L’ex campione della Roma Bruno Conti racconta la sua sfolgorante carriera di giocatore e allenatore in un libro appena uscito con la prefazione di Totti.
Tutti i romanisti più sfegatati e i tifosi di vecchia generazione si ricordano molto bene di Conti.
Classe 1955, una stella sulla Hall of Fame della Roma e del calcio italiano, giocava come attaccante, ala destra. E, a detta di molti, è stato uno dei migliori di sempre. Con alcuni dei migliori, fra i quali Diego Armando Maradona, condivideva anche la bassa statura.
Dopo aver giocato per un anno nella giovanile dell’Anzio Calcio nella stagione 1972-’73, è subito entrato a far parte della Roma Under 19, per poi entrare a pieno titolo nell’AS Roma.
La Roma non è stata l’unica squadra nella quale ha giocato: l’ex giocatore si è diviso, dal ’75 al ’91, fra Roma e Genoa, squadra alla quale era andato in prestito.
L’esordio in Nazionale è avvenuto nel 1980 e ha portato tante soddisfazioni: la prima, ovviamente, la vittoria del Mondiale 1982.
Nella sua carriera ha giocato per oltre 38.000 minuti, ha totalizzato 402 presenze in Serie A e vinto tutto ciò che c’era da vincere. Nella fattispecie: un Campionato del Mondo, 6 Campionati italiani e 5 Coppe Italia.
Dopo una breve fase come allenatore della sua squadra del cuore nel 2005, Conti è diventato coordinatore del vivaio della Roma.
Carica nella quale dovrebbe restare fino al 30 giugno prossimo.
Il 15 marzo è uscito in libreria, edito da Rizzoli, “Un gioco da ragazzi, dalla Roma alla Nazionale, il mio calcio di una volta”.
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Scritto a quattro mani con l’amico giornalista Gianmarco Menga, il libro ripercorre la straordinaria carriera dell’ex campione giallorosso, a partire dall’iniziale passione e talento per il baseball, che ha rischiato di portarlo negli Stati Uniti fino al ritiro e alla partita di addio alla Roma, avvenuta in uno stadio gremito di tifosi festanti.
Carriera e commiato che devono avere ispirato anche Francesco Totti, che di questo volume ha firmato la prefazione.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire poco prima dell’uscita del libro, Conti aveva rivelato il suo unico rimpianto:
“Tornassi indietro una sola cosa non rifarei, abbandonare la scuola. Ho smesso in quinta elementare per andare a fare il mattonatore e poi il commesso in un negozio di casalinghi. Il calcio certo mi ha formato, ma un piano B nella vita serve sempre e quello te lo dà solo la cultura“.
“Quando la Roma mi mandò in prestito al Genoa presi la licenza di terza media in una scuola serale, poi tornai in giallorosso e alle prime conferenze stampa mi chiudevo in bagno: avevo paura di affrontare i giornalisti.
Non sapevo parlare, mi sentivo inadeguato… Perciò oggi ai giovani della Roma ricordo sempre: divertitevi con il calcio, ma non trascurate lo studio, che quello vi tornerà sempre utile”.
Un insegnamento prezioso, per i giovani giocatori di oggi e di domani.
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