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Lecce, Sticchi Damiani: “Subire due gol nel recupero? Peccati di gioventù”
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Lecce – Parma finisce 2 a 2 con i giallorossi che si fanno rimontare nel recupero il doppio vantaggio. Le parole del presidente Saverio Sticchi Damiani
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Lecce, il presidente guarda il lato positivo
Come sempre pacato e obiettivo, il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha voluto commentare la partita che ha visto i suoi ragazzi pareggiare 2-2 contro il Parma, dopo un doppio vantaggio. Nonostante sembrasse ormai finita con i 3 punti, i giallorossi hanno sprecato diverse occasioni e sono stati acciuffati allo scadere. Di seguito, le parole del presidente: “È una partita che lascia l’amaro in bocca. Prendere due gol nei cinque minuti di recupero dispiace. È un prezzo che si paga per via della giovane età di questa squadra che nei 5 minuti finali ha fatto vedere la propria inesperienza”.

Colpa della gioventù
In merito alla giovane età media della rosa che, secondo il presidente sarebbe la causa delle disattenzioni sul finale, Sticchi Damiani ha poi continuato: “Bastava gestire un po’ meglio. Però, questa giovane età poi ci porta in tanti frangenti della gara a essere particolarmente liberi, freschi e fisicamente anche esuberanti. Oggi abbiamo pagato un prezzo alto a causa dell’inesperienza perché la gestione della parte finale della gara abbiamo avuto tante opportunità per indirizzarla in un’altra maniera”.
Lecce sprecone, ma buon primo tempo
Analizzando la gara, non sono mancati i riferimenti agli errori sotto porta di Krstovic e compagni. Tuttavia, va sottolineato anche il buon primo tempo dei giallorossi, che hanno gestito il gioco e dimostrato di saper imbastire trame importanti anche in chiave futura. Le parole del presidente: “Siamo riusciti a sprecare le occasioni senza nemmeno far passare particolarmente il tempo. Ma c’è stato un buon primo tempo, tante indicazioni importanti, anche alcune cose da migliorare. Devo dire che non possiamo permetterci di rimanere in dieci per un’espulsione, voglio rivederla, ma mi è sembrata un’espulsione che una squadra del genere non può permettersi”.

Il Tribunale della Catalogna assolve l’ex calciatore Dani Alves, ma la battaglia legale continua.
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Venerdì scorso, il Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna (TSCJ) ha assolto Dani Alves dall’accusa di aggressione sessuale, ribaltando la condanna emessa in primo grado. L’ex terzino brasiliano di Barcellona, Juventus e PSG era stato inizialmente condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere, ma la nuova sentenza ha annullato la pena per insufficienza di prove. La decisione è stata accolta con grande soddisfazione dall’avvocato del 41enne, Irene Guardiola, che ha dichiarato: “Siamo felici, è innocente, la giustizia ha agito. È stato molto emozionante, è stata fatta giustizia”.
Le richieste della Procura e della parte civile
Mentre la difesa di Alves puntava all’assoluzione totale, la Procura della Catalogna aveva chiesto un aggravamento della pena fino a 9 anni di reclusione, mentre la parte civile aveva sollecitato un aumento a 12 anni. Tuttavia, il TSCJ ha stabilito all’unanimità che non vi erano prove sufficienti per confermare l’accusa di aggressione sessuale.
Nelle motivazioni della sentenza, il Tribunale ha sottolineato la mancanza di affidabilità della testimonianza principale e l’assenza di riscontri oggettivi che potessero confermare le accuse.
Il ricorso alla Corte Suprema e gli scenari futuri per Dani Alves
Nonostante l’assoluzione, il caso non è ancora giunto a una conclusione definitiva. Oggi, la Procura della Catalogna ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Suprema spagnola contro la sentenza del TSCJ. Qualora il ricorso venisse accolto, la Corte Suprema potrebbe confermare l’assoluzione o, in alternativa, annullarla e ripristinare la condanna iniziale a quattro anni e sei mesi di carcere.
Secondo quanto riportato da Marca, il nuovo giudizio si baserà sull’eventuale rilevazione di vizi procedurali o errori di valutazione da parte del TSCJ. Se la Corte Suprema ritenesse che il Tribunale della Catalogna non abbia esaminato correttamente le prove o abbia sottovalutato elementi chiave, la condanna potrebbe essere nuovamente applicata.
Dall’altra parte, il tribunale catalano ha giustificato la propria decisione evidenziando l’inaffidabilità della testimonianza principale e la mancanza di prove che potessero dimostrare con certezza l’accusa di penetrazione non consensuale. Secondo la sentenza, molte delle affermazioni dell’accusatrice non hanno trovato riscontro nelle indagini, e il Tribunale di primo grado avrebbe trascurato di verificare a fondo tali incongruenze.
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Morte Maradona: la perizia non ha rilevato nessuna traccia tossicologica
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3 ore fail
02/04/2025
Durante l’ultima udienza del processo che vede imputati sette operatori sanitari con l’accusa di omicidio colposo nei confronti di Diego Armando Maradona, gli esperti forensi hanno rivelato i risultati tossicologici dell’autopsia, confermando l’assenza di tracce di alcol e droghe nel corpo dell’argentino.
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Nell’ultima udienza sono emersi dettagli specifici relativi alla morte di Diego Armando Maradona, morto il 25 novembre 2020 per cause ancora ignote di cui attraverso l’autopsia nessuna traccia tossicologica legata ad alcool e droghe è stata rilevata, bensì gli esperti forensi rilevano fino a 12 ore di agonia per il calciatore argentino.
Diego Armando Maradona, l’autopsia
“Non c’erano tracce di droghe o alcol nel sangue di Diego Armando Maradona al momento della morte, il 25 novembre del 2020″: ad affermarlo, nel corso dell’ultima udienza che vede imputato l’intero staff medico che aveva in cura l’ex calciatore, i medici legali che hanno eseguito l’autopsia sul corpo dell’argentino. A riportare le dichiarazioni l’Ansa che poi ha aggiunto le dichiarazioni del biochimico Ezequiel Ventosi: “Nessuno dei quattro campioni ha rivelato tracce di alcol, cocaina, marijuana, mdma, ecstasy o anfetamina.”
Ad essere presenti invece nel sangue del erano cinque sostanze corrispondenti a farmaci antidepressivi, antiepilettici, antipsicotici e antinausea. Secondo quanto riferito dalla patologa Silvana de Piero, nel fegato dell’ex calciatore c’erano segni compatibili con la cirrosi e segni di un’insufficenza renale, cardiaca e polmonare. Inoltre, l’esperto forense ha dichiarato il cuore era significativamente ingrossato, pesava 503 grammi rispetto al peso medio di 250-300 grammi. Secondo l’accusa, i sette professionisti imputati nel caso: un neurochirurgo, uno psichiatra, uno psicologo, medici e infermieri, non gli avrebbero fornito cure adeguate tali da aver contribuito alla sua morte.

Il Napoli sta aiutando le finanze del proprio patron Aurelio De Laurentiis anche grazie alle buonissime prestazioni del club.
E’ proprio vero che il patron e la squadra hanno un legame a doppia mandata dove l’uno nutre o affama l’altra e viceversa. E’ certamente il caso del Napoli – società calcistica – sotto il controllo di De Laurentiis che sta incidendo sulle casse della sua casa di produzione.
La FilmAuro (di proprietà di De Laurentiis) ha visto – per il secondo anno di fila – un incremento degli utili. Nello specifico, lo dice Calcio e Finanza, ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2024 con un risultato positivo per 57 milioni di euro.

GIOVANNI SIMEONE, LEONARDO SPINAZZOLA E PASQUALE MAZZOCCHI RAMMARICATI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Diamo un po’ di cifre sull’incidenza del Napoli nella società del patron
A far lievitare gli utili della holding sembrerebbero essere stati soprattutto il fatturato della società calcistica partenopea che ha avuto (nella stagione 2023/24) un bilancio in positivo di 63 milioni di euro.
Va detto che, oltre al Napoli, De Laurentiis controlla anche la società del Bari.
Però, a livello consolidato, il trend cambia e si ribalta: infatti, proprio la società SSC Napoli ha inciso negativamente passando da 394,1 milioni di euro a 364,3 milioni di euro (di patrimonio consolidato) dal 2023 a questa stagione.
Questo è stato conseguenza dei mancati introiti percepiti dai ricavi provenienti dalla commercializzazione dei diritti media relativi sia alla partecipazione alle competizioni nazionali ed internazionali. Oltre che, ai minori ricavi del botteghino e minori plusvalenze dal mercato di alcuni calciatori.
Calcio e Finanza entra nel dettaglio e dice che i ricavi di De Laurentiis è stato (tra parentesi i valori al 30 giugno 2023):
- 8,4 milioni di euro per attività cinematografica (vs 9,54 milioni di euro),
- 2,2 milioni di euro per attività teatrali e performative (vs 970.000 euro),
- 335,8 milioni di euro per mondo calcio (vs 364,64 milioni),
- 150.000 euro per sfruttamento musicale ( vs 270.0000 euro),
- 17, 65 milioni di euro per altre voci (vs 18,18 milioni di euro).
E, nello specifico, la voce calcistica pesa al 92,2 % sul calo.
Questo non è, però, motivo di preoccupazione circa il futuro di Aurelio De Laurentiis nella vita del club partenopeo. Il loro rapporto sembra più solido che mai.
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