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Milan, ancora problemi con Calabria: il terzino chiede di più

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Milan, una questione che rimane aperta quella del difensore rossonero. Vediamo qui di seguito la situazione.

Il Milan ha solo una certezza, deve mettere mano alla situazione di Davide Calabria. Fare nulla significherebbe arrivare al prossimo anno con il contratto in scadenza e il rischio reale di perderlo a zero.

Venderlo adesso o rinnovargli il contratto, queste le opzioni, con la dirigenza propensa sulla seconda scelta.

E qui vengono i problemi, Calabria vuole un adeguamento economico, cosa che la dirigenza vuole concedere entro certi paletti. Insomma, nessuna intesa e clima piuttosto teso tra il Milan e l’attuale capitano.

I rossoneri non lo considerano più un titolare, Fonseca sulla fascia chiede di più e l’ultima stagione ha decisamente visto in difficoltà il giocatore, compresa la prestazione horror di ieri in amichevole, con tutte le attenuanti del caso.

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Milan, rottura del crociato per Tiago Santos: all in su Dorgu | I dettagli

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Milan, andiamo a vedere il cambio obbligato di strategia posto in essere dalla dirigenza rossonera per provare a rinforzare il reparto difensivo. Qui di seguito tutti i dettagli.

Brutte notizie per la dirigenza rossonera. Uno dei principali obiettivi di gennaio, Tiago Santos, ha rimediato un brutto infortunio. Per lui rottura del legamento crociato anteriore con conseguente operazione fissata nei prossimi giorni e stagione finita.

Il Milan aveva messo gli occhi sul 22enne del Lille già dalla scorsa estate e sperava di affondare il piede sull’acceleratore in vista del mercato invernale. Immediato cambio di strategia per i rossoneri i quali, oltre a Trippier, stanno monitorando con attenzione un giocatore in grado di giocare su entrambe le fasce: Patrick Dorgu, difensore attualmente in forza al Lecce.

Il classe 2004 danese ha una valutazione intorno ai 10-12 milioni con un contratto in scadenza al 30 giugno 2027. Il giocatore ovviamente accetterebbe di buon grado un trasferimento in maglia rossonera, i contatti con la sua agenzia finora sono stati positivi.

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Milan, tutti gli errori di una dirigenza assente

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Milan, durante la pausa per le Nazionali si è fatto un gran parlare delle colpe di Fonseca e della partenza dei rossoneri in campionato. Qui di seguito andremo ad analizzare anche altri aspetti.

Il Milan parte male in campionato e forse anche peggio in Champions League. Quattro sconfitte totali, tanti gol subiti e prestazioni, tolta quella contro l’Inter, per gran parte da dimenticare. Da riconoscere evidenti errori di Paulo Fonseca nella gestione dei ragazzi, dello spogliatoio e anche di alcune conferenze stampa alle quali si è presentato fumoso e confuso.

Ma in questa sede non andremo ad analizzare le colpe del tecnico, bensì a quelle della dirigenza, fin dalla scorsa primavera quando era completamente spaccata per la scelta dell’allenatore. C’è chi aveva praticamente bloccato Antonio Conte, chi cercava cose esotiche parlando con Lopetegui, Gallardo e Fonseca. E c’è chi si proponeva, vedansi Sarri Allegri, ma che non veniva minimamente ascoltato.

Da lì la scelta, poco collegiale, di assumere Paulo Fonseca, un allenatore che ha messo tutti d’accordo alle voci ingaggio e aziendalismo. Ma quando una dirigenza è assente, il tecnico deve avere gli attributi. E per ora abbiamo visto che così non è stato.

Gli errori proseguono sul mercato quando viene ceduto Kalulu per un pugno di euro a una diretta avversaria, la Juventus, per assoldare Emerson Royal, un giocatore che fino a oggi non si è praticamente espresso. Errori sull’assenza di decisioni in merito ai rinnovi di Theo Hernandez Calabria. Un capitano meriterebbe altro trattamento, al di là della resa sul campo.

Evidenti lacune e assenze anche durante alcuni episodi che hanno messo in cattiva luce agli occhi di tutti l’allenatore, come i casi del cooling break e dei calci di rigore di Firenze non calciati da Pulisic e sbagliati da Theo Hernandez e Abraham.

Errori organizzativi, probabilmente peccati di presunzione nel momento in cui non si è scelto un direttore sportivo lasciando il campo a Moncada, ottimo scopritore di talenti ma non dirigente, e Ibrahimovic, ottimo giocatore ma anch’egli senza – per ora – il phisique du role di un diriente. Nei salotti di Via Aldo Rossi negli anni sono transitati personaggi come Galliani, Maldini, Leonardo, Boban…gente che sapeva fare molto bene il suo mestiere e che non è stata adeguatamente sostituita.

 

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Il ritorno di Pogba: “Spero nella Juventus”

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Juventus, Paul Pogba

Prima la riduzione della squalifica, poi le voci sul futuro alla Juventus: Paul Pogba torna a parlare, e lo attraverso un’intervista rilasciata a Sky Sport.

Diciotto mesi: questa la durata della squalifica del centrocampista francese Paul Pogba, sotto contratto con la Juventus. Dopo lo scandalo doping, il destino del giocatore pare segnato: secondo quanto avevamo precedentemente riportato citando Fabrizio Romano, il club bianconero vorrebbe svincolarlo.

Ma, evidentemente, Pogba è di tutt’altro avviso. In base a ciò che svelano l’intervista con la Gazzetta dello Sport di ieri e quella con Sky Sport di cui qui vi riportiamo alcuni estratti, il giocatore vuole tornare a giocare con la Juventus.

Juventus, l’intervista di Sky Sport a Paul Pogba

Sul proprio futuro non sembra avere dubbi: “Voglio solo tornare in campo, stare in campo e godermelo giocando a pallone. Dove? Ovunque, per prima cosa ovviamente alla Juve, voglio ricominciare ad allenarmi con i miei compagni di squadra e non più da solo calciando contro il muro. Ma adesso sono solo focalizzato sul tornare in forma e essere in campo per fare ciò che amo”.

Sul possibile ritorno in Premier League ricorda: “Io ho ancora un contratto con la Juventus, parlerò con loro e vedrò cosa mi diranno, qual è la loro visione su di me, la mia è quella di tornare a essere un giocatore, tornare a essere Paul Pogba con le stesse qualità ed è l’unica cosa a cui penso”.

Sulle sue condizioni atletiche

Non giocare da settembre 2023 ha il suo peso, ma il giocatore crede nelle proprie capacità: “In che condizioni tornerò? Certo non è facile allenarsi da solo, ma io mi sono allenato per questo momento, per essere pronto quando sarei tornato a giocare, non credo di avere troppo gap con gli altri che hanno giocato e che si sono allenati, ovviamente so che ci vorrà un po’ di tempo ma sono molto motivato e voglio giocare”.

L’obiettivo è quello di tornare lo stesso Pogba che era prima della squalifica: “Voglio rientrare al livello che ero rimanendo lo stesso giocatore, con più fame, più motivazioni, e sicuramente apprezzerò molto di più il calcio rispetto al passato. Perché sono rimasto lontano dal calcio e ho realizzato quanto questo sport sia importante per me, e anche perché ho testato in questo periodo cosa sarà la vita dopo la mia carriera, sarò un nuovo Paul Pogba soprattutto rispetto alle motivazioni ancora più forti adesso che nella precedente parte della mia carriera”.

Sogno Nazionale

Uno dei sogni più grandi del giocatore è tornare in forza alla Francia: “E’ quello che spero, è nella mia testa, ma devo essere pronto per questo, ci sono dei giocatori che hanno meritato la maglia della Nazionale e dovrò riguadagnarmi il posto, sono pronto a combattere”.

Sulla squalifica per doping

Pogba ammette le sue responsabilità ma ritiene esagerata la propria squalifica originaria di 4 anni: “Se accetto qualche responsabilità per quello che è successo? Sì, sicuro, accetto di aver preso qualcosa di cui non ero a conoscenza e va bene la punizione, ma non sarebbe mai potuta essere di quattro anni. Io credo che le persone dovrebbero conoscere la verità, cosa ha detto il TAS nella sentenza.

Perché ho preso quell’integratore? C’è tutto scritto nei documenti del TAS, non aveva niente a che vedere con l’infortunio, né tantomeno con le mie performance. Era solo un integratore che tutti possono prendere semplicemente andando in farmacia, c’è stato un errore là, ma è tutto scritto, perché io racconto la mia storia, ma il TAS dice esattamente quello che sto raccontando, perché se io racconto la storia può essere solo la mia opinione ma nei documenti del TAS c’è scritta la verità ed è per questo che hanno ridotto la sanzione”.

Il centrocampista sottolinea la propria onestà: “Le persone mi conoscono e quando è successo tutto sono sicuro che ciascuno ha detto ‘Conosciamo Paul e sicuramente non ha preso nulla e se è successo è perché non lo sapeva e dunque è successo involontariamente’.

Sono una persona onesta, vorrei dire questo, magari avrei voluto dire ‘sì l’ho fatto’ ma non è questo il caso e non sono io, non sono un imbroglione, io amo il mio sport, amo il calcio, mi piace vincere ma mi piace vincere onestamente, non avrei mai potuto imbrogliare e le persone lo sanno. È vero, sono un pessimo perdente, ma non sono un imbroglione“.

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