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Evra: “Rispetto alla Juventus allo United una vacanza. E su Pogba…”

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Evra

Torna a parlare, in un’intervista, Patrice Evra: l’ex difensore della Juventus racconta alcuni aneddoti sulla sua esperienza in bianconero.

In un’intervista rilasciata ai microfoni di ‘Stick to Football’, l’ex difensore bianconero Patrice Evra è tornato a parlare, svelando alcuni aneddoti relativi al suo passato alla Juventus.

Di seguito le parole dell’ex calciatore francese.

Pogba

Paul Pogba of Juventus Fc during the Serie A match beetween Juventus Fc and Torino Fc at Allianz Stadium on February 28, 2023 in Turin, Italy .

“Gli dicevo: “smettila di pensare che la gente ti odia, è perché tu li rendi frustrati. Sei un animale, quando parti ‘box to box’ nessuno può fermarti”.

Sapete quante volte Allegri non voleva farlo giocare? Poi magari lui segnava un goal e veniva esaltato anche se aveva giocato male. È per questo che ho voluto allenarlo mentalmente. Posso fare l’esempio di quando ha giocato per la prima volta contro il Liverpool.

La sera prima della partita ero in collegamento FaceTime con lui e ho visto molte persone nella sua stanza e lui stava firmando le magliette, così gli ho chiesto se era pronto per la gara e lui mi ha risposto di sì.

Ricordo che è stato uno dei peggiori match che ha giocato, così ho parlato con lui dopo la gara e mi ha detto che avevo ragione e che non era concentrato”. 

Juventus-Manchester United: le differenze

Juventus

“Sarò onesto, nove anni al Manchester United sono stati come una vacanza rispetto alla Juventus. L’intensità del lavoro, di quelle sessioni di allenamento, è stato qualcosa che non avevo mai sperimentato prima nella mia vita. Dovevamo correre 4 km al giorno. Zidane ha detto di aver visto giocatori vomitare in campo durante l’allenamento, ai suoi tempi.

L’ho visto anche io e loro hanno dovuto comunque finire le loro corse. Dopo le partite di Champions League, anche allora, abbiamo fatto intense sessioni in palestra. Dopo le gare a Manchester i giocatori avevano un buffet, ma in Italia mi portavano una porzione grande e agli altri giocatori una porzione più piccola.

Così ho preso Pogba e l’ho portato in cucina e abbiamo visto che le foto di ogni giocatore erano codificate a colori per dare loro porzioni diverse.

Ogni due settimane facevamo le analisi del sangue, volevano sapere cosa mangiavi e andavano persino a casa tua per dire a tua moglie o allo chef cosa cucinare. Venivi multato se disobbedivi. Per me è stato fantastico ma non siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio”.

La finale di Berlino

“Per me prima della finale di Champions League contro il Barcellona, il modo in cui ci siamo allenati ci ha fatto arrivare stanchi. Ci guardavano in campo e durante l’allenamento ci dicevano di andare più veloce, erano in giro per il campo con i computer.

Tevez è stato un bastardo. Ha detto vieni, è fantastico qui, ma non mi ha detto niente che sarebbe successo questo. Il primo giorno ho visto gente con le valigie e sono rimasto confuso perché l’Apache non mi aveva detto che per le prime due settimane avremmo alloggiato nell’Hotel della squadra.

Gli ho chiesto perché non mi avesse parlato dell’intensità e lui ha detto: “Volevo che qualcuno morisse con me là fuori”.

Avevo 33 anni, quindi ho lottato i primi mesi, ma dopo mi sentivo come se potessi distruggere tutti. Il giorno della partita facevamo una vera e propria sessione di allenamento.

A dire il vero, quando ho visto quella squadra sapevo che avremmo vinto il campionato e saremmo andati almeno in semifinale di Champions League, ma non ho potuto dirlo per superstizione. Ringrazio loro perché hanno allungato la mia carriera e senza di loro non avrei giocato fino a 38 anni”.

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Violenza in Argentina: ecco cosa è successo al portiere del Boca Juniors

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Episodio di violenza negli stadi del Sudamerica: il portiere Leandro Brey del Boca Juniors, è stato ferito al collo da un pezzo di vetro durante il riscaldamento della partita contro Newells Old Boys.

Un episodio di violenza pre-partita

Durante il riscaldamento della partita tra Newells Old Boys e Boca Juniors, un evento spiacevole ha segnato la giornata. Leandro Brey, il portiere di riserva del Boca Juniors, è stato ferito al collo da un pezzo di vetro. Il pezzo di vetro è stato lanciato dalla curva che ospitava i tifosi della squadra avversaria.

Brey stava svolgendo degli esercizi pre-partita vicino alla porta quando è stato colpito. Nonostante la vistosa ferita e la fuoriuscita di sangue, il portiere ha continuato a riscaldarsi come se nulla fosse successo.

La violenza negli stadi del Sudamerica

Questo episodio, purtroppo, non è altro che un riflesso della situazione di ordinaria follia che si vive negli stadi del Sudamerica, in particolare in Argentina. Gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno e sembrano ormai essere diventati una norma piuttosto che un’eccezione.

Il calcio, che dovrebbe essere uno sport che unisce le persone, diventa spesso terreno di scontri e violenze sia dentro che fuori dal campo. Questo episodio, che ha visto come vittima un calciatore durante il riscaldamento, è un ulteriore monito sulla necessità di intervenire per garantire la sicurezza negli stadi.

Per altre notizie sul calciomercato, clicca qui.

Fonte: Gianluca Di Marzio.

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Materazzi: “Ibra il migliore per il campionato, non per la Champions”

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Materazzi

L’ex difensore dell’Inter, Marco Materazzi, intervistato da Rio Ferdinand ha ripercorso le tappe della sua carriera, parlando dell’esperienza con José Mourinho.

Intervistato al Rio Ferdinand Present, il programma del centrale ex Manchester United,  il 23 ex Inter ha ripercorso i momenti trascorsi con l’allenatore portoghese, sia quelli belli, sia quelli burrascosi.  

Materazzi

Roma’s Head Coach Jose Mourinho portrait during italian soccer Serie A match Venezia FC vs AS Roma at the Pier Luigi Penzo stadium in Venice, Italy, November 07, 2021 – Credit: Ettore Griffoni

Mourinho secondo Materazzi

Materazzi ha voluto subito tornare a dopo l’eliminazione in Champions ad opera proprio dello United: “Ha creato grande empatia nello spogliatoio, che è la cosa più importante, anche più della tecnica e della tattica. Quando siamo usciti col Manchester United agli ottavi ha deciso di restare all’Inter per costruire una grande squadra. In estate abbiamo preso cinque giocatori: Sneijder, Lucio, Milito, Thiago Motta, poi Pandev a gennaio. Dopo aver preso la decisione di restare, mi chiamò, me lo ricordo perché ero al supermercato con mia moglie, per dirmi che gli sarebbe piaciuto avermi in squadra. Dopo 2′ l’ho richiamato e gli ho detto: ‘voglio restare con te’ perché era una persona sincera, non diceva bugie”.

Impossibile poi non andare a scomodare il loro primo incontro: “La prima volta eravamo spaventati, nessuno parlava e lui allora disse: ‘Non siamo in chiesa’. Potete ridere e parlare, non era un mostro ma un nostro amico. In spogliatoio è una persona totalmente diversa, scherza e ride: una persona normale. Non potevi avere problemi con lui, è sempre stato autentico con tutti. Io non avevo bisogno di giocare ogni partita a 37 anni, ma volevo allenarmi forte per aiutare i miei compagni per essere pronti. E poi se non giocavi con Mourinho, il giorno dopo eri felice perché con lui non correvi”.

Psicologo Josè

Il buon Rio poi ha spostato il focus a livello quasi psicologico, chiedendo all’ex Perugia come avesse fatto Josè ha convincere Eto’o a fare il “difensore”. La cosa buffa è che, in tutto questo discorso c’entra anche Zlatan Ibrahimovic: “In estate Zlatan disse che voleva andarsene e che non avremmo vinto senza di lui. Quando eravamo, a Pasadena, in uno spogliatoio gigante di quella della NFL, Mourinho si alzò e disse di fronte a tutta la squadra: ‘Senza di te vinceremo tutto, ricordatelo’. Scrissi a Eto’o che con lui avremmo vinto tutto. Samuel era molto umile, quindi non gli importava la posizione in cui veniva schierato perché voleva semplicemente vincere”

A proposito di Zlatan ha voluto aggiungere: “È il migliore giocatore se vuoi vincere un campionato, non per la Champions. Kakà, Sheva, Iniesta, Ronaldo, Messi sono anche giocatori che fanno la differenza in gara secca. Zlatan ha molto ego, gli altri sono nulla. Il colpo che mi mandò all’ospedale in un derby? In quella partita parlò con Stankovic, ma per me non ci furono problemi. Una volta è uscito lui, una volta io, ma una volta conclusa la partita per me la faccenda è chiusa”.

Il Mondiale ed il Fenomeno

Ma chi è stato secondo Materazzi il giocatore più forte con cui ha Giocato?. La risposta è semplice per lui: “Per me R9 è il migliore con cui ho giocato. A mio parere era Cristiano e Messi insieme. Se un difensore gli diceva: ‘Ti ammazzo’, perdeva al 100%. Quando ha lasciato l’Inter, gli ho detto: ‘Ricordati che sei mio amico se giochiamo uno contro l’altro'”.

E sul Mondiale del 2006: “La gente mi conosce per la testata di Zidane, ma io preferisco essere ricordato per i due gol segnati in finale. A fine partita, Gigi Riva mi disse che avrebbe barattato quei due gol con tutti quelli che aveva segnato in carriera. Gli risposi che ero felice che lui fosse felice per me perché era una leggenda”.

Un rapporto, quello tra i due, di quelli che sono destinati a rimanere per sempre. E tutto questo tra due caratteri non proprio docili.

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Milan, con Paratici un tecnico italiano: Allegri, Conte e De Zerbi i candidati, la situazione

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Tottenham, Fabio Paratici milan

L’arrivo di Fabio Paratici al Milan sembra ormai imminente, con le ultime trattative a Londra che dovrebbero definire l’accordo nelle prossime 24 ore.

Come anticipato, il ruolo di direttore sportivo del club rossonero è praticamente a lui riservato, con i contatti con il CEO Giorgio Furlani già avanzati e una possibile firma imminente, forse già nelle prossime 24 ore.

Questo sembra confermare che il casting per il ruolo non sia mai stato un vero processo di selezione, ma piuttosto una corsa solitaria verso l’ingaggio di Paratici.

L’idea di Paratici al Milan implica un cambiamento significativo nel club, con l’intenzione di dotarsi di un team di lavoro ben definito, caratterizzato da un’impronta decisamente italiana. In particolare, l’allenatore rappresenta una delle scelte più delicate da fare, con più candidati in lizza per la panchina. Il Milan sembra intenzionato a dare fiducia a giocatori già affermati nella nazionale italiana, come Gabbia e Florenzi, allargando la base di giocatori italiani.

Anche se Paratici ha un forte legame di stima con Daniel Levy, presidente del Tottenham, la sua priorità è sempre stata il Milan, e la sua decisione di unirsi al club rossonero è ormai certa. Paratici, conoscendo bene i tempi del calciomercato, è già al lavoro per definire il futuro tecnico della squadra.

Milan, tre nomi in panchina

Italia conte

ANTONIO CONTE PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Attualmente, ci sono tre nomi in cima alla lista dei candidati per la panchina. Max Allegri, che recentemente ha avuto un incontro con Paratici, è visto come un possibile ritorno clamoroso al Milan, anche se nulla è ancora deciso. Antonio Conte è un altro nome caldo, e sembra essere il favorito di Paratici, sebbene la trattativa sia complessa. Infine, Roberto De Zerbi, pur restando una scelta più complessa, continua a essere un outsider molto apprezzato per il suo lavoro.

In sintesi, Paratici sta per fare il suo ritorno in Italia e, con lui, una nuova fase di cambiamento per il Milan, che si prepara a rinforzarsi con una strategia a lungo termine, cercando di valorizzare il patrimonio di talenti italiani e di rinvigorire la sua identità.

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