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Empowerment femminile, la parola a due donne di potere

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Empowerment femminile, l'evento ADICOSP

All’evento ADICOSP di chiusura del calciomercato, si è tenuto a un incontro sull’empowerment femminile: a dire la sua, anche l’ex campionessa Carolina Morace.

Questo pomeriggio si è svolto il panel Empowerment femminile, storie di leadership in occasione dell’evento di chiusura del calciomercato estivo all’Hotel Hilton La Lama di Roma, organizzato da ADICOSP.

Relatrici dell’incontro sono state la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli e l’europarlamentare ed ex calciatrice Carolina Morace.
A moderare il panel il giornalista RAI Marco Lollobrigida.

Empowerment femminile, le relatrici

Le due ospiti di questo panel sono relatrici d’eccezione.

Celli è la seconda donna presidente nella storia dell’Assemblea capitolina dai tempi del primo mandato di Rutelli, come ricorda lo stesso Lollobrigida in apertura.

Morace, invece, è stata la prima donna ad allenare una squadra professionistica maschile di Serie C (la Viterbese, ndr), ed è l’unica atleta donna al mondo ad aver fatto 3 gol a Wembley.

Empowerment femminile, Carolina Morace

Empowerment femminile, storie di leadership

Celli denuncia: “In alcuni uffici pubblici non ci sono i fasciatoi (…) Un figlio non dev’essere un problema: dev’essere una normalità“.

Morace dice di aver sempre fronteggiato molti stereotipi di genere: “Non c’è soltanto il gap tra atleti uomini e donne, il problema è che nell’area tecnica e dirigenziale mancano le donne“.

E aggiunge: “Il campionato femminile di calcio è diventato da poco professionistico: le squadre di Serie A Femminile sono tutte allenate da uomini. Noi donne ex giocatrici abbiamo il vantaggio di aver giocato a pallone: siamo un patrimonio.

Non mi stupisce che siamo ancora a questo punto, malgrado sia stato recentemente modificato l’articolo 33 della Costituzione”.

M.L.: L’emancipazione femminile spaventa gli uomini?

C.M.: “Secondo me non spaventa i giovani”.

S.C.: “Secondo me spaventa di più le donne stesse. Vedo un cambiamento molto forte, ma alcuni esempi (la prima premier donna, una serie di figure in aziende leader, come Acea) ci sono.

Il problema di base è la scuola. La formazione scolastica deve partire non dalla divisione tra maschi e femmine. Secondo me è follia la quota di genere: ci dev’essere il merito, il traguardo. Non dev’essere una casella che va riempita”.

M.L.: “Personalmente, credo che la quota rosa sia una limitazione. Come abbrivio, però, è stata importante“.

C.M.: “C’è una direttiva EU per una pù equa distribuzione. Il problema è che se prendi il patentino Uefa per allenare, paghi tanto quanto un uomo, ma sei penalizzata.

Non dico che le donne devono guadagnare quanto gli uomini, perché i club maschili generano un maggior giro d’affari, ma se giochiamo e rappresentiamo l’Italia la medaglia di una squadra femminile deve valere quanto una maschile“.

M.L.: A livello politico, in che modo operate in una realtà complicata come Roma per rinforzare l’empowerment femminile?

S.C.: “Ho stabilito che i consigli si facessero anche di mattina, quando ci può essere un supporto (ad esempio, la scuola). E il pomeriggio, magari, si può stare con i figli. Ho portato un fasciatoio in Campidoglio, ho reso possibile a una consigliera di poter continuare a lavorare anche da casa fino a un anno di vita del bambino e fino a 6 anni per il periodo di chiusura delle scuole.

Oggi c’è un’indennità a Roma: il fatto di voler essere presenti comunque, secondo me, è un doppio coraggio della mamma di portare avanti il proprio mandato.

C’è bisogno di infrastrutture, c’è bisogno di risorse per rendere Roma una città a portata di tutti. Predisponendo interventi come un punto allattamento e un punto fasciatoio in tutti gli uffici pubblici”.

Sul bisogno di aiuti, Celli aggiunge: “Di una rete di solidarietà e di aiuti c’è sempre bisogno”.

M.L.: E la competizione tra donne?

C.M.: “Io vengo da uno sport di squadra, quindi non mi viene mai da mettermi in competizione”.

M.L.: La vita da dirigente e da politica è diversa?

C.M.: “Posso dire, per esperienza, che il termine primadonna non è stato coniato per le donne”.

Morace ha poi commentato il sistema culturale, oltre che politico: “Sono sposata da più di 10 anni con una donna australiana. Quando è venuta in Italia, la prima cosa che mi ha chiesto è stato: cosa dite ai vostri figli quando vedono le donne sulla strada? Finché quelle donne saranno sulla strada non potremo mai essere rispettate”.

M.L.: Siamo arretrati, politicamente, rispetto al resto dell’Europa?

C.M.: “Ci sono Paesi che viaggiano a maggiore velocità e Paesi che stanno molto indietro: noi siamo al livello di Polonia e Ungheria”.

M.L.: Capitolo violenza di genere: ho l’impressione che la situazione sia peggiorata. Perché? L’emancipazione di genere spaventa troppo?

S.C.: “Siamo in una situazione molto grave. (…) Credo che anche a livello mediatico oggi ci sia troppa libertà: oggi ci si può collegare, vedere il mondo, sembra che tutto sia possibile. C’è troppa poca attenzione verso l’educazione.

Serve un cambiamento culturale reale e un’educazione fin da piccoli al rispetto per la donna, per l’essere umano. Bisognerebbe tornare al senso di comunità: con i centri anti-violenza, l’associazionismo”.

C.M.: “Penso sia stato importante il ventennio precedente: donne che venivano utilizzate e poi, in cambio, diventavano ministre. Noi siamo un popolo che tende a giudicare tanto, e non è normale.

Ha ragione la presidente: o si cambia nelle scuole…”.

M.L.: C’è una figura femminile nella storia alla quale è particolarmente legata?

S.C.: “Per quanto mi riguarda, Nilde Iotti. Ha fatto la Costituzione”.

C.M.: “Di personaggi storici le aviatrici russe che in tempo di guerra andavano su aerei di fortuna a fare raid. Se fossero state uomini, al termine della guerra sarebbero state celebrate come eroi”.

M.L.: Qual è l’assessore più propenso verso la parità?

S.C.: “Oltre al Sindaco, l’Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative Zevi“.

C.M.: “Io credo che i diritti dovrebbero evolversi sempre di più, ma non è sempre così”.

M.L.: Cosa ti inorgoglisce di più della tua figura di donna?

C.M.: “Mi inorgoglisce quando la gente, uomini e donne, mi dicono che mi stimano”.

S.C.: “Il fatto di avere ottenuto il rispetto di tutta l’aula”.

M.L.: Qual è il prossimo obiettivo politico?

S.C.: “Completare questo mandato nel rispetto dell’impegno preso, riuscendo a lasciare il segno in questa città, in cui è molto difficile farlo”.

M.L.: C’è una storia femminile odierna che ti ha particolarmente colpita?

S.C.: “Quella di una donna non autonoma che ha fatto peripezie per ottenere le linee gialle del parcheggio per disabili sotto casa”.

C.M.: “Mi ha colpito umanamente quanto accaduto alla pugile algerina, perché mi sono messa nei suoi panni: che qualcuno ti dica ‘Sembri un uomo’ è una grande violenza (…) Credo che le parole possano fare tanto male, e che prima di esprimerci abbiamo il dovere di capire chi abbiamo di fronte. Ci sono due principi importanti che guidano la mia vita: la dignità e l’empatia“.

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Giulini: “Il momento più doloroso? La retrocessione del 2022”

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Giulini

Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, è tornato a parlare dell’amara retrocessione del suo club nel 2022 e di un suo ricordo su Gigi Riva.

Il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, è stato ospite del programma Goal Economy, in onda sulla radio ufficiale della Serie A. Il numero uno del club sardo ha parlato della squadra, del passato, del campionato italiano, e del ricordo di Gigi Riva. Di seguito le sue dichiarazioni

Giulini

Giulini, il pensiero su Riva

“Ebbi il privilegio di fare una lunghissima chiacchierata con Gigi Riva, un onore per pochi. Dalle parole e dagli sguardi di Gigi percepii realmente quello che avevo letto e ascoltato dai racconti degli altri, avevo appreso da lui cosa rappresenta il Cagliari per i cagliaritani e i sardi. Inizialmente mi mise in guardia dalla forte responsabilità che avrei dovuto assumermi, ma poi è iniziata questa lunga avventura”.

Sulla retrocessione del 2022

“I miei anni e quelli di Cellino, sommati, mettono insieme buona parte degli anni di Serie A che il Cagliari annovera nella sua storia. Il momento più doloroso di questo decennio è sicuramente la retrocessione di Venezia nel 2022, al termine di una stagione dove ci portavamo dietro parecchi errori: non riuscimmo a vincere quella partita, sulla carta scontata, cosa che probabilmente con uno spogliatoio sano e una preparazione adeguata avremmo fatto. Scoppiò la contestazione, fu una retrocessione sanguinosa. Di momenti indimenticabili ce ne sono tanti, direi sicuramente la prima promozione dalla Serie B, perché a tutti coloro che fanno calcio e lo seguono piace vincere al di là della categoria: ricordo il gol di Sau in rovesciata a Vercelli per farci vincere il campionato davanti al Crotone di Juric. E poi altri due capitoli recenti: l’altra promozione a Bari nel 2023 in uno stadio già festante, all’ultimo secondo con il gol di Pavoletti, la nostra resurrezione completata, poi la salvezza della scorsa stagione a Reggio Emilia. Qualche giorno prima della partita decisiva per la salvezza, mister Ranieri – che è stato fondamentale per quella resurrezione – mi disse che ormai gli pesava tanto fare avanti e indietro da Roma e che sperava di chiudere la sua carriera nei club con una salvezza. Furono giorni difficili da gestire perché solo io e lui sapevamo che ci saremmo salutati, c’era molta ansia e per fortuna tutto andò bene. Il suo ritorno in panchina nella sua Roma è assolutamente comprensibile”.

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Turchia, Montella a rischio esonero

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Montenegro-Turchia

 Pessime notizie per il CT della Turchia, Vincenzo Montella. L’ex attaccante italiano sembra essere a rischio esonero dopo le ultime uscite in Nations League.

La Turchia, guidata da Vincenzo Montella ha buttato la qualificazione nella lega A di UEFA Nations League nelle ultime uscite. Sarebbe bastato non perdere l’ultima partita contro il Montenegro.

I motivi del possibile esonero

Non sembra essere però il “fallimento” in Nations League il principale motivo del possibile esonero. A far discutere sono state soprattutto le convocazioni, nessuno è riuscito a spiegarsi la mancata convocazione di Atakan Karazor. Il centrocampista di proprietà dello Stoccarda è tra i più in forma al momento. Il ventottenne turco si è messo in mostra soprattutto in Champions League, sia nella vittoria con la Juventus che contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu.

Turchia

VINCENZO MONTELLA PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Turchia, le parole di Montella

Nella conferenza post partita, Montenegro-Turchia, il CT se l’è presa molto con il terreno di gioco e ha sottolineato l’importanza dell’assenza del capitano Hakan Calhanoglu, ribadendo la fiducia nel vincere i playoff per accedere alla lega A. Successivamente, ha dichiarato che il reale obiettivo è la qualificazione ai Mondiali 2026. Questa la sua risposta a chi domandava del possibile esonero: “non considero questa domanda una vera domanda, sono felice e orgoglioso di quanto fatto nell’ultimo anno”.

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Ronaldo: “Sono qui per vincere, voglio lasciare un’eredità”

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Messi-CR7

Il fuoriclasse portoghese, sul suo canale youtube, ha parlato del suo momento in Arabia e non solo. Leggi con noi le parole di Ronaldo.

Ronaldo ha pubblicato un video sul proprio canale Youtube in compagnia del youtuber più famoso al mondo, Mr Beast. Il portoghese ha risposto ad alcune domande riguardanti suo figlio, il documentario di Netflix e l’obiettivo dei 1000 gol.

Ronaldo

Le parole di Ronaldo

Giocare con suo figlio.

“Ha 14 anni, vedremo come staranno le mie gambe. Ha già la pressione di essere mio figlio. Lasciamo che commetta i suoi errori, ma si spera per il futuro. Spero che possa diventare un professionista, ma se non lo diventerà e farà un altro lavoro, lo supporterò sempre. Non possiamo fare pressione sui nostri figli perché siamo famosi“.

 Il suo arrivo in Arabia.

“Sono venuto per migliorare il campionato, per vincere. Voglio lasciare un’eredità. Dicono che sono finito, che sono qui solo per soldi. Ancora non ci credono, ma sono qui per vincere”.

L’obiettivo dei 1000 gol.

“Giorno dopo giorno. Mi godo un gol dopo l’altro. Mi godo il ​​momento. I mille gol non mi dispiacciono affatto, sinceramente. Obiettivi che ho ancora nel calcio? Si tratta di divertirsi. Pianificare il tuo ritiro dal calcio. Accadrà tra un anno, due anni, qualunque cosa. Onestamente dico che non è uno scherzo, si tratta di godersi il momento, sentirsi come se mi stessi godendo il calcio.

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