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Milan, da una dirigenza inesperta a un allenatore mediocre: ora si salvi chi può | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, storia di un disastro annunciato? Probabilmente no, ma ora le acque sono ben mosse e chi comanda la nave non ha bene idea di come portarla in porto.
Si salvi chi può, un titolo probabilmente forte, ma che spiega il momento del Milan attuale. Ossia una squadra senza cuore né leader in campo, raffazzonata e tenuta su da un allenatore che ha totalmente smarrito la strada, se mai l’avesse avuta.
Ma partiamo dalla dirigenza, vera e propria imputata. Un quadro di comando del tutto inesperto tenuto su da Zlatan Ibrahimovic il quale si professa Dio, dice di essere il boss e comandare tutto, ma che di fatto una proposta aveva avanzato, Antonio Conte, subito bocciato. Braccio destro Geoffrey Moncada, uno che non appare nemmeno nelle interviste e che di fatto è un buon talent scout, nulla di più. Fino ad arrivare alle più altre sfere Furlani e Cardinale che di calcio ne capiscono poco, forse niente. Almeno l’AD ha l’attenuante di essere milanista, ma non basta.
Tutta questa macedonia di incompetenza ha partorito la scelta di Paulo Fonseca, un allenatore mediocre, aziendalista e che costa poco. Caratteristiche perfette per allenare il Milan di Redbird, non per un Milan che deve provare a vincere il campionato e arrivare lontano in Champions League. Un allenatore che fin da subito ha dimostrato di capirci nulla, con conferenze stampa imbarazzanti e scelte tecniche la cui spiegazione sfugge a molti.
Solo nella serata di ieri, nel post disastro contro il Liverpool, rispondendo alla domanda di Zvonimir Boban è riuscito a dire che Loftus Cheek non lo vede come numero 10, ma lo vede come numero 8 o numero 10. Capite bene che la confusione ce l’ha anche in testa, non solo in campo.
Eppure l’aiuto da casa sta arrivando praticamente ogni giorno. Persino i sassi gli stanno indicando la strada, quella del 4-3-3. Ma lui nulla. In una organico praticamente composto da tutte mezze ali, predilige il 4-2-3-1, segno di coerenza, per carità, ma a tutto c’è un limite.
Tornando a bomba, la colpa la imputo alla società, Fonseca non è altro che un capro espiatorio che alla fine pagherà per tutti. Mi auguro solamente che non arrivi un Edin Terzic qualsiasi, come qualcuno scrive, ma che sappiamo mettere mano alla guida tecnica con un allenatore italiano. Caldeggio per Massimiliano Allegri con il quale vi sono contatti, ma mi andrebbe benissimo anche Maurizio Sarri. Tanto, gira che rigira, ditemi un allenatore estero che ha vinto in Italia. Qualcuno c’è, ma si conta sulle dita di una mano.
La verità è che nessuno si può improvvisare dirigente se prima non ha fatto la doverosa gavetta. Lo stesso Ibrahimovic, enorme giocatore, non può pensare di fare il dirigente, peraltro spesso in vacanza. E se non in vacanza, sui social. Altrimenti vorrebbe dire che tutte le altre squadre di Serie A hanno capito nulla. E a onor del vero, chi ci sta capendo poco è invece tutto il mondo Milan. Questa si chiama presunzione. E ad oggi la dirigenza rossonera è la massima espressione della presunzione.
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Milan, ma chi ha scelto Fonseca? Ora tutti a uscire dal carro (ma ci sono mai saliti?) | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, ormai è una gogna mediatica quella che si è scatenata intorno al nome del tecnico portoghese in odore di esonero. Ma chi realmente ha scelto questo allenatore? E chi ora difende la propria scelta?
Sulla questione allenatore noi di Calcio Style siamo stati piuttosto precisi nel seguire l’intera vicenda iniziata nei primissimi giorni di gennaio quando vi erano stati contatti con Antonio Conte.
Da lì un accordo verbale con Ibrahimovic e una serie di incontri a Milano e negli uffici della Rafaela Pimenta a Montecarlo. Sappiamo che la scelta dell’allenatore leccese divideva la dirigenza e, come da disposizioni dall’alto, si è preferito orientarsi sulla decisione collegiale, ossia un allenatore che potesse andare bene a tutti e con un costo ridotto. Grave, gravissimo errore.
Ma quindi ora chi sostiene Fonseca? La risposta nessuno, Ibrahimovic men che meno. La grave colpa della dirigenza è stata proprio quella di assoldare un tecnico per il quale nessuno provava la minima stima, se non per gli indiscussi valori umani.
E la colpa di Ibrahimovic, che si professa il boss, è stata quella di avere accettato la scelta in maniera passiva per poi immediatamente discostarsi e non seguire la squadra durante queste prime uscite.
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Breaking news Milan, buone notizie per Maignan
Breaking news Milan, come scritto nella giornata di ieri, arrivano oggi importanti conferme sullo stato di salute del portiere rossonero. Vediamole insieme nel dettaglio.
Un trauma contusivo, nulla di più per Mike Maignan il quale è uscito malconcio durante la sfida di Champions League contro il Liverpool lasciando spazio tra i pali a Torriani.
Gli esami strumentali avevano fin da subito escluso ogni tipo di lesione, tuttavia c’era apprensione e attesa in quanto il giocatore aveva male al ginocchio.
Ora il dolore sembra essere regredito e lo staff medico assicura la presenza durante la sfida contro l’Inter di domenica sera.
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Roma, Juric scelto da Lina Souloukou. Ghisolfi spingeva per un altro nome
Emergono nuovi retroscena sulla panchina della Roma. Dopo l’esonero di De Rossi, Ghisolfi ha caldeggiato un nome, ma ha dovuto accettare la scelta di Juric.
In casa Roma si respira una brutta aria e, con il recente esonero di Daniele De Rossi, sono emersi numerosi retroscena che stanno svelando le tensioni interne al club. Non solo questioni legate alle scelte di mercato, spesso non condivise dall’ex tecnico, ma anche situazioni spinose come i casi Dybala e Zalewski, di cui la società avrebbe fatto volentieri a meno.
Roma, Ghisolfi voleva Terzić
Tuttavia, l’ultimo e forse più significativo retroscena riguarda la scelta del nuovo allenatore.
Secondo quanto riportato da Nicolò Schira, la decisione di affidare la panchina giallorossa a Ivan Juric è arrivata direttamente dalla CEO Lina Souloukou, nonostante il direttore sportivo Ghisolfi avesse spinto per un altro nome.
Il ds, infatti, avrebbe preferito l’ex allenatore del Borussia Dortmund, Edin Terzić, considerato il profilo ideale per avviare un progetto duraturo e ambizioso, con l’obiettivo di riportare la Roma ai vertici del calcio italiano.
La scelta dell’ex Torino, sebbene accettata da Ghisolfi, non è stata completamente condivisa. Negli ultimi mesi, il direttore sportivo ha visto il suo ruolo ridotto, limitato a seguire principalmente le indicazioni della CEO più che ad avere libertà d’azione nella gestione della squadra.
Un ulteriore retroscena riguarda la presenza di Juric al Tardini durante la partita tra Parma e Udinese lo scorso lunedì. Questo dettaglio potrebbe suggerire che l’allenatore croato era già a conoscenza della situazione e si stava preparando per il suo nuovo incarico studiando la squadra bianconera, prossimo avversario dei giallorossi.
Resta da vedere se la scelta del tecnico croato, noto per il suo gioco più fisico che qualitativo, si rivelerà vincente. Di certo, però, la situazione evidenzia le difficoltà gestionali e la mancanza di una visione condivisa all’interno della società.
L’auspicio per i tifosi giallorossi è che queste divergenze possano risolversi presto, permettendo alla squadra di concentrarsi solo sul campo e di ritrovare quella serenità necessaria per competere ai massimi livelli.
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