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Milan, occhio a quei tre: Abate manda segnali a Pioli
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Il Milan Primavera, nella sfida odierna di Youth League, ha ottenuto i tre punti. Buon gioco per la squadra di Abate che si gode i suoi tre gioiellini.
Il Milan Primavera sembra viaggiare diversamente nella competizione Youth League rispetto al Campionato. Dopo il pareggio contro il Salisburgo fuori casa, oggi è arrivata una vittoria netta.
I rossoneri si sono portati in vantaggio col goal di El Hilali al minuto 24. Allo scadere del primo tempo è arrivato il secondo firmato da Chaka Traorè. A chiudere il match ci pensa Marko Lazetić al 92′.
Al termine del match Abate ha parlato così dei suoi ragazzi: “Stiamo crescendo. Ci sono molti giocatori nuovi, quindi serve tempo per conoscerci e per capire le mie idee. Ci vuole tempo, in campionato giochiamo contro squadre con maggiore esperienza, ma i ragazzi stanno dimostrando lo spirito giusto.”
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Milan, un trio magico
Una vittoria, quella di oggi, che fa decisamente morale e mette ottimismo sul futuro dei giovani rossoneri. La prestazione è stata più che sufficiente per tutti gli elementi scesi in campo. Un occhio di riguardo però va dedicato a tre di loro.
Chaka Traorè ha messo in confusione la difesa avversaria, con la sua velocità ed i suoi dribbling. L’esterno classe 2004 ha fornito assist e tirato diverse volte in porta. Il migliore in campo per il Milan.
Youns Gabriele El Hilali è oramai una certezza per l’attacco rossonero. Al posto giusto nel momento giusto. Segna grazie all’assist del compagno ivoriano, citato poco sopra, per poi ricambiare allo scadere del primo tempo. Suo infatti il passaggio che consente a Traorè di raddoppiare.
Marko Lazetić segna il primo goal della stagione con i compagni della Primavera. L’attaccante non sta trovando spazio in prima squadra ed è stato aggregato al gruppo di Abate. Considerato ancora troppo acerbo per la Serie A, oggi ha dimostrato di avere lo spirito giusto.
Futuro quindi dalle rosee prospettive per il Milan targato Pioli. I tre nomi sopracitati danno buone speranze. Se continueranno a lavorare sodo ed impegnarsi al massimo, vedremo sicuramente migliorare il loro talento.
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Cesena, a breve una cerimonia dedicata: tutti i dettagli
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Don Filippo Cappelli, parroco di Badia-Budrio, sfida le convenzioni organizzando una messa dedicata al Cesena e scoprendo il Santo patrono dei calciatori.
Un’inedita connessione tra sacro e profano per avvicinare le persone alla religione attraverso la passione per il calcio. E’ l’ultima trovata di Don Filippo Cappelli, che ha organizzato una cerimonia per la squadra romagnola.
Il calcio come strumento di evangelizzazione
Don Filippo Cappelli, parroco di Badia-Budrio, piccole frazioni romagnole ai piedi del comune di Longiano, vicino Cesena, ha deciso di unire la passione per il calcio con la propria missione religiosa. “Domenica 23 febbraio, nella mia parrocchia, abbiamo organizzato una funzione dedicata al nostro amore sfrenato per il Cesena F.C. e a suffragio dei suoi protagonisti”, racconta don Filippo.
L’idea nasce dalla sua personale convinzione che vita spirituale e vita terrena possano e debbano convivere: “È una questione di emozioni: vita spirituale e vita terrena viaggiano assieme. Sono forma e sostanza della stessa materia: l’uomo”.
Il Cesena F.C. e la religione: una connessione storica
La connessione tra il Cesena F.C. e la religione non è una novità. Infatti, nelle vetrate del Duomo San Giovanni Battista di Cesena è raffigurato Walter Schachner, ex attaccante austriaco del Cesena e idolo dei tifosi negli anni ’80. “La guardavo e la ritenevo familiare; poi spostando lo sguardo leggermente sotto quella faccia, ai piedi del San Giovanni predicante e poco distante dalla rappresentazione del suo martirio, individuavo un pallone e degli scarpini da calcio”, racconta don Filippo.
Il Santo patrono dei calciatori
Ma la scoperta più sorprendente è quella del Santo patrono dei calciatori, San Luigi Scrosoppi, nato a Udine nel 1804 e proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 2001. “Nell’organizzare la funzione religiosa don Paolo Foschi ha cercato fra testi sacri e documenti ufficiali se esistesse un Santo Protettore dei calciatori”, racconta don Filippo. E così è stato: “Abbiamo già avanzato la nostra proposta: tenere una messa ufficiale sul prato dello stadio Dino Manuzzi prima dell’inizio di una partita del Cesena. Per noi sarebbe una soddisfazione enorme”.
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Fonte: Gianluca Di Marzio.
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Juventus, Tiribocchi: “Il percorso di Motta è a rischio e su Koopmeiners e Douglas Luiz…”
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L’ex calciatore della Juventus Simone Tiribocchi ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni Juventusnews24 relative al momento che sta vivendo il club bianconero.
Juventus, le parole di Tiribocchi
Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’ex bomber di Atalanta e Vicenza Simone Tiribocchi ai microfoni di Juventusnews24 sul momento che sta vivendo il club bianconero e su mister Thiago Motta:
Secondo lei la panchina di Motta inizia a scricchiolare?
“Be’ diciamo che sono stati dieci giorni tosti, per l’allenatore e per il mondo Juventus. La Juventus in campionato veniva, se non sbaglio, da quattro vittorie consecutive quindi aveva un po’ rimesso a posto la situazione classifica, poi ci sono state queste due mazzate.
Io ero allo stadio, c’era grande entusiasmo prima della partita, c’era tranquillità quindi l’ambiente si era un po’ risollevato malgrado l’uscita più importante che è quella dalla Champions.
Quindi questo potrebbe un po’ minare il percorso, è inevitabile che quando sei nelle grandi squadre – l’abbiamo visto anche al Milan – devi fare risultato, se non lo fai sei sempre messo in discussione”.
Koopmeiners e Douglas Luiz fino ad ora sono i grandi flop del mercato bianconero, secondo lei a cosa è dovuto questo scarso rendimento?
“Da una conoscenza dell’allenatore, di un’interpretazione del calcio diversa da quella che soprattutto Koopmeiners faceva lo scorso anno. Le valutazioni che si danno a certi giocatori sono talmente alte che ci si aspetta venti gol al girone d’andata e 40 al ritorno e quindi questo poi quando non succede, tutto va a cadere.
È come un castello di carta, nel senso “tu non mi fai gol, ti ho pagato 60, ti devo fischiare”, in quel caso un giocatore comunque di qualità – perché Koopmeiners è un giocatore di qualità è al centro del progetto e non rende, viene fischiato. E tutto lì diventa un po’ un problema, naturalmente l’allenatore lo difende facendolo giocare ma tante volte è controproducente.
Io credo che lui sia un giocatore forte, che vada messo in una posizione e da lì costruire, e non ogni volta cambiare. Per quanto riguarda Douglas Luiz io lo conoscevo poco però mi sembra veramente che non sia quell’acquisto che sposta gli equilibri invece come è stato Thuram oppure Kolo Muani.
Sono quei giocatori che ti fanno veramente la differenza a Torino, al Paris Saint-Germain, ovunque nelle piazze dove c’è veramente da fare la differenza e Douglas Luiz secondo me non lo è”.
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Milan, il fallimento è totale: ora serve tirare una riga e ripartire (con le persone giuste) | L’editoriale di Mauro Vigna
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Milan, parole d’ordine ripartire. Un fallimento non annunciato quello rossonero, ma che comunque preoccupa non poco tifoseria e addetti ai lavori.
Inizio l’articolo con uno dei punti principali dell’intero business plan quinquiennale presentato da Gerry Cardinale agli investitori: una presenza costante in Champions League. Bucato, perché salvo miracoli dell’Altissimo, tra le prime quattro squadre in Italia questo Milan non ci arriverà. Nemmeno col vento in poppa, nemmeno con gli aiuti arbitrali, che peraltro non hanno, anzi la parentesi da aprire sarebbe molto lunga e non è questa la sede.
Un fallimento totale che non è giusto imputare ai naturali capri espiatori Fonseca prima e Conceicao in seguito. Certo, di colpe ne hanno anche loro, ma queste vanno equamente divise con una proprietà impreparata, inesperta, supponente e presuntuosa la quale si è ritenuta talmente forte e preparata da non mettere in organico un DS di livello. Sarebbe bastato forse anche un DS non di livello, ma nessuno è inconcepibile.
Lo avremmo capito se sulla panchina si fosse seduto Antonio Conte, che di solito fa da solo, ma mettere Fonseca senza un dirigente che gestisca tutta la parte dello spogliatoio è da criminali patentati. Per non parlare di Geoffrey Moncada promosso a fare chissà cosa e Zlatan Ibrahimovic che di fatto non è nemmeno nell’organigramma dell’AC Milan perché uomo Redbird. Un minestrone generale, un’accozzaglia di gente che non si sa cosa faccia le cui ripercussioni si vedono pure in campo con…un’accozzaglia di gente che non si sa cosa faccia, o meglio, come giochi, visto che il Milan ad oggi un gioco non ce l’ha. Aveva una parvenza di gioco con Fonseca, quantomeno alla lontana sembrava una squadra, con Conceicao anche il gioco è andato a farsi benedire.
Discorso giocatori: viene logico pensare che un ottavo posto in classifica non tiri proprio fuori il meglio da ognuno, tuttavia sono stipendiati dal Milan (e piuttosto bene) pertanto la maglia dal campo deve comunque uscire sudata. Spesso ho dubbi sul fatto che strizzandola dopo il 90esimo escano gocce. Quantomeno non da tutte le maglie.
Serve tirare una riga, prendere contezza del fallimento ed affidarsi a persone giuste perché all’alba del 2025 con l’improvvisazione non si va da alcuna parte. Serve una proprietà che sappia qualcosa della storia del Milan e che non cada dal pero quando viene a scoprire che sono state vinte sette Champions League nella storia. E che i tifosi pretendono tornare da dove si è venuti.
Serve una dirigenza all’altezza con Moncada che torni a fare il talent scout, Ibrahimovic il Senior Advisor e un vero e proprio DS alla Tare, alla Paratici, tanto per citarne due. Serve che l’allenatore venga scelto dal DS e soprattutto chi si siederà sulla panchina – spero Conte – deve fare mercato insieme alla dirigenza e non trovarsi i giocatori a Milanello senza averli scelti. Come sta succedendo un po’ troppo spesso. E adesso serve a nulla cambiare allenatore perché l’ambiente non è sano e ragioneremmo a fine stagione sull’ennesimo nome bruciato.
Un concorso di colpe davvero evitabile e che ha dimostrato, come se ce ne fosse il bisogno, che con l’improvvisazione non si va da nessuna parte e che a volte spendere tanto, ma bene, è persino più economico che dover continuamente andare sul mercato a riparare gli errori commessi la sessione precedente. Come è avvenuto a gennaio, come avverrà in estate.
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