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Milan: guerra aperta tra Maldini e Ragnick

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E’ guerra aperta quella tra Paolo Maldini e Ralf Rangnik. Non ancora arrivato, il tedesco fa già parlare di lui soprattutto per le critiche rivolte dall’attuale direttore tecnico che ha maldigerito le parole dell’ex allenatore del Lipsia durante una sua recente intervista al giornale Bild.

La risposta non si fa attendere

Paolo Maldini non accetta di certo di stare nell’angolo ed incassare colpi, esce infatti allo scoperto rispondendo alle parole di Rangnick che aveva ammesso i contatti con il Milan senza di fatto escluderne un trasferimento a patto di avere piene autonomie decisionali. Tradotto, Rangnick viene al Milan se non rimane Maldini.

L’ex capitano rossonero tramite l’agenzia Ansa ha voluto replicare che non avendo mai parlato con Rangnick non riesce a capire su quali basi vertano le sue dichiarazioni, soprattutto perchè dalla proprietà non sono arrivate spiegazioni. Maldini sostiene che così facendo venga invasa la zona nella quale sta lavorando e dispensa un consiglio al tecnico tedesco, ossia che prima di imparare l’italiano dia una ripassata ai concetti generali del rispetto, in quanto ci sono colleghi che nonostante il periodo molto difficile legato all’emergenza Coronavirusstanno anteponendo il Milan al proprio orgoglio, persino alla propria salute.

E’ veramente guerra aperta, non sappiamo ancora di preciso come andrà a finire, ma si preannunciano fuochi d’artificio.

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Scaroni: “Fonseca non rischia. Su Cardinale e l’Inter…”

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Milan

Ecco le riflessioni di Paolo Scaroni, presidente del Milan, riportate dal Corriere della Sera.

LEGA CALCIO

“Credo, al di là delle dispute giuridiche sull’eleggibilità di Simonelli, che la volontà di cambiare espressa da 14 club su 20 non potrà che finire per prevalere.” Scaroni si riferisce ai recenti sviluppi in Lega Serie A, in particolare riguardo alla nomina di Simonelli, ma evidenzia la forza della volontà di cambiamento espressa dalla maggior parte dei club.

FONSECA RISCHIA?

Hellas Verona-Milan, Fonseca

PAULO FONSECA PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

“Ma no, tutti gli auguriamo che vinca tanto.” Scaroni risponde in maniera positiva e ottimistica, riferendosi probabilmente alla situazione di Paulo Fonseca e ai suoi futuri impegni.

LE PAROLE DI CARDINALE SULL’INTER

“Cardinale, da uomo di sport e non solo businessman, faceva riferimento alla passata proprietà dell’Inter e non certo al club nerazzurro. Sul campo ci affrontiamo e vogliamo batterci, come nell’ultimo derby, magari a volte ci prendiamo in giro bonariamente, ma è evidente che fuori c’è stima e c’è una collaborazione leale con l’Inter, figuriamoci se possiamo non avere rispetto: condividiamo lo stadio da sempre e assieme stiamo lavorando per costruirne uno nuovo.

Milano è poi una realtà sui generis in cui i tifosi per fortuna possono andare a vedere il derby mischiandosi assieme, in un clima sereno.”

Scaroni risponde alle parole di Gerry Cardinale, proprietario del Milan, riguardo alla rivalità con l’Inter, affermando che pur competendo sul campo, esiste un profondo rispetto e una collaborazione leale, soprattutto per quanto riguarda il futuro dello stadio condiviso e l’ambiente sereno in cui si svolgono i derby.

Queste dichiarazioni evidenziano una visione di collaborazione tra le due squadre milanesi, pur nella naturale rivalità calcistica.

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Milan, il rifinanziamento uno specchietto per le allodole: Cardinale dovrà vendere | L’editoriale di Mauro Vigna

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Milan

Milan, l’accordo tra venditore ed acquirente, ovvero Elliott e Redbird non deve passare come quell’operazione dettata dal cuore. Entriamo nel dettaglio qui di seguito.

Gerry Cardinale può tirare una forte boccata d’ossigeno in seguito all’accordo col Fondo Elliott sulla base di un rifinanziamento del debito il cui residuo, ad oggi, ammonta a 489 milioni di euro.

Tutto bello? Ma neppure per sogno, in primis perché Cardinale continuerà a non essere padrone a casa sua fino al 2028, ma la domanda è un’altra. Ci arriverà fino al 2028? La risposta è no, per il semplice fatto che l’intero progetto AC Milan sta crollando.

Mesi fa diceva che nessuno vuole vincere più di lui, parole bellissime per un tifoso, ma lo stesso sostenitore rossonero si aspetta che dalle parole escano poi i fatti. Che non stanno accadendo in seguito alla scelta scriteriata di disfare tutto quello fatto da Maldini e andando a distruggere la squadra dello scudetto acquistando in seguito un’accozzaglia di gente senza coprire i reparti giusti.

E la dimostrazione di quello che scrivo è il campionato in corso. Non ci si improvvisa presidenti di calcio, dirigenti o allenatori e l’unico lì in mezzo in grado di fare il suo lavoro è lo stesso Paulo Fonseca che già negli anni scorsi allenava. Cardinale non conosce nemmeno la storia del Milan, Furlani può dire di esserne tifoso, ma conosce ben poco le dinamiche del calcio, Moncada si è trovato a fare il dirigente quasi a sua insaputa, Ibrahimovic è più presente su Instagram che a Milanello. La domanda è: dove vogliamo andare?

Ottavi in campionato, nessuna speranza di vincere lo scudetto, poche di qualificarci per Champions League. Ergo meno entrate nelle casse per gestire il mercato, per gestire alcuni aumenti di ingaggio. Ergo la necessità di cedere almeno un top player. Ergo il rischio concreto di indebolirsi con tutti gli annessi e connessi per la prossima stagione. Ergo meno soldi dagli sponsor.

Per venire al nocciolo della questione, Cardinale sta assistendo alla rottura del suo giocattolo e l’unico modo per ripararlo è vincere trofei. Non partecipare e basta. Una presenza stabile in Champions gli può permettere di vivere bene, non esserci lo costringerà a pagare annualmente interessi bancari da 60.000 euro senza gli introiti della Champions. Come li paga? Cedendo giocatori e impoverendo la squadra.

Il rifinanziamento è uno specchietto per le allodole, Cardinale i soldi non li ha e con la gestione del Milan attuale di certo non andrà a generare valore. Sarà quindi obbligato a vendere tutto, o in parte.

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Calcio: il miracolo di Natale nel primo conflitto mondiale

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Calcio giocato che ferma la guerra. Era il 25 dicembre del 1914, soldati in trincea che smettono di sparare e improvvisano una partita. Il resto è storia.

C’erano francesi, inglesi e tedeschi. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma invece è la triste storia di soldati in guerra. La prima guerra mondiale. Ma c’è stato un momento in cui invece di sparare hanno scelto di giocare insieme.

Il fronte occidentale

La storia, quella con la “s” minuscola, si svolge in Belgio, nelle Fiandre. Saliente di Ypres settore del fronte occidentale.

È da mesi che gli alleati combattono i tedeschi, con un costo di vite umane elevatissimo. E i corpi insepolti giacciono tra esplosioni che devastano la terra di nessuno.

È un periodo di forte stallo per il conflitto.

Le trincee dei rispettivi fronti sono molto vicine tra loro, i soldati di entrambe le fazioni si vedono e, se volessero, si potrebbero anche ascoltare.

Un grido nel buio

E infatti succede che qualcuno fa sentire la sua voce. È quella di una tedesco che lancia un richiamo “Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!”.

Si alza una luce che lentamente si avvicina al filo spinato su cui tanti, troppi corpi sono caduti lacerandosi.

I soldati sono stremati e stanchi e decidono di riscrivere la Storia, quella con la “S” maiuscola.

Sono loro, al contrario dei capi di Stato, a rispondere spontaneamente all’invito di papa Benedetto XV che aveva chiesto alle nazioni in guerra di fermare l’atrocità.

La tregua di Natale

Vince su tutto la voglia dei soldati di smettere di sparare, almeno nel giorno di Natale.

Una ricorrenza che oltrepassa differenze e confini. Non c’è infatti nessun ordine di cessare il fuoco, e molti ne pagheranno le conseguenze. Ma ne vale la pena.

Si assiste a un vero miracolo di Natale: chi prima si sparava ora si sorride e si scambia regali improvvisati come un bottone, tabacco, cioccolata, cibo. C’è chi offre un servizio di taglio capelli e barba, e chi comincia a tirare calci a una lattina.

Calcio, tregua di Natale

Tommy vs Fritz: calcio d’inizio

Erano questi i soprannomi dati rispettivamente agli inglesi e ai tedeschi.

Fatto sta che su quel campo indurito dalle gelate e liberato da poco dei corpi dei caduti a cui finalmente veniva data degna sepoltura, si disputò una partita di calcio.

Dagli spari agli assisist, dai morti ammazzati alle esultanze per i gol.

Cinque in tutto: stando alle lettere inviate a casa dai soldati e poi ribattute dai giornali nazionali il match finì 3-2 per i tedeschi.

La storica partita di calcio della tregua: film e altre opere

Questo evento è stato più volte ripreso per film, libri e canzoni.

Il più famoso è il lungometraggio di produzione franco-anglo-tedesca Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia (2005), con la regia di Christian Carion.

Invece di produzione italiana è il videoclip del gruppo Le Vibrazioni, per la canzone Sono più sereno del 2003, in cui viene rappresentata anche la famosa partita di calcio.

Da citare anche la canzone Let the Truce Be Known, del 2014, del gruppo heavy metal israeliano Orphaned Land che trasla gli eventi bellici del primo conflitto mondiale nello scenario del conflitto arabo-israeliano. Che fosse di buon auspicio per gli eventi di estrema attualità.

 

 

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