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Genoa-Milan, non si placano le polemiche: ma Zangrillo di cosa si lamenta?
Genoa-Milan, una partita in cui è successo letteralmente di tutto, polemiche comprese. Ha fatto piuttosto clamore la presenza del presidente Zangrillo, oltre ovviamente alle sue parole
Un gol convalidato al Var, l’espulsione dei due portieri, Giroud che in porta salva il risultato, l’arbitro che blocca un’azione nitida da gol per il Milan. Basta oppure c’è bisogno di altro? Probabilmente basterebbe, senonché a buttare benzina sul fuoco nel dopo partita ci ha pensato Alberto Zangrillo, presidente del Genoa.
Presentatosi davanti alle telecamere risparmiando, a suo dire, una squalifica a Gilardino, Zangrillo ha denunciato l’uscita di Maignan come assassina. Inoltre non pago, ha definito la sua squadra come il povero Golia contro Davide, vittima dunque di qualsiasi ingiustizia da parte dei più forti.
Il gol di Pulisic è fin da subito sembrato regolare. L’arbitro, a mio dire giustamente, va a vederlo al Var. E convalida. Difficile come episodio, ma nessuna immagine ha saputo dimostrare il contatto con il braccio, né tantomeno il corpo di Pulisic cambia posizione durante il controllo del pallone.
Episodio successivo. Ora, ragioniamo un attimo per cortesia. L’uscita di Maignan, per quanto irruente, non è stata valutata come violenta. La differenza è molta. E quindi quale è lo scandalo? Dopo un cartellino rosso (corretto), non è ancora stata prevista la pena di morte. Ritengo che la pena per Maignan sia stata giusta, di più bisognerebbe riscrivere le regole del calcio (secondo Zangrillo).
Ma vogliamo parlare della seconda espulsione? Quella del portiere rossoblu Martinez? L’entrata in scivolata su Musah mi sembra del tutto volontaria, per non definirla assassina.
Se poi vogliamo, andiamo magari anche a vedere l’azione fermata dall’arbitro senza dare la regola del vantaggio? Vogliamo interpretare l’azione come non chiaramente da gol? Con due giocatori del Milan involati verso l’area avversaria, peraltro senza il portiere che si trovava in attacco? Ma su questo è regnato il silenzio più totale.
Non condanno l’andare davanti alle telecamere, ma probabilmente, per un’analisi precisa, necessita valutare tutti gli episodi, a favore e contro, non solo quelli contro. E soprattutto, a caldo e con la vena al collo, bisognerebbe fare un passo indietro.
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Amarcord Juventus: 28 anni fa la conquista di una Coppa illustre
Ventotto anni fa la Juventus vinceva il suo ultimo trofeo internazionale di primo piano: la Coppa Intercontinentale. Autore della vittoria un immenso Del Piero.
Il 26 novembre 1996 un gol di Alessandro Del Piero all’81’ regalò alla Juventus la Coppa Intercontinentale, l’ultimo trofeo internazionale conquistato dai bianconeri.
A Tokyo, nella gara secca contro il River Plate, fu proprio il numero 10 della Juventus a decidere una sfida che, secondo lui stesso, “avremmo dovuto vincere 5-0, non 1-0“. Quel gol, come ricordato da Del Piero nel suo libro Manualex, è uno dei momenti più belli della sua carriera: “Quando segnai il gol-vittoria non capii più niente”.
Juventus, la partita
La Juventus di Marcello Lippi scese in campo con un 4-3-1-2: Peruzzi; Torricelli, Ferrara, Montero, Porrini; Di Livio, Deschamps, Jugovic; Zidane; Del Piero, Boksic.
In panchina, tra gli altri, c’erano Tacchinardi, subentrato all’89′ per Zidane, Vieri e Padovano.
Dall’altra parte, il River Plate, guidato da Ramón Díaz, si affidava a una formazione piena di futuri campioni: Bonano; Hernán Díaz, Celso Ayala, Berizzo, Sorin; Monserrat, Astrada, Sergio Berti; Francescoli; Ortega, Cruz.
Particolarmente interessante era la sfida tra i due numeri 10: Del Piero per la Juventus e Ortega per il River.
“Due giorni prima mi avevano comunicato che la regia giapponese avrebbe dedicato telecamere speciali a noi due”, ha raccontato Del Piero, aggiungendo che la notizia lo aveva riempito di responsabilità.
A distanza di 28 anni, quella Coppa Intercontinentale rimane l’ultimo trionfo internazionale importante della Juventus. All’epoca, la Coppa si assegnava in una gara secca tra la vincitrice della Champions League e quella della Copa Libertadores, mentre oggi si disputa il Mondiale per Club, un torneo con un format completamente diverso.
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Piqué: “Oggi ci sono troppe competizioni con tante partite”
L’ex centrale del Barcellona Gerard Piqué ha parlato del problema delle troppe partite che portano poi a troppi infortuni, proponendo una sua soluzione.
Il tema delle troppe partite è ormai al centro della critica sportiva: sono tanti gli allenatori, i presidenti e gli addetti ai lavori in generale che si lamentano dei troppi incontri ravvicinati. Questi sono la principale causa dei tanti infortuni, poiché il fisico dei calciatori è sottoposto ad un forte stress circa una volta ogni 3 giorni e sono più esposti a problemi fisici.
Di questo delicato argomento ha parlato anche l’ex difensore del Barcellona Gerard Piqué, il quale ha delle idee molto chiare in merito. Lo spagnolo è sempre stato un personaggio di spicco sia dentro che fuori dal campo, dicendo sempre la sua opinione e mettendoci la faccia anche nei momenti o su argomenti più delicati.
Le parole di Piqué
La principale soluzione al problema delle tante partite secondo Piqué, è quella di ridurre i campionati a 16 squadre, in modo tale da avere meno giornate da disputare.
Le sue parole: “Credo che ridurre il numero delle partite aiuterebbe i giocatori a riposarsi di più, quindi a meno infortuni, e non arriverebbero così stanchi alle partite importanti. Dobbiamo fare in modo che questi incontri siano unici, speciali.
Oggi ci sono troppe competizioni con tante partite. Questa è una delle proposte che, dopo il dibattito, è stata adottata da dirigenti e giocatori. È complicato da organizzare perché le organizzazioni vogliono che ci siano molte partite. UEFA, FIFA… nel mondo del calcio ci sono diverse organizzazioni e ognuna guarda ai propri interessi. È complicato trovare un accordo comune“.
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Milan, esclusione di Leao: scelta tecnica o reale infortunio?
Milan, la gara di questa sera rappresenta uno snodo importante, si cercano obbligatoriamente i tre punti contro una squadra non irresistibile.
Il Milan questa sera cerca la vittoria a Bratislava contro lo Slovan. Non sono più permessi passi falsi, Paulo Fonseca per mangiare il panettone a Natale dovrà vincere e convincere durante le prossime due gare.
In queste ultime ore si è parlato di un Rafael Leao il quale partirà dalla panchina. In effetti il portoghese è uscito malconcio dalla gara contro la Juventus in evidenti difficoltà ad appoggiare a terra il piede destro.
Tuttavia, voci che ci arrivano direttamente dal campo, Leao sembra essere recuperato, ma Fonseca, forse in via precauzionale, opterà per Noah Okafor dal primo minuto inserendo magari il portoghese in un secondo momento qualora le cose non dovessero prendere la giusta piega.
Pare piuttosto curioso che Fonseca in conferenza stampa non abbia fatto menzione dell’infortunio, quindi l’esclusione di Leao può essere catalogata alla voce scelta tecnica.
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