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Milan, un calcio ai Rockefeller del pallone: la gestione virtuosa di Elliott
Milan, la cavalcata dei ragazzi al 19esimo Tricolore ha riscritto la storia del club, dando morale a tutto l’ambiente rossonero.
Il morale e la spinta la ritroviamo sicuramente in Pioli, che alla fine si è affidato al jolly Rade Krunic come trequartista (preferito a Brahim Diaz) facendo arretrare Kessie nel suo ruolo più naturale, ovvero il centrocampista di contenimento e recupero palloni.
Il terzo gol rossonero contro il Sassuolo nasce proprio da un’intuizione in pressing del bosniaco ex Empoli, finalizzato poi magistralmente dal piattone dell’ivoriano (prossimo a lasciare Milanello dopo i 5 anni passati a vestire la maglia rossonera).
I terribili ragazzi di Pioli hanno vinto la Serie A con una tra le fasce d’età più bassa (si parla di 25 anni circa): una squadra collaudata da giocatori giovani che, nel corso dell’annata, hanno costruito sintonia e forza, avendo la meglio a lungo termine.
Milan, un Tricolore costato “solo” 175 milioni
Il titolo è volutamente provocatorio, se pensiamo al tanto cash speso negli anni passati (ad esempio dalla coppia Fassone-Mirabelli, noti per il “passaggio alle cose formali”).
Tante meteore che sono passate al Milan, ma che non hanno fatto il percorso sperato.
Il fondo Elliott ha rilevato il club stanziando, innanzitutto, 560 mln netti per coprire le perdite e i debiti accumulati negli anni precedenti (ovvero tra il 2017 e il 2020).
Un progetto di crescita e sostenibilità passato, inevitabilmente, dai dolorosi addii di Chalanoglu e Donnarumma (ora pienamente nel mirino del popolo milanista): continuato, però, con i prestiti (ad esempio) di Tomori e Tonali, prolungati nel tempo.
Il centrocampista ex Brescia è stata la colonna portante del centrocampo rossonero, autore di una stagione paurosa: dimezzatosi lo stipendio pur di rimanere al Diavolo, ha surclassato le gerarchie di Pioli conquistandosi a pieno regime la maglia da titolare.
Tonali ha vinto lo Scudetto col cuore e da protagonista, con la squadra che ha sempre tifato da bambino e, come lui stesso ha dichiarato: ‘È ancora più bello vincere il Titolo da tifoso milanista’.
Per quanto riguarda Fikayo Tomori (che ha spazzato via ogni dubbio iniziale al suo arrivo), il suo prestito è stato rinnovato nel corso di questa estate: prossimamente Maldini avvierà i contatti per il rinnovo, per colui che si è dimostrato un’altra colonna portante di questa squadra.
Se si vanno ad analizzare, però, le spese totali fatte dalle big di A, notiamo come il Milan sia solo al quinto posto, avendo speso 175 mln.
Un Tricolore valso tutti questi soldi, e che ha battuto la concorrenza dei 370 mln della Juventus, dei 260 dell’Inter e dei 215 del Napoli.
Un’annata che verrà ricordata dai tifosi rossoneri per tanti anni.
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Mancini: “Alla Roma avrei detto sì. Se potessi tornare indietro, non lascerei la Nazionale”
In un’intervista rilasciata a Il Giornale, Roberto Mancini ha affrontato diversi argomenti, parlando anche della Nazionale e dell’accostamento alla Roma.
Nell’intervista rilasciata a Il Giornale, dopo aver ripercorso i ricordi della sua infanzia, i primi passi nel calcio con il Bologna e i trionfi con Sampdoria e Lazio, Roberto Mancini ha riflettuto anche sulla sua straordinaria carriera da allenatore. Con un breve excursus nel suo passato, il tecnico ha ricordato le tappe che lo hanno portato a diventare uno dei protagonisti del calcio italiano e internazionale.
Mancini e gli inizi da allenatore
Mancini ha raccontato di quando iniziò la sua carriera in panchina, partendo dalla Fiorentina su chiamata di Vittorio Cecchi Gori: “Uomo straordinario che ha avuto dal calcio e dalla vita molto meno di quanto meritasse. Io ero un allenatore ragazzino, i miei giocatori avevano più o meno la mia stessa età”.
Dopo la Fiorentina arrivò il ritorno alla Lazio e poi l’esperienza in Inghilterra con il Manchester City: “Non era lo squadrone di adesso, però lo diventò”.
Infine, il tecnico ha ricordato il successo all’Inter: “L’ho riportata dopo tanti anni a vincere lo scudetto. Ho vinto molto da allenatore: Coppe Italia, Supercoppe, campionati”.
L’esperienza in Nazionale
Il momento più emozionante della sua carriera è stato però la chiamata per diventare commissario tecnico della Nazionale italiana.
Mancini ha descritto con entusiasmo quel momento, dicendo che faticava a crederci e che per un allenatore è il sogno più grande: “Non nego che nonostante avessi alle spalle parecchie esperienze su panchine importanti, pensare di tornare ad indossare quella maglia azzurra non da giocatore ma da ct, un po’ mi ha fatto tremare le gambe”.
Prima di accettare, si confrontò con Gianluca Vialli, che lo spinse a dire subito di sì: “Luca mi disse di accettare subito. E così feci. Dopo un anno arrivò anche lui. Un’avventura straordinaria condivisa insieme. Il miglior coronamento di un’amicizia unica”.
Quei cinque anni in Nazionale furono meravigliosi, anche se non mancarono le difficoltà iniziali: “Per poi inanellare una serie di vittorie e record di cui vado orgoglioso”.
Il culmine arrivò con la vittoria dell’Europeo a Wembley: “Riportare l’Italia dopo cinquant’anni sul tetto d’Europa è stata un’emozione indescrivibile”.
Tuttavia, la mancata qualificazione ai Mondiali resta una ferita aperta: “Una ferita che brucia ancora. Un conto in sospeso con i tifosi”.
Sul motivo del suo addio alla Nazionale, Mancini ha spiegato che il rapporto di fiducia con la Federazione si era incrinato: “Se io e il presidente Gravina ci fossimo parlati, spiegati, chiariti, probabilmente le cose non sarebbero andate così”.
Sull’aspetto economico, ha ammesso che la proposta araba lo ha messo in crisi, pur non essendo determinante per la sua decisione: “Non rifarei quella scelta. Lasciare la Nazionale italiana è stata una scelta sbagliata”.
Il recente passato in Arabia Saudita
Parlando dell’esperienza in Arabia Saudita, Mancini ha dichiarato di essere soddisfatto, nonostante i risultati non siano stati quelli sperati: “Ho lavorato bene con il gruppo. I ragazzi mi hanno seguito e credo di avere lasciato loro buone basi su cui costruire qualcosa di positivo”.
Con la dirigenza ha detto di essersi lasciato in buoni rapporti, smentendo le cifre esagerate riportate dai giornali sia per l’ingaggio che per la buonuscita.
Mancini e le voci sulla panchina della Roma
In seguito, Mancini ha smentito di essere stato vicino alla panchina della Roma, nonostante le tante voci circolate: “Non sono mai stato contattato per la panchina della Roma. Nessuna chiamata dalla dirigenza”.
Il tecnico ha poi ammesso che gli ha fatto piacere leggere che molti tifosi romanisti lo avrebbero accolto con entusiasmo, nonostante i laziali non sarebbero stati altrettanto contenti.
Se la Roma lo avesse chiamato, avrebbe valutato seriamente l’opportunità: “Se ci fossero state le condizioni di un bel progetto da portare avanti insieme, avrei risposto di sì”.
Mancini tra ricordi e sogni per il futuro
Mancini ha concluso con un pensiero dedicato a chi gli manca di più: “Vialli, Eriksson, Mihajlovic. Lei non può immaginare nemmeno quanto mi mancano. Che solitudine, che deserto mi hanno lasciato nel cuore”.
Il suo sogno rimane quello di alzare la Coppa del Mondo: “Appena diventai ct della Nazionale dichiarai i miei due obiettivi: vincere un Europeo e un Mondiale”.
Un conto ancora aperto che Mancini sogna di chiudere.
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Milan, continua il profilo basso di Ibrahimovic sul mercato:” Tra pochi giorni torna Bennacer”
Milan, è sicuramente un profilo molto basso quello tenuto dal Senior Advisor rossonero Zlatan Ibrahimovic quando sistematicamente viene incalzato sulle future mosse di mercato.
Ci si aspettano rinforzi nel mese di gennaio, ma il Senior Advisor Zlatan Ibrahimovic prosegue con il suo profilo basso. A detta di molti è una tattica peraltro usata dalla quasi totalità dei dirigenti non rivelare mesi prima di volere andare sul mercato. Un modo anche per sminuire l’attuale rosa.
Fatto sta che l’ex attaccante rossonero ha dichiarato davanti alle telecamere che a breve tornerà Ismael Bennacer ad allenarsi prima individualmente con un piano di recupero personalizzato, poi con il resto del gruppo in modo tale da averlo abile e arruolato per il mese di gennaio.
Siccome il rinforzo desiderato è sulla mediana, i rossoneri si riterranno soddisfatti con il ritorno dell’algerino?
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Fiorentina, Pradè torna a bussare alla Dinamo Zagabria
La Fiorentina potrebbe tornare a bussare alla porta della Dinamo Zagabria, dopo essere stata respinta la scorsa estate per Baturina
Pradè è pronto a mettersi in contatto nuovamente con la Dinamo Zagabria, se Baturina ormai può essere ritenuto fuori portata per la società di Commisso, ora il talento croato ha una valutazione che supera nettamente i venti milioni di euro, nella rosa del club croato c’è un altro talento che potrebbe fare al caso della Fiorentina.
Secondo quanto riporta Sky, i viola sono interessati al centrocampista classe 2003 Petar Sucic, centrocampista bosniaco naturalizzato croato con la cui nazionale ha esordito lo scorso 5 settembre.
Nella scorsa stagione Sucic ha giocato 42 partite, di cui 25 nel campionato croato, 6 in Coppa di Croazia, segnando un gol per competizione, 7 in Conference League, una nei preliminari di Europa League e 3 nei preliminari di Champions League
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