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Marotta e Bielsa: calcio sport d’elite
Nonostante la distanza fisica, Beppe Marotta e Marcelo Bielsa condividono una visione comune sul futuro del calcio. Uno sport che sta rapidamente trasformandosi in un’attività sempre più elitaria.
Beppe Marotta è stato ospite in Regione Lombardia. Durante la premiazione delle squadre professionistiche lombarde che si sono distinte dal punto di vista imprenditoriale ha detto la sua sul sistema calcio. Dall’altra parte del mondo, dopo aver consegnato all’Uruguay una vittoria storica, il Loco Bielsa si è esposto anche egli sul mondo del calcio moderno e le dinamiche in continuo mutamento.
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La visione di Beppe Marotta
Beppe Marotta attuale direttore amministrativo dell’Inter ha esposto il suo punto di vista sull’impietoso cammino azzurro. Come al solito ha fornito degli spunti interessanti che suonano da monito. “Dopo l’eliminazione ci sono stati processi mediatici di ogni tipo, mentre secondo me il problema di questa carestia di giovani parte da molto lontano”.
Secondo Marotta, la crescente commercializzazione e l’enorme influsso di capitali stanno creando una disparità sempre maggiore tra i club più ricchi e quelli più modesti. “Il calcio sta diventando uno sport d’élite,” ha affermato in una recente intervista. “Dobbiamo trovare un equilibrio per preservare l’integrità e l’equità dello sport.
” L’ex direttore sportivo della Juventus ha continuato: “Il calcio non è più uno sport popolare come una volta, anzi di popolare ha poco. Di conseguenza bisogna tornare a far si che tutti i ragazzi possano approcciarsi senza esborso. Il primo obiettivo è lo sport gratuito per tutti perchè è statisticamente provato che i talenti nascono nei ceti meno abbienti. Oggi questi non hanno possibilità di pagare le rette che servono per poter praticare sport”.
Marcelo Bielsa, un pensiero condiviso
Dall’altro capo del mondo, Marcelo Bielsa, allenatore più che unico per suo approccio tattico e filosofico, condivide le preoccupazioni di Marotta. Bielsa ha sempre sottolineato l’importanza del calcio come sport popolare, accessibile a tutti, indipendentemente dal livello socio-economico. Recentemente Bielsa ha dichiarato: “Il calcio deve rimanere uno sport per tutti. Le attuali tendenze rischiano di allontanare le persone comuni da questo meraviglioso gioco.” – Ribadendo che – “togliendo il calcio ai poveri, i giocatori da vedere saranno sempre di meno”.
L’esempio del calcio Nordico
Dovremmo prendere atto che il calcio non si giochi più per strada; per tale motivo avremmo bisogno di un progetto a lungo termine. Un progetto dislocato dalle campagne di promozione politica e che punti alla vera essenza di questo sport, la crescita e il benessere dei ragazzi.
Negli ultimi anni, il calcio nordico ha conosciuto una significativa crescita. Nazionali come Austria, Svizzera e Danimarca che hanno dimostrato di poter competere ai massimi livelli. Questo sviluppo non è frutto del caso, ma di un processo di miglioramento delle strutture, dell’investimento nei settori giovanili e della valorizzazione dei talenti locali. Vedi Halland, Alaba, Akanji, Ødegaard
Uno dei fattori chiave del successo del calcio nordico è stato l’investimento nelle infrastrutture. Stadi moderni, centri di allenamento con politiche sportive nazionali che mirano a migliorare continuamente le strutture; garantendo che i giovani talenti abbiano accesso alle migliori risorse possibili.
Distruggere per creare nuovamente, partendo dall’amore per questo sport. Alle giovani generazioni dovremmo insegnare la splendida frase Albert Camus: “Non c’è un altro posto nel mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio.”
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Huijsen, parla il padre: “Tiago Pinto lo ha voluto fortemente al Bournemouth. La Juventus…”
Donny Huijsen, padre del difensore Dean Huijsen che ha lasciato recentemente la Juventus, ha rilasciato un’intervista a proposito del figlio.
Le parole del padre di Huijsen
Donny Huijsen, padre di Dean Huijsen, ha rilasciato un’intervista esclusiva al portale “TuttoJuve.com“ in cui parla del presente, del passato e del futuro di suo figlio. Di seguito, un estratto delle sue dichiarazioni:
“Noi come famiglia siamo molto orgogliosi dal suo approdo in Premier League, è il miglior campionato del mondo e vedere che tuo figlio giocare lì a 19 anni è fantastico.”
Obiettivi – “L’obiettivo sarà quello di giocare in più minuti possibili nel Bournemouth, per diventare un giocatore migliore e per aiutare il suo nuovo club nella conquista dei traguardi stagionali”.
Trattativa – “Siamo stati contattati da Tiago Pinto, che aveva portato Dean alla Roma. Anche altri club sono stati sentiti con noi, ma il progetto col Bournemouth è stato il migliore e da questo deriva la scelta della Premier League“.
Juventus – “Ci sono piaciute tante cose della Juventus, quel che ha risaltato di più è stato il calore del club e la cordialità delle persone che lavoravano lì che ci hanno dato la sensazione di far parte di questa grandiosa famiglia”.
Arrivederci – “Ora il sogno è di giocare in Premier League con la maglia del Bournemouth. Nel calcio mai dire mai, quindi vedremo cosa succederà. Ora penserà solo a fare bene con il suo nuovo club”.
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Juventus, scelta la data per la presentazione di Thuram
Il neo giocatore della Juventus Khepren Thuram, dopo aver svolto le visite mediche nei giorni scorsi e aver firmato il contratto, sarà presentato ufficialmente.
Juventus, il giorno della presentazione di Thuram
E’ stata scelta la data della presentazione alla stampa del nuovo centrocampista bianconero. Si svolgerà Venerdì 2 Agosto alle ore 13:30 la conferenza di presentazione del giocatore ex Nizza. Fratello di Marcus, il Thuram nerazzurro, sarà il terzo della famiglia a prendere parte ad un campionato di Serie A. Dopo papà Lilian, che ha vestito negli anni 90 e 2000 la maglia del Parma e poi proprio quella bianconera.
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Di Maria – Rosario: “L’esilio del Re”
Nella lunga intervista di Rosario3 va in onda lo sfogo di Angel Di Maria, costretto ad abbandonare il sogno di concludere la propria carriera a casa, Rosario.
Il legame tra Di Maria e la sua terra natia è stato sempre un amore platonico, non sempre ricambiato. Tuttavia, questa situazione rappresenta solo la punta dell’iceberg di una realtà molto più complessa e sociologica.
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L’intervista a Di Maria
Nell’intervista rilasciata a Rosario3, emerge non solo il Di Maria calciatore, ma anche l’uomo, il padre e l’argentino che lotta contro le ingiustizie e le contraddizioni di un paese dominato dalla violenza e dalla paura. Di Maria trasmette amore per la sua città, desiderio di tornare dove tutto è iniziato, ma anche frustrazione per ciò che sarebbe potuto essere.
“Era tutto pronto perché io tornassi, ma le minacce hanno superato ogni limite. È successo a casa di mia sorella, non era emerso finora perché lei e mio cognato si sono spaventati e non hanno sporto denuncia. La decisione di non tornare al Rosario Central l’ho presa io, dopo la prima minaccia. Il mio desiderio e il mio sogno è sempre stato quello di tornare a giocare con il Central, e ritirarmi con quella maglia addosso. Ovviamente lo ripeto ogni volta che me lo chiedono, perché è quello che sento e ho sempre sperato. Questo era il momento giusto, dopo l’addio alla Nazionale, ma non è accaduto”. Ha concluso Di Maria.
La testa di maiale e un proiettile sulla fronte
“Una scatola con una testa di maiale e un proiettile sulla fronte e una frase che diceva che se fossi tornato al Central, la prossima testa sarebbe stata quella di mia figlia Pia. Si è aggiunta inoltre una minaccia alla stazione di servizio dove hanno sparato dei colpi non molto tempo fa. Lì sarebbe potuto morire chiunque.” Ribadisce Di Maria.
La sicurezza a Rosario e la risposta al governo di Santa Fe
Angel Di Maria ha anche risposto alle dichiarazioni del governo provinciale di Santa Fe, il quale aveva affermato che né l’attaccante né la sua famiglia avevano fatto richiesta di alcun programma di custodia.
El gobierno provincial reveló que nunca hubo pedido de protocolo de seguridad para Ángel Di María https://t.co/ysGEflMWQd
— Rosario3.com (@Rosariotres) July 23, 2024
“Come farò a chiedere sicurezza quando a Rosario succedono così tante cose pericolose. È irrispettoso che si parli di sicurezza e protocolli per me. Dal momento in cui la gente di Rosario non può andare a lavorare senza il rischio di essere derubata, lì si uccide per uno zaino,” ha proseguito Di Maria. “Nonostante tutto ciò che succede nella mia città, ho sempre scelto di tornare. Quando ho dichiarato di non tornare è stato a marzo, dopo le minacce personali, non per l’insicurezza di Rosario.”
La città di Di Maria: Rosario, una terra martire
Traffico di Droga e Violenza, una Città in crisi
Negli ultimi anni, Rosario, una delle città più grandi e importanti dell’Argentina, è diventata tristemente famosa per i suoi alti tassi di criminalità. Con un incremento significativo della violenza legata al narcotraffico, la città sta vivendo una crisi che sembra non avere fine. I dati sono allarmanti e dipingono un quadro di una città in difficoltà. Un posto nel quale la lotta per il controllo del territorio tra bande rivali sta avendo un impatto devastante sulla comunità.
Tassi di omicidio in crescita
Nel 2022, Rosario ha registrato un tasso di omicidi di circa 22 per 100.000 abitanti, uno dei più alti in Argentina. Questo dato, già di per sé preoccupante, è peggiorato nel 2023, con circa 120 omicidi segnalati solo nel primo semestre. La violenza dilagante è principalmente attribuita alle guerre tra bande che competono per il controllo del lucrativo traffico di droga.
Narcotraffico: Il cuore del problema
Rosario è un punto nevralgico per il traffico di droga in Argentina. La città è particolarmente colpita dalle attività delle bande criminali che operano nel traffico di cocaina e marijuana. Queste bande sono responsabili non solo degli omicidi, ma anche di numerose rapine e furti che affliggono quotidianamente la popolazione.
Tentativi di contenimento: Interventi governativi
Di fronte a questa emergenza, il governo argentino ha aumentato la presenza di forze di sicurezza a Rosario. Polizia federale e gendarmeria sono stati dispiegati in massa per cercare di arginare la violenza. Tuttavia, i risultati finora ottenuti sono stati limitati, poiché la radicata presenza delle bande criminali rende difficile un controllo efficace del territorio.
Ferite profonde: La situazione socioeconomica
Un aspetto cruciale della crisi a Rosario è la situazione socioeconomica della città. Con alti livelli di disoccupazione e povertà, molti giovani si trovano senza prospettive di lavoro e istruzione; diventando facili prede per il reclutamento da parte delle bande criminali. Gli interventi governativi non possono limitarsi solo alla sicurezza, ma devono includere anche programmi sociali che affrontino queste radici profonde della criminalità.
Di Maria e le speranze per un futuro migliore
In questo contesto, la voce di Angel Di Maria risuona come un richiamo alla resilienza e alla speranza. Il suo amore per Rosario e il desiderio di vedere la sua città rinascere sono sentimenti che possono ispirare un cambiamento. Il cammino è lungo e pieno di impervie. Ma con determinazione e unità, Rosario può aspirare a un futuro più luminoso. Un futuro dove i sogni non siano spezzati dalla paura dei colpi di una pistola, ma realizzati con orgoglio e sicurezza, potendo contare su un destino diverso.
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