ll dirigente sportivo Walter Sabatini è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per svelare aneddoti e curiosità concernenti il suo nuovo libro “Il mio calcio furioso e solitario”, promosso dalla casa editrice Piemme, e fare il punto sulla stagione della Roma
Buongiorno Direttore, com’è nata l’idea del titolo del suo libro “Il mio calcio furioso e solitario”?
“Perché é il mio calcio… Il mio calcio è furioso, perlomeno lo è stato, e anche solitario. Io nel prendere decisioni sono sempre stato da solo, sempre.
Furioso perché é una mia caratteristica infatti ad un certo punto lo definisco furibondo.
Il titolo racchiude un pochino la mia essenza che poi si sviluppa nel contesto dello scritto, si capisce e si avverte questo mio modo di dire e di essere”.
Lei dice che è la storia di un uomo tormentata e controcorrente…
“Beh, questo lo dicono gli altri però immagino che sia la verità”.
Nel libro scrive che “C’è un cervello di sinistra e un corpo di destra”, ci spiega meglio che cosa voleva dire?
“Questo lo avevo detto in altre circostanze in conferenza stampa.
Vuol dire semplicemente che il cervello di sinistra media un po’ le situazioni perché riesco ad affrontarle con una certa freddezza e con un certo distacco.
Il corpo invece reagisce impeto, in maniera furiosa appunto, e quindi sono un animale mitologico.
Questa è una cosa che ho detto tanti anni fa, poi è rimasta in una mia biografia, é rimasta un po’ scolpita questa cosa”.
Quindi ha sempre vissuto questo modo un po’ tormentato che però le ha portato grandi risultati…
“Si, anche se io non sono molto soddisfatto della mia carriera e dei miei risultati, avrei potuto far meglio”.
La perfezione non è di questo mondo Direttore, però è stato riconosciuto da tutti come un grande esperto di calcio…
“Si, qualche cosa l’ho fatta senza dubbio”.
Cosa vorrebbe che la gente capisse leggendo questo libro, oltre i suoi meriti sportivi?
“No, non voglio che mi riconoscano qualcosa.
Ho voluto semplicemente raccontarmi, anzi in verità mi sono raccontato a mio figlio.
Questa è stata un pochettino, come dire, il trucco letterario”.
Infatti lei parla proprio di questo fatto, come una lettera a Santiago, suo figlio.
“Si, una specie di romanzo epistolare in cui io metto insieme e racconto frammenti della mia vita, tutta la mia vita, dall’infanzia fino ai giorni nostri.
Quindi mi metto un po’ a nudo senza pietà, è molto spontaneo e veritiero! Ci sono tutte le cose della mia vita, c’è molta Roma.
Ad un certo punto del libro dico a mio figlio: Le uniche cose reali della mia vita sei stato tu e la Roma.
Poi dico cose reali, cose che io ho vissuto con totale sentimento e con totale partecipazione.
Cose che non ho fatto con moltissime persone e di questo, in qualche maniera, mi pento”.
Forse non glielo hanno dimostrato ma comunque è sempre rimasto nel cuore dei tifosi della Roma, perché le emozioni che è riuscito a dare comprando dei giocatori che poco prima erano un sogno è difficile averle vissute in altri momenti quando Lei non era Ds, detto spassionatamente.
“Si, io l’ho avvertito e lo avverto tutt’ora perché ci sono state edizioni nella Roma che sono state spettacolari, che hanno divertito la gente e che hanno inorgoglito la gente, questa è la cosa che mi ha dato più soddisfazione!
Io ho visto i tifosi della Roma orgogliosi della propria squadra per un lungo periodo e faccio riferimento alla Roma delle 10 vittorie nelle prime 10 partite di campionato, faccio riferimento agli 87 punti di Spalletti.
Parti da una squadra spettacolare, da una squadra fortissima, e quello è stato per me il riconoscimento più grande, l’orgoglio dei tifosi romanisti!
Però adesso non posso fare più “polvere di stelle”, adesso è ora di pensare alla partita prossima della Roma contro il Feyenord”.
Lei cosa ne pensa, la Roma è nelle condizioni di passare il turno?
“Sono molto ottimista perché la Roma è una squadra scientifica, una squadra che sa quando e come colpire l’avversario.
Però la partita col Feyenord sarà molto complicata perché è una squadra, il Feyenord, che riesce ad addormentare le partite ma la Roma troverà le sue soluzioni perchè la Roma non subisce mai dall’avversario e lo colpisce più o meno quando vuole.
Però quando parti da un 1-0 dalla prima partita e nella doppia partita la situazione psicologica è anche molto complicata”.
Lei sarà allo stadio?
“No, io non vado allo stadio. Mio figlio non lo so, certo che lui vorrebbe andare perchè è un romanista… gli ho trasferito un sentimento.
Lui è un romanista estremo, quando gioca la Roma addirittura canta gli inni della Roma ma non di Venditti che è troppo moderno ma canta gli inni di Lando Fiorini!”
Avendo avuto un padre che è stato tanti anni nella Roma, gli ha trasmesso queste cose…
“Eh, lui è cresciuto con me alla Roma a Trigoria.
Il suo è un ricordo lucido e chiaro di quando lo portavo con me a Trigoria e vive in maniera romantica tutte queste cose come un ragazzo di 18 anni che attinge a un ricordo che è ancora molto vivo in lui, quindi canta le canzoni di Lando Fiorini!”
Lei pensa che in un futuro ci possa essere un ritorno di Walter Sabatini alla Roma? Lei lo vorrebbe o pensa che non sia possibile?
“Non è possibile e non ci penserà mai nessuno! Questa non è una proprietà che penserebbe mai a me per la Roma”.
E’ strano, perchè la pensa così in negativo?
“Perchè io vedo come agiscono e come si muovono quindi non ci sarà mai nessuna possibilità che io torni alla Roma e lo dico con molto rammarico però io sono sempre stato molto realista.
Voli pindarici io non ne ho mai fatti, sarebbe una gioia anche dura da sopportare perchè a volte la gioia procura dei guasti incredibili però non succederà.
Però sono contento lo stesso, spero che la Roma in questi anni a venire, e cioè subito, faccia i risultati che merita.
Per esempio penso che la Roma debba necessariamente, a parte superare il turno col Feyenord, pensare alla Champions in campionato perché ha tutte le possibilità di raggiungerla.
Sarebbe un passo veramente decisivo per ritornare ad una ribalta che la Roma merita.
Io mi fido di questa squadra perchè questa squadra, che gioca un suo calcio particolare… il calcio è scientifico!
Ovviamente voluto e studiato da Mourinho, non regalano mai niente, non prendono mai goal…”.
Mourinho è un po’ più pratico rispetto al calcio che Lei preferisce?
“Si, però quando le partite sono condite dalla vittoria…
Il calcio Bizantino, godibile e bello, diventa grigio quando tu comunque non vinci le partite.
Mentre invece mi sembra che tutte le partite sono esaltanti e questa è una caratteristica della Roma che gli auguro possa funzionare sempre.
Questo mese è decisivo per il futuro della società”.
Sicuramente sarà stato contento della vittoria della Conference dell’anno scorso che ha portato molta gioia ai tifosi?
“E certo! Perchè le vittorie si costruiscono anche con l’abitudine e col pensiero a vincere quindi la Roma ha già ottenuto un riconoscimento europeo e questo l’aiuterà in queste fasi dell’Europa League”.
Qualcuno ha snobbato questa coppa vinta dalla Roma come se fosse stata una coppa di Serie B invece è un titolo europeo…
“E’ un titolo europeo, non scherziamo!
Chi denigra una vittoria in Europa lo fa, credo, in cattiva fede e comunque lo fa per un indiscutibile sentimento d’invidia perchè un titolo europeo è pur sempre un titolo europeo!
Vero che è all’ultimo della gradazione delle competizioni europee però è pur sempre un titolo europeo!”
Si parte dal basso per poi salire...
“Anche per creare una mentalità vincente che è una cosa che serve alla Roma. Comunque mi sembra di vedere con certezza che Mourinho la stia instaurando.
Ecco, questa è una squadra che ha una mentalità vincente e che affronta le partite difficili sempre con lo stesso atteggiamento, non concede mai nulla all’avversario e le porta avanti a suo piacimento.
Quindi penso che sarà un bel futuro, ma quando dico futuro parlo del prossimo mese che sarà decisivo per le sorti”.
A cominciare da stasera anche se sarà molto difficile?
“Anche se è molto difficile.
Difficile non è solo il Feyenord come Club ma difficile è ribaltare i risultati.
Dover ribaltare un risultato ti costringe ad un comportamento in campo e quindi sarà un’impresa ma io sono certo che la Roma la farà l’impresa.
Magari soffrendo fino all’ultimo momento, magari andare ai supplementari o tutto quello che volete però io credo che la Roma farà l’impresa!”
Come giudica il suo rapporto con Luciano Spalletti e le sue qualità di allenatore in generale?
“E’ meraviglioso. Adesso hanno subito questa sconfitta dolorosissima, perchè il calcio non è un gioco ma il calcio è una tragedia.
Un risultato del genere per il Napoli è una tragedia anche se edulcorata da un timer che li porterà a vincere lo scudetto.
Basta che passano alcune giornate e qualche vittoria che edulcurerà questa dolorosissima eliminazione. La qualità e le caratteristiche di Spalletti non sono minimamente in discussione!”
E’ stato un peccato non aver vinto insieme, come lei dice, avendo fatto 87 punti…
“E’ stato un dolore che ancora oggi è vivo dentro di me perchè 87 punti son tanti ragazzi eppure non si è vinto!”
Poi c’è stata quella grande delusione che Lei ha cercato di nascondere, di far superare ai tifosi, con l’arrivo di Garcia e di quel bruttissimo episodio del Derby della finale di Coppa Italia…
“Questo è stato uno di quegli ostacoli difficili da superare e difficile da medicare. Siamo riusciti con Garcia e le 10 partite vinte consecutive al suo arrivo e dopo il giro di 2 o 3 mesi i tifosi hanno dimenticato quella sconfitta molto ma molto dolorosa nel Derby di Coppa Italia”.
C’era anche chi diceva che Lei era tifoso della Lazio non riconoscendo invece il valore del Professionista…
“Beh, anche chi lo ha solo pensato veramente è un uomo in cattiva fede perchè io mi consegno sempre alla società per la quale lavoro! Io sono stato un romanista, un romanista estremo e lo sono tutt’ora quindi”.
Infatti ne parla sempre bene della Sua esperienza
“E’ stata formativa per la mia vita, è stata decisiva per la mia vita anche sotto tutti gli aspetti”.
Gli è dispiaciuto non riuscire a portare un giocatore dalle qualità di Dybala?
“Assolutamente si, Dybala è un campione e chi lo ha preso è stato molto bravo.
In questo caso Thiago Pinto, è un giocatore che rende forte una squadra e ti dà sempre la speranza di poter vincere una partita con qualsiasi giocata, certo mi è dispiaciuto”.
La ringraziamo Direttore e speriamo di incontrarla alla presentazione del libro, è stato un piacere immenso.
“Grazie a voi!”
In collaborazione con il direttore editoriale Francesco Tripodi.
Aggiornato al 20/04/2023 16:59
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