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Milan, Antonio Conte e i falsi miti da sfatare
Milan, i principali organi di stampa uniti alla quasi totalità della tifoseria sono concordi nel sostenere che l’operazione Pioli sia impossibile. Per tutta una serie di motivi che andremo ad analizzare
Stefano Pioli è probabilmente al capolinea. Siamo certi rimarrà fino alla fine della stagione, ma il suo ciclo al Milan è terminato. Come spiegato dallo stesso Criscitiello, bisogna solamente ringraziare il tecnico parmense per l’impegno ed anche i risultati conseguiti. Con lui i rossoneri hanno conseguito uno scudetto, non bisogna dimenticarlo.
Tuttavia, quando finisce un ciclo bisogna ripartire provando a fare un upgrade ed il nome caldo, più volte scritto da noi e dal nostro collaboratore Cristiano Mezzi, è quello di Antonio Conte.
Vediamo ora i falsi miti da sfatare. Primo: Conte stravolge la squadra. Errato, il Milan è già una squadra con una buonissima ossatura, non c’è bisogno di stravolgerla. Al netto degli infortuni che stanno falcidiando una stagione, l’organico messo a disposizione la scorsa estate è di prim’ordine.
Gente come Maignan, Tomori, Thiaw, Kalulu, Theo Hernandez sono giocatori invidiati da molte squadre, a centrocampo Loftus-Cheek, Reijnders, Bennacer, Musah sanno fare il loro lavoro in maniera egregia, senza togliere Pulisic, Leao, Okafor, Giroud, Chukwueze.
Punto secondo: l’ingaggio. Conte non vive sulla luna, sa perfettamente che in Italia nessun club gli darà quanto percepiva in Premier ed al contempo ha l’esigenza di rimanere entro i confini nazionali, possibilmente vicino a Torino, dove abita. Il Milan rappresenterebbe quindi la soluzione ideale essendo ad un centinaio di km dal capoluogo piemontese.
Terzo falso mito: il mercato. Ovvio che il tecnico leccese voglia almeno 3-4 giocatori, di cui due forti. Se si deve fare un upgrade, lo stesso dovrà essere fatto coi giocatori giusti. Sicuramente vorrà un attaccante, ma il Milan già lo sta cercando per la prossima estate. Poi ci vorrà ancora un difensore ed un centrocampista. Stop. Niente stravolgimenti.
Sappiamo che Conte ha già espresso parere favorevole, il Milan probabilmente lo aspetta e ad oggi è lui il primo nome nella lista di Furlani per il dopo Pioli.
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Milan, Theo Hernandez ora è un problema: addio a fine stagione | Costretto controvoglia a rimanere la scorsa estate
Milan, non lo avremmo mai immaginato, ma ora qualcuno sta chiamando problema uno come Theo Hernandez.
Noi di Calcio Style lo scriviamo da diversi mesi, Theo Hernandez la scorsa primavera aveva iniziato a guardarsi intorno con l’aiuto del suo agente Manuel Garcia Quilon.
E la sua volontà era quella di lasciare il Milan in estate per accasarsi in una tra Real Madrid e Paris Saint Germain, nonostante fosse stato il Bayern Monaco ad essersi fatto avanti per primo. Tutto quanto è stato confermato da più fonti e possiamo sostenere, senza timori di essere smentiti, che avevamo raccontato fedelmente le cose come erano accadute.
In estate tuttavia c’è stata la forte influenza di Zlatan Ibrahimovic il quale contro tutto, contro tutti e contro Theo, ha deciso di non vendere il giocatore ancorché in presenza di offerte non ritenute economicamente adeguate dalla dirigenza stessa.
La promessa di fare una squadra in grado di competere in tutto e di avere un allenatore top, aveva fatto desistere Theo Hernandez dalla sua scelta iniziale. L’arrivo di Paulo Fonseca unito a una partenza di campionato molto lenta ha nuovamente riacceso la voglia di andarsene, tanto che l’addio a fine stagione pare certo.
Da mesi non ci sono incontri con l’agente e il Milan sta prendendo tempo perché non vuole più affrontare il discorso, certo che il giocatore la decisione l’abbia già presa.
Il modo di giocare di Theo è l’esempio lampante di quanto stiamo scrivendo. Forte contro le forti, questione di orgoglio e svogliato, quasi annoiato e assente contro le cosiddette piccole, vedasi ieri sera a Cagliari.
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Cagliari-Milan 3-3, non basta un super Leao: altri due punti persi | Le pagelle dei rossoneri
Cagliari-Milan 3-3, i rossoneri escono dal campo con un solo punto e tante recriminazioni. Sugli scudi Rafael Leao, ma non basta.
Maignan 6: nessuna colpa sui gol del Cagliari. Fa quello che può, ma la difesa non lo aiuta
Emerson Royal 5: sembra più volenteroso, ma alla fine dei 90 minuti la pochezza è disarmante in entrambe le fasi (dal 36’ st Tomori sv)
Thiaw 5,5: un passo indietro rispetto a Madrid
Pavlovic 5: fuori posizione praticamente sempre, Fonseca lo riprende in più occasioni
Theo Hernandez 5: pecca evidente sul terzo gol del Cagliari, ma in tutta la gara si fa vedere poco
Reijnders 6,5: difficile giudicare male questo ragazzo che mette cuore e piedi, oltre che assist, in ogni gara
Fofana 5,5: errore sulla seconda rete del Cagliari, meno preciso del solito
Chukwueze 5: si innamora spesso del pallone, ma incide poco (dal 20’ st Loftus-Cheek 6,5: entra molto bene in campo e ha voglia di cambiare le sorti)
Pulisic 7: di più non poteva fare, corre e si sbatte per tutti (dal 36’ st Musah sv)
Leao 8: dopo Madrid, anche a Cagliari fa vedere il suo valore. Si è svegliato? (Dal 36’ st Okafor sv)
Camarda 5,5: discreto esordio per il 16enne. Combatte, a volte va a vuoto, ma a prescindere questa è stata la sua serata (dal 20’ st Abraham 6,5: trova subito il gol con un tap in vincente)
Fonseca 5: peccato. Il Cagliari di questa sera era battibile. Errori difensivi evidenti. Cambi sbagliati
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Arianna Mihajlovic: “Da Lotito mi aspettavo molto di più…”
La vedova dell’indimenticabile Sinisa Mihajlovic si racconta a Repubblica: dai primi anni insieme nella Capitale ai successi alla Lazio, passando per gli aneddoti più intimi della loro vita.
A quasi due anni dalla scomparsa di Sinisa Mihajlovic, Arianna Mihajlovic ha voluto aprire una finestra sul loro legame in una toccante intervista rilasciata a Repubblica . La vedova dell’ex campione e allenatore ha condiviso alcuni ricordi di una vita passata insieme, raccontando gli inizi della loro storia d’amore, sbocciata a Roma, città che ha segnato una tappa fondamentale nella carriera e nella vita del marito. Sinisa Mihajlovic, arrivato alla Lazio negli anni ’90, ha infatti lasciato un segno indelebile nella storia del club biancoceleste, vincendo ben 7 trofei in 6 stagioni.
Con la Lazio, Sinisa ha conquistato uno Scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA, portando in campo la sua grinta e la sua precisione sui calci piazzati che ne hanno fatto una leggenda per i tifosi.
Le parole di Arianna Mihajlovic
A seguire le parole di Arianna Mihajlovic.
LAZIALE PER AMORE
“I miei figli sono innamorati del pallone e vanno ancora allo stadio. Io invece faccio fatica. Per io in realtà sono una romanista diventata laziale per amore. Per i miei figli perdere il padre è stato veramente duro. Loro però sono la mia forza. A Sinisa gliel’ho promesso. ‘Ora vai — gli ho detto stringendogli la mano — ai ragazzi ci penso io’. Solo allora se ne è andato…”
FINO ALL’ULTIMO
“Quello della sua morte è stato il momento più terribile e intenso che abbia mai provato. Eravamo tutti intorno a lui; io, i figli, il suo migliore amico, mia madre, sua madre… Dopo l’ultimo respiro c’era una forza in quella stanza che non saprei descrivere. Abbiamo pianto le lacrime che non avevamo potuto versare prima, per non fargli capire che fosse finita”.
GELOSIA
“Era felicissimo quando vinse lo scudetto con la Lazio. Quegli anni con il club di Cragnotti sono stati i più belli anche per me. La squadra nel 2000 festeggiò insieme a mogli e fidanzate in una villa romana. Poi però vollero organizzare un bis, con una serata solo tra calciatori. Ho ancora il senso di colpa per non avercelo mandato. Ero gelosa! Col senno di poi, me ne pento”.
DELUSIONE
“Dai tifosi ho sentito un affetto pazzesco! Ma anche la dirigenza del Bologna è stata fantastica, ha pagato lo stipendio anche quando lui non c’era più. Da Lotito, invece, mi aspettavo di più. Non tanto per me, quanto per mio figlio. Sinisa alla Lazio ha dato veramente tanto”.
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