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Milan, il problema non si chiama Fonseca: l’editoriale di Mauro Vigna

Milan, abbiamo assistito in questi giorni a una vera e propria gogna mediatica nei confronti di Paulo Fonseca. Eppure un allenatore, chiunque esso sia, non dovrebbe essere preso di mira in questa maniera. Quindi dove sta la verità? Proverò a fare chiarezza.

Al Milan potrebbe arrivare Paulo Fonseca. Uso ancora il condizionale in quanto, a differenza di parecchie altre testate le quali danno ormai pronta la firma sul contratto, qualche dubbio lo nutro ancora. La mia non si chiama speranza, ma dubbio sul reale buon esito dell’operazione. Probabile sì, certo no.

Ma dunque, perché il tecnico portoghese è praticamente stato messo alla gogna prima ancora di firmare? Quali sono stati i risultati sul campo che di fatto hanno provocato una reazione così calda da parte della quasi totalità della tifoseria rossonera?

Il problema non si chiama Paulo Fonseca. Il problema si chiama asticella, che in questo caso non verrebbe alzata. Ora ditemi quali differenze possono esserci tra Fonseca e Stefano Pioli. Rispondo: nessuna. Due tecnici molto preparati, con moduli speculari, di fatto non troppo attenti alla fase difensiva e coniugati alla causa del fare un gol in più dell’avversario. Due allenatori che storicamente hanno sempre annoverato molteplici problemi muscolari tra i propri giocatori, due aziendalisti. Di quelli che se gli togli Tonali prima e Theo Hernandez adesso rispondono:” Va bene faremo senza…”. Due allenatori che non vanno a battere i pugni. Qualità rara, forse anche una dote, ma non quando si deve alzare un’asticella.

E la famosa asticella poteva essere alzata andando a fare un upgrade sulla panchina. E non dico Klopp, o Zidane, o Guardiola, ma Antonio Conte era facilmente raggiungibile. Aspettava il Milan e aveva praticamente un contratto già in bozza. Ma non solo Conte, era così brutto vedere in panchina Sarri? Perché non spingere un po’ di più con Motta? Con Allegri? Forse anche con De Zerbi, allenatori preparati e italiani.

Ma soprattutto, in un momento in cui il bilancio è a posto e la spesa per la rosa è proporzionalmente tra le più basse rispetto a diversi altri club di pari blasone, perché “accontentarsi” di un altro buon allenatore senza andare a tentare di prendere l’eccellenza? Che poi, i risultati vanno visti sul campo e solo allora si potrà giudicare, ma l’ambiente ne avrebbe di certo beneficiato.

Ne avrebbero beneficiato gli abbonamenti allo stadio così come ne avrebbe beneficiato il Milan stesso con i giocatori che di fronte all’evolversi di un progetto, probabilmente non avrebbero chiesto, come sta accadendo, di essere ceduti. E’ scontato che gli ingagi altrove possano essere più alti, se non esiste nemmeno il progetto e l’ambizione, dovete trovarmi un motivo – uno – per il quale un giocatore in rampa di lancio possa decidere di rimanere al Milan. In un’epoca in cui le bandiere sono un lontano ricordo.

Aggiornato al 30/05/2024 14:03

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Pubblicato da
Mauro Vigna
Tag: Milan

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