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La giustizia si muove contro la frode del pezzotto. Troppi utenti utilizzano metodi illegali pur di accedere a contenuti protetti da copyright
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Dopo le parole di De Siervo, amministratore delegato della Lega di Serie A, l’idea era apparsa chiara: ci si sarebbe mossi per contrastare la pirateria ed i controlli non sono mancati. Risultato? Un gran numero di utenti sono stati pizzicati ad utilizzare il cosiddetto pezzotto (un decoder usato per mostrare in chiaro programmi sportivi italiani e stranieri a pagamento).
Ciò che ne è emerso è stata una rete piuttosto importante di utenti che bypassavano il sistema e guardavano i match senza pagare la quota di abbonamento dovuta e protetta dal sistema IPTV.
A rintracciare questi utenti scorretti è stata la sinergica azione condotta dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce. Questo gruppo di lavoro si è, pii, unito ad un altro presidente di Roma facente parte del cosiddetto Piracy Shield.

Come si compone questa azione anti-pezzotto?
La retata è stata su vasta scala ed ha complito ben 80 province del nostro Paese ed ha condotto alla segnalazione di 2282 persone che ora saranno ascoltate di persona.
Già perché queste persone sono state convocate e gli vengono contestate una serie di sanzioni previste dalla legge sul diritto d’autore.
Per ora sembrerebbero essere stati realizzati circa il 96% delle operazioni previste e di tutte queste persone raggiunte da ingiunzione legale, solo 13 sono residenti all’estero e per loro l’iter potrebbe essere più lungo ma, sicuramente, arriverà.
Questi soggetti incarnano uno dei mali più radicati del nostro paese, ovvero l’evasione fiscale e questa azione ha proprio lo scopo di cercare di scoraggiare l’uso di questo genere di espedienti (illegali) e di puntare su un doveroso rispetto del diritto d’aurore.
La Guardia di Finanza sta mettendo in campo un’azione mirata che ha la doppia funzione di incentivare le azioni criminose e, anche, di attaccare le società (in nero) che popolano il sottobosco del Web.
Va, però, detto che il cosiddetto scudo anti-pezzotto (il Piracy Shield) sembrerebbe non funzionare ancora come promesso considerando che, comunque, è alquanto costoso: si parla di un costo iniziale di 25.000 euro che sono diventati di circa 250.000 euro per il solo mantenimento nell’anno 2023. Il supporto, poi, non ha aumentato gli iscritti regolari ma ha – al massimo – bloccato una fetta di illegalità. Resta il fatto che è un sistema in rodaggio e, come tale, andrebbe valutato nel tempo.