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Fiorentina: al Dall’Ara Pjaca più vicino a Simeone
Bisogna cambiare, adesso più che mai. Contro il Bologna, infatti, Stefano Pioli starebbe seriamente pensando di spostare Marko Pjaca più vicino al fianco del Cholito Simeone, in modo da avere più libertà di movimento ed avere i giusti spazi per l’ultimo passaggio; anche l’argentino, tra l’altro, gioverebbe di questo cambiamento e potrebbe avere così più occasioni per segnare.
Chiesa sacrificato
Con questo cambiamento tattico, Chiesa verrebbe sacrificato sull’esterno in una sorta di 4-4-2 o 3-5-2 e non più di un fisso 4-3-3 in quanto questo modulo non ha dato molte certezze fino ad ora.
Oltre a questo, se la Fiorentina giocherà con la difesa a 4 partirebbe titolare dal primo minuto Laurini sulla destra con Milenkovic centrale, al contrario se a 3 ci sarebbe l’inserimento di Ceccherini.
Gilardino non dimentica Firenze
L’ex bomber della Fiorentina Alberto Gilardino ha rilasciato una lunga intervista su Sportitalia, da cui possiamo estrarre alcune importanti dichiarazioni come il fatto che per lui l’esperienza migliore da calciatore l’abbia vissuta proprio a Firenze e di come si sia trovato a meraviglia con i cross di Vargas e Pasqual. Sul suo goal più bello in riva all’Arno, Gila non ha dubbi: quello segnato ad Anfield contro il Liverpool allo scadere.
Frey ha pronta una sorpresa
Sebastian Frey è tornato a Firenze ed è stato subito intercettato da Fiorentina.it dichiarando la sua felicità nel tornare nel capoluogo toscano e che ha pronto un progetto interessante che costruisca una squadra di Leggende Viola con cui giocare in tutto il mondo. L’ex portiere viola ha inoltre confermato la sua fiducia su Lafont e si aspetta che Chiesa si carichi tutta la squadra sulle spalle.
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Roma, la Turchia chiama: due giocatori all’appello
Dopo il tecnico della Roma José Mourinho e Nicolò Zaniolo, altri due giallorossi potrebbero optare per un trasferimento in terre turche: la situazione.
La Turchia esercita un fascino irresistibile su allenatori e giocatori, anche in virtù delle maggiori chance di mettersi in mostra e di congrui stipendi.
Stando a quanto riportato dal Messaggero, due giocatori della Roma potrebbero farci un pensierino: con l’agente del primo sono già in corso dialoghi, l’altro sarebbe un obiettivo.
Roma, chi sono i due giocatori in odore di Turchia
Il primo risponde al nome di Paulo Dybala: dopo essere stato sul punto di partire per l’Arabia Saudita (per giocare all’Al-Qadsiah, ndr) la scorsa estate, la Joya potrebbe cedere alla tentazione di un trasferimento in Turchia.
Nel suo caso, al raggiungimento di ulteriori 7 presenze da minimo 45 minuti, scatterà il rinnovo autonomatico con il club giallorosso fino al 2026 con un incremento di stipendio fino a raggiungere quota 9 milioni di euro inclusi i bonus. I Friedkin, com’è noto, reputano la cifra eccessivamente alta e quindi potrebbero agevolare un eventuale trasferimento.
Il club che è interessato all’attaccante argentino è il Galatasaray, che la scorsa sessione di calciomercato aveva fatto una proposta, poi declinata, anche al compagno di squadra Nicola Zalewski.
Il procuratore del giocatore, Carlos Novel, è volato ieri in Turchia dove ha incontrato i dirigenti del club di SuperLig. Successivamente ha assistito al match contro il Trabzonspor, vinto 4-3. Dalla Turchia filtra ottimismo circa la possibilità che Dybala dica di sì.
Dybala è il principale obiettivo, ma non il solo
Il club turco ha mostrato interesse anche per il capitano della Roma Lorenzo Pellegrini.
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Crisi Milan, è tutta colpa di Fonseca? No, ma… | L’editoriale di Mauro Vigna
Crisi Milan, difficile chiamarla in maniera diversa dopo il pareggio di ieri contro il Genoa. Ma di chi sono le colpe? Tutte di Fonseca?
Noi tifosi lo sappiamo, quando c’è una stagione no, si cerca sempre un capro espiatorio. Colui al quale addossare tutte le colpe, o gran parte di esse. Nel nostro caso il colpevole sembra essere – e dico sembra – Paulo Fonseca.
Vero, analizzando i numeri, sono impietosi. Ottavo posto, idea scudetto morta e sepolta e rischio concreto di non qualificarsi per la prossima Champions League, a meno che non vinciamo questa edizione, e qui parte una grassa e fragorosa risata.
Ad oggi due sono i capri espiatori: Fonseca e Theo Hernandez. E uno è la conseguenza dell’altro, difficile dire chi ha iniziato prima a fare ripicche, ma il calcio, soprattutto la Serie A, non è l’oratorio, con tutto il rispetto. I giocatori guadagnano in un anno, quantomeno i top, quello che un italiano medio non guadagna in una vita, ergo la maglia va sudata. Il francese probabilmente usa la stessa casacca per più gare, non puzzando di sudore.
Tutta colpa di Fonseca? No…ma quando i risultati non arrivano – e non stanno arrivando – va cambiato l’allenatore. Di solito funziona così. Soprattutto se l’allenatore dimostra di non avere in mano lo spogliatoio e cerca continuamente alibi senza mai, e ripeto mai, fare un mea culpa, che potrebbe essere ristoratore in certi casi.
Per Fonseca la colpa è sempre di altri. Dei giocatori che non lo capiscono, che non corrono, che non si impegnano, che difendono male individualmente…fino ad arrivare all’attacco sugli arbitri. Ci sta tutto, ogni situazione va analizzata, ma cavoli…è mai colpa sua? E soprattutto, da luglio a dicembre, quanto tempo ha avuto Fonseca per provare a spiegare il suo calcio? Tra poco finisce l’anno e si vedono in campo ancora giocatori spaesati. Lo stesso Rafael Leao ha detto ieri di iniziare a capire il suo gioco. A dicembre???
Certamente, le colpe vanno divise con una dirigenza scriteriata, e vorrei dire di peggio, ma la censura avrebbe la meglio. Non è certamente colpa di Fonseca se la dirigenza davvero crede di avere una squadra da scudetto. Non è certamente colpa di Fonseca se la dirigenza non prende posizione su nulla. Non è certamente colpa di Fonseca quando il mercato è volto solo all’acquisto di giocatori low cost e poco utili alla causa. Non è certamente colpa di Fonseca se chiede di far restare Saelemaekers e dopo due giorni glielo cedono, mandando a scatafascio ogni idea di equilibrio in campo.
La mia opinione è che le colpe vanno divise equamente, ma allo stesso tempo non si può aspettare oltre. Serve un cambio in panchina, che sia Allegri o Sarri, rimarrei in Italia per scegliere un tecnico, senza andare a scervellarmi in soluzioni esotiche così gradite alla dirigenza perché costano poco. Ma ce lo vogliamo immaginare questo Milan con Antonio Conte in panchina? Ecco…pensiamoci subito e agiamo, consiglio da amico alla dirigenza.
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Milan, Allegri ha detto sì da tempo ma può non bastare: la situazione
Milan, da diverse settimane e ancora pochi giorni fa abbiamo scritto di contatti tra la dirigenza rossonera e il tecnico livornese. Andiamo a scoprire qui di seguito ulteriori dettagli.
Il flirt tra il Milan e Massimiliano Allegri ha origine da questa estate quando il tecnico, tramite il suo entourage, si propone direttamente ai rossoneri pochi giorni prima che la scelta propendesse definitivamente su Paulo Fonseca. Da lì i contatti a onor del vero non sono mai scemati, anzi hanno avuto un’escalation notevole in queste ultimissime settimane.
Allegri ha detto sì, la volontà è infatti quella di tornare ad allenare in Serie A ed è quindi disposto a prendere il Milan anche in corsa. I pro sono notevoli, è italiano e conosce a menadito il nostro campionato, conosce perfettamente anche gli ambienti e le dinamiche di Milanello, è in grado di sistemare la difesa oltre che gestire senza alcun problema i top player.
Tutto questo può bastare? Certamente no, la volontà del Milan non sarebbe quella di cambiare in corsa, ma è scontato che se nel breve non arrivassero risultati e punti un cambio sarebbe inevitabile. Tutto è quindi legato ai prossimi risultati, a partire da venerdì sera contro il Verona, importante crocevia.
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