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Juve-Hellas Verona: i dubbi di Allegri
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2 anni fail

Manca sempre meno al ritorno in campionato della Juventus contro l’Hellas Verona, in programma sabato 1° aprile. Ecco gli ultimi dubbi di formazione di Allegri.
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La Juventus, dopo due settimane di pausa a causa della sosta per le nazionali, torna a pensare al calcio giocato. Il mese di aprile sarà determinante per la società bianconera con la doppia semifinale di Coppa Italia contro l’Inter e con l’impegno europeo in Europa League contro lo Sporting, oltre ovviamente alla rincorsa in campionato per qualificarsi in Europa la prossima stagione. I bianconeri inizieranno questo mese d’inferno con il match casalingo contro l’Hellas Verona, in programma sabato 1° aprile alle 20:45.
Massimiliano Allegri per la sfida contro gli scaligeri ha almeno un dubbio per reparto.
Difesa
Per quanto riguarda la difesa, il tecnico ritrova Alex Sandro. Il brasiliano, assente dal 10 marzo per una lesione di basso grado del muscolo bicipite femorale della coscia sinistra, è tornato negli ultimi giorni ad allenarsi in gruppo e sarà dunque a disposizione per la gara di sabato. Da capire se l’allenatore della Vecchia Signora lo schiererà subito titolare, insieme a Danilo e Bremer, oppure darà nuovamente spazio a a Federico Gatti, apparso in crescita nelle ultime uscite contro Friburgo e Inter.
Discorso diverso invece per Bonucci, il quale è ancora alle prese con alcuni fastidi. Il capitano bianconero in questi giorni ha lavorato in maniera personalizzata e la sua convocazione resta in bilico.
Centrocampo
Per il centrocampo bisognerà fare a meno sicuramente di Leandro Paredes e Adrien Rabiot, entrambi out per squalifica. Perciò il terzo slot a centrocampo è in ballottaggio tra Miretti, ai box da due mesi dopo l’infortunio subito contro la Salernitana e reintegrato negli scorsi giorni con il gruppo, e Barrenechea. Uno dei due scenderà in campo insieme a Locatelli e Fagioli.
Il vero dilemma però è la fascia di sinistra. Filip Kostic ha accusato un’infiammazione al tendine d’Achille con la nazionale serba ed è tornato prima a Torino. Gli esami strumentali hanno escluso problemi e dunque sarà a disposizione. Allegri però potrebbe comunque lasciarlo riposare e al suo posto mettere Iling-Jr, reduce dalla ottima esperienza con l’Inghilterra U21, oppure spostare De Sciglio sulla sinistra.
Attacco
Infine, per quanto riguarda il capitolo attacco il tecnico toscano può sorridere con i recuperi di Arkadiusz Milik, ai box da fine gennaio, e Moise Kean, out nelle ultime due per squalifica. L’unico incerto di una convocazione è Federico Chiesa. Il numero 7 bianconero è tornato in Austria dal professor Fink, che lo ha operato nel 2022, per un ulteriore check,che ha dato esito positivo. Nonostante ciò, l’ex Viola continua ad allenarsi da solo.
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Violenza in Argentina: ecco cosa è successo al portiere del Boca Juniors
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4 ore fail
01/04/2025Episodio di violenza negli stadi del Sudamerica: il portiere Leandro Brey del Boca Juniors, è stato ferito al collo da un pezzo di vetro durante il riscaldamento della partita contro Newells Old Boys.
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Un episodio di violenza pre-partita
Durante il riscaldamento della partita tra Newells Old Boys e Boca Juniors, un evento spiacevole ha segnato la giornata. Leandro Brey, il portiere di riserva del Boca Juniors, è stato ferito al collo da un pezzo di vetro. Il pezzo di vetro è stato lanciato dalla curva che ospitava i tifosi della squadra avversaria.
Brey stava svolgendo degli esercizi pre-partita vicino alla porta quando è stato colpito. Nonostante la vistosa ferita e la fuoriuscita di sangue, il portiere ha continuato a riscaldarsi come se nulla fosse successo.
La violenza negli stadi del Sudamerica
Questo episodio, purtroppo, non è altro che un riflesso della situazione di ordinaria follia che si vive negli stadi del Sudamerica, in particolare in Argentina. Gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno e sembrano ormai essere diventati una norma piuttosto che un’eccezione.
Il calcio, che dovrebbe essere uno sport che unisce le persone, diventa spesso terreno di scontri e violenze sia dentro che fuori dal campo. Questo episodio, che ha visto come vittima un calciatore durante il riscaldamento, è un ulteriore monito sulla necessità di intervenire per garantire la sicurezza negli stadi.
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Fonte: Gianluca Di Marzio.
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Materazzi: “Ibra il migliore per il campionato, non per la Champions”
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4 ore fail
01/04/2025
L’ex difensore dell’Inter, Marco Materazzi, intervistato da Rio Ferdinand ha ripercorso le tappe della sua carriera, parlando dell’esperienza con José Mourinho.
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Intervistato al Rio Ferdinand Present, il programma del centrale ex Manchester United, il 23 ex Inter ha ripercorso i momenti trascorsi con l’allenatore portoghese, sia quelli belli, sia quelli burrascosi.

Roma’s Head Coach Jose Mourinho portrait during italian soccer Serie A match Venezia FC vs AS Roma at the Pier Luigi Penzo stadium in Venice, Italy, November 07, 2021 – Credit: Ettore Griffoni
Mourinho secondo Materazzi
Materazzi ha voluto subito tornare a dopo l’eliminazione in Champions ad opera proprio dello United: “Ha creato grande empatia nello spogliatoio, che è la cosa più importante, anche più della tecnica e della tattica. Quando siamo usciti col Manchester United agli ottavi ha deciso di restare all’Inter per costruire una grande squadra. In estate abbiamo preso cinque giocatori: Sneijder, Lucio, Milito, Thiago Motta, poi Pandev a gennaio. Dopo aver preso la decisione di restare, mi chiamò, me lo ricordo perché ero al supermercato con mia moglie, per dirmi che gli sarebbe piaciuto avermi in squadra. Dopo 2′ l’ho richiamato e gli ho detto: ‘voglio restare con te’ perché era una persona sincera, non diceva bugie”.
Impossibile poi non andare a scomodare il loro primo incontro: “La prima volta eravamo spaventati, nessuno parlava e lui allora disse: ‘Non siamo in chiesa’. Potete ridere e parlare, non era un mostro ma un nostro amico. In spogliatoio è una persona totalmente diversa, scherza e ride: una persona normale. Non potevi avere problemi con lui, è sempre stato autentico con tutti. Io non avevo bisogno di giocare ogni partita a 37 anni, ma volevo allenarmi forte per aiutare i miei compagni per essere pronti. E poi se non giocavi con Mourinho, il giorno dopo eri felice perché con lui non correvi”.
Psicologo Josè
Il buon Rio poi ha spostato il focus a livello quasi psicologico, chiedendo all’ex Perugia come avesse fatto Josè ha convincere Eto’o a fare il “difensore”. La cosa buffa è che, in tutto questo discorso c’entra anche Zlatan Ibrahimovic: “In estate Zlatan disse che voleva andarsene e che non avremmo vinto senza di lui. Quando eravamo, a Pasadena, in uno spogliatoio gigante di quella della NFL, Mourinho si alzò e disse di fronte a tutta la squadra: ‘Senza di te vinceremo tutto, ricordatelo’. Scrissi a Eto’o che con lui avremmo vinto tutto. Samuel era molto umile, quindi non gli importava la posizione in cui veniva schierato perché voleva semplicemente vincere”
A proposito di Zlatan ha voluto aggiungere: “È il migliore giocatore se vuoi vincere un campionato, non per la Champions. Kakà, Sheva, Iniesta, Ronaldo, Messi sono anche giocatori che fanno la differenza in gara secca. Zlatan ha molto ego, gli altri sono nulla. Il colpo che mi mandò all’ospedale in un derby? In quella partita parlò con Stankovic, ma per me non ci furono problemi. Una volta è uscito lui, una volta io, ma una volta conclusa la partita per me la faccenda è chiusa”.
Il Mondiale ed il Fenomeno
Ma chi è stato secondo Materazzi il giocatore più forte con cui ha Giocato?. La risposta è semplice per lui: “Per me R9 è il migliore con cui ho giocato. A mio parere era Cristiano e Messi insieme. Se un difensore gli diceva: ‘Ti ammazzo’, perdeva al 100%. Quando ha lasciato l’Inter, gli ho detto: ‘Ricordati che sei mio amico se giochiamo uno contro l’altro'”.
E sul Mondiale del 2006: “La gente mi conosce per la testata di Zidane, ma io preferisco essere ricordato per i due gol segnati in finale. A fine partita, Gigi Riva mi disse che avrebbe barattato quei due gol con tutti quelli che aveva segnato in carriera. Gli risposi che ero felice che lui fosse felice per me perché era una leggenda”.
Un rapporto, quello tra i due, di quelli che sono destinati a rimanere per sempre. E tutto questo tra due caratteri non proprio docili.
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Milan, con Paratici un tecnico italiano: Allegri, Conte e De Zerbi i candidati, la situazione
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7 ore fail
01/04/2025
L’arrivo di Fabio Paratici al Milan sembra ormai imminente, con le ultime trattative a Londra che dovrebbero definire l’accordo nelle prossime 24 ore.
Come anticipato, il ruolo di direttore sportivo del club rossonero è praticamente a lui riservato, con i contatti con il CEO Giorgio Furlani già avanzati e una possibile firma imminente, forse già nelle prossime 24 ore.
Questo sembra confermare che il casting per il ruolo non sia mai stato un vero processo di selezione, ma piuttosto una corsa solitaria verso l’ingaggio di Paratici.
L’idea di Paratici al Milan implica un cambiamento significativo nel club, con l’intenzione di dotarsi di un team di lavoro ben definito, caratterizzato da un’impronta decisamente italiana. In particolare, l’allenatore rappresenta una delle scelte più delicate da fare, con più candidati in lizza per la panchina. Il Milan sembra intenzionato a dare fiducia a giocatori già affermati nella nazionale italiana, come Gabbia e Florenzi, allargando la base di giocatori italiani.
Anche se Paratici ha un forte legame di stima con Daniel Levy, presidente del Tottenham, la sua priorità è sempre stata il Milan, e la sua decisione di unirsi al club rossonero è ormai certa. Paratici, conoscendo bene i tempi del calciomercato, è già al lavoro per definire il futuro tecnico della squadra.
Milan, tre nomi in panchina

ANTONIO CONTE PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Attualmente, ci sono tre nomi in cima alla lista dei candidati per la panchina. Max Allegri, che recentemente ha avuto un incontro con Paratici, è visto come un possibile ritorno clamoroso al Milan, anche se nulla è ancora deciso. Antonio Conte è un altro nome caldo, e sembra essere il favorito di Paratici, sebbene la trattativa sia complessa. Infine, Roberto De Zerbi, pur restando una scelta più complessa, continua a essere un outsider molto apprezzato per il suo lavoro.
In sintesi, Paratici sta per fare il suo ritorno in Italia e, con lui, una nuova fase di cambiamento per il Milan, che si prepara a rinforzarsi con una strategia a lungo termine, cercando di valorizzare il patrimonio di talenti italiani e di rinvigorire la sua identità.
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