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Ibrahimovic, amore ed odio con gli allenatori:” Capello? Mi distruggeva mi buttava giù e mi tirava su”

Ibrahimovic, durante la sua lunga intervista rilasciata a Piers Morgan, l’ex attaccante rossonero ha toccato diversi temi della sua lunga carriera. Ci soffermeremo qui di seguito sul rapporto con tre allenatori i quali, a loro modo, hanno cambiato la vita e la personalità del giocatore.

Un rapporto non sempre idilliaco con i vari allenatori i quali hanno avuto l’onere, ma anche l’onore, di allenare una personalità forte, ma soprattutto un calciatore straordinario come Zlatan Ibrahimovic.

Avere lo svedese tra le proprie fila voleva dire prendersi il pacchetto completo, chi lo ha capito, ha saputo ottenere il massimo da lui. C’è però qualcuno che ha avuto i meriti di formarlo come uomo, più che come calciatore. Questo è Fabio Capello, un allenatore severo, ma giusto. Passeremo poi a Pep Guardiola, più ombre che luci il loro rapporto, fino ad arrivare a José Mourinho con il quale è rimasta ancora oggi una grande amicizia.

Le parole su Don Fabio:” Uno della vecchia scuola, molto duro. Mi distruggeva ogni giorno, mi buttava giù e mi tirava su ed è così che ha creato la mia mentalità in campo. Non mi ha mai fatto sentire soddisfatto. Io ero giovane, mi nascondevo tra grandi giocatori come Cannavaro e Vieira, lui urlava il mio nome. Così è nato il soprannome Ibra. Era divertente, ma anche dura per me, ogni giorno così, era la mentalità della vecchia scuola

Il rapporto con Guardiola:” Io credo che Guardiola sia un allenatore fantastico. Negli ultimi dieci anni è arrivato sempre primo o secondo, mai terzo. Però dovevo avere a che fare con la persona, 

io gli dissi – se non vado bene per te, dimmelo e tolgo il disturbo – Ricordo che al primo incontro mi disse che in allenamento i giocatori non venivano in Ferrari. Alla fine andai da lui, un dialogo amichevole, volevo più spazio. La partita successiva vado in panchina, la seconda e la terza idem. Si era offeso perché gli avevo detto che secondo le mie caratteristiche mi serviva più spazio. Alla quarta partita mi sono ribellato, ho preso la mia Ferrari e ho parcheggiato davanti al suo ufficio. Vuoi giocare col fuoco? Ti bruci”.

Poi ha conosciuto Mourinho:” L’ho conosciuto quando ha vinto la Champions con il Porto. È venuto in Inghilterra e faceva un sacco di rumore, ma ha fatto tutto quello che aveva detto. Non è arroganza, ma fiducia. Lui ci crede davvero, è schietto. Io sono così. Venivo da Capello, l’ho incontrato all’Inter, è stato tutto diverso. Ogni allenamento una cosa nuova, ti guardava e diceva Avrete una chance, una seconda no. Era diretto, ti faceva sentire forte, ti fa lottare per lui. Ti motiva ed è un vincitore. Saprebbe più cose di me di quante ne sappia io stesso. È forte”.

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Pubblicato da
Mauro Vigna
Tag: Milan

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