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Ibrahimovic al veleno: “Juventus, Milan e Inter, vi racconto la verità”

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Zlatan Ibrahimovic, intervistato dalla Gazzetta dello Sport a margine di un evento, ha parlato dei tre club italiani dove ha militato

Ha iniziato con la Juventus.

“Questo è il mio primo club italiano. Mi volle Capello, che mi insegnò ad essere più vicino alla porta, ed a far molti più gol rispetto all’esperienza all’Ajax”.

Ha poi parlato della parentesi calciopoli.

“La Juventus ha vinto 38 scudetti sul campo. Il resto sono cose che fanno sorridere. Io avevo l’abitudine di uscire per ultimo dal tunnel degli spogliatoi. Davanti a me c’erano Buffon, Thuram, Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi, Emerson, Viera, Nedved, Del Piero, Trezeguet. Avevamo bisogno di cosa? Vedevo gli avversari al nostro fianco, le loro facce che non erano sempre tranquille. Eravamo semplicemente i più forti, una squadra di grandi campioni”.

Ibra ha poi virato sull’esperienza all’Inter.

“Mino chiuse con loro, perché in quel momento il Milan non poteva chiudere l’affare. Quando ero al Barcellona incontrai l’Inter in semifinale. Eravamo più forti, ma andò male. Se all’epoca ci fosse stato il Var, probabilmente avremo scritto un’altro finale. È andata cosi …”.

Infine Ibrahimovic ha chiosato sul Milan, il club a cui è certamente più legato sentimentalmente.

“Sono stato due volte al Milan. Una famiglia, la sento casa mia. Lo scudetto del 2022 è il più bello della mia carriera. Ne ho vinti molti, ma quello è il migliore”.

Ibrahimovic

Lo svedese ha anche spiegato per bene il perché di quel gusto diverso, particolare.

“Quello è stato l’unico scudetto vinto, con una squadra che non era annoverata tra le favorite. Abbiamo fatto tutto piano piano, cementando un gruppo che aveva  pochissime stelle. Alla fine abbiamo vinto, e quando ho visto tutti piangere per la gioia, ho capito che avevamo fatto una grandissima impresa”.

Insomma Ibra non è mai banale, i suoi sono racconti molto piccanti e ricchi di sorprese.

 

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Oltre il calcio: la conversione di Roberto Firmino

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Oltre il calcio: Roberto Firmino

Per la rubrica Oltre il calcio vi raccontiamo ciò che è successo a Roberto Firmino, punta centrale dell’Al-Ahli che ha deciso di cambiare radicalmente vita.

È proprio il caso di dirlo: l’attaccante brasiliano Roberto Firmino ha capito qual è la sua missione nella vita. E non ha a che fare con il calcio.

O meglio: Firmino non sta dicendo addio al calcio, non ancora. Ma ha dato una svolta alla propria vita spirituale decidendo di intraprendere una strada inconsueta: ha deciso di diventare pastore evangelico.

Il giocatore, 32 anni, resta comunque vincolato all’Al-Ahli, il club arabo che l’ha acquistato dal Liverpool la scorsa estate. Nella sua carriera di giocatore, fino ad oggi, ha preso parte a 587 partite, segnato 177 gol e realizzato 118 assist.

La svolta spirituale di Roberto Firmino

Evidentemente il mondo del pallone non gli bastava. Nel suo percorso è accompagnato dalla moglie Larissa Pereira, che ha presenziato con lui alla cerimonia che lo ha consacrato pastore evangelico lo scorso 30 giugno.

Stando a quanto riportato da Globo, la cerimonia si è svolta nella Chiesa Manah di Maceió, la città brasiliana in cui è nato.

Il giocatore ha condiviso il momento sui propri social, momento culminante di un percorso iniziato ufficialmente nel 2020, quando fu battezzato dal connazionale Alisson in una piscina, come previsto dal credo evangelico.

Questo il messaggio affidato da Firmino ai social: “Fin dal nostro primo incontro con Cristo, un desiderio ha bruciato nei nostri cuori. Vogliamo che le persone sentano questo amore che ci ha raggiunto. Ora abbiamo un altro desiderio e una responsabilità: diventare pastori per conto di Dio”.

Tuttavia, per lui, la carriera calcistica all’Al-Ahli sembra destinata a continuare. Almeno per ora.

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Cafu: “Al Milan mancano calciatori d’esperienza, e sul tema razzismo…”

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Milan

L’ex calciatore di Milan e Roma Cafu, ha parlato ai microfoni de ‘Il Messaggero’, facendo il punto su alcune tematiche legate al Club rossonero e non solo.

Le parole di Cafù

cafù, Milan

Di seguito le parole dell’ex calciatore brasiliano di Milan e Roma Cafù, rilasciate ai microfoni de Il Messaggero, relative a diverse tematiche legate al Club rossonero e non solo:

“Grandi cambiamenti in casa Milan? Sì, perché nel giugno 2023 è andato via Paolo Maldini.

Prima di lui era già andato via Boban. Ora devono lavorare e cercare di capire come riportare il Milan ai livelli di un tempo.

Una squadra che faceva paura a tutte. Ibrahimovic? Zlatan è stato un grandissimo giocatore e ora in questo ruolo può far bene.

Cosa manca? Mancano Dida, Cafù, Nesta, Maldini, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Inzaghi. Dai, ora si scherza, ma è per dire che mancano quel tipo di giocatori.

E forse al Milan mancano calciatori con esperienza, che si acquisisce giocando la Champions e le Coppe Europee”.

Chiosa finale sul tema delicato ed importante del razzismo:

“Io non ho mai avuto problemi ma alcuni miei amici sì.

L’iniziativa dà potere agli individui e ci ricorda che apparteniamo tutti alla stessa squadra: la razza umana. Questo è il nostro obiettivo”.

 

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Milan, Morata non è l’alternativa a Zirkzee: i piani della dirigenza

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Milan, stiamo assistendo a un rally di mercato per arrivare al forte attaccante olandese. Il nome di Morata in questi ultimi giorni sembra un po’ confondere le idee dei tifosi rossoneri. Facciamo qui di seguito chiarezza.

Il Milan ha come obiettivo primario Joshua Zirkzee. Sappiamo che l’attaccante olandese ha chiesto di valutare il tutto dopo gli Europei, tuttavia i dialoghi con l’agente Kia Joorabchian stanno proseguendo.

Nelle ultime settimane ci sono stati anche dialoghi per Alvaro Morata, attaccante particolarmente gradito da dirigenza, tecnico e tifosi. Zlatan Ibrahimovic avrebbe parlato direttamente sia con il procuratore che col giocatore stesso. La clausola rescissoria intorno ai 15 milioni è del tutto alla portata del club di Via Aldo Rossi.

Ma qui serve fare chiarezza, Morata non è l’alternativa a Zirkzee. O meglio, non sarà lo spagnolo l’attaccante titolare qualora non dovesse arrivare il classe 2001 olandese. In quel caso infatti il Milan si fionderebbe su altri profili già individuati e Morata sarebbe una punta aggiuntiva.

In caso di arrivo di Zirkzee, il Milan si riterrebbe soddisfatto e difficilmente andrebbe a spendere ulteriori soldi per un’altra punta, se non con la formula del prestito secco, o con diritto di riscatto.

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