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El Niño Torres fa 40 : l’omaggio della Fifa
Oggi 20 marzo 2024, compie 40 anni Fernando Torres, soprannominato El Niño per i suoi tratti somatici da eterno bambino e diventato leggenda con i Colchoneros.
Fernando Torres, dagli esordi appena 18enne alla nuova carriera post ritiro
Fernando José Torres Sanz, questo il nome all’anagrafe, è nato il 20 marzo 1984.
Precursore di quello che sarebbe stato l’attaccante moderno, fisico, tecnico, rapido e letale sotto porta, Fernando Torres oggi sarebbe ricercato da tutti i top club Europei.
Da sempre un noto tifoso dell’Atletico Madrid, in cui peraltro esordisce appena 18enne diventandone capitano e bandiera solo un anno dopo, a 19 anni.
Famosissima la sua frase in cui si afferma unico tifoso Colchoneros in un classe intera di tifosi del Real Madrid:
“Quando ero piccolo in classe mia su 25 bambini 24 tifavano Real Madrid e solo uno Atletico…”
A suon di gol diventa presto il simbolo di un’intera tifoseria e nel 2001 viene inserito nella top 100 dei migliori giovani calciatori secondo Don Balòn.
La grande chiamata dalla Premier
Talento e leadership che non passano inosservati, nel 2007 dopo 214 partite e 82 gol con l’Atletico, arriva la chiamata del Liverpool.
Il giovane spagnolo si trasferisce ad Anfield per l’allora cifra record di 36 milioni di euro.
Con i Reds rimarrà dal 2007 al 2011, segnando 65 gol in 102 presenze consacrandosi definitivamente.
In quegli anni arriva anche il primo grande successo di squadra, nel 2008 infatti con la nazionale spagnola vince il campionato Europeo segnando il gol decisivo in finale contro la Germania.
Questo trofeo unito alle grandi prestazioni gli frutterà anche il terzo posto nella conquista al Pallone d’oro 2008 alle spalle di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.
Nel 2011 Torres passa al Chelsea per 58 milioni, nonostante periodi di alti e bassi lo spagnolo si conferma su buoni livelli e contribuisce alla vittoria della Champions 2012 e dell’Europa League 2013.
Saluta i blues con un bottino di 20 reti in 110 apparizioni per passare al Milan, dove Galliani lo portò per consegnarli la numero 9 ma davvero con poca fortuna.
Pochissimi guizzi, pochi acuti, un solo, bellissimo, gol contro l’Empoli al Castellani non bastò per proseguire la sua presenza in rossonero.
Nel 2015 infatti Fernando Torres torna a casa, il suo ritorno acclamatissimo all’Atletico Madrid coincide con la vittoria dell’Europa League 2018 e dopo questo trofeo decide di chiudere la sua carriera in Giappone al Sagan Tosu.
Fernando Torres, dopo l’addio al calcio giocato resta sui campi
El Niño appende gli scarpini al chiodo nel 2019, da lì la passione per il culturismo e la voglia di diventare allenatore. Dal 2021 allena la Juvenil A dell’Atletico Madrid, con l’intenzione un giorno di arrivare in prima squadra.
L’omaggio anche della Fifa per i suoi 40 anni
Un’icona del calcio spagnolo e non solo, omaggiata per le sue 40 candeline anche dalla Fifa attraverso i propri profili Twitter con un video che ritrae Torres con la maglia della Spagna.
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Milan, tanti auguri al Pallone d’Oro Van Basten
A pochi giorni dalla cerimonia del Pallone d’Oro 2024 si festeggia il compleanno di uno storico Pallone d’Oro: l’olandese ex Milan Marco Van Basten.
Lui ha vinto non uno, ma tre Palloni d’Oro tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: è Marco Van Basten, ex attaccante del Milan. Colui che nel dicembre 1999 fu eletto “attaccante milanista del secolo”, anche in virtù dei 90 gol segnati in 147 disputate in maglia rossonera.
Oggi taglia il traguardo dei 60 anni e, guardandosi alle spalle, può rivivere i fasti di una carriera inziata ufficialmente all’Ajax, dove nel 1981 conoscerà, prima nelle vesti di giocatore, poi di allenatore, Johan Cruijff. Una persona fondamentale per il suo percorso, con il quale però si interromperanno i rapporti.
Questo uno dei rimpianti maggiori di Van Basten, che in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Non ho potuto fare pace con Johan Cruijff. Il mio idolo, il mio maestro, il mio amico. Morì prima che gli potessi dire quanto è stato importante per me. Aveva un progetto. Un’utopia. Voleva ridare l’Ajax agli ex calciatori. Avrei dovuto fare il team manager.
Poi mi lasciò fuori. Non ho mai capito perché. Forse era un modo per proteggermi. Andai da lui, e sua moglie mi cacciò di casa. Non sono mai più riuscito a parlargli, anche se con la sua famiglia poi ho fatto pace. Johan mi manca”.
Dopo l’Ajax, al quale disputa 133 partite e segna ben 128 gol, arriva al Milan nel 1987: hanno inizio per lui 8 anni di successi, inclusa la conquista dei tre Palloni d’Oro. Ma questi anni porteranno con sé anche un altro grande rimpianto: quello del mancato scudetto del 1990.
Uno scudetto che, stando a quanto dichiarato da Van Basten, fu “rubato”. Così l’attaccante: “Se sono ancora convinto? Lo sanno tutti che fu così. Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo. Prima la sceneggiata di Bergamo, con la moneta in testa ad Alemao e il massaggiatore del Napoli che gli dice di simulare un trauma.
Poi la nostra sconfitta a Verona. Un’imboscata, con un arbitro come Lo Bello che fece di tutto per farci perdere e fischiò in maniera scandalosa. Un lavoro fatto bene dal sistema del calcio italiano. Da chi aveva interesse a mandare due squadre in Coppa dei Campioni. Tutti sapevamo che eravamo favoriti per rivincere, aggiungere un’altra squadra conveniva a tutti. Fu una vera porcheria“.
Malgrado i molti alti e bassi, il cigno di Utrecht, arriva al ritiro nel 1995 e inizierà a lavorare da allenatore – e da vice-allenatore – nella stagione 2003-2004 allo Jong Ajax. Chiuderà la carriera da vice-CT della Nazionale dei Paesi Bassi nel 2016.
Il gol più bello della sua carriera da giocatore? Quello segnato in rovesciata al Goteborg nella stagione 1992-1993, quando il Milan era Campione d’Italia in carica.
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Milan, i dettagli dopo il confronto con la dirigenza: imposta una deadline a Fonseca
Milan, la dirigenza è stata totalmente assente nel post partita contro il Napoli, ma presente nel confronto con l’allenatore. Siamo riusciti ad avere dettagli in merito.
Il Milan è uscito molto male martedì sera dal San Siro. Due reti sul groppone, una sconfitta che lo porta a meno undici punti dallo stesso Napoli e molte consapevolezze in meno, in primis quella di avere trovato la strada giusta. E non basta il gol annullato ad Alvaro Morata per recriminare.
Nell’immediato post partita la dirigenza non si è presentata davanti alle telecamere, ma ha avuto un acceso confronto con il tecnico Paulo Fonseca. Presenti all’appuntamento Furlani, Ibrahimovic e Moncada.
Il messaggio è che non c’è più tempo. Da qui alla sosta ci si aspetta vittorie, non solo prestazioni buone. L’ordine è stato perentorio: punti per recuperare il gap e portarsi in zona Champions. Altrimenti la pausa sarà utile per inserire il nuovo allenatore già individuato e contattato (questo il link).
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Behrami si scaglia contro Leao: “Non è un campione, smettiamolo di trattare come tale”
L’ex centrocampista di Napoli e Lazio, Valon Behrami, ha parlato su Dazn sul momento della stagione di Leao, criticandolo pesantemente.
Valon Behrami non le manda a dire. L’ex centrocampista di Napoli e Lazio ha criticato duramente l’attaccante del Milan Rafael Leao durante il suo intervento su “Serie A Show” in onda su Dazn.
Behrami, le parole su Leao
“Bisogna definire anche i campioni. Per me Leao non lo è in questo momento. Ha fatto una grande stagione, dove l’abbiamo scoperto tutti, vince lo scudetto, ma da lì in poi non riesco definirlo un campione. Perché non riesco mai a vedere un giocatore che riesce a prendersi la scena per più partite di fila. In campo aperto sappiamo quanto lui sia bravo, all’Europeo male.
Adesso in Nazionale, in questa Nations League, trova squadre decisamente più aperte, sappiamo che tatticamente le Nazionali non sono pronte come magari i club, e da questo punto di vista dobbiamo forse smettere di trattare Leao come un campione. Se va in panchina va in panchina, basta”.
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