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F1: esplosivo il GP di Jeddah in Arabia Saudita

Formula 1, esplosioni a Jeddah: colonna altissima di fumo nero si è propagata da un impianto petrolifero molto vicino al circuito
Una colonna di fumo nero si è sollevata da un impianto petrolifero vicino al circuito di Formula 1 a Jeddah.
La colonna di fumo nero denso derivante dalla combustione di idrocarburi si è sollevata da un impianto petrolifero della Aramco, dopo la sessione di prove libere in Arabia Saudita.
Le prime ricostruzioni fanno riferimento a un attacco missilistico da parte dei ribelli sciiti dello Yemen (Houthi), che lo hanno rivendicato.
Formula 1, esplosioni a Jeddah non lontano dal circuito
I social per primi hanno documentato e riportato le immagini del fumo nero che si è sollevato dal luogo dell’attentato.
Oltre a questo anche un grave incidente ha turbato la giornata sportiva della F1.
Il pilota tedesco della Haas, Mick Schumacher durante le qualifiche è stato vittima di un brutto incidente, ma ha comunque rassicurato i fan attraverso i propri canali social.
Il figlio d’arte Mick Schumacher nel corso del Q2 è stato vittima di un brutto incidente tra le curve 12 e 13, andando a sbattere violentemente contro le barriere. La sua monoposto bianca con numero 47 è andata letteralmente distrutta, e la sessione di qualifiche si è interrotta per oltre un’ora.
Fortunatamente, il pilota tedesco ne è uscito incolume, ed è stato possibile vederlo sorridente su una barella mentre parlava con i sanitari accorsi in suo aiuto e altri membri dello staff, prima di essere trasportato in ospedale con l’eliambulanza per ulteriori accertamenti.
Nella notte, tramite social, l’annuncio che non prenderà parte alla gara di oggi.
In un successivo tweet ha dichiarato quanto segue: “Ciao a tutti, volevo solo dire che sto bene. Grazie per i messaggi di affetto che mi avete mandato. Mi sentivo benissimo con la macchina oggi, torneremo più forti di prima”.
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FIGC su Prandelli DT: “Assetto attuale non si tocca””

La FIGC smentisce le possibilità secondo cui Cesare Prandelli potesse entrare nell’organigramma della Nazionale come Direttore Tecnico.
Momenti concitati in Federazione: nelle ultime ore sono circolate voci che volevano l’ex allenatore della Nazionale Italiana Cesare Prandelli dentro l’assetto dell’Italia nella figura di Direttore Tecnico.

IL PRESIDENTE DELLA FIGC GABRIELE GRAVINA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Le parole della FIGC
“La Figc non ha in programma di nominare un direttore tecnico. L’assetto attuale con Luciano Spalletti Commisario Tecnico, Maurizio Viscidi Cordinatore delle Nazionali giovanili e Gianluigi Buffon sempre più coinvolto nel Club Italia offre piena garanzia per il presente e per il futuro”.
Il virgolettato, scrive l’agenzia LaPresse è da attribuire a fonti della Federazione Italiana.
La Federcalcio quindi smentisce l’ipotesi filtrata in giornata dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, circa una possibile futura nomina di Cesare Prandelli quale direttore tecnico della Nazionale.
Poi da Via Allegri, come riporta l’agenzia, hanno proseguito dicendo: “Peraltro nel programma di Gravina è previsto un innovativo progetto che unisce le competenze di Settore Tecnico, Settore Giovanile e Scolastico e Club Italia”.
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Italia, oriundi: Jorginho oggi non avrebbe ottenuto la cittadinanza

Italia-oriundi: cambia la situazione per gli oriundi. Alcuni giocatori ad oggi non avrebbero ottenuto la cittadinanza. Ecco i dettagli:
La normativa per l’ottenimento del passaporto italiano cambia. Se in passato molti giocatori, grazie a legami più o meno stretti, sono riusciti a ottenere la cittadinanza italiana e, di conseguenza, a vestire la maglia della Nazionale, oggi non sarà più così facile. D’ora in poi, infatti, sarà strettamente necessario avere almeno un genitore o un nonno di nazionalità italiana per poter ottenere la cittadinanza.
Negli ultimi anni, giocatori come Thiago Motta, Éder e Jorginho hanno indossato la maglia della Nazionale italiana senza particolari ostacoli, nonostante alcuni di loro avessero già rappresentato altre nazionali, come nel caso di Thiago Motta con il Brasile. Tuttavia, con le nuove regole ciò non sarebbe stato più possibile. Poichè a differenza dell’attuale capocannoniere del campionato, Mateo Retegui, che può vantare un nonno nato in Sicilia, questi giocatori non avevano legami familiari diretti con origini italiane, rendendo la loro eleggibilità non conforme alle attuali restrizioni.
Gli oriundi in Italia
Da Camoranesi a Retegui, passando per Éder e Thiago Motta, è interessante immaginare come sarebbero cambiate le carriere di questi giocatori senza il passaporto italiano. Per molti di loro, ottenere la cittadinanza italiana ha rappresentato una svolta cruciale, consentendo non solo di vestire la maglia della Nazionale, ma anche di costruire una carriera fortemente legata al nostro Paese.
Se da un lato la presenza di Fàbregas sulla panchina del Como potrebbe essere facilmente paragonata a quella di Motta, in virtù del fatto che entrambi sono nati all’estero e hanno avuto una carriera di alto livello, vestendo maglie prestigiose come quelle di Barcellona, Liverpool e PSG, ciò potrebbe costituire una conferma del fatto che, anche se Motta non avesse mai indossato la maglia dell’Inter o rappresentato la Nazionale italiana – per di più con il numero 10 sulle spalle – avrebbe comunque avuto buone possibilità di ottenere una panchina in una squadra italiana.
Storia diversa invece per Camoranesi, che ad esempio ha avuto una carriera straordinaria, culminata con la vittoria del Mondiale 2006, ma senza il passaporto italiano non avrebbe potuto scrivere il suo nome nella storia del calcio azzurro. Stesso discorso anche Per Éder, il cui passaporto italiano gli ha spalancato le porte per rappresentare la nazionale italiana e vivere momenti memorabili, come il gol decisivo contro la Svezia a Euro 2016.
Infine, Mateo Retegui, grazie al nonno nato in Sicilia, si trova in una situazione diversa: il suo legame con l’Italia è diretto e gli ha permesso di emergere all’interno della nostra Serie A, proseguendo la tradizione degli “oriundi” che hanno scritto pagine importanti del nostro calcio. Tuttavia, è difficile immaginare che, senza la chiamata di Mancini – che, in piena emergenza attaccanti, decise di convocare “El Chapita” – oggi figurerebbe al primo posto della statistica dei capocannonieri del campionato.
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Monza, per Izzo è finito il calvario: “La mia reazione alla sentenza? Un urlo liberatorio”

Monza, Izzo assolto pienamente per accusa di concorso in associazione camorristica “La mia reazione alla sentenza? Un urlo liberatorio, un urlo di felicità”
Dopo essere stato indagato con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva aggravata dal metodo mafioso, a seguito della presunta alterazione della gara di Serie B della stagione 2014/2015 Modena-Avellino, Armando Izzo difensore centrale del Monza è stato pienamente assolto. La notizia, arrivata dalla Corte d’Appello di Napoli, era attesa da ben 10 anni.
Intervistato ai microfoni del TG1 sulla Rai, Il giocatore del Monza ha espresso tutta la sua felicità e il senso di liberazione:
“ La mia reazione alla sentenza? Un urlo liberatorio, un urlo di felicità. Posso dire che adesso inizia la mia vita. È stata molto dura, molto difficile: sogni in grande, ma poi c’è stata questa vicenda. Si parlava di quattro-cinque anni di carcere”.

MATTEO PESSINA IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il giocatore era stato indagato da ben 10 anni per la possibile alterazione della gara di Serie B della stagione 2014/2015 Modena-Avellino, ma la Corte d’appello di Napoli ha deciso così di assolvere pienamente il giocatore specificando che “il fatto non sussiste“. Queste le sue parole. “Per me era bruttissimo, anche perché ho fatto tanti sacrifici per arrivare dove sono. Un po’ mi ha segnato, ma ora è una cosa che sta alle spalle. Voglio ringraziare mia mamma, mia moglie e i miei figli. Sono stati al mio fianco in tutti questi anni
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