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A Chioggia rivive la storia del Grande Torino: inaugurato il Museo dei fratelli Ballarin

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A Chioggia (VE), nella città che diede i natali ad Aldo e Dino Ballarin, è stata inaugurata una sala espositiva dedicata ai calciatori che perirono nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949.

Nei giorni scorsi, venerdì 8 ottobre, all’interno del Museo Civico della Laguna Sud di Chioggia è stata inaugurata un sala espositiva dedicata ai fratelli Aldo e Dino Ballarin, al Grande Torino e al calcio chioggiotto.

Oltre alle autorità cittadine, erano presenti il Presidente e il direttore del Museo del Grande Torino di Grugliasco (TO) e il Circolo Soci Torino FC. Lo stesso presidente del Torino FC Urbano Cairo ha inviato i saluti con una lettera.

La sala è stata stata allestita dai familiari dei due campioni, giocatori del Grande Torino periti insieme all’intera squadra nell’incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949: Nicoletta Perini nipote di Dino, il marito Davide Bovolenta e Aldo Cappon, nipote di Aldo.
Cultura, storia e sport sono racchiuse nell’esposizione che raccoglie cimeli di famiglia, un patrimonio per la città di Chioggia: scarpe, palloni, parastinchi, vestiario, documenti, biglietti dell’aereo, giornali dell’epoca… una raccolta fotografica e il racconto dell’ultima partita, dell’incidente e dei funerali. Infine filmati dell’epoca, e un favoloso plastico della Basilica di Superga.

Come racconta la curatrice della mostra Nicoletta Perini, nipote di Dino Ballarin, che ha creato anche un museo virtuale dedicato ai fratelli Ballarin, la sezione sarà temporeneamente ospitata all’interno del museo civico per poi sportarsi definitivamente in un altro palazzo storico della città (Palazzo Ravagnan), appena terminati i lavori di restauro in maniera stabile.

Le parole e le emozioni degli eredi dei fratelli Ballarin

Maria Pia Ballarin (figlia di Aldo): “È emozionante pensare che dopo tantissimi anni la grande squadra ed i nostri cari vengano ancora ricordati.
Non avrei mai pensato, perchè nei primi anni dopo la tragedia se ne parlava molto poco.
Nel corso del tempo sembra quasi si sia voluto far conoscere anche alle nuove generazioni il loro valore da prendere come esempio nello sport e della vita. Con il museo che verrà allestito nel Palazzo Ravagnan ora in restauro, verranno ricordati per sempre“.

Antonio Ballarin (figlio di Aldo):I nostri cari sono diventati una leggenda e le loro imprese e la loro morte fanno parte della storia d’Italia.
Erano dei grandi campioni che sono stati ad esempio per tanti giovani sportivi e per tanti calciatori clodiensi che si sono succeduti nella squadra locale e non solo che io ricordo ancora per nome e con affetto“.

Aldo Cappon (nipote di Aldo Ballarin): “La prima mostra a Chioggia è stata fatta nel 2001 alla quale ho dato il mio contributo. Nel frattempo mia cugina Nicoletta e suo marito Davide avevano fatto il primo libretto in onore di Aldo e Dino Ballarin.
Successivamente hanno allestito una decina di mostre. È valsa la pena mettersi insieme per ottenere qualcosa di definitivo”.

Nicoletta Perini (nipote di Dino Ballarin)Si è realizzato un sogno. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso questo e le persone presenti all’inaugurazione: onorata di avere avuto il primo cittadino Mauro Armelao al mio fianco nel taglio del nastro.
Ringrazio i familiari di Aldo Ballarin, cugini amici e tutti gli appassionati… questa mostra spero trasmetta i valori e cultura dello sport alle nuove generazioni.
Soprattutto voglio ringraziare mio marito Davide, che si è appassionato alla storia di Aldo e Dino e al Grande Torino dopo avermi conosciuta un po’ di anni fa, e mi ha affiancata in queste iniziative, diventandone il pilastro: senza di lui non avrei fatto tutto questo.
Dedico questa sala a mia mamma Laura, figlia di Dino.
E alla sorella Gianna (figlia di Dino), Dina (moglie di Dino) e Sergio (mio papà) che ci guardano dal cielo”.

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Figo ed Evrà intervengono al World Sports Summit

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Evra

Luis Figo e Patrice Evrà si incontrano al World Sports Summit, dimostrando che amicizia e lealtà possono superare le rivalità calcistiche.

Un Incontro tra Leggende del Calcio

Luis Figo e Patrice Evrà, due icone del calcio mondiale, si sono incontrati al World Sports Summit, un evento che celebra lo sport e promuove l’amicizia tra gli atleti. Nonostante i numerosi duelli sulla fascia che li hanno visti protagonisti in passato, i due ex calciatori hanno dimostrato che il rispetto e la lealtà fuori dal campo possono prevalere sulle rivalità del passato. Questo incontro è stato un momento simbolico di come lo sport possa unire le persone, indipendentemente dalle loro differenze.

Un Nuovo Capitolo di Collaborazione

Al summit, Figo ed Evrà non erano avversari, ma compagni che condividono una passione comune per il calcio e il desiderio di usare la loro influenza per il bene comune. La loro presenza ha attirato l’attenzione dei media e dei fan, sottolineando l’importanza delle relazioni positive tra gli ex avversari. Questo evento ha messo in luce come le leggende dello sport possano essere un esempio di unità e collaborazione in un mondo spesso caratterizzato dalla competizione.

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Fonte: l’account X di Schira

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Guarin racconta la sua lotta all’alcolismo: “Dall’inferno alla luce, un percorso di consapevolezza”

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Grifo

La testimonianza di Fredy Guarin, ex calciatore dell’Inter, rivela la sua lotta contro l’alcolismo e la depressione, culminata con pensieri di suicidio.

La discesa all’inferno

Fredy Guarin, ex centrocampista dell’Inter, ha attraversato un periodo di estrema solitudine e sofferenza, al culmine di una carriera calcistica segnata da successi e sfide. Guarin racconta di come le difficoltà personali e professionali lo abbiano spinto verso l’alcolismo, un rifugio temporaneo dal dolore che alla fine lo ha condotto in una spirale di autolesionismo. “Ho conosciuto le ombre della solitudine, della depressione e dell’alcolismo. Ho toccato lo spettro del suicidio. Un malessere durato anni”, confessa l’ex calciatore.

Il cammino verso la rinascita

Dopo aver toccato il fondo, Guarin ha iniziato il suo percorso di recupero, un viaggio lungo e difficile, ma che alla fine lo ha portato a riscoprire la bellezza della vita. Guarin attribuisce la sua rinascita al sostegno dei professionisti della salute mentale, al suo impegno personale e alla fede in un potere superiore. Oggi, Guarin lavora in una fondazione per aiutare coloro che, come lui, stanno lottando contro la dipendenza. “Ho vissuto quelle esperienze per poterle mettere a disposizione delle persone, per aiutare l’essere umano”, afferma Guarin.

Guarin sottolinea l’importanza di affrontare i propri problemi e accettarsi per quello che si è, compresi i propri difetti. “Siamo anche i nostri problemi”, dice. Ora, Guarin è un uomo cambiato, un uomo che ha imparato ad apprezzare le piccole cose della vita e ad amare se stesso. “Oggi Fredy Guarin sta meglio. È un uomo diverso. Sono grato per questa seconda opportunità che la vita mi ha dato”, conclude Guarin.

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Fonte: [Gianluca Di Marzio](http://gianlucadimarzio.com/).

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Le nuove metodologie dopanti e i marginal gains: i nuovi rischi nello sport

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Europa League

Le nuove metodologie dopanti e i marginal gains: i nuovi rischi nello sport.

Ne parla il dott. Luca Gnagnarella membro della Commissione Antidoping della FIGC, cultore della materia in diritto sportivo e coordinatore scientifico nel Corso di Alta Formazione in Management delle Società Sportive presso l’Università LUM.

 

Questo fine anno è stato molto complesso e ha introdotto nuovi interrogativi nel mondo dello sport.

“Cosa ci dobbiamo aspettare come nuove metodologie dopanti e soprattutto, i marginal gains possono rappresentare un pericolo?”

Questa è una domanda che rimbomba a tutti coloro che lottano quotidianamente per tutelare uno sport pulito, il mondo del doping è in continua evoluzione, la forza economica a disposizione dei grandi club professionistici e gli interessi che ruotano nel mondo dello sport sono un monito stimolante per cercare sempre nuove strategie per migliorare le prestazioni agonistiche con alti rischi per gli atleti.

La WADA che è l’organizzazione mondiale che coordina la lotta contro il doping nello sport con il Codice Mondiale Antidoping è in allerta.

Oggi ci si presenta dinnanzi uno scenario inquietante, non più sostanze da assumere, ma nuovi metodi dopanti. In primis la nuova metodologia dopante che desta più preoccupazione è sicuramente il doping genetico che è l’ipotetico utilizzo da parte di atleti di terapie genetiche.

Se ne discute già dagli anni 90 quando l’interesse della comunità sportiva venne particolarmente stimolato dalla creazione all’interno di un laboratorio universitario di un topo più potente ottenuto iniettando nell’animale un virus trasportatore del gene che codifica l’IGF-1; il topo risultava più forte rispetto a topi non trattati, anche in assenza di esercizio e con l’avanzare dell’età. Inizialmente il laboratorio era alla ricerca di cure per le malattie da deperimento muscolare, ma quando il loro lavoro venne pubblicato, il laboratorio venne sommerso di chiamate da parte di atleti e allenatori in cerca di cure.

Esistono numerosi geni che possono essere utilizzati come agenti dopanti. Essi includono EPO, l’IGF- 1, ormone della crescita, miostatina, fattore di crescita endoteliale vascolare, fattore di crescita dei fibroblasti, endorfina, encefalina e alfa-actinina-3.

I metodi di rilevazione indiretta sono molto soggettivi e rendono più difficile l’indagine in quanto ogni individuo ha delle proprietà biologiche diverse e uniche. Un esempio è rappresentato dal campione olimpico di sci di fondo Eero Mäntyranta, il quale presentava una mutazione genetica che permetteva al suo organismo di produrre un livello più elevato di globuli rossi. In un caso come questo sarebbe stato molto difficile determinare se questi alti livelli di globuli rossi fossero stati causati da una mutazione endogena o artificiale.

Inoltre, l’allarme generato dal cosiddetto Doping dei vermi marini ha sua volta generato tanta preoccupazione, questo verme chiamato Arenicola Marina ha poteri per così dire magici.

È un piccolo verme che vive nella sabbia e che per sopravvivere ai lunghi periodi di bassa marea ha sviluppato un’emoglobina straordinaria. Mentre quella umana trasporta solo 4 molecole di ossigeno, quella del verme ne trasporta ben 156. In termini sportivi questa sostanza è in grado di saturare i muscoli con un’efficienza quaranta volte superiore al normale, rendendo di fatto obsoleti i vecchi metodi come l’EPO o le autoemotrasfusioni.

Da qui la sostanza denominata M101 capace di garantire prestazioni che superano ogni precedente record di ossigenazione dei tessuti. La molecola è stata inizialmente isolata da un laboratorio francese con scopi medici rivoluzionari per mantenere in vita gli organi destinati ai trapianti e per agire come sostituto del sangue nella chirurgia d’urgenza o negli scenari di guerra. La sua capacità di funzionare perfettamente a qualsiasi temperatura corporea la rende ideale per sforzi massimali in condizioni climatiche proibitive, attirando purtroppo l’attenzione di chi cerca scorciatoie illecite nel mondo delle competizioni.

Per l’Agenzia Mondiale Antidoping la M101 rappresenta un vero incubo a causa della sua quasi totale rintracciabilità. Essendo una molecola naturale e molto piccola, sparisce dal flusso sanguigno in tempi rapidissimi rendendo i test standard inefficaci se non effettuati nell’immediato.

Ma oltre le nuove metodologie dopanti ciò che preoccupa sono anche i marginal gains. Quella dei marginal gains nello sport è una teoria ormai vecchia. La prima volta che se ne sentì parlare era alla vigilia dei giochi Olimpici di Atene 2004. Quando parliamo di marginal gains ci riferiamo al concetto di apportare piccoli miglioramenti incrementali in varie aree della nostra attività al fine di ottenere un miglioramento delle prestazioni complessive.

Guadagnare anche l’1% nella prestazione soprattutto quando essa è al limite diventa una chimera, e da qui che nasce l’utilizzo del monossido di carbonio e di altre metodologie. L’uso del monossido di carbonio rientra in una tecnica, non nuova, generalmente utilizzata per rilevare la percentuale di emoglobina nel sangue.
L’emoglobina è quell’elemento deputato all’assorbimento e al trasporto dell’ossigeno. L’abuso (questo invece più recente) del monossido consisterebbe nell’aumentare la percentuale nel sangue dall’1% al 5%. Il problema è che il monossido di carbonio è un gas che in alte percentuali può addirittura avere effetti mortali. Secondo gli studi l’uso migliorerebbe le prestazioni atletiche sotto sforzo prolungato. La pratica è certamente diffusa tra i ciclisti, ma non solo.

La cronaca inoltre ha rilevato pochi giorni fa il decesso del biatleta norvegese Sivert Guttorm Bakken trovato morto con indosso una maschera ipossica. Ora nel mirino c’è la Elevation Training Mask (ETM), questo dispositivo riduce il passaggio di ossigeno alla bocca fino a 6-10 volte per simulare l’alta quota e, secondo i produttori, migliorare le capacità respiratorie.

Alla luce di tutto ciò possiamo confermare che il doping è in continua evoluzione, cercare nuovi metodi per migliorare le proprie prestazioni diventa giorno per giorno sempre più indispensabile per arrivare al top della performance, e non si può mai abbassare la guardia e si necessita sempre di più di fondi per la ricerca nell’Antidoping per tutelare al massimo un mondo bellissimo come quello dello SPORT.

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