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Champions League, i focus del martedì

L’Inter ospita il Salisburgo, il Napoli va a Berlino. La terza giornata ci offre due match molto delicati che possono valere il primo posto ma anche far sprofondare le due italiane terze in classifica. Vediamo come e perché.
Focus Champions, Inter – Salisburgo
Per l’Inter in campionato è un momento magico, dopo il 5-1 rifilato al Milan nel derby è arrivato lo 0-3 di Torino che l’ha proiettata in cima alla classifica. Al momento vanta l’impressionante numero di 8 vittorie in 11 partite ufficiali (2 pareggi, 1 sconfitta) e può stasera prendersi il primo posto in solitaria se la Real Sociedad (con cui al momento lo condivide con 4 punti) non dovesse battere il Benfica. Attenzione però, perché una sconfitta potrebbe far scendere i nerazzurri al terzo posto. Occhio quindi, il girone è ancora molto aperto!
A San Siro però l’Inter non ha prodotto ultimamente grandi risultati nelle ultime tre partite (1 vittoria, 1 pareggio e 1 sconfitta) ma contro le squadre austriache i nerazzurri non hanno mai perso una partita casalinga (7 vittorie, 1 pareggio). Quindi? Secondo la legge dei grandi numeri l’Inter è favorita ma il pallone, si sa, è tondo!
Gli austriaci hanno perso l’ultimo match col LASK Linz e sono secco di vittorie da tre partite ufficiali (1 pareggio, 2 sconfitte). Qui a Milano il Salisburgo arriva per spezzare la maledizione italiana, dato che i Red Bulls nella scorsa stagione hanno perso qui, ma contro il Milan, 4-0 finendo terzi nel girone per poi essere eliminati dall’Europa League da un’altra italiana, la Roma.
Il Salisburgo, poi, in Champions sta andando piuttosto male, giacché ha vinto solo 2 delle ultime dieci partite (4 pareggi, 4 sconfitte). Una di quelle vittorie è arrivata in trasferta contro il Benfica, il che dà agli austriaci di vincere due trasferte di fila per la prima volta nella sua storia.
Ecco i giocatori da attenzionare.
Per l’Inter fari puntati su Marcus Thuram, che ha segnato il primo goal dell’Inter nell’ultima partita di campionato ed è stata la quinta partita consecutiva in cui a contribuito alla realizzazione di una rete (2 goal, 3 assist). Per il Salisburgo occhio a Simic, che ha fatto un goal e un assist quando ha vinto per 0-2 l’ultima trasferta di Champions.
La statistica curiosa
Cinque delle ultime sette trasferte del Salisburgo in Champions hanno visto il goal di apertura arrivare entro il 15° minuto.
Focus Champions, Union Berlino – Napoli
Per i berlinesi la situazione è assai preoccupante, la sconfitta in campionato per 3-0 contro lo Stoccarda ha allungato ad 8 la sequenza di sconfitte nelle partite ufficiali, record negativo da quando milita in Bundesliga. Gli Iron Ones rischiano di diventare la seconda squadra tedesca, dopo lo Schalke 04, ha perdere le prime tre partite in un girone di Champions.
I berlinesi dell’Union sono molto sfortunati, in Champions hanno perso 2-3 con il Braga e 1-0 contro il Real Madrid con un goal arrivato allo scadere.
Le cose vanno abbastanza bene, invece, per il Napoli, che ha perso solo 2 delle ultime otto partite ufficiali (4 vittorie, 2 pareggi, 2 sconfitte). In campionato si trova a cinque punti dalla vetta ma vincere in Germania stasera potrebbe permettergli di mettere un po’ di margine sul Braga (impegnato in casa nella difficile sfida con la capolista Real Madrid).
Il Napoli in Germania ci arriva a cuor leggero, avendo vinto tutte e tre le ultime trasferte europee contro squadre militanti in Bundesliga (in generale, nelle altre sfide contro squadre teutoniche delle massima serie i partenopei vantano solo quelle con 3 pareggi e 5 sconfitte) ed hanno perso solo 3 delle ultime 11 trasferte europee in generale (5 vittorie, 3 pareggi).
Ecco i giocatori più pericolosi.
Per l’Union Berlino attenzione a Gosens, che contro il Napoli ha contribuito a 3 goal nei suoi 13 scontri diretti personali quando giocava con Inter ed Atalanta (6 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte). Per il Napoli occhio a Kvaratskhelia, che ha contribuito a 5 goal nelle ultime 3 partite tra club e nazionale (4 goal e 1 assist), quattro dei quali sono arrivati nella ripresa.
La statistica curiosa
Il Napoli non ha pareggiato nessuna delle ultime 9 partite nella fase a gironi di Champions (7 vittorie, 2 sconfitte).
Champions, il bilancio finale
Entrambe le italiane hanno l’obbligo di vincere se vogliono puntare almeno al secondo posto, soprattutto il Napoli essendo l’Inter in aperta corsa per il primo. Aspettiamoci quindi tanto spettacolo e molti goal, buona Champions a tutti!
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Violenza in Argentina: ecco cosa è successo al portiere del Boca Juniors
Episodio di violenza negli stadi del Sudamerica: il portiere Leandro Brey del Boca Juniors, è stato ferito al collo da un pezzo di vetro durante il riscaldamento della partita contro Newells Old Boys.
Un episodio di violenza pre-partita
Durante il riscaldamento della partita tra Newells Old Boys e Boca Juniors, un evento spiacevole ha segnato la giornata. Leandro Brey, il portiere di riserva del Boca Juniors, è stato ferito al collo da un pezzo di vetro. Il pezzo di vetro è stato lanciato dalla curva che ospitava i tifosi della squadra avversaria.
Brey stava svolgendo degli esercizi pre-partita vicino alla porta quando è stato colpito. Nonostante la vistosa ferita e la fuoriuscita di sangue, il portiere ha continuato a riscaldarsi come se nulla fosse successo.
La violenza negli stadi del Sudamerica
Questo episodio, purtroppo, non è altro che un riflesso della situazione di ordinaria follia che si vive negli stadi del Sudamerica, in particolare in Argentina. Gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno e sembrano ormai essere diventati una norma piuttosto che un’eccezione.
Il calcio, che dovrebbe essere uno sport che unisce le persone, diventa spesso terreno di scontri e violenze sia dentro che fuori dal campo. Questo episodio, che ha visto come vittima un calciatore durante il riscaldamento, è un ulteriore monito sulla necessità di intervenire per garantire la sicurezza negli stadi.
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Fonte: Gianluca Di Marzio.
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Materazzi: “Ibra il migliore per il campionato, non per la Champions”

L’ex difensore dell’Inter, Marco Materazzi, intervistato da Rio Ferdinand ha ripercorso le tappe della sua carriera, parlando dell’esperienza con José Mourinho.
Intervistato al Rio Ferdinand Present, il programma del centrale ex Manchester United, il 23 ex Inter ha ripercorso i momenti trascorsi con l’allenatore portoghese, sia quelli belli, sia quelli burrascosi.

Roma’s Head Coach Jose Mourinho portrait during italian soccer Serie A match Venezia FC vs AS Roma at the Pier Luigi Penzo stadium in Venice, Italy, November 07, 2021 – Credit: Ettore Griffoni
Mourinho secondo Materazzi
Materazzi ha voluto subito tornare a dopo l’eliminazione in Champions ad opera proprio dello United: “Ha creato grande empatia nello spogliatoio, che è la cosa più importante, anche più della tecnica e della tattica. Quando siamo usciti col Manchester United agli ottavi ha deciso di restare all’Inter per costruire una grande squadra. In estate abbiamo preso cinque giocatori: Sneijder, Lucio, Milito, Thiago Motta, poi Pandev a gennaio. Dopo aver preso la decisione di restare, mi chiamò, me lo ricordo perché ero al supermercato con mia moglie, per dirmi che gli sarebbe piaciuto avermi in squadra. Dopo 2′ l’ho richiamato e gli ho detto: ‘voglio restare con te’ perché era una persona sincera, non diceva bugie”.
Impossibile poi non andare a scomodare il loro primo incontro: “La prima volta eravamo spaventati, nessuno parlava e lui allora disse: ‘Non siamo in chiesa’. Potete ridere e parlare, non era un mostro ma un nostro amico. In spogliatoio è una persona totalmente diversa, scherza e ride: una persona normale. Non potevi avere problemi con lui, è sempre stato autentico con tutti. Io non avevo bisogno di giocare ogni partita a 37 anni, ma volevo allenarmi forte per aiutare i miei compagni per essere pronti. E poi se non giocavi con Mourinho, il giorno dopo eri felice perché con lui non correvi”.
Psicologo Josè
Il buon Rio poi ha spostato il focus a livello quasi psicologico, chiedendo all’ex Perugia come avesse fatto Josè ha convincere Eto’o a fare il “difensore”. La cosa buffa è che, in tutto questo discorso c’entra anche Zlatan Ibrahimovic: “In estate Zlatan disse che voleva andarsene e che non avremmo vinto senza di lui. Quando eravamo, a Pasadena, in uno spogliatoio gigante di quella della NFL, Mourinho si alzò e disse di fronte a tutta la squadra: ‘Senza di te vinceremo tutto, ricordatelo’. Scrissi a Eto’o che con lui avremmo vinto tutto. Samuel era molto umile, quindi non gli importava la posizione in cui veniva schierato perché voleva semplicemente vincere”
A proposito di Zlatan ha voluto aggiungere: “È il migliore giocatore se vuoi vincere un campionato, non per la Champions. Kakà, Sheva, Iniesta, Ronaldo, Messi sono anche giocatori che fanno la differenza in gara secca. Zlatan ha molto ego, gli altri sono nulla. Il colpo che mi mandò all’ospedale in un derby? In quella partita parlò con Stankovic, ma per me non ci furono problemi. Una volta è uscito lui, una volta io, ma una volta conclusa la partita per me la faccenda è chiusa”.
Il Mondiale ed il Fenomeno
Ma chi è stato secondo Materazzi il giocatore più forte con cui ha Giocato?. La risposta è semplice per lui: “Per me R9 è il migliore con cui ho giocato. A mio parere era Cristiano e Messi insieme. Se un difensore gli diceva: ‘Ti ammazzo’, perdeva al 100%. Quando ha lasciato l’Inter, gli ho detto: ‘Ricordati che sei mio amico se giochiamo uno contro l’altro'”.
E sul Mondiale del 2006: “La gente mi conosce per la testata di Zidane, ma io preferisco essere ricordato per i due gol segnati in finale. A fine partita, Gigi Riva mi disse che avrebbe barattato quei due gol con tutti quelli che aveva segnato in carriera. Gli risposi che ero felice che lui fosse felice per me perché era una leggenda”.
Un rapporto, quello tra i due, di quelli che sono destinati a rimanere per sempre. E tutto questo tra due caratteri non proprio docili.
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Milan, con Paratici un tecnico italiano: Allegri, Conte e De Zerbi i candidati, la situazione

L’arrivo di Fabio Paratici al Milan sembra ormai imminente, con le ultime trattative a Londra che dovrebbero definire l’accordo nelle prossime 24 ore.
Come anticipato, il ruolo di direttore sportivo del club rossonero è praticamente a lui riservato, con i contatti con il CEO Giorgio Furlani già avanzati e una possibile firma imminente, forse già nelle prossime 24 ore.
Questo sembra confermare che il casting per il ruolo non sia mai stato un vero processo di selezione, ma piuttosto una corsa solitaria verso l’ingaggio di Paratici.
L’idea di Paratici al Milan implica un cambiamento significativo nel club, con l’intenzione di dotarsi di un team di lavoro ben definito, caratterizzato da un’impronta decisamente italiana. In particolare, l’allenatore rappresenta una delle scelte più delicate da fare, con più candidati in lizza per la panchina. Il Milan sembra intenzionato a dare fiducia a giocatori già affermati nella nazionale italiana, come Gabbia e Florenzi, allargando la base di giocatori italiani.
Anche se Paratici ha un forte legame di stima con Daniel Levy, presidente del Tottenham, la sua priorità è sempre stata il Milan, e la sua decisione di unirsi al club rossonero è ormai certa. Paratici, conoscendo bene i tempi del calciomercato, è già al lavoro per definire il futuro tecnico della squadra.
Milan, tre nomi in panchina

ANTONIO CONTE PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Attualmente, ci sono tre nomi in cima alla lista dei candidati per la panchina. Max Allegri, che recentemente ha avuto un incontro con Paratici, è visto come un possibile ritorno clamoroso al Milan, anche se nulla è ancora deciso. Antonio Conte è un altro nome caldo, e sembra essere il favorito di Paratici, sebbene la trattativa sia complessa. Infine, Roberto De Zerbi, pur restando una scelta più complessa, continua a essere un outsider molto apprezzato per il suo lavoro.
In sintesi, Paratici sta per fare il suo ritorno in Italia e, con lui, una nuova fase di cambiamento per il Milan, che si prepara a rinforzarsi con una strategia a lungo termine, cercando di valorizzare il patrimonio di talenti italiani e di rinvigorire la sua identità.
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