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Juventus, Douglas Costa: “Tornare sarebbe un sogno”
Douglas Costa ha rilasciato una intervista a TuttoJuve. Svincolato dopo l’esperienza ai LA Galaxy, il brasiliano ha parlato del futuro e lanciato segnali alla Juventus.
Le parole di Douglas Costa, la Juventus ancora nel suo destino?
Attaccante esplosivo, tecnico e soprattutto rapido. Anche eccentrico possiamo definire Douglas Costa, l’attaccante brasiliano, detto Flash, con due saette tatuate sui polpacci. L’ex Juventus ha appena terminato una esperienza in MLS, ai Los Angeles Galaxy.
Su quest’ultima parte della sua carriera “Il campionato – la Major League Soccer americana – è competitivo e cresce di anno in anno, è stata una esperienza incredibile, ricorderò sempre l’amore che i tifosi mi hanno riservato“.
Cosa farà Douglas Costa nel prossimo futuro?
“Sono sempre stato attratto dalle sfide in carriera, quindi ovunque sarò motivato e spinto a dare il meglio. La crescita del campionato arabo – la Saudi Pro League – mi attrae e un giorno potrei essere lì, in futuro.
Possibile futuro in Europa, magari alla Juventus?
La Juventus è il club del mio cuore, la amo e non potrei mai negarmi ad una chiamata del club. Nessun giocatore al mondo può rifiutare la Juventus. Adesso vorrei esser lì a lottare per tornare ai giorni di gloria, con i nostri fans sarebbe possibile, è ai massimi livelli che la Juventus deve sempre essere”.
“Mister Allegri è uno degli allenatori più speciali con cui ho lavorato, per lui nutro grande affetto, gratitudine e rispetto, da sempre il massimo ogni giorno per la Juventus“.
“La Juventus è una famiglia, una squadra di guerrieri, nata per essere campione sempre, ogni anno. Io tifo Juve, una delle squadre più grandi al mondo, se ti fanno squillare il telefono non puoi pensarci più di tanto, devi accettare il più velocemente possibile”.
“Indossare quei colori – il bianconero della Juventus – significa lasciare il sangue in ogni allenamento, in ogni partita. A Torino ho vissuto momenti indimenticabili. Chissà cosa può riservarci il futuro, magari saremo lì a scrivere altri capitoli vittoriosi di questa storia. Sarebbe un sogno tornare in famiglia, Fino alla Fine!“
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Juventus, il sogno in difesa è classe 2003
Alla Juventus si sta intavolando una trattativa per colmare il vuoto lasciato in difesa da Gleison Bremer: ecco chi è il giocatore che potrebbe sostituirlo.
La trattativa è già avviata: questo pomeriggio a riportare la notizia sono svariate fonti, Tuttosport compreso. L’oggetto è l’avvio della trattativa per un giovane prospetto classe 2003, cresciuto professionalmente al Benfica, dalle giovanili alla Prima Squadra.
Alludiamo al giovane difensore centrale portoghese Antonio Silva, che sarebbe un ottimo sostituto per Gleison Bremer, colpito da un infortunio al crociato.
Il lusitano è valutato dal Benfica 40 milioni di euro.
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Amarcord Juventus: 28 anni fa la conquista di una Coppa illustre
Ventotto anni fa la Juventus vinceva il suo ultimo trofeo internazionale di primo piano: la Coppa Intercontinentale. Autore della vittoria un immenso Del Piero.
Il 26 novembre 1996 un gol di Alessandro Del Piero all’81’ regalò alla Juventus la Coppa Intercontinentale, l’ultimo trofeo internazionale conquistato dai bianconeri.
A Tokyo, nella gara secca contro il River Plate, fu proprio il numero 10 della Juventus a decidere una sfida che, secondo lui stesso, “avremmo dovuto vincere 5-0, non 1-0“. Quel gol, come ricordato da Del Piero nel suo libro Manualex, è uno dei momenti più belli della sua carriera: “Quando segnai il gol-vittoria non capii più niente”.
Juventus, la partita
La Juventus di Marcello Lippi scese in campo con un 4-3-1-2: Peruzzi; Torricelli, Ferrara, Montero, Porrini; Di Livio, Deschamps, Jugovic; Zidane; Del Piero, Boksic.
In panchina, tra gli altri, c’erano Tacchinardi, subentrato all’89′ per Zidane, Vieri e Padovano.
Dall’altra parte, il River Plate, guidato da Ramón Díaz, si affidava a una formazione piena di futuri campioni: Bonano; Hernán Díaz, Celso Ayala, Berizzo, Sorin; Monserrat, Astrada, Sergio Berti; Francescoli; Ortega, Cruz.
Particolarmente interessante era la sfida tra i due numeri 10: Del Piero per la Juventus e Ortega per il River.
“Due giorni prima mi avevano comunicato che la regia giapponese avrebbe dedicato telecamere speciali a noi due”, ha raccontato Del Piero, aggiungendo che la notizia lo aveva riempito di responsabilità.
A distanza di 28 anni, quella Coppa Intercontinentale rimane l’ultimo trionfo internazionale importante della Juventus. All’epoca, la Coppa si assegnava in una gara secca tra la vincitrice della Champions League e quella della Copa Libertadores, mentre oggi si disputa il Mondiale per Club, un torneo con un format completamente diverso.
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Piqué: “Oggi ci sono troppe competizioni con tante partite”
L’ex centrale del Barcellona Gerard Piqué ha parlato del problema delle troppe partite che portano poi a troppi infortuni, proponendo una sua soluzione.
Il tema delle troppe partite è ormai al centro della critica sportiva: sono tanti gli allenatori, i presidenti e gli addetti ai lavori in generale che si lamentano dei troppi incontri ravvicinati. Questi sono la principale causa dei tanti infortuni, poiché il fisico dei calciatori è sottoposto ad un forte stress circa una volta ogni 3 giorni e sono più esposti a problemi fisici.
Di questo delicato argomento ha parlato anche l’ex difensore del Barcellona Gerard Piqué, il quale ha delle idee molto chiare in merito. Lo spagnolo è sempre stato un personaggio di spicco sia dentro che fuori dal campo, dicendo sempre la sua opinione e mettendoci la faccia anche nei momenti o su argomenti più delicati.
Le parole di Piqué
La principale soluzione al problema delle tante partite secondo Piqué, è quella di ridurre i campionati a 16 squadre, in modo tale da avere meno giornate da disputare.
Le sue parole: “Credo che ridurre il numero delle partite aiuterebbe i giocatori a riposarsi di più, quindi a meno infortuni, e non arriverebbero così stanchi alle partite importanti. Dobbiamo fare in modo che questi incontri siano unici, speciali.
Oggi ci sono troppe competizioni con tante partite. Questa è una delle proposte che, dopo il dibattito, è stata adottata da dirigenti e giocatori. È complicato da organizzare perché le organizzazioni vogliono che ci siano molte partite. UEFA, FIFA… nel mondo del calcio ci sono diverse organizzazioni e ognuna guarda ai propri interessi. È complicato trovare un accordo comune“.
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