Durante il derby Inter-Milan il tifoso Milanista Alessio Guidotti di anni 21 ha invaso il campo di calcio fermando il gioco. Le linee guida per disincentivare tali azioni, hanno proibito alle reti televisive di trasmettere l’invasione di campo per evitare di dare visibilità a questi soggetti.
Purtroppo durante l’invasione pacifica di campo da parte del tifoso milanista oltre agli olè in coro, ad ogni placcaggio degli steward andato a vuoto, ad un certo punto si sono sentite anche urla e grida di ammonimento da parte dei tifosi allo staff della security per evitare di fare del male al ventunenne.
Fortunatamente molti sono stati i tifosi a riprendere l’accaduto.
Nel dettaglio
Il tifoso all’ennesimo placcaggio è stato fermato e bloccato faccia a terra, con un’addetto che gli tirava i capelli, due che gli bloccavano la schiena e le gambe, in ginocchio su di lui, ed un altro che gli tirava pugni nel fianco e dietro la schiena, portato fuori dallo stadio è stato sottoposto a Daspo.
Intervistato queste sono state le sue parole: “So di aver sbagliato, ma l’ho fatto per una cosa importante. Era una protesta per il lavoro precario di giovani come noi che lavorano per pochi soldi e per contratti di poca durata. Sabato prima della partita stavo servendo di fretta. Dove c’è il ristorante, c’è la vetrina che fa vedere lo stadio. Erano entrati i giocatori e mi sono fermato un attimo”.
Un ragazzo mi fa: ‘Tu sei qua per servire, non sei qua per distrarti e guarda la partita. Quand’è che ci porti i piatti?”
“Non gli rispondi male perché sei lì a fare il professionista, sei un cameriere però ci ho pensato tutta la giornata. Mi ha fatto sentire come quello che sono: sono uno degli ultimi che serve uno dei primi”.
Il gesto di protesta del ragazzo è da condannare, ance se pacifico, come è da condannare la violenza nei confronti degli steward, ma il tifoso ha colto nel segno con il suo pensiero. La giostra del gioco del calcio ha creato un mondo in cui si è perso il valore dei soldi e del rispetto, in cui non è tutto oro quello che luccica e, quell’oro non è per tutti.
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