Era il 10 novembre del 2019 quando CR7 lasciava il campo per fare posto a Dybala. La reazione del portoghese scatenò polemiche infinite sui social e su tutte le testate giornalistiche. Chi diceva che Cristiano soffrisse il gioco di Sarri, chi cercava di addossare tutte le colpe ad un infortunio alla coscia destra, altri ancora che irrompevano definendo il cinque volte pallone d’oro sul viale del tramonto. Siamo a gennaio 2020 e tutte queste incoerenti polemiche sono state spazzate via.
Nessuno nel mondo del calcio punta a migliorarsi come CR7. Se a quasi 35 anni vieni ancora considerato se non il primo (per ragioni di premi) ma il secondo giocatore migliore al mondo, un motivo c’è. Il sapersi adattare alle situazioni è fondamentale per un giocatore. Cristiano ha compreso di non avere più quello scatto di un tempo; di conseguenza ha capito quello che serve nel campionato italiano per essere sempre decisivo: scegliere i momenti. Sì,perchè nel nostro campionato chiuso e tattico nulla incide come gli episodi. Allora non serve andare sempre al massimo per tutta la gara, serve semplicemente capire il momento e saper attaccare. L’ultimo mese di Cristiano è da brividi, 8 gol in 5 partite. L’ultima lo ha visto andare in gol ben tre volte diventando il primo portoghese a segnare una tripletta in serie A. Qualche settimana fa, in quel di Genova ha provato a sfidare le leggi di gravità. Per un’istante sembrava che volasse, un controllo del corpo che fa comprendere che Cristiano di umano ha solo il titolo che Fabio Caressa li consegnò dopo la tripletta ai danni dell’Atletico : il Re. “EVVIVA IL RE”. Il Re è tornato.
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