah Clapson, corrispondente per il Nottingham Forest (rivale storico del Leicester) e iscritta all’associazione Midlands Football Writer, parla così:

Siccome non c’era già abbastanza confusione attorno alle decisioni arbitrali hanno giustamente pensato di aggiungere un ulteriore livello di interpretazione. I tifosi non capiscono la metà delle decisioni prese dagli arbitri e la loro soluzione è aggiungere il cartellino blu, che li frustrerà ancora di più e allungherà le pause per gli interventi del VAR.

Peter Smith, giornalista di Sky Sports UK, ironizza sulla questione:

❝Questi signori hanno avuto diverse idee brillanti negli ultimi anni. Come, per esempio, i trenta secondi di carcere obbligatori per chiunque riceva cure mediche in campo. Un provvedimento che ha certamente contribuito a diminuire i momenti morti delle partite. Infatti le pause sono aumentate talmente tante che potremmo andarcene a bere un drink durante una partita e tornare che il gioco non è ancora ripreso.

Per coloro che fanno fatica a comprendere l’english humor, Smith intende dire che non solo questa nuova regola non eliminerà l’ostruzionismo ma anzi lo incentiverà. ❝Quanto tempo delle nostre preziose vite abbiamo buttato a guardare giocatori farsi medicare a terra interi minuti, salvo poi rivederli in campo dopo trenta secondi a correre come se nulla fosse successo?

Anche la repressione del dissenso è arrivata troppo tardi. E’ vero che molti giocatori non hanno ancora imparato a tenere la loro cavolo di bocca chiusa, ma è altrettanto vero che molti di questi comportamenti nascono dalla frustrazione nel vedere che il metro arbitrale cambia non solo di settimana in settimana ma a volte addirittura fra un tempo e l’altro.

Alcuni arbitri sanno gestire la partita meglio di altri e per quest’ultimi è stato inventato un nuovo provvedimento disciplinare, che sopperisce alle loro lacune. Forse sarebbe meglio alzare il livello dei direttori di gara e cercare di portarli tutti più o meno sullo stesso livello, anziché metter loro in mano l’ennesima mina vagante che confonderà sia loro che noi.

Cartellino blu

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Scaroni: “Fonseca non rischia. Su Cardinale e l’Inter…”

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Milan

Ecco le riflessioni di Paolo Scaroni, presidente del Milan, riportate dal Corriere della Sera.

LEGA CALCIO

“Credo, al di là delle dispute giuridiche sull’eleggibilità di Simonelli, che la volontà di cambiare espressa da 14 club su 20 non potrà che finire per prevalere.” Scaroni si riferisce ai recenti sviluppi in Lega Serie A, in particolare riguardo alla nomina di Simonelli, ma evidenzia la forza della volontà di cambiamento espressa dalla maggior parte dei club.

FONSECA RISCHIA?

Hellas Verona-Milan, Fonseca

PAULO FONSECA PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

“Ma no, tutti gli auguriamo che vinca tanto.” Scaroni risponde in maniera positiva e ottimistica, riferendosi probabilmente alla situazione di Paulo Fonseca e ai suoi futuri impegni.

LE PAROLE DI CARDINALE SULL’INTER

“Cardinale, da uomo di sport e non solo businessman, faceva riferimento alla passata proprietà dell’Inter e non certo al club nerazzurro. Sul campo ci affrontiamo e vogliamo batterci, come nell’ultimo derby, magari a volte ci prendiamo in giro bonariamente, ma è evidente che fuori c’è stima e c’è una collaborazione leale con l’Inter, figuriamoci se possiamo non avere rispetto: condividiamo lo stadio da sempre e assieme stiamo lavorando per costruirne uno nuovo.

Milano è poi una realtà sui generis in cui i tifosi per fortuna possono andare a vedere il derby mischiandosi assieme, in un clima sereno.”

Scaroni risponde alle parole di Gerry Cardinale, proprietario del Milan, riguardo alla rivalità con l’Inter, affermando che pur competendo sul campo, esiste un profondo rispetto e una collaborazione leale, soprattutto per quanto riguarda il futuro dello stadio condiviso e l’ambiente sereno in cui si svolgono i derby.

Queste dichiarazioni evidenziano una visione di collaborazione tra le due squadre milanesi, pur nella naturale rivalità calcistica.

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Milan, il rifinanziamento uno specchietto per le allodole: Cardinale dovrà vendere | L’editoriale di Mauro Vigna

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Milan

Milan, l’accordo tra venditore ed acquirente, ovvero Elliott e Redbird non deve passare come quell’operazione dettata dal cuore. Entriamo nel dettaglio qui di seguito.

Gerry Cardinale può tirare una forte boccata d’ossigeno in seguito all’accordo col Fondo Elliott sulla base di un rifinanziamento del debito il cui residuo, ad oggi, ammonta a 489 milioni di euro.

Tutto bello? Ma neppure per sogno, in primis perché Cardinale continuerà a non essere padrone a casa sua fino al 2028, ma la domanda è un’altra. Ci arriverà fino al 2028? La risposta è no, per il semplice fatto che l’intero progetto AC Milan sta crollando.

Mesi fa diceva che nessuno vuole vincere più di lui, parole bellissime per un tifoso, ma lo stesso sostenitore rossonero si aspetta che dalle parole escano poi i fatti. Che non stanno accadendo in seguito alla scelta scriteriata di disfare tutto quello fatto da Maldini e andando a distruggere la squadra dello scudetto acquistando in seguito un’accozzaglia di gente senza coprire i reparti giusti.

E la dimostrazione di quello che scrivo è il campionato in corso. Non ci si improvvisa presidenti di calcio, dirigenti o allenatori e l’unico lì in mezzo in grado di fare il suo lavoro è lo stesso Paulo Fonseca che già negli anni scorsi allenava. Cardinale non conosce nemmeno la storia del Milan, Furlani può dire di esserne tifoso, ma conosce ben poco le dinamiche del calcio, Moncada si è trovato a fare il dirigente quasi a sua insaputa, Ibrahimovic è più presente su Instagram che a Milanello. La domanda è: dove vogliamo andare?

Ottavi in campionato, nessuna speranza di vincere lo scudetto, poche di qualificarci per Champions League. Ergo meno entrate nelle casse per gestire il mercato, per gestire alcuni aumenti di ingaggio. Ergo la necessità di cedere almeno un top player. Ergo il rischio concreto di indebolirsi con tutti gli annessi e connessi per la prossima stagione. Ergo meno soldi dagli sponsor.

Per venire al nocciolo della questione, Cardinale sta assistendo alla rottura del suo giocattolo e l’unico modo per ripararlo è vincere trofei. Non partecipare e basta. Una presenza stabile in Champions gli può permettere di vivere bene, non esserci lo costringerà a pagare annualmente interessi bancari da 60.000 euro senza gli introiti della Champions. Come li paga? Cedendo giocatori e impoverendo la squadra.

Il rifinanziamento è uno specchietto per le allodole, Cardinale i soldi non li ha e con la gestione del Milan attuale di certo non andrà a generare valore. Sarà quindi obbligato a vendere tutto, o in parte.

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Calcio: il miracolo di Natale nel primo conflitto mondiale

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Calcio giocato che ferma la guerra. Era il 25 dicembre del 1914, soldati in trincea che smettono di sparare e improvvisano una partita. Il resto è storia.

C’erano francesi, inglesi e tedeschi. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma invece è la triste storia di soldati in guerra. La prima guerra mondiale. Ma c’è stato un momento in cui invece di sparare hanno scelto di giocare insieme.

Il fronte occidentale

La storia, quella con la “s” minuscola, si svolge in Belgio, nelle Fiandre. Saliente di Ypres settore del fronte occidentale.

È da mesi che gli alleati combattono i tedeschi, con un costo di vite umane elevatissimo. E i corpi insepolti giacciono tra esplosioni che devastano la terra di nessuno.

È un periodo di forte stallo per il conflitto.

Le trincee dei rispettivi fronti sono molto vicine tra loro, i soldati di entrambe le fazioni si vedono e, se volessero, si potrebbero anche ascoltare.

Un grido nel buio

E infatti succede che qualcuno fa sentire la sua voce. È quella di una tedesco che lancia un richiamo “Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!”.

Si alza una luce che lentamente si avvicina al filo spinato su cui tanti, troppi corpi sono caduti lacerandosi.

I soldati sono stremati e stanchi e decidono di riscrivere la Storia, quella con la “S” maiuscola.

Sono loro, al contrario dei capi di Stato, a rispondere spontaneamente all’invito di papa Benedetto XV che aveva chiesto alle nazioni in guerra di fermare l’atrocità.

La tregua di Natale

Vince su tutto la voglia dei soldati di smettere di sparare, almeno nel giorno di Natale.

Una ricorrenza che oltrepassa differenze e confini. Non c’è infatti nessun ordine di cessare il fuoco, e molti ne pagheranno le conseguenze. Ma ne vale la pena.

Si assiste a un vero miracolo di Natale: chi prima si sparava ora si sorride e si scambia regali improvvisati come un bottone, tabacco, cioccolata, cibo. C’è chi offre un servizio di taglio capelli e barba, e chi comincia a tirare calci a una lattina.

Calcio, tregua di Natale

Tommy vs Fritz: calcio d’inizio

Erano questi i soprannomi dati rispettivamente agli inglesi e ai tedeschi.

Fatto sta che su quel campo indurito dalle gelate e liberato da poco dei corpi dei caduti a cui finalmente veniva data degna sepoltura, si disputò una partita di calcio.

Dagli spari agli assisist, dai morti ammazzati alle esultanze per i gol.

Cinque in tutto: stando alle lettere inviate a casa dai soldati e poi ribattute dai giornali nazionali il match finì 3-2 per i tedeschi.

La storica partita di calcio della tregua: film e altre opere

Questo evento è stato più volte ripreso per film, libri e canzoni.

Il più famoso è il lungometraggio di produzione franco-anglo-tedesca Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia (2005), con la regia di Christian Carion.

Invece di produzione italiana è il videoclip del gruppo Le Vibrazioni, per la canzone Sono più sereno del 2003, in cui viene rappresentata anche la famosa partita di calcio.

Da citare anche la canzone Let the Truce Be Known, del 2014, del gruppo heavy metal israeliano Orphaned Land che trasla gli eventi bellici del primo conflitto mondiale nello scenario del conflitto arabo-israeliano. Che fosse di buon auspicio per gli eventi di estrema attualità.

 

 

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