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Guardiola: “Non ho ancora deciso il mio futuro. In Italia solo se…”
Guardiola è stato ospite in Italia insieme all’ex compagno Baggio al programma di Fabio Fazio. Leggi con noi le parole dell’allenatore del Manchester City.
Nella puntata di Che Tempo che Fa sono stati ospiti il duo Baggio-Guardiola, ex compagni di squadra nel Brescia nel 2003. Entrambi hanno ricordato con affetto Carlo Mazzone, il loro allenatore, scomparso nel 2023. Il catalano ha poi scherzato sul suo futuro, aprendo alla possibilità di allenare in Italia, ma a una condizione.
Le parole di Guardiola
L’esclusiva in televisione.
“Perché non compaio in televisione? Perché parlo sei volte a settimana in conferenza stampa e lo so che magari non si dice tanto lì ma questa è anche una critica ai giornalisti che tanto possono chiedermi tutto quello che vogliono. Sto bene, sono un po’ stanco nel mio lavoro, a volte, lo siamo tutti. Ma il calcio mi piace tanto, tantissimo. Per me è un piacere essere qua e in Italia”.
Sul Triplete.
“Ne ho vinti due? Beh sono molto bravo. Ho avuto fortuna a Barcellona, la squadra del mio cuore. Ma sono stato in 3 grandissime squadre nella mia carriera”.
Su Cruijff.
“Uno nella vita devo trovare le persone giuste al momento giusto, io non mi immagino la vita calcistica senza la figura di Johan Cruijff. Mi ha insegnato tantissimo di tattica, ma anche di intuizione. Lui era bravissimo in questo. Era un genio. Mi ha fatto innamorare del calcio. All’intervallo a volte diceva ‘Stiamo giocando male perché correte troppo’. Non vedo una mia carriera senza di lui, è stato fondamentale”.
L’esperienza al Brescia
Su Mazzone.
“La prima volta che l’ho visto ho pensato: Ma questo è il mio allenatore?!. Era quando era andato a correre sotto la curva dell’Atalanta. È un allenatore di vecchia scuola, di pelle, di umorismo. La prima volta mi aveva detto che non mi voleva. Consiglio a tutti di muoversi, di spostarsi. Non avessi lasciato Barcellona, non avrei conosciuto Mazzone”.
Su Baggio.
“Quando parlo di lui mi emoziono. Era il più forte, l’ho conosciuto che aveva un ginocchio che pareva una lavatrice. Mi sarebbe piaciuto giocare più anni con lui. Poverino, non si poteva muovere ed era il più forte. Posso solo immaginare nel suo prime. Poi è una persona solare. Roby ha conquistato l’ammirazione, non è soltanto il giocatore, è oltre. Non penso che in Italia ci sia un posto dove non lo si ama. Chiunque gli vuole bene, che sia interista, milanista, juventino. Ogni volta che cercavo un uomo libero, lui era sempre lì, non so come facesse. È stato un periodo bellissimo, vengo sempre in Italia e con piacere.
A lui venivano concesse più cose ma era giusto così perché, come poi ho capito anche da allenatore, non si possono trattare tutti allo stesso modo. Ci sono giocatori che fanno eccezione come lui. Sono arrivato e lui era già lì. Mi ha accolto lui e gli altri al meglio. Giocavo in una realtà diversa, non mi sono mai pentito anche se eravamo una squadra di metà classifica. Quando si vinceva era una gioia. Era una squadra fortissima e ci divertivamo. Pensavo Roby fosse una stella, avesse un carattere particolare e invece era sempre solare”.
Il Passato e Futuro di Guardiola
Sulla finale contro la Sampdoria.
“Nel 1992 ho battuto la Sampdoria in finale di Champions. Mi sono pentito? No, mai un secondo, era la prima Champions del Barcellona. Sono un fenomeno a ballare ma ho un senso della vergogna molto alto. Magari ballerò con te per farmi perdonare della sconfitta alla Sampdoria”.
Su Messi.
“Prima devi conoscere un giocatore di questo livello per trarne il meglio. Stiamo parlando del giocatore più forte di tutti i tempi, forse è una mancanza di rispetto per Pelé, Maradona, lo so. In quel momento le stelle si sono allineate. Ma quello che ho visto da lui, questa continuità ogni giorno in allenamento e ogni tre giorni in partita per 15 anni. Non ho mai più visto nulla di simile. Lo vedevo ogni giorno. Siamo stati fortunati a vederlo, succede una volta nella vita come con Tiger Woods o Michael Jordan. Messi era la grande bellezza”.
Sul futuro.
“Devo riflettere, non ho ancora deciso. Ct dell’Inghilterra? No. Se avessi deciso, l’avrei già detto. Tutto può essere nella vita, tutto può succedere. Non so neanche io dove allenerò. Se Baggio mi fa da assistente, allora vengo in Italia. Dovessi venire in Italia dove andrei? Beh il Genoa è forte”.
Sulla Champions.
“Non vorrei incontrare in Champions il Barcellona. Questo club è stato tutto per me, trovarla non mi farebbe piacere. Nuova formula? Non ci ho capito nulla neanche io. Vediamo, alla fine di questa stagione magari si potrà fare un bilancio”.
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Juventus, anche gli Agnelli coinvolti nel caso dei conti spiati
Si colora anche di bianconero il caso dei conti bancari spiati dall’impiegato di banca Vincenzo Coviello. Coinvolti anche la Juventus e Andrea Agnelli.
Il caso dei conti privati spiati dal bancario di Bitonto continua a far discutere. Per chi non avesse letto i giornali e acceso la televisione nell’ultima settimana, ha fatto scalpore la scoperta che un impiegato, tale Vincenzo Coviello, spiava abitualmente i conti bancari di alcuni dei clienti più illustri della banca per la quale lavorava, vale a dire Intesa Sanpaolo.
Lavorava, sì, perché ovviamente è stato sollevato dal suo incarico. Colpevole di aver dato una sbirciata a conti appartenenti a figure politiche di primo piano – tra le quali figura anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni – ma anche a celebrità in altri campi. Tra questi, anche in campo calcistico.
Pare che una passione di Coviello, infatti, sia proprio il calcio. Lo si evince da alcuni dei conti spiati nel tempo: quelli di Francesco Totti, Diego Armando Maradona quest’ultimo nel 2023, i Campioni del Mondo del 1982 Fulvio Collovati, Marco Tardelli e di Aldo Serena.
Tra questi, spuntano a sorpresa anche i conti della Juventus e di Andrea Agnelli.
Nel complesso, il bancario ha effettuato ben 6.637 accessi non autorizzati tra febbraio 2022 e aprile 2024. Ora si cerca di capire se abbia agito da solo o con la complicità di altri, e se abbia condiviso le informazioni riservate raccolte.
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Juventus, anche McKennie ha problemi fisici: Le condizioni del centrocampista
L’esclusione di Weston McKennie dal match amichevole tra USA e Panama ha suscitato preoccupazioni, soprattutto in casa Juventus.
Il commissario tecnico degli Stati Uniti, Mauricio Pochettino, ha spiegato che McKennie ha saltato la partita a causa di problemi fisici, sebbene non di grave entità.
Il centrocampista texano, classe 1998, è da tempo alle prese con un infortunio alla spalla, che lo ha costretto a giocare con un tutore, ma questo non gli ha mai impedito di scendere in campo.
Pochettino ha dichiarato: “Lo proteggeremo. È arrivato con alcuni problemi non grandi ma con alcune situazioni scomode. Torna col Messico? Se crediamo che sia al 100 percento senza rischi, potrebbe essere titolare, ma non vogliamo correre rischi.”
In casa Juventus non c’è grande preoccupazione al momento, ma le condizioni del giocatore saranno monitorate attentamente, soprattutto considerando l’imminente sfida di Serie A contro la Lazio, in programma il 19 ottobre all’Allianz Stadium.
Bisognerà attendere per capire se McKennie salterà anche il prossimo match contro il Messico o se tornerà regolarmente in campo, per poi rientrare a disposizione di Motta.
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Matri, niente ritorno in campo: il motivo
Matri dovrà rinunciare a tornare in campo, non potrà aiutare la Graffignana, società della seconda categoria lombarda.
Una norma federale impedisce all’ex attaccante di Milan, Cagliari, Juventus, Fiorentina, Lazio, Sassuolo, Genoa e Brescia a tornare in campo a quattro anni dal ritiro. Aveva accolto con entusiasmo la richiesta della società del suo paese, fatta di amicizie e conoscenze.
Lo stesso Matri, attualmente opinionista tv, a spiegare su Instagram il motivo:
“Purtroppo non potrò tornare a giocare. Ho accettato con molto piacere l’invito dei miei amici della Graffignana, il mio paese natale, ma esiste una norma che impedisce il tesseramento, se si è iscritti all’albo degli allenatori professionisti. Non voglio assolutamente polemizzare, avrei fatto sicuramente una brutta figura, ma voglio sensibilizzare questa tematica. Può capitare di giungere a trent’anni e non riuscire a trovare squadra, a questo punto si pensa subito di restare nel settore frequentando corsi di allenatore”.
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