Milan, ha di che gioire il tecnico Stefano Pioli in seguito alla prestazione dei rossoneri ieri pomeriggio contro la Lazio. Un successo schiacciante che porta il club a candidarsi come una vera e propria pretendente al tricolore. A voi il mio editoriale.
Milan, quando la rondine fa primavera. Sono ancora favorevolmente impressionato dalla vittoria di ieri pomeriggio contro la Lazio per 2-0. Un risultato giusto, forse bugiardo per via del rigore calciato contro i legni da Franck Kessie, ma che ha dimostrato uno strapotere territoriale, fisico e mentale degli undici ben guidati da Stefano Pioli. Annientato il Sarrismo, avanti lancia in resta con il Piolismo, neologismo non creato ieri, ma che ha sempre il suo appeal.
E voglio iniziare la mia disamina proprio dal tecnico rossonero, probabilmente uno dei più snobbati della nostra Serie A, un tecnico non capace a vincere, si diceva. Appunto, si diceva. La squadra di Pioli oltre a vincere, sa convincere con un gioco talmente corale ed efficace tale da annientare ogni velleità avversaria, un Milan capace di pressare alto ed andare a togliere palloni con una tale aggressività da rimanere impietriti. Si chiama fame, fame di vittorie. Quella che probabilmente, ad esempio, la Juventus non ha più.
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Non voglio nascondermi dietro una mano, nè tantomeno stiamo scoprendo l’acqua calda nell’affermare che l’attuale Milan è da scudetto. Lo ha dimostrato durante la scorsa stagione, gli uomini di Pioli possono giocarsela contro chiunque senza alcun timore reverenziale. Quello che più è mancato lo scorso anno è proprio stata la fortuna ed una rosa adeguata, troppi gli infortuni a fronte di poco ricambio. Giocare forzatamente sempre con gli stessi, o con una formazione comunque rabberciata, non ha fatto altro che togliere valore alla squadra, era inevitabile e soprattutto impossibile mantenere i ritmi serrati del girone d’andata quando per lungo tempo i rossoneri hanno visto le altre squadre dall’alto verso il basso.
Ora i ricambi ci sono, in ogni reparto il tecnico può contare su validi rinforzi, da Florenzi a Ballo-Tourè per le fasce, da Bakayoko a Tonali per la mediana, da Messias per la trequarti fino ad arrivare alle soluzioni offensive che annoverano, oltre al sempiterno Zlatan Ibrahimovic, anche Giroud e Pellegri. Senza contare all’esplosione di Leao, tocchiamo ferro, e ad Ante Rebic, un giocatore che proprio male non fa. Il Milan ha acquistato personalità, i giocatori si conoscono e di conseguenza giocano quasi a memoria. I giovani stanno esplodendo, si è sempre detto di dare loro tempo, ecco che stanno ripagando le fruttuose scelte intraprese a partire dallo scorso anno.
E poi c’è lui, Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese ha saputo instillare in ogni giocatore gocce di personalità, carisma e coscienza nei propri mezzi che nessuno, fino ad ora, aveva saputo fare. Un costante e continuo rullo compressore in allenamento, dentro le mura di Milanello, sempre ed ovunque pur di fare crescere questi giovani di cui si sente orgogliosamente padre e che vuole portare lontano, più in alto possibile. Sì, questo Milan è da scudetto.
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