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Milan, Morata contro il sindaco interista di Corbetta! Il motivo

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Leverkusen-Milan, Alvaro Morata

L’attaccante del Milan, Álvaro Morata, ha espresso un duro sfogo sui suoi profili social rivolto al sindaco di Corbetta, località in cui ha recentemente preso la residenza.

morata

Screenshot

Il sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, ha pubblicato su Instagram un messaggio spiritoso accompagnato da un fotomontaggio che ritraeva Álvaro Morata con la maglia del Milan, sostituendo però il nome del giocatore con quello della cittadina, “Corbetta”, sulla maglia.

Il post, che era una sorta di annuncio scherzoso, recitava: Alvaro Morata è di Corbetta, here we go. No, non è un pesce d’aprile in anticipo. Il campione Alvaro Morata è il nostro nuovo concittadino di Corbetta!”*.

Nel messaggio, Ballarini, noto tifoso dell’Inter, ha scherzato sul fatto che, nonostante la sua passione per i nerazzurri, era felice di dare il benvenuto a Morata nella “grande famiglia di Corbetta”, concludendo con una citazione del noto giornalista di mercato Fabrizio Romano, famoso per l’espressione “here we go” durante gli annunci ufficiali di trasferimenti calcistici.

Álvaro Morata ha risposto duramente al sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, tramite una storia su Instagram, in cui ha espresso il suo disappunto riguardo al post pubblicato dal sindaco. Il calciatore ha accusato Ballarini di aver violato la sua privacy con l’annuncio pubblico del suo trasferimento a Corbetta.

Nella sua risposta, Morata ha scritto:

“Egregio signor sindaco, la ringrazio per aver violato la mia privacy. Fortunatamente non possiedo alcun bene di valore, l’unico tesoro sono i miei figli, la cui incolumità è stata da lei turbata. Pensavo che il comune di Corbetta potesse garantirmi una certa privacy, invece mi trovo a dover cambiar casa nell’immediato grazie alla sua incapacità di utilizzare i social e proteggere i suoi cittadini”.

morata

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Caso Ultras: la difesa di Inter e Milan

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Inter, Marotta, Wellenreuther

Nuova vicenda nel capitolo Ultras, i due club di Milano hanno reso note le proprie difese. Leggi con noi le novità sulla vicenda.

Le società calcistiche di Milan e Inter si trovano al centro di una tempesta mediatica legata agli arresti dei vertici delle Curve e alle accuse di presunti legami inopportuni con i gruppi ultras. Tuttavia, entrambe le squadre milanesi sono decise a chiarire un punto cruciale: né il Milan né l’Inter sono formalmente coinvolti nelle indagini in corso. Anzi, si considerano parte lesa rispetto alle dinamiche oscure che stanno emergendo.

Inter, Ultras

Indice

La posizione dell’Inter sulla vicenda Ultras

Dal club nerazzurro emerge una posizione di fermezza. L’Inter sottolinea come nessun suo tesserato abbia ricevuto avvisi di convocazione o richieste di comparizione, nemmeno come testimone. Questo atteggiamento si allinea a un processo di collaborazione trasparente con le autorità, iniziato già da tempo. In tal senso, lo scorso 30 aprile, è stata depositata una memoria difensiva alla Procura. Questo documento raccoglie le iniziative e le misure adottate dal club in risposta agli allarmi legati alle infiltrazioni criminali nelle Curve.

Il club nerazzurro ha anche preso le distanze da alcune delle fonti di reddito degli ultras. L’Inter ha precisato di non avere alcun coinvolgimento con le attività legate al merchandising del logo della Curva e agli ambulanti. Sul fronte dei parcheggi, la società ha interrotto i rapporti con la Kiss&Fly dopo aver appreso del legame tra un loro rappresentante e un noto boss della ‘ndrangheta.

Per quanto riguarda la distribuzione dei biglietti, il club rivendica di non aver mai fornito tagliandi gratuiti o a prezzi ridotti agli ultras. Pur riconoscendo l’esistenza del fenomeno del bagarinaggio, l’Inter ha sottolineato che, sebbene presente, non sembra rappresentare il business criminale più proficuo, facendo riferimento invece ad altre attività più redditizie confermate dalle indagini.

La memoria nerazzurra

Nella memoria, l’Inter ha evidenziato i propri sforzi per migliorare i rapporti con i tifosi organizzati, sempre nel rispetto della legalità e in costante contatto con le autorità competenti. Fra le iniziative adottate, rientrano anche sessioni di formazione per i giocatori, istruiti su come gestire i rapporti con gli ultras. Ogni decisione rilevante, come l’assegnazione di biglietti extra o concessioni alla Curva, è stata costantemente notificata alla Digos tramite comunicazioni formali. Un esempio significativo riguarda la gestione dei biglietti per la finale di Champions League, dove l’Inter aveva assegnato circa 1.500 tagliandi alla Curva Nord, previa consultazione con le forze dell’ordine.

La posizione del Milan

Sul fronte rossonero, la linea del Milan è altrettanto chiara. La società ha espresso la propria disponibilità a collaborare con gli inquirenti, offrendo tutte le informazioni necessarie. Entrambi i club sono convinti di non essere a rischio commissariamento, confidando che la procedura in corso si concluda positivamente, senza ulteriori ripercussioni.

Milan e Inter, pur consapevoli della delicatezza della situazione, intendono dimostrare la loro estraneità ai fatti, continuando a operare nel pieno rispetto delle normative e a collaborare con le autorità per far chiarezza su quanto accaduto.

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Azzi (DAZN): «Pirateria fenomeno di costume: sembra normale ma non lo è. Va combattuta»

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serie a azzi

Durante il Forbes Sport & Innovation Forum, tenutosi a Milano la sera precedente, il CEO di DAZN Italia, Stefano Azzi, ha affrontato una serie di temi rilevanti per il futuro della piattaforma e per l’industria dello sport in generale.

dazn azzi

December 16, 2023, Brazil. In this photo illustration, the DAZN logo is displayed on a smartphone screen

Azzi ha parlato di innovazione e delle nuove tecnologie che DAZN sta implementando per migliorare l’esperienza dell’utente, con particolare attenzione alla qualità dello streaming e alla personalizzazione dei contenuti.

Uno degli argomenti centrali del suo intervento è stato il problema della pirateria, un tema critico per le piattaforme di streaming sportive.

Di seguito le sue parole.

L’Italia sta diventando un paese digitale? La risposta è sì, non lo dico io ma lo dicono i numeri – ha dichiarato Azzi –. Se consideriamo la crescita in termini di digitalizzazione si vede. Approfondendo le ricerche c’è un dato di streaming che qualche anno fa si diceva sarà il futuro mentre oggi è passato sostanzialmente da un 40-45% a quasi il doppio cioè un 75% di utilizzo. Quindi il contributo dello sport in streaming è estremamente rilevante ai termini di crescita.

Quindi quello che lo sport ha dato alla digitalizzazione, la diffusione della cultura digitale è elevatissima.

Faccio due esempi: sulla fibra ad esempio si è passati da una copertura tecnica a una domanda e un utilizzo, tant’è che oggi in molti non farebbero a meno della fibra. S parla di 34 milioni di persone interessate al calcio, quindi lo sport muove.

Questo tipo di attenzione ha fatto da apripista cambiando il modo di fruire il calcio e lo sport in generale un po’ in tutta Italia.

Il futuro passa da quattro aspetti, a partire dal calcio giocato. Quello che noi facciamo è pacchettizzare, produrre, aggregare e distribuire quell’insieme di emozioni che il calcio dà. Poi c’è un percorso di innovazione e tecnologia che serve a fermare un elemento che danneggia tutto il sistema, cioè la pirateria. C’è un popolo di sportivi invisibile che usufruisce in maniera illegale di tutto quello che viene invece fatto da squadre, da club e da tutto quello che ruota intorno allo sport. Un movimento che va fermato anche con l’innovazione tecnologica.

Non è solo una battaglia di carattere legale ma anche una battaglia di carattere tecnologico e culturale, non per chi non se lo può permettere e magari si rivolge alla modalità non legittima, ma è diventato anche un fenomeno di costume come se fosse normale, ma non lo è. Quindi l’innovazione anche su quello aiuterà.

Tutta la parte sportiva deve vivere con una serie di innovazioni che fanno entrare e tifosi in campo, come le bodycam. Quindi do quella prospettiva in soggettiva che prende un’udienza diversa e più giovane e che è abituata al videogioco. Poi c’è un’innovazione di carattere tecnico per l’interazione con i tifosi, visto quanti seguono le partite con un secondo schermo. Ma c’è anche il tema dell’innovazione che porta alla monetizzazione.

L’ultimo elemento per il futuro è la riduzione di un gap, di una parità che ci deve essere ovviamente anche nel mondo dello sport. Per me è una parità di visibilità. Noi investiamo soprattutto nel calcio femminile come principale investitore al mondo sia della Champions che di tutte le vite domestiche tra cui anche la Serie A per dare quella visibilità massima anche appunto al calcio femminile, e quindi ridurre il gap di visibilità”.

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Scandalo ultras, no alle penalizzazioni: ecco le prospettive

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Scandalo ultras, la tifoseria dell'Inter

Lo scandalo ultras che coinvolge le tifoserie di Inter e Milan e ha portato all’apertura di un’inchiesta, al momento, non causerà penalizzazioni.

Possono tirare un sospiro di sollievo i club coinvolti nello scandalo ultras emerso nell’ultima settimana: Inter e Milan non subiranno penalizzazioni, perlomeno in questa fase iniziale. L’ipotesi più probabile è quella di ricevere semplici sanzioni economiche.

Gli ambiti in gioco sono due: la giustizia ordinaria e quella sportiva, che ha tempi più rapidi. Attualmente, il procuratore federale Chiné ha chiesto la documentazione necessaria per verificare se ci siano comportamenti rilevanti per le norme sportive.

Secondo l’articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva, alle società è vietato finanziare o sostenere gruppi di tifosi organizzati, con multe tra 10.000 e 50.000 euro in caso di violazione. Ai tesserati, invece, è vietato avere rapporti con gruppi non convenzionati, pena sanzioni di 20.000 euro.

Per i due club milanesi si prevede una multa, analogamente a quanto avvenuto con la Juventus nel 2017, che fu sanzionata per 600.000 euro e subì la chiusura della Curva Sud all’Allianz Stadium per un turno, mentre il presidente Andrea Agnelli ricevette una multa dell’importo di 100.000 euro e nessuna inibizione.

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