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Milan: Emerson Royal ‘sceglie Kaka’
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Appena arrivato al Milan, l’ex esterno del Tottenham ha scelto la 22 di Kakà. Un numero che negli ultimi anni non ha avuto molta fortuna.
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“Il Milan è la squadra per noi brasiliani. In Brasile Kaká è un idolo. Non ci ho pensato due volte a scegliere la 22. Essere qui è un sogno”.
Così Emerson Royal si è presentato ai suoi nuovi tifosi.
Neo acquisto del Milan sulla fascia, il calciatore ha confermato il suo numero di maglia per le prossime annate, ovvero il 22. Di certo non una semplice maglia da indossare, considerando che con lo stesso numero Kakà ha fatto la storia della società rossonera.
Emerson Royal ha preso una decisione coraggiosa, considerando come negli ultimi anni i possessori di questo numero abbiano ampiamente deluso le aspettative. Ma con un nuovo brasiliano a raccogliere l’eredità dell’ex verdeoro, il Milan spera possa interrompersi il tabù del post Kakà.
Il dopo Kakà
Kakà ha lasciato il Milan e la maglia numero 22 per la prima volta nel 2009. Chi ha scelto di ereditare la pesantissima casacca dal brasiliano è divenuto una meteora, non riuscendo a lasciare il segno nell’ultimo decennio.
Gli ultimi calciatori che hanno vestito la maglia numero 22 del Milan sono stati principalmente giocatori arrivati all’estero e ceduti dal Club rossonero in fretta e furia.
Ma chi ha vestito la numero 22 in casa Milan?
Di seguito i giocatori rossoneri che hanno portato sulla schiena la 22:
Marko Lazetić (21/22 – 22/23)
Mateo Musacchio (17/18 – 20/21)
Gabriel (16/17)
Alessio Cerci (14/15)
Kaká (13/14)
Bojan Krkic (12/13)
Antonio Nocerino (11/12)
Bruno Montelongo (10/11)
Marco Borriello (09/10 – 10/11)
Kaká (02/03 – 08/09)
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Il vero impatto delle sponsorizzazioni nel mondo del pallone
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3 minuti fail
30/04/2025
Il calcio. Non è semplicemente uno sport, è un linguaggio universale, un fenomeno di massa che catalizza passioni, unisce comunità e muove economie.
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In questo universo pulsante, dove ogni partita è una narrazione e ogni gol un’emozione collettiva, esiste un elemento tanto discreto quanto fondamentale, una vera e propria linfa vitale che alimenta il sistema dalle fondamenta fino ai vertici più scintillanti: la sponsorizzazione.
Lungi dall’essere un mero accessorio commerciale, le partnership tra aziende e entità calcistiche rappresentano un pilastro imprescindibile, un motore poliedrico che genera valore economico, amplifica la visibilità e, non da ultimo, plasma l’impatto sociale dello sport più amato al mondo.
Cos’è la sponsorizzazione nel calcio: un patto strategico
Alla base, la sponsorizzazione sportiva, applicata al mondo del pallone, è un connubio commerciale ben definito: un’azienda, lo sponsor, decide di fornire un supporto, che può essere finanziario o sotto forma di beni e servizi, a un’entità calcistica – sia essa una squadra, un evento specifico come un torneo, o persino un singolo atleta di spicco.
In cambio di questo investimento, lo sponsor ottiene una contropartita cruciale: visibilità e l’associazione del proprio marchio ai valori, alle emozioni e al vasto pubblico che il calcio è capace di mobilitare. Non si tratta di semplice pubblicità, ma di un’intesa strategica che mira a creare un legame più profondo e duraturo.
I meccanismi attraverso cui questa visibilità si concretizza sono sotto gli occhi di tutti: il logo dello sponsor che campeggia sulle maglie da gioco, diventando quasi parte dell’identità visiva della squadra; i banner pubblicitari che colorano i bordi del campo e gli spalti degli stadi; l’inclusione del marchio nei materiali promozionali, dai manifesti ai contenuti digitali; la pubblicità diffusa durante la trasmissione degli eventi sportivi. Ogni spazio diventa una potenziale vetrina, ogni partita un’occasione per rafforzare la notorietà del brand sponsor.
Oltre il business: l’impatto sociale nel mondo del pallone e le sfide della responsabilità
Se il valore economico è evidente, non si può trascurare la profonda dimensione sociale che le sponsorizzazioni nel calcio portano con sé. Le aziende che scelgono di investire in questo sport, specialmente a livello giovanile e dilettantistico, non stanno solo facendo marketing, ma contribuiscono attivamente al benessere della collettività. Innanzitutto, diventano veicoli per promuovere uno stile di vita sano e attivo, associando il proprio nome ai benefici intrinseci della pratica sportiva, un messaggio potente in un’epoca che combatte sedentarietà e problemi correlati.
Inoltre, queste collaborazioni sono fondamentali per sostenere le comunità locali. Finanziare una squadra giovanile significa offrire opportunità di crescita, aggregazione e sviluppo di talenti nel proprio territorio. Questo tipo di impegno migliora sensibilmente la reputazione aziendale, creando un legame autentico e profondo con il pubblico, che percepisce lo sponsor non solo come un’entità commerciale, ma come un partner attivo nel tessuto sociale.
Il calcio sponsorizzato diventa così un potente catalizzatore di coesione: gli eventi sportivi diventano momenti di aggregazione, veicolando valori universali come il fair play, l’inclusività e il rispetto reciproco.
Tuttavia, proprio per la pervasività e l’influenza del calcio, emerge con forza il tema della responsabilità sociale nelle partnership. Un focus particolare meritano, ad esempio, le collaborazioni con settori dal forte impatto economico, come quelli del gioco e del betting, che hanno avuto una presenza significativa nel calcio.
Se da un lato il valore commerciale di tali accordi è innegabile per la sostenibilità finanziaria di molti club, dall’altro emergono rischi indiretti che non possono essere ignorati, legati a fenomeni delicati come la ludopatia. Qui, la partnership, se gestita con oculatezza e consapevolezza, può ribaltarsi in un’opportunità preziosa. Anziché essere un problema, può diventare un veicolo efficace per sensibilizzare il vasto pubblico del calcio al gioco sicuro e responsabile.
Promuovere messaggi di moderazione, consapevolezza dei rischi e rispetto delle regole, magari in linea con le normative vigenti e sotto l’egida di enti regolatori come l’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), che vigila sulla corretta comunicazione nel settore e sulla tutela dei consumatori, trasforma una potenziale criticità in un’azione di valore sociale aggiunto.
I vantaggi tangibili: motore economico e cassa di risonanza mediatica
Accanto all’impatto sociale, i benefici più immediatamente percepibili delle sponsorizzazioni riguardano la sfera economica e mediatica. Per le entità calcistiche – club, leghe, eventi – l’apporto finanziario derivante dalle sponsorizzazioni è spesso carburante essenziale. Questi fondi permettono di coprire una vasta gamma di costi: dalle spese operative quotidiane all’acquisto di attrezzature all’avanguardia, dal miglioramento delle infrastrutture sportive all’organizzazione stessa degli eventi agonistici.
Senza questo flusso economico, molte realtà, soprattutto quelle minori, faticherebbero a sopravvivere e a svilupparsi. Parallelamente, la partnership con uno sponsor noto incrementa la visibilità dell’entità sponsorizzata, aiutandola ad attrarre nuovi tifosi, membri e spettatori.
Dal lato delle aziende sponsor, i vantaggi sono altrettanto significativi. Il calcio offre una visibilità esponenziale, una platea immensa e trasversale difficilmente raggiungibile con altri mezzi. Associare il proprio marchio alla passione, all’impegno, alla dinamicità e ai valori positivi generalmente connessi allo sport (salute, benessere, spirito di squadra) rappresenta un potente strumento di marketing. Inoltre, non va sottovalutato l’aspetto dei benefici fiscali.
In Italia, ad esempio, come evidenziato per le ASD, le spese sostenute per le sponsorizzazioni sportive possono godere di regimi fiscali vantaggiosi, come la deducibilità totale in certi contesti, rendendo l’investimento ancora più appetibile dal punto di vista finanziario.
Strategie efficaci: costruire partnership vincenti nel calcio
Affinché una sponsorizzazione nel calcio sia realmente proficua per entrambe le parti, non basta siglare un accordo. È necessaria una pianificazione strategica oculata. Un elemento cruciale è la scelta di partner che siano realmente allineati ai valori, all’immagine e agli obiettivi dell’entità calcistica. Una partnership “stonata” rischia di essere inefficace o addirittura controproducente. L’autenticità della connessione tra sponsor e sponsee è fondamentale per creare un legame credibile con il pubblico.
In secondo luogo, la sponsorizzazione non dovrebbe vivere isolata, ma essere integrata in un approccio di marketing olistico. Ciò significa combinarla sapientemente con altre iniziative: campagne mirate sui social media per amplificare il messaggio, eventi promozionali collaterali, attivazioni coinvolgenti durante le partite o negli spazi antistanti lo stadio (come stand interattivi, concorsi a premio, distribuzione di gadget). L’obiettivo è creare esperienze memorabili che rafforzino il legame emotivo tra lo sponsor, il club (o l’evento) e la sua tifoseria, trasformando la semplice visibilità in un’interazione significativa.
In definitiva, le sponsorizzazioni nel calcio trascendono la semplice transazione economica. Rappresentano un ingranaggio complesso e multifunzionale, un pilastro strategico che sorregge l’intero ecosistema calcistico. Offrono benefici tangibili in termini economici e di visibilità, ma il loro valore si estende profondamente nella sfera sociale, promuovendo benessere, sostenendo comunità e veicolando valori positivi, pur richiedendo un’attenzione crescente alla responsabilità.
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Ancelotti-Brasile, il grande gelo: il Real Madrid frena sull’accordo!
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49 minuti fail
30/04/2025
Sembrava tutto pronto per il debutto di Carlo Ancelotti sulla panchina del Brasile, ma il club di Florentino Perez alza il muro. Tensioni per il viaggio a Londra, e Jorge Jesus torna in corsa.
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Un vero e proprio fulmine a ciel sereno ha colpito e modificato i piani della Seleção. Carlo Ancelotti, da diversi giorni designato come il futuro commissario tecnico del Brasile, potrebbe non sedersi sulla panchina verdeoro a partire da giugno, come previsto. Secondo quanto riportato da Relevo, il Real Madrid avrebbe posto un freno deciso alla transizione, irritato da alcune mosse della federazione brasiliana e dallo stesso tecnico italiano.
Il nodo centrale sarebbe la tempistica. Il club madrileno non intende infatti lasciar partire Ancelotti prima della conclusione del Mondiale per Club, in programma a giugno negli Stati Uniti. Il torneo, a cui il Real tiene particolarmente, rappresenta un obiettivo stagionale, e la presenza di Ancelotti è ritenuta imprescindibile. Da qui il no, secco e deciso, a un addio anticipato.
A peggiorare i rapporti, c’è stato anche un episodio che ha generato malumori nelle alte sfere del club spagnolo, secondo cui, nella giornata di oggi, Ancelotti si sarebbe recato a Londra insieme a un emissario della CBF (la confederazione calcistica brasiliana), probabilmente per limare gli ultimi dettagli contrattuali. Un gesto che al Real Madrid è stato percepito come una mancanza di rispetto, dato che il tecnico è ancora formalmente sotto contratto fino a giugno 2026.
La posizione del Brasile su Ancelotti
La posizione del Brasile è chiara: la federazione non intende versare alcuna penale per liberare Ancelotti. Nonostante la stima nei confronti del tecnico di Reggiolo, il tempo stringe e il debutto ufficiale nelle qualificazioni sudamericane ai Mondiali 2026 è fissato per il 6 giugno contro l’Ecuador. Serve una guida certa, subito.
Per questo motivo, torna d’attualità una pista che sembrava raffreddatasi nelle ultime settimane, ovvero quella che porta a Jorge Jesus. L’attuale allenatore dell’Al-Hilal, con una vasta esperienza in Sud America dopo l’avventura vincente al Flamengo, è considerato il piano B più solido. Il portoghese è apprezzato per la conoscenza del calcio brasiliano e la sua capacità di gestire gruppi di alto profilo.
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Real Madrid, Rüdiger: “Dopo 7 mesi di dolore, ho dovuto operarmi al menisco. Ora sono finalmente senza dolore”
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2 ore fail
30/04/2025
Toni Rüdiger si sottopone a un intervento chirurgico al menisco dopo mesi di sofferenza, pronto a tornare in campo senza dolore.
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Toni Rüdiger ha recentemente rivelato di essersi sottoposto a un intervento chirurgico al menisco. Dopo aver giocato per oltre sette mesi con un dolore intenso, il calciatore ha deciso di affrontare l’operazione per risolvere definitivamente il problema. Ora, finalmente libero dal dolore, Rüdiger è determinato a tornare in campo il prima possibile. L’obiettivo è prepararsi per i prossimi importanti tornei internazionali.
Un futuro senza dolore per Rüdiger
Con l’intervento riuscito e il recupero avviato, Rüdiger guarda al futuro con ottimismo. La sua assenza si è fatta sentire, ma il suo ritorno potrebbe rappresentare un grande vantaggio per il Real Madrid e la nazionale tedesca. L’atleta è impaziente di dimostrare nuovamente il suo valore e contribuire in modo significativo alle vittorie della sua squadra.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano
🤍👊🏾 Toni Rüdiger: “After I have played more than seven month with severe pain, it was unfortunately unavoidable that I had to undergo a meniscus surgery”.
“Now I’m finally pain-free again. I want to be able to play again as soon as possible as two big tournaments with the… pic.twitter.com/yDDAHSW15N
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) April 29, 2025
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