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Juventus: Di Livio parla della stagione della Juventus
Juventus: Angelo Di Livio ex giocatore della Juventus, intervistato da Tuttosport , parla della stagione dei bianconeri.
Queste le sue parole:
Che cosa significa farne parte?
«La Juve è grande responsabilità e grande orgoglio: queste sono le due parole che voglio mettere dentro al grande calderone bianconero.
Grande responsabilità perché vesti una maglia importante: se non dai tutto quello che devi dare ti mandano via.
Grande orgoglio perché sei altamente competitivo e giochi sempre per vincere».
Qual è il ricordo più significativo della sua carriera per spiegare che cos’è la Juventus?
«E’ molto semplice, il concetto di Juventus te lo inculcava Boniperti: “se arriviamo secondi abbiamo perso” era il benvenuto che dava a tutti i nuovi arrivi in casa bianconera.
E poi lo ripeteva a tutti pressoché ogni giorno… Immaginatevi la responsabilità che sentivi, però erano parole che ti caricavano tantissimo».
Che cosa ha di differente la Juventus dalle altre società?
«È difficile spiegare le differenze perché per me quando ero alla Juventus tutto era magico, tutto brillava d’oro: la maglia che indossavi, l’ambiente, l’organizzazione, il gruppo, straordinario, guidato prima da Trapattoni e poi da Lippi.
Senza dimenticare i tifosi: in ogni luogo dove tu andassi trovavi sempre tifosi del posto che ti seguivano.
L’insieme di tutte queste cose creava un mondo particolare e unico.
A livello invece di qualità, ai miei tempi soltanto il Milan di Berlusconi si avvicinava alla nostra Juve: ci somigliava un po’ perché era vincente, ma era ancora un gradino al di sotto».
Qual è il dirigente della Juventus che ne ha più incarnato lo spirito?
«Per me rimane Moggi, è stato il dirigente che incarnava la cattiveria agonistica della Juve.
E con lui tutta la triade, Giraudo e Bettega: sono stati formidabili per competenza, professionalità, unione, erano perfettamente amalgamati come dirigenti.
Davano un segnale forte alla squadra.
Mi spiace per Calcipoli: hanno voluto colpire Moggi per fare tacere tutti, il sistema era sbagliato, ma Moggi non era certo l’unico a farlo e tutti lo sapevano».
Che cosa non deve fare mai un giocatore, un dirigente e un allenatore della Juventus?
«Non deve mai comportarsi male, deve essere sempre un professionista, arrivare un’ora prima all’allenamento e rimanere in campo un’ora dopo la fine della seduta, curare i particolari, avere un rendimento costante.
Poi il giudice sarà il campo. Alla Juve ti danno tantissimo, ma giustamente pretendono tantissimo».
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Platini la butta lì: “Si dovrebbe giocare 10 contro 10, ne gioverebbe lo spettacolo”
La leggenda del calcio transalpino, nonché ex-giocatore della Juventus, Michel Platini ha concesso un’intervista esclusiva a RMC Sport.
Per ora il nuovo format della Champions League non ha regalato lo spettacolo che tutti si aspettavano. Il tatticismo regna ancora sovrano e i calcoli le squadre li fanno ancora, eccome se li fanno: forse più di prima.
L’idea di Platini: “Giochiamo 10 vs 10“
Nel corso di un’intervista esclusiva concessa ai microfoni di RMC Sport, l’ex-presidente del UEFA Michel Platini ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Bisognerebbe togliere un giocatore a squadra e giocare in 10 contro 10. Il calcio si gioca in 11 dal 1900, quando i calciatori correvano molto meno di oggi, andavano più lenti ed erano meno forti. Le persone della mia generazione non guardano più molto il calcio perché non si rivedono più nel gioco attuale, in 10 contro 10 si libererebbero degli spazi. Nel gioco di possesso si fanno troppi passaggi in indietro più che in avanti. Non critico, ma alla mia epoca si vedeva un calcio più offensivo.”
Un problema, quello del gioco divenuto troppo orizzontale, che si potrebbe tranquillamente elidere abolendo il retropassaggio al portiere. Oppure rivedendo quella sciagurata modifica al regolamento, che da qualche anno consente ai difendenti di entrare nella propria area di rigore sul calcio di rinvio.
Non c’è alcun bisogno di violare reiteratamente il rasoio di Occam, rincorrendo una “modernità” che, di fatto, è ciò che sta allontanando le persone dal calcio. La spettacolarizzazione del calcio lo sto deprivando della sua essenza intrinseca e la sparata di Platini è l’ennesima dimostrazione di questo trend. Viene spontaneo pensare: “Menomale che gli è venuta adesso quest’idea e non quando era presidente del UEFA.”
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Balotelli: “Passo per un bad boy, ma c’è chi scommette. Sul ritorno in Italia…”
L’ex-attaccante di Milan e Inter (fra le altre) Mario Balotelli ha espresso ai microfoni di DAZN la sua volontà di tornare in Italia.
Mario Balotelli è ancora svincolato. Il suo talento, nonostante tutto, rimane immarcescibile e attira interesse in maniera trasversale per tutto l’orbe terraqueo. L’attaccante giramondo ha avuto numerose offerte, ma nonostante ciò è ancora senza squadra. Il motivo lo ha spiegato lui, in un’intervista concessa a DAZN.
Le parole di Mario Balotelli
Di seguito le parole dell’ex-attaccante di Milan e Inter fra le altre.
Ritorno in Italia
“Desidero tornare in Serie A, è per questo che sono ancora a casa. Ho ricevuto offerte dall’estero, ma ho rallentato tutto perché ho la speranza di tornare in Serie A. Non ci sono squadre in cui non starei bene, dovrei piuttosto pensare a quale potrebbe non essere adatta a me“.
Pregiudizi
“Non capisco quale pregiudizio la gente ha su Balotelli. Ho avuto da ridire con qualche allenatore, ma tutti discutono. Nella mia carriera non ho mai rovinato uno spogliatoio. Oggi si sente parlare di doping, droga, scommesse… Io sono sempre stato lontano da queste cose. Cosa ho fatto di così grave?”
Milan
“Non è una realtà semplice quella del Milan, ma non lo vedo così male. Penso possa far bene, sinceramente. Morata è forte, giocatori come lui si adattano ovunque”.
Moratti
“Non credo che ci sarà mai più nella storia del calcio un presidente come Massimo Moratti. Gli devo praticamente la mia carriera. Mi ha regalato un sogno, una carriera, però mi ha dato anche una grande responsabilità”.
Cambiamento
“Ho passato momenti in cui mi sentivo solo, demotivato, non protetto. In quei momenti ho avuto la fortuna di avere la mia famiglia vicino. Mi ha aiutato intraprendere un percorso psicologico, perché penso che tutti abbiamo dei traumi. Questo percorso mi ha cambiato molto, perché ora ho più consapevolezza di me stesso, e questo per me è un’arma, perché sai come controllarti. Il mio rimpianto è non averlo fatto prima”.
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Szczesny torna allo Stadium: un amore interminabile
Il portiere ormai ex Juventus, Wojciech Szczesny sarà presente allo Stadium per assistere all’incontro in programma tra i bianconeri e il Napoli.
Un ospite d’eccezione in tribuna
Domani la Juventus ospiterà il Napoli in quello che si preannuncia il primo big match della stagione in attesa di Inter – Milan. All’Allianz Stadium è atteso un ospite d’eccezione, Wojciech Szczesny. L’ex portiere ha concluso poche settimane fa la propria carriera da calciatore con l’addio alla Juventus.
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Szczesny – Juventus: come nelle favole
Come detto in precedenza, sono passate poche settimane dalla separazione tra i bianconeri e l’estremo difensore polacco. Eppure c’è qualcosa di più profondo tra Szczesny e la Juve, qualcosa che va al di la del semplice rapporto tra un atleta professionista ed il club d’appartenenza. Un’amore che sembra destinato a non tramontare mai. Come aveva già dichiarato in precedenza il portierone: “Voglio rispettare il mio contratto con la Juventus, ma la lealtà è molto importante per me. Se il club che ti ha dato tanto ha bisogno di risolvere il tuo contratto, dovresti essere in grado di aiutarlo“.
Il polacco farà un giro di campo e saluterà i tifosi prima del match contro il Napoli.
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