Sono solo passate sette giornate e siamo già a scrivere del fallimento del porogetto Giampaolo. Perchè purtroppo è così, sono bastati due mesi per capire che non si poteva andare avanti oltre. Salterà quindi la testa del tecnico abruzzese, come succede spesso a pagare è l’allenatore, spesso anche per colpe non sue. Giampaolo è stata una scommessa, apprezzato per la sua capacità di far giocare bene le squadre tanto da chiamarlo maestro di calcio, la dirigenza era perfettamente a conoscenza del suo palmares scevro da trofei ed al contrario pieno zeppo di esoneri e dimissioni. Nonostante questo il club ha deciso di puntare forte su di lui pensando erroneamente che il lavoro di Gattuso fosse replicabile e migliorabile, in più di un’occasione infatti lo scorso anno si erano alimentati dubbi in merito al gioco espresso e Giampaolo era visto come colui in grado di elevarlo. Ritengo sia stato enormemente sottovalutato il lavoro di Gattuso il quale lo scorso anno ha sfiorato la zona Champion ottenendo probabilmente il massimo dai giocatori a sua disposizione.
Una scommessa rischiosa quindi, non meno aleatoria che puntare sul rosso o sul nero alla roulette, dove se vinci sei fortunato, nulla di più. La scelta di condurre un mercato al risparmio senza minimamente coinvolgere Giampaolo è stata scellerata e prepotente allo stesso tempo. Si fa sempre un bel parlare sulle scelte dei giocatori, sul fatto che vengano fatte di comune accordo con il tecnico, ma di fatto questo non è successo. Giampaolo in più di un’occasione ha espresso che sarebbe stata sua intenzione far giocare anche i nuovi acquisti una volta conosciuti ed amalgamati insieme agli altri. Ma quindi la domanda sorge spontanea, se avesse condotto il mercato in comune accordo con la dirigenza le caratteristiche dei giocatori non ale avrebbe già conosciute? Perchè far passare settimane per conoscerli? Secondo punto, Giampaolo voleva un trequartista, per mesi ha urlato a gran voce il nome di Correa, ma l’argentino è mai arrivato ed il tecnico ha provato in quel ruolo Suso che inizialmente sembrava propenso a giocarci, poi si è sciolto come neve al sole. Nel momento in cui si è scelto Giampaolo si era perfettamente consapevoli di avere dinnanzi un tecnico convinto di un modulo – il 4-3-1-2, che avrebbe tentato di portare avanti fino alla fine e quindi perchè non accontentarlo sul trequartista e comprargli Rebic, ennesimo esterno in un tridente? Suso, Castillejo, Bonaventura e Calhanoglu non erano già sufficienti? Troppi interrogativi senza risposta.
Finora ho elencato le incapacità evidenti della dirigenza, ma sicuramente in questo pasticcio gravi colpe vanno imputate anche a Giampaolo reo di aver cambiato schema dopo la prima gara persa contro l’Udinese. Il tecnico è sempre stato un fermo sostenitore del 4-3-1-2, lo scrivevo prima, e dopo una sola giornata già si pensa di cambiare? Vero che è stata fatta una figuraccia, ma la storia milanista insegna che ci vuole tempo per far assimilare nuovi schemi alla squadra, ogni riferimento ad Arrigo Sacchi non è casuale. Ed invece spazio al 4-3-3, segno di totale confusione. Tale decisione poteva essere presa dopo alcune giornate, se si è decisi su un modulo lo si porta avanti fino a che i giocatori ce l’hanno nelle corde, abbandonarlo subito è stato un chiaro segno di resa.
Altro errore del tecnico abruzzese la gestione dei top player Piatek e Paquetà che insieme fanno un patrimonio da 70 milioni di euro. L’attaccante polacco non è mai stato messo in grado di poter replicare la favolosa stagione scorsa, ovviamente ci ha messo del suo, ma di fatto un giocatore dalle sue caratteristiche deve essere messo in campo per far male ed un allenatore questo lo deve sapere e si deve correggere alle prime avvisaglie, di certo non avvilendolo con la panchina. Su Paquetà il disastro, subito stroncato sul nascere contro il Verona e di fatto mai tenuto in considerazione. Il brasiliano è stato spesso criticato per non essere molto disciplinato in campo fino ad arrivare al posto su Instagram ed alle incomprensioni poi apparentemente risolte. Non si butta alle ortiche un talento del genere su cui soprattutto la dirigenza ha messo un sacco di soldi e ha puntato forte.
L’apoteosi è poi stata raggiunta con il gioco, o meglio il non gioco ingiustificabile. Il Milan, a parte un primo tempo contro il Torino, è sempre apparso apatico, senza particolari idee e senza la minima grinta. Vedere 11 giocatori in campo perlopiù under 25 giocare senza un minimo di mordente è inaccettabile, ragazzi che in campo dovrebbero sputare sangue per mettersi in mostra e perseguire quell’ambizioso progetto che è il quarto posto ed invece trotterellano senza un’idea e senza la giusta cattiveria. Questo è compito dell’allenatore, Giampaolo ha mostrato evidenti limiti caratteriali sulla gestione del pre-gara e sulla giusta motivazione dei ragazzi.
Mai come in questo periodo i tifosi rossoneri sono così arrabbiati, delusi e soprattutto confusi. Dopo anni di insuccessi, di stravolgimenti societari, di scelte tecniche errate, di soldi buttati per giocatori che non valevano nemmeno la metà del loro cartellino ecco che siamo nuovamente qui a denunciare l’ennesimo disatro, l’ennesimo fallimento la cui colpa deve essere imputata a tutti, nessuno escluso. Ripartire sarà dura per tutti, probabilmente già dopo appena sette giornate siamo già ai tempi dei verdetti, la Champion si sta allontanando troppo ed il tempo stringe. Il nuovo tecnico ovviamente richiederà ulteriore tempo, che non c’è. Prepariamoci all’ennesima stagione scialba a cui in estate si dovrà nuovamente provvedere con un’altra rivoluzione, l’ennesima alla quale ormai i tifosi stremati non riusciranno più nemmeno ad entusiasmarsi.
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