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Fiorentina, Kean si racconta al The Guardian

Dalla Juventus alla Fiorentina, dove sta facendo faville: è Moise Kean, che si è raccontato in un’intervista al The Guardian.

Nove gol in 12 partite: sono gli ottimi numeri dell’attaccante Moise Kean, fresco di arrivo alla Fiorentina e oggi impegnato nel ritiro della Nazionale Italiana: lo vedremo presto in campo contro il Belgio.

Nel frattempo, il giocatore ha parlato dei propri trascorsi e del proprio presente a Firenze in un’intervista a The Guardian.

Fiorentina, l’intervista a Moise Kean

Il rapporto con la sua nuova casa e con la nuova tifoseria è molto positivo: “Le prospettive che ho. Firenze, come città, crede in me e questo mi ha dato quel qualcosa in più per migliorare e fare bene. Ho guardato alcuni video di Batistuta e Toni quando sono arrivato. Firenze è sempre stata una grande città del calcio e questo significa molto per me. I tifosi ti prendono davvero nel cuore. Ci tengono alla maglia. Ti danno calore assoluto “.

Alla Viola, il giocatore vuole “solo scendere in campo, segnare gol e qualsiasi cosa ne venga fuori, arriverà. Non mi pongo limiti”.

Sugli esordi della carriera

Kean ricorda il periodo ad Asti: “Ero a casa da solo e dovevo prendermi la responsabilità di me stesso. Mi piaceva ottenere una reazione dalla gente. Cercavo sempre di fare tunnel, fare step-over e fare spettacolo. È diverso quando arrivi in ​​Serie A. È più maturo. Ma ci sono ancora momenti in cui ho voglia di provare qualcosa e fare spettacolo.

Ecco perché la gente viene a guardare e paga i biglietti. I bambini vengono alle partite e devi intrattenerli. Ecco come la vedo io. Giocavamo tornei all’oratorio dove c’erano forse cinque dei miei compagni e giocavamo a calcetto. C’era una somma di denaro e se vincevi, te ne portavi via una parte. Diciamo che mettevi 5 € a testa per organizzare il torneo, e poi vincevi 5 € a testa. Ho giocato un po’ per il Senegal, per il Marocco, per il Perù e un po’ per l’Italia. Ero il più piccolo, c’erano discussioni”.

Sul passaggio alla Juventus

Così Kean: “La Juventus mi ha insegnato molta disciplina. Mi hanno preso dal nulla. Ero un ragazzino di strada e mi hanno insegnato molto. Ho lasciato casa presto e loro erano più di una famiglia per me. Mi hanno buttato in prima squadra a 16 anni ed è stato un sogno”.

Sulle esperienze negative

“Di tutte le esperienze che ho avuto, non mi sentirete mai dire che ne ho avuta una brutta. Trovo aspetti positivi in ​​tutte. Se non avessi trascorso quell’anno all’Everton, non avrei imparato le cose che ho imparato lì. Sono stato un po’ sfortunato. Ci sono andato pensando di giocare un po’ di più. Avevo 19 anni. Sono arrivato dalla Juve e pensavo di fare scintille. Sfortunatamente, non è andata così. Abbiamo cambiato tre allenatori quell’anno e mentalmente… era tutto nuovo per me.

Ero in Inghilterra, era un ambiente nuovo… L’Inghilterra mi ha fatto imparare molto su me stesso. Sono maturato molto. Quando sono arrivato lì non giocavo molto. Pensavo: ‘Come faccio a non entrare in questa squadra, all’Everton?’ Mentalmente, mi ha fatto evolvere. Non giocavo ed è stato nei momenti bui che ho capito che dovevo stringere i denti e allenarmi ancora di più. Poi è arrivata la possibilità di andare al PSG (in prestito), mi sono trasferito lì e ho tirato fuori tutto quello che potevo”.

Aggiornato al 14/11/2024 12:14

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Pubblicato da
Giulia Bucelli

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