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ESCLUSIVA – Nela: “Cavani non è da Roma. Pallotta? Non so cosa gli gira per la testa”

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Terzino di gran gamba e dal fisico statuario, Sebino Nela è riuscito a costruire la sua carriera da calciatore nel segno della stima, impegno e tanta passione. Per undici anni ha vestito la maglia della Roma e con i giallorossi si è classificato Campione d’Italia nel 1983 e ha disputato due finali europee: una contro il Liverpool in Champions e l’altra contro l’Inter in Europa League. Le sue falcate sulla fascia, unite a tanta tecnica e tenacia, hanno ispirato il noto cantautore romano romanista Antonello Venditti, il quale decida a Sebino la canzone “correndo correndo”. Oggi, con grande onore, la redazione di CalcioStyle.it è riuscita a incontrare Sebastiano Nela per parlare con lui della sua ex squadra e delle difficoltà che sta riscontrando in questa ripresa di campionato.

Face to Face con Sebino Nela

Come le è sembrata la Roma in questa ripresa di campionato?

La Roma mi è parsa leggermente affaticata ma tutto sommato sta girando bene. Se poi il mio giudizio deve tener conto anche delle prestazioni delle squadre davanti, dico che la Roma è la squadra che, nella ripresa del campionato, ha riscontrato maggiori difficoltà sul piano di gioco e fisico.

E’ positivo il suo giudizio su Fonseca?

Per dare un giudizio completo su Fonseca dico di aspettare ancora un altro po’; non abbiamo ancora visto tutte le qualità di questo tecnico. Questa stagione non è iniziata al meglio per il portoghese: qualche infortunio di troppo e uno stop forzato che non ha di certo portato dei benefici. Oltre a tutto questo, bisogna anche tener conto dei possibili giocatori che vorrà avere nella prossima stagione, calciatori funzionali per il suo modulo – pescati in Italia o nel mondo -, che magari riescano a interpretare al meglio la sua idea di calcio. Detto ciò ripeto, Fonseca ha bisogno di tempo prima di essere giudicato.

Cosa pensa del possibile arrivo di Cavani alla Roma?

Un giocatore di quel calibro non ce lo vedo alla Roma. Non perché i giallorossi non possano avere un Cavani in squadra, ma per l’ingaggio che richiede uno come lui. Bisogna essere realistici. Non credo che, allo stato attuale delle cose, la Roma possa permettersi un simile investimento. Se dovesse arrivare, ovviamente, renderebbe felici un po’ tutti, dai tifosi giallorossi agli amanti di questo sport ma, ripeto, non credo che ciò possa mai accadere.

I tifosi accusano Pallotta di deromanizzazione del club.

Capisco i tifosi perché due addii, uno dietro l’altro, come quelli di Totti e De Rossi, non si digeriscono facilmente. Per rispondere a questa domanda, comunque, bisognerebbe conoscere i pensieri delle persone al vertice e, in sincera verità, non conosco Pallotta e non so cosa gli gira per la testa. Conosco poco anche la dirigenza della Roma e, di conseguenza, so ben poco dei loro progetti e pensieri. Non so cosa sia per loro la Roma se una squadra di calcio o un’azienda. Le decisioni che vengono prese dal presidente e i suoi uomini possano essere oggetto di contestualizzazione da parte del popolo giallorosso ma, prima di parlare bisognerebbe conoscere le loro idee.

Come vede Francesco Totti nel ruolo di procuratore?

Francesco è anzitutto un ragazzo intelligente che è riuscito a capire cosa voler fare nella vita post giocatore. L’idea di fare il procuratore sicuramente gli è piaciuta e potrebbe anche fare bene in questo ruolo: il suo ufficio credo che abbia buone probabilità di diventare uno dei migliori al mondo.

Cos’ha significato per lei la Roma e perché andò via da questo club?

Era il 1980 e stavo conquistando la Serie A col Genoa. A fine stagione, dopo aver vinto il campionato, si fa avanti la Roma e senza pensarci un attimo accetto di trasferirmi in questo club. Nella capitale mi sono trovato benissimo sin dai primi giorni. Ho avuto la fortuna di giocare con giocatori importanti come Di Bartolomei e Falcao fra i tanti. La squadra di allora era fortissima tant’è vero che abbiamo iniziato a vincere dall’anno successivo. Forse meritavamo di vincere più di un solo scudetto ma nel calcio non si può solo vincere. A Roma ho giocato più di un decennio e in quegli anni ero cercato da club come Juventus, Inter e Fiorentina ma alla fine ho sempre scelto col cuore e sono rimasto. A fine carriera, in seguito a incomprensioni nate con l’allenatore e alcuni miei ex compagni di squadra, andai al Napoli per chiudere lì il mio percorso da professionista.

Perché vincere a Roma non è come in altri club?

Domanda a cui è difficile dare una risposta. Posso dire che a quei tempi, giocatori di squadre come Juventus e Inter erano per certi versi invidiosi della Roma. Questo non perché i loro club erano inferiori al nostro, ma perché Roma è una delle città più belle del mondo e la Roma con i suoi tifosi e il suo stadio Olimpico ha sempre fatto brillare gli occhi a tutti. Detto ciò posso semplicemente affermare a gran voce che vincere nella capitale, con questa maglia, non è come vincere dalle altre parti: qui è qualcosa di speciale o addirittura di magico.

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ESCLUSIVA CS- Cosimo Bartoloni: “Conte è l’uomo giusto per il Napoli, vedo l’Inter favorita per lo scudetto. Su Ranieri e Motta…”

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juventus motta weah

Il giornalista di Cronache di Spogliatoio Cosimo Bartoloni ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva ai nostri microfoni, relative a diverse tematiche.

Il giornalista e volto di Cronache di Spogliatoio Cosimo Bartoloni ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva ai microfoni di Calciostyle, relative a diverse tematiche legate al nostro campionato. Tra cui il Napoli di Antonio Conte, la Roma di Claudio Ranieri e non solo.

Le parole di Bartoloni

Bartoloni

Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal giornalista Cosimo Bartoloni ai nostri microfoni.

Come giudichi l’operato di Thiago Motta alla Juventus sin qui?

“Non ti nego che in estate mi sarei immaginato una Juventus diversa, più avanti in classifica a Novembre rispetto alla situazione attuale.

Chiaro che quando c’è un cambiamento così importante dal punto di vista tecnico bisogna lasciare del tempo, poi è un sesto posto “bugiardo”.

La Juventus ha tante squadre davanti, ma sono tutte racchiuse in pochi punti. Sono tutte lì, non ce n’è una che ha fatto il solco lasciando le altre indietro. Potenzialmente, con due vittorie di fila e magari qualche passo falso delle squadre davanti, la Juventus è lì.

Chiaramente mi sarei aspettato qualcosa di più, ma si sapeva che sarebbe stato un progetto a lungo termine e sono convinto che usciranno fuori alla distanza.”

Conte è l’uomo giusto per il Napoli?

“Assolutamente sì. Era l’uomo giusto per mettere apposto le cose, per sistemare tutto ciò che non ha funzionato lo scorso anno. La storia di Conte dice questo, lo fece anche appena arrivato alla Juventus, e lo sta dimostrando.

Il Napoli è una grande squadra, ma lo era già l’anno scorso. Doveva solo essere riordinata, anche da un punto di vista mentale e delle motivazioni.

E da questo punto di vista un allenatore come Conte, in una squadra un po’ vuota e con la pancia piena, può essere decisivo.”

Ranieri può risollevare la Roma?

“Secondo me sì, perché è un tecnico esperto e soprattutto conosce l’ambiente. Poi dal prossimo anno, quando le cose saranno state sistemate, servirà un allenatore di spessore superiore, per ambire a qualcosina di più. Però per questo momento, per come si erano messe le cose, è la persona adatta.

Sa come si sistemano le cose a Roma, dato che lo ha già fatto più di una volta. Conosce i tifosi e sa come rimettere apposto una situazione così caotica, che chiaramente la squadra non vive bene. Una persona come Ranieri, anche da un punto di vista umano oltreché tecnico, è la persona adatta per riportare la Roma a vivere serenamente il momento.

Forse adesso è un po’ tardi, ma una volta che la Roma si libererà dei suoi problemi potrà tornare a giocarsi un piazzamento nelle coppe europee.”

Campionato molto combattuto, c’è qualcuno che spicca sugli altri?

” Secondo me l’Inter ha qualcosa in più delle altre. A livello individuale ha dei giocatori che possono fare la differenza sul lungo periodo, ma ha anche un allenatore che ha dimostrato di saper gestire il gruppo sia dal punto di vista umano che da un punto di vista tecnico.

Quindi metto l’Inter davanti e subito dopo il Napoli, che metto al secondo posto, e poi tutte le altre che sono dietro.”

Cosa pensi di Lazio e Fiorentina?

“Sono due bellissime realtà. Sono molto contento soprattutto per Marco Baroni, perché non godeva (soprattutto a livello di “percepito”) di una grandissima reputazione.

Invece veniva da due stagioni molto ben fatte con Lecce ed Hellas Verona, quindi sono contento che si sia affermato in una squadra che ambisce a qualcosa di molto più importante.

Non era scontato, credo che la Lazio sia una squadra molto interessante e che possa dare fastidio a tutti per i primi quattro posti.

La Fiorentina è una squadra molto bella. E’ sorprendente come Palladino sia riuscito a risolvere i problemi che si erano creati ad inizio stagione. Non perché credessi che Palladino non sarebbe stato in grado di farlo, ma perché nel calcio di oggi è sempre più raro vedere un allenatore che mette in discussione il proprio credo tattico.

Palladino ha capito che con quelle idee non sarebbe potuto arrivare molto lontano e ha fatto un passo indietro, ha capito come la squadra avrebbe potuto rendere al meglio e ora la squadra funziona. La Fiorentina ha un portiere che para tantissimo e un attaccante che segna tantissimo, ed è la grande differenza rispetto all’anno scorso.

La Fiorentina sono anni che gioca molto bene a calcio, ma passare da N’Zola a Kean fa la differenza. Così come fa la differenza avere un portiere di livello superiore, che sta ritrovando la forma di quando era uno dei migliori al mondo. Non so se sia una squadra da primi quattro posti, ma sicuramente potrà fare un bellissimo campionato.”

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ESCLUSIVA CS – Angelo Di Livio: “Questa Juventus mi piace, ma troppi infortuni. Inter favorita per lo scudetto. Su Fiorentina-Inter…”

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Juventus

L’ex centrocampista della Juventus e della Nazionale Angelo Di Livio ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni sull’avvio di stagione dei bianconeri e la corsa scudetto. Leggi con noi le parole di “Soldatino”.

Angelo Di Livio, una delle figure più amate del calcio italiano degli anni ’90 e primi 2000, si è raccontato ai nostri microfoni, offrendo una panoramica generale sull’attualità calcistica e sul momento della sua ex squadra. Conosciuto da tutti come il “Soldatino” per il suo caratteristico stile di corsa, Di Livio è stato una pedina imprescindibile del primo ciclo vincente di Marcello Lippi con la Juventus. Di seguito le sue parole in esclusiva rilasciate ai microfoni di Calciostyle.

Le parole di Angelo Di Livio

Come ha visto la Juventus di ieri sera?
“A me questa squadra piace, nonostante le tante difficoltà per infortunio. È chiaro che forse tira un pò troppo poco in porta ma ieri ha comunque giocato con grande personalità, contro una signora squadra e su un un campo molto difficile. È stato un test davvero positivo.”

Crede che la qualificazione ai playoff sia compromessa? La Juve ha solo 8 punti…
“Non penso, ci sono ancora diverse partite da giocare. Indubbiamente sono partite difficili, ma mi auguro che presto i vari Douglas Luiz, Nico Gonzalez e Vlahovic possano tornare a disposizione perché avere delle alternative importanti in panchina fa sempre la differenza.”

Le sta piacendo l’approccio di Thiago Motta?
“Mi piace molto come è entrato e l’idea di gioco che ha proposto. Ha iniziato un percorso e non si può avere tutto subito, eppure mi sembra sia sulla buona strada. Sta valorizzando giovani come Savona e Yildiz. Il problema è che quando non hai i giocatori con l’esperienza giusta in queste competizioni – come Douglas o Nico – diventa più difficile gestire il tutto.”

Angelo Di Livio

Thiago Motta da indicazioni a Timothy Weah ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Che idea si è fatto sui tanti infortuni al J-Medical?
“È un grosso problema. Se sono muscolari diventa un problema più grande…Bisognerà valutare bene tutti gli aspetti dei lavori fisici poiché, di solito, se ci sono così tanti infortuni c’è sempre un perché. È una situazione da non sottovalutare.”

Quali obiettivi si deve porre questa Juventus?
“Secondo me gli obiettivi sono tutti alla portata di questa squadra. Il campionato è ancora lungo sebbene ci siano squadre nettamente più forti come Inter, Napoli e Atalanta. Tuttavia le stagioni sono strane. Ricordo ancora quando tre anni fa il Milan, sotto di 8 punti, riuscì a rimontare l’Inter e a vincere lo scudetto. In Champions League la Juve ci sta e se la giocherà. Sarà dura contro Benfica e Manchester City… ma lo sarà anche per loro.”

Cosa ne pensa del Campionato? 
“Negli scorsi anni, a quest’ora, ci eravamo già fatti un’idea ben precisa di chi potesse vincere il campionato. Quest’anno invece c’è molto più equilibrio. Tutti parlano di Inter e Napoli ma credo che quest’anno anche l’Atalanta possa fare un salto in più ed essere competitiva per una corsa scudetto.”

Mi saprebbe dire qual è secondo lei la squadra favorita?
“Penso sia l’Inter dal momento che è una squadra che lavora da più tempo insieme. Anche Atalanta e Napoli si conoscono molto bene rispetto alla Juventus che invece ha un gruppo nuovo, con tanti giovani che hanno giocato insieme poche volte.”

Sempre riguardo la corsa scudetto, ci stiamo dimenticando che c’è anche la Fiorentina lì davanti…
“La Fiorentina sta facendo un campionato di grande personalità e c’è molto entusiasmo a Firenze. Tuttavia credo che non siano ancora pronti per la corsa scudetto. Non avevano iniziato benissimo ma ora stanno facendo vedere un grande calcio.”

Come finisce domenica Fiorentina-Inter?
“Sarà una bella partita e il fatto che si giocherà al Franchi può fare la differenza. Non credo ci sia un risultato già scontato: può succedere di tutto.”

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ESCLUSIVA CS – Fabrizio Fontana: “Al Milan manca un leader. Fonseca troppo morbido. Su Ibrahimovic e Leao…”

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Fontana

Fabrizio Fontana, un comico, cabarettista e personaggio televisivo italiano, ha parlato ai microfoni di Calciostyle del momento del Milan, sua squadra del cuore.

Intervista a cura di Alessandro Aglione.

Milan, le parole di Fabrizio Fontana

Un giudizio su questo momento così particolare del Milan? Settimo in classifica, 19 punti…

C’è da essere oggettivi, quindi non è la classifica che ci si aspettava, è vero d’altro canto che la rosa non è quella che punta allo scudetto, quindi diciamo che siamo un po’ sotto quello che dovrebbe essere e lì le dichiarazioni di Fonseca sono state emblematiche, perché soprattutto per gli errori in difesa, cosa che ha causato sconfitte e pareggi, ha detto che ci sono degli errori di concentrazione, credo che questi si debbano risolvere con la motivazione, quindi credo che il carico sia su Fonseca nel motivare i propri giocatori nell’essere concentrati, perché se si perde per sviste e per dimenticanze e sbadataggini è un disastro.

Ma scusi se mi permetto, ma Fonseca ha sempre dichiarato che invece il Milan punta allo scudetto…

E’ una bella opinione, non mi sembra che i risultati siano dalla sua ecco.

Fantacalcio, Rafael Leao

RAFAEL LEAO PERPLESSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Può dipendere anche dal momento di Leao, cosa ne pensa di questa discontinuità di Leao?

Leao fino adesso i fatti dicono che è cronico, per cui anche lì c’è un problema psicologico. Ricordiamoci che i calciatori prima di essere calciatori sono delle persone, soprattutto sono dei ragazzi, che vengono messi su palchi molto importanti con stress annessi e connessi, per cui un apporto psicologico sarebbe come in altri sport per altro

Un mental coach diciamo…

Eh sì, perché sembrava anni fa che fosse una roba da matti, invece nelle migliori squadre è chiaro che la componente psicologica e sociologica la fa da padrone, perché ripeto poi scende in campo la persona calciatore, per cui le persone calciatori che sono così intermittenti, evidentemente hanno bisogno di motivazione. Guarda per esempio De Ketelaere, evidentemente da una parte ha trovato le motivazioni e dall’altra no.

Si parla sempre che a Milan mancano delle figure di calcio, secondo lei non può essere un equivoco la figura di Ibrahimovic che sembra più una figura istituzionale piuttosto che una figura di campo come era Maldini o Massara? Che ne pensa?

Secondo me sì, nel quadro generale che io vedo e riscontro anche in altre squadre europee di spicco, per esempio nell’Ajax per capirci, c’è un ex campione portiere che cura i portieri, un ex campione di centrocampo che cura la tattica, un ex allenatore che conosce la realtà dell’Ajax, che è allenatore.

E anche qua il fattore psicologico di competenza, cioè chi fa cosa, lì è molto chiaro. Per cui è chiaro che se io sono un portiere novello e ho davanti a me Van Der Sar mi fiderò di quello che dice perché l’ha dimostrato sul campo. Invece nel Milan vengono tolte queste figure, che è incredibile perché è il contrario.

Ibrahimovic, Milan

ZLATAN IBRAHIMOVIC ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

E come se lo spiega?

È una gestione un po’ troppo manageriale e meno umana e a contatto con le persone e la realtà umano-calcistica di Milano come in altre squadre. Vedi la Roma per esempio, sono tutti esempi di distacco che poi peraltro gli ritornano indietro come un boomerang perché non ci sono i risultati, quindi evidentemente non funziona.

Quindi forse Ibrahimovic è più una figura tipo gagliardetto per far star tranquilla la gente, piuttosto che come Maldini e Massara che avevano comunque portato con Pioli lo Scudetto.

Sì, perché comunque Maldini aveva pescato per esempio Theo Hernández, poi ci stanno degli errori, però percentualmente mi fido di più di Maldini che è sul campo da anni, ha un affetto smisurato per il Milan, per capirci. Poi ha fatto anche degli errori, però tendenzialmente mi fido di più di uno che ha giocato a calcio e che dimostra di avere testa. Ibrahimovic oggi era funzionale e lo è stato, fatti alla mano, quando nell’epoca di Pioli fungeva da motivatore interno.

Quindi ha più un comportamento, più la ciliegina sulla torta diciamo.

Esatto, perché Pioli come tipo di carattere, e vado sempre sul personale perché poi tatticamente e tecnicamente è più facile, tra virgolette, comprendere quali sono i pregi e i difetti.

E’ molto più interessante secondo me l’aspetto psicologico, cioè il fatto che Pioli fosse più morbido e che Ibrahimovic fosse più duro evidentemente questo tipo di sintonia ha creato un ambiente favorevole al dialogo con Pioli. Poi nel caso in cui ci fosse voluta della motivazione extra arrivava Ibrahimovic ed evidentemente è successo qualcosa, peraltro di miracoloso come lo Scudetto.

Milan, Pioli - Depositphotos

Head Coach of AC Milan Stefano Pioli during italian soccer Serie A season 2019/20 of AC Milan – Photo credit Fabrizio Carabelli /LM

Non può essere però troppo aleatorio il fatto di pensare che sia solo una cosa psicologica? Forse i dettami di Fonseca non sono adatti a questo tipo di squadra? Lei che ne pensa? Forse è stato il coordinatore sbagliato in questo momento per il Milan?

Ma certo io parlavo della componente psicologica perché non se ne parla mai. Chiaramente, faccio un esempio cardine così iconico e chiaro, Conte sostanzialmente per ciò che riguarda il mondo del calcio unisce la motivazione, quindi quella determinazione nel raggiungere un  risultato ha una conoscenza calcistica, quella della tattica che è di valore e riesce a trasmettere le due, quindi sono d’accordo che ci vogliono tutte e due quelle fasi ai calciatori, allora sì che funziona. Fonseca a mio avviso è troppo morbido per ciò che riguarda il mondo del
calcio per arrivare a risultati importanti e tatticamente anche lui ha commesso qualche errore.

Siccome l’anno scorso si era visto che uno dei problemi fondamentali del Milan era l’attacco, quindi segnare poco, lei pensa che comunque è stato giusto puntare su Morata che non è un goleador, su Abraham che aveva avuto problemi a Roma venendo da un infortunio oppure avrebbe puntato, spendendo dei soldi, su un grande attaccante?

Assolutamente sì perché come ricordano i saggi del calcio fatti alla mano, facciamo l’esempio dell’Italia del 2006, comunque avevamo una colonna vertebrale che era fatta da Buffon, portiere fortissimo, difesa Cannavaro, centrocampo di contenimento con Gattuso, e in avanti avevamo gente come Totti, Del Piero e attaccanti di valore.

Manca lo spirito della squadra, ma io puntavo proprio sull’attacco perché comunque tra Morata e Abraham pochissimi gol, se Leao non segna è difficile.

Assolutamente sì, andava investito qualche soldino in più per dare una certezza, perché alla fine comunque il gioco del calcio si concretizza con il gol, quindi o hai una struttura come il Barcellona con il tiki taka e tutti arrivano lì perché è una struttura di gioco, se no storicamente avere un capoccione come Vieri, un Vieri-Del Piero per capirci, uno piccolo e uno grande per me, e il 4-4-2 e non sbagli mai. Quindi la risposta è sì, investire sicuramente su un attaccante di esperienza spendendo anche un po’ di più e però via fiducia alla squadra e la consapevolezza del fatto che se la metti lì qualcosa succede, una garanzia, invece non è stato così.

Milan-Juventus

ESULTANZA MILAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Un altro problema potrebbe essere che il Milan è sempre stato caratterizzato da giocatori con grandi caratteri, vedi Pirlo, Seedorf, ma anche Ibrahimovic, mentre adesso nel centrocampo del Milan, che è il ruolo nevralgico, manca comunque un giocatore alla Tonali, un giocatore che ragiona, certo sono tutti buoni giocatori, ma sono come dei cavalli da corsa, quindi quando ci sono momenti di difficoltà… Forse al Milan manca qualcuno come Nesta, o altri giocatori che prendono in mano la situazione. Che ne pensa lei? Cosa penserebbe da tifoso? Cosa servirebbe secondo lei?

Il massimo sarebbe avere, ma è un’utopia magari nei prossimi anni, un giocatore che cresce nel Milan, che sa tutte le metodiche, l’insieme di quello che è la società Milan e quindi diventa un leader. Purtroppo nel caso moderno non c’è…

Qualcuno che trasmette i valori del Milan?

Sì qualcuno che senta forte l’attaccamento alla maglia e che quindi più probabilmente possa essere carismatico e quindi una persona ascoltata dal gruppo perché dimostra l’attaccamento e anche la competenza nel giocare a calcio. Calabria non può rappresentare appieno quello che ho detto.

Se diciamo che manca un Boban, un Pirlo…

Eh sì, hai citato due persone che come carisma siamo a livelli altissimi, è chiaro che viene ascoltato.

Questo forse è un problema che riguarda tutte le squadre italiane perché si punta poco sul vivaio e poco sulle Under 23, a differenza della Juve che poi ha avuto dei vantaggi vendendo dei giocatori e guadagnando tanti soldi, mentre in Italia non c’è questa cultura, forse pure per quello?

Eh sì, se parliamo degli anni 80 e 2000 comunque c’era questo mondo qua. Anche i giocatori carismatici rimanevano più tempo nella stessa squadra e quindi diventavano dei leader da subito o poco dopo.

Perché uno diceva vado a giocare con Maldini, vada a giocare con Giusti, vada a giocare con Totti, vada a giocare con Pirlo…

Era un onore andare in queste squadre proprio perché c’erano questi calciatori e come si diceva, peraltro erano molto più spettacolari, era molto più spettacolare il calcio da vent’anni fa indietro.

maldini

Paolo Maldini (Milan) during friendly football match AC Milan vs Panathinaikos FC at the Nereo Rocco stadium in Trieste, Italy, August 14, 2021 – Credit: Ettore Griffoni

Se non corri non c’hai il fisico, poca tecnica alla Baggio e più forza fisica alla Gattuso…

Bravissimo, esattamente, esattamente quello.

Se potesse fare un paio di acquisti, facciamo un gioco, per gennaio per migliorare questo Milan. Chi comprerebbe due tasselli che le piacciono per migliorare la qualità di gioco del Milan?

Mi piacerebbe un centrocampista con le idee che faccia andare la squadra.

Facciamo un esempio, uno che le piace anche se non è prendibile, però un’idea insomma per capire il tipo.

Purtroppo non mi viene in mente, evidentemente perché sono troppo pochi, non mi viene in mente un centrocampista, se ti vengono dei nomi da suggerire. Diciamo un Rodri… Sì, ad averne, certo, uno da Pallone d’Oro, chiaro.

Oppure un vecchio, come si diceva un tempo, come era stato per un anno e mezzo alla Roma, uno tipo Strootman quando stava alla Roma, un Nainggolan, diciamo…

Esatto, quel mix lì tra fisico e testa che fa andare la squadra. Dico, Rejinders ultimamente ha fatto due o tre partite in cui riusciva a farsi dalla palla e andava dentro con velocità. Invece di fare il solito gioco orizzontale in difesa e non succede niente per minuti, il noiosissimo antispettacolo perché su 90 minuti perdi 30 a passartela di fianco per trovare il pertugio. Una volta come citavamo prima, se c’è Rejnders che prende la palla e va in mezzo, se c’è Xavi e Iniesta che dialogano, se c’è Baggio comunque che la riceve sulla tre quarti e fa dei numeri e io mi diverto…

Uno in attacco, uno che segna, non so cosa le viene in mente, uno alla Inzaghi, uno alla Shevcenko, uno alla Ibrahimović…

Certo. Una volta ne avevi una ventina papabili tra bravi e molto bravi, eccezionali c’erano. Adesso mi vengono in mente solo quelle supergaranzie.

Manchester City-Feyenoord

Erling Haaland #9 of Manchester City celebrates the 2-1 victory at the end of the Premier League match Manchester City vs Fulham at Etihad Stadium, Manchester, United Kingdom, 5th November 2022
(Photo by Conor Molloy/News Images)

Che attaccante le piace per il Milan se potesse?

Se potessi più completo comunque è Haaland perché tra fisico ti tiene sulla squadra sempre e sa giocare a calcio anche con i piedi, quindi a livello di gol e spettacolo ho detto il massimo. Anche lui tiene sulla squadra perché è grosso, quindi male che vada se non riesci ad attaccare col gioco la lanci su e poi vediamo. Chiaro che ha citato lui.

Ma invece un suo giudizio flash su questa partita che è stata
considerata deludente contro la Juventus, l’ultima del Milan che dice che è stata più seriosa.

Incredibile… Stavo cambiando canale. Poi io sicuramente io che vengo dalo spettacolo, devo dare un risultato che è la battuta e far ridere, quindi posso parametrare un po’. Posso fare dei numeri da spettacolo, però comunque devo farti ridere, devo raggiungere un risultato che a spanne è paragonabile al calcio. Calcio vuol dire che devi segnare, però se non raggiungi attraverso un gioco di squadra che diventa spettacolare o hai singoli che aggiungono al gioco di squadra, oltretutto fai sì che ci siano più persone e diventa anche economico alla fine, perché il Barcellona del tempo o il Milan di Sacchi attirava le persone e diventa anche economico.

Quindi con un aggettivo come la identificerebbe la partita con la Juve?

Non è una partita di calcio, si è visto.

Quindi per fare un giudizio sul Milan, lei dove pensa che possa arrivare alla fine del campionato, anche se mancano tante giornate, però in proiezione, come la vede?

Mi auguro che possa arrivare quarta o quinta, purché le altre in qualche maniera rallentino.

Milan-Juventus, Fonseca

PAULO FONSECA PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Le prime quattro chi hanno dimostrato di essere fino adesso?

Napoli, Inter, Juve e Atalanta.
Per esempio l’Atalanta è un esempio virtuoso, di bel gioco con risultati, quello sì, quello è calcio.

Facciamo un giudizio flash sull’Inter, se lei potesse dire fino adesso come la vede l’Inter, se uno gli chiede

che tipo di squadra è l’Inter, brevemente cosa direbbe?

L’Inter è una squadra compatta che gioca a calcio, sanno cosa devono fare e in più è una squadra, con dei singoli eccezionali. Il Napoli di Conte oggettivamente è Conte, è grazie a lui che si hanno dei risultati, perché l’organico per confrontarlo con l’Inter è meno impattante dell’Inter, però è Conte.

Invece la Juventus di Motta?

La Juventus di Motta è in crescita, deve ancora trovare la quadra, comunque rimane lì in classifica, quindi se parliamo di risultati gli danno sufficientemente ragione fino adesso, poi però deve diventare come storicamente era la Juventus.

Invece l’Atalanta di Gasperini?

C’è spettacolo, il calcio.

Young Boys-Atalanta

LA FORMAZIONE DELL’ ATALANTA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

E poi per chiudere un’idea sulle tre squadre, Roma, Fiorentina e Lazio, come ha fatto fino adesso? Sulla Roma che pensa?

La Roma… purtroppo c’è confusione direi, se dovessi dare un aggettivo è confusione, peraltro non per colpa dei giocatori ma per tutto quello che è successo, perché è inaudito mandare via De Rossi, è quello che dicevo prima, c’è proprio uno sbilanciamento tra i manager e il gioco del calcio, lo spogliatoio.

I presidenti non hanno capito dove si trovano praticamente, perché hanno cambiato dopo quattro giornate, poi hanno ricambiato perdurando e ora hanno cercato una strada di pronto soccorso per risolvere la situazione, pensa questo lei?

Esatto, cosa che anche senza essere un calciofilo e senza discorsi da bar è intuitivo, De Rossi era seguitissimo dall’anno prima, che ha fatto benissimo, è il cuore di Roma, sa esprimersi, sa comunicare il proprio tipo di gioco, per poi scegliere che cosa? Deve andare migliorando chiaramente e Juric non era certo il nome adatto, bravissimo, però non era la piazza al momento adatto, è tutto sbagliato, è evidente voglio dire.

Forse con Ranieri si possono risolvere le cose soltanto per cercare di salvare il salvabile, secondo lei?

Sì, secondo me si tampona.

La Lazio di Baroni che all’inizio era criticata e invece sta facendo un ottimo campionato, come per dargli un giudizio veloce, quale sarebbe il suo?

La situazione è sorprendente perché l’alchimia Baroni, che comunque non ha allenato grandi squadre fino ad adesso e la campagna acquisti con pochi soldi, scegliere le pedine giuste con grandi sorprese, soprattutto in avanti, è sorprendente.

L’URLO ESULTANZA DI MARCO BARONI A FINE GARA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

E per chiudere, la Fiorentina di Palladino che dopo quattro partite aveva tre punti, a differenza di De
Rossi non è stato mandato via, ora è secondo in classifica?

Esatto, qui c’è stata una cura e un crederci nei confronti di Palladino che aveva già fatto bene a Monza, quindi aveva già dimostrato. La Fiorentina è comunque una piazza complessa, hanno creduto in lui giustamente perché dopo tre partite aspetti un attimo, non fosse altro perché si è arrivato tre partite prima, quindi un attimo e sta dimostrando veramente la grande… peraltro facendo crescere anche dei giocatori tipo Kean, si capisce che lì c’è un…

La perseveranza diciamo…

Esatto, la perseveranza, il crederci. Peraltro facendo gruppo, perché poi lo stare bene, il capire che cosa bisogna fare in campo fa sì che poi vengano risultati che poi fanno sì che uno ci creda di più e così via, si cerca, si crea un circolo vizioso che è positivo, è quello che è successo.

E quindi per chiudere, se lei dovesse salutarci con un pensiero sul Milan, lei cosa vorrebbe che il
Milan facesse?

Il mio pensiero è di stima e di incoraggio, come dico di solito con Capitan Ventosa, ancora di più in questo momento storico per il Milan, quindi di stima e di incoraggio a trovare la quadra che sia psicologica, sia tattica, vi auguro di trovarla, perché come adesso è
difficile.

Fabrizio Fontana alias Capitan Ventosa

Fabrizio Fontana nelle vesti di Capitan Ventosa

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