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Il “miracolo” Giordania: fra il calcio e la guerra in Medio Oriente

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Dalla guerra dei sei giorni a riparo per i rifugiati iracheni a causa del bellicismo americano: mai la Giordania aveva giocato una finale di Coppa D’Asia.

La Giordania fa la storia

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“.

Il prossimo 10 Febbraio la Giordania sfiderà il Qatar, che ha battuto l’Iran per tre a due nell’altra semifinale della competizione, ed è la prima volta che la nazionale giordana disputa la finale della Coppa D’Asia.

La squadra allenata da Houcine Ammouta ha battuto per due a zero la Corea del Sud di Son e dell’ex-Napoli Kim, oltreché allenata dall’ex attaccante di Inter e Sampdoria (fra le altre) Jurgen Klinsmann.

Le reti decisive sono state segnate da Al-Naimat e dalla stella della squadra, ovvero Musa Al-Taamari: attaccante del Montpellier.

La nazionale giordana, attualmente 87esima nel ranking FIFA, non ha mai disputato la fase finale di un campionato del mondo e fra pochi giorni avrà la possibilità di alzare per la prima volta un trofeo.

Il Medio Oriente fra politica e calcio

Dal 1967 la Giordania e la Cisgiordania sono due territori distinti e separati. Motivo per la quale la prima finalista della 18esima edizione della Coppa D’Asia non è toccata dalla questione mediorientale: considerata quasi una “oasi di stabilità” nel delicato quadro geopolitico del Medio Oriente.

Dopo la fine dell’Impero Ottomano, il Regno Unito fondò lo stato fantoccio della Transgiordania per utilizzarlo come avamposto britannico in Medio Oriente.

In seguito al Trattato di Londra del 1946, la Giordania divenne indipendente e assunse la conformazione che mantiene ancora oggi.

Questo se si eccettua la parentesi quasi ventennale (1949-1967) in cui annesse la Cisgiordania. Uno dei territori che attualmente le milizie israeliane occupano e colonizzano illegalmente e che hanno fatto proprie al termine della guerra dei sei giorni.

Proprio per via del suo status estatico, la Giordania viene spesso scelta dai rifugiati di guerra come meta per i fenomeni migratori.

La Giordania sta accogliendo rifugiati palestinesi, più di due milioni secondo l’ultimo censimento del 2015, ma è stato anche punto di ritrovo per gli iracheni (fuggiti dopo l’invasione americana) e per i siriani.

Aggiornato al 08/02/2024 9:18

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Pubblicato da
Marco Palleschi Terzoli

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