Siamo quasi arrivati a conclusione del campionato di Serie A, rimangono quattro partite poi si chiuderanno i battenti. Per il Milan la corsa al quarto posto si è decisamente complicata, ma nulla è ancora perduto finchè a dirlo sarà la matematica, l’attuale classifica ci racconta che Gattuso e compagni possono ancora mantenere accesa quella fiammella che domenica dopo domenica si indebolisce sempre più. I bilanci, come in tutte le aziende, si fanno al termine dell’esercizio, ma alcune considerazioni su ciò che non ha funzionato o poteva funzionare meglio possiamo già tranquillamente farle. La campagna acquisti del Milan si sta facendo sempre più complessa per una serie di motivi finanziari e di prestigio. A seguito del cambio societario e con l’avvento di Elliott sicuramente si intravede un progetto all’orizzonte, i segnali ci sono e ci saranno, le ambizioni nel medio termine sono alte, ma il dover vivere con gli occhi della Uefa costantemente puntati addosso sta limitando il raggio d’azione della dirigenza obbligata a vendere per realizzare plusvalenze e solo allora poi comprare. Il prossimo mercato, proprio per questo motivo, potrebbe essere scevro da grossi nomi e l’eventuale mancato ingresso alla Champions andrebbe ad aggravare ulteriormente la situazione. Ma poi perchè un top player dovrebbe scegliere il Milan? Scartando sicuramente un’allettante proposta economica, che non ci sarebbe, potrebbe venirci per il blasone, per la storia, per la bacheca ricca di trofei, ma se esistono realmente dubbi in merito ad una sanzione dell’Uefa che impedirebbe di giocare le coppe ecco che le perplessità appaiono legittime e condivisibili.
E’ proprio questo il punto focale intorno al quale girano tutte le mie considerazioni. L’impressione è che il Milan abbia fatto le ultime campagna acquisti prendendo giocatori tanto per prenderli, come per giustificare il fatto che qualcuno bisognasse comprare per compiacere tifosi ed addetti ai lavori tutti, ma senza sedersi prolungatamente a tavolino e capire cosa realmente servisse alla squadra. Tralasciamo per un attimo gli ottimi innesti di Piatek e Paquetà di gennaio e concentriamoci sugli altri. Nel novero dei flop come non mettere in primis Laxalt e Castillejo, entrambi autori di sporadici sprazzi di gioco decente, ma nel complesso poco affidabili a ricoprire ruoli da titolare e comunque non certamente da Milan. Non hanno mai del tutto convinto e lo spazio dato a loro in campo da Gattuso è stato proporzionale al loro rendimento nelle occasioni in cui sono stati utilizzati e cieè poco. E che dire di Higuin? Un giocatore in evidente calo di prestazioni e di testa sui cui doveva poggiare tutta la squadra, passato al Chelsea senza alcun rimpianto da parte dei tifosi dopo appena otto reti su ventidue presenze. Il Pipita peserà sul bilancio 9 milioni di euro di cartellino oltre i 5 di ingaggio, operazione fallimentare sotto ogni punto di vista. All’impietoso elenco dei flop tralascerei Caldara e Conti, un giudizio su entrambi sarebbe prematuro ed ingeneroso considerato che provengono da infortuni seri i cui tempi di recupero sono mediamente lunghi e devono essere rispettati. Per il resto non ha entusiasmato neppure l’acquisto di Biglia arrivato in rossonero per dettare i tempi di un malconcio centrocampo, ma di fatto utilizzato poco e male tra un infortunio ed un altro.
Le colpe di Gattuso in questa stagione ci saranno anche state, a pagare infatti sarà senz’altro lui per tutti a fine stagione, ma la società non può esserne esente. Non sono stati scelti i profili giusti, il centrocampo è stato enormemente sottovalutato e da dirigenti preparati ed attenti come quelli attuali rossoneri ci si aspetta decisamente di più.
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