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Napoli: Questione stadio, De Magistris risponde ad AdL
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Una nuova puntata di una storia che francamente ha stufato un po’ tutti tra il presidente della città Napoli Luigi De Magistris e il patron della società di calcio partenopea Aurelio De Laurentiis.
San Nicola provocazione di AdL
Ora il Presidente dal cilindro magico tira fuori la soluzione dello stadio San Nicola di Bari (guarda caso sempre Bari), per le partite interne di Champions League, ben sapendo che lo stadio barese non ha attualmente l’agibilità per le partite europee. Tuttavia De Magistris ha già dichiarato che è totalmente impensabile anche come idea che il Napoli possa giocare le sue partite più importanti (quelle di Coppa europea) nello stadio di Bari.
Il malumore dei tifosi
Una partita a scacchi che francamente non interessa neanche più ai tifosi che diserteranno la sfida interna con la Fiorentina, vuoi per i prezzi improponibili, vuoi per la poca fiducia verso la squadra, vuoi per quest’ultima stucchevole polemica tra Sindaco e Presidente. Di certo il Napoli in questo momento non tira come appeal: i tifosi sono scettici, il cambio di panchina non sta pagando, Sarri era ed è amato a Napoli mentre De Laurentiis, dal canto suo, ha perso sempre più simpatie verso i tifosi.
Una campagna acquisti al risparmio, polemiche nei confronti del tifo, un gioco non del tutto convincente, un allenatore che sembra agli occhi dei tifosi un po’ troppo aziendalista, hanno creato malumore tra i tifosi consapevoli che i 91 punti dell’anno scorso saranno una chimera quest’anno.
Tante parole, fatti zero
La questione stadio ha ancor più acuito gli animi, tante promesse passate da parte del Presidente sono state tutte disattese, dalla creazione della cantera, al centro polisportivo. Tanti parole ma fatti zero e si sa che non contano le parole ma solamente i fatti. Adesso si parla di uno stadio nuovo, ma chi ci crede?
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Milan, a giugno cadono le teste? Cardinale farà sconti a nessuno | I dettagli
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Milan, arrivano in redazione alcuni importanti dettagli che vanno peraltro in continuità con quanto scritto finora. Vediamo insieme in dettaglio qui di seguito.
Lo ha specificato molto bene Zlatan Ibrahimovic in conferenza stampa per la gara di ieri sera contro il Feyenoord. E non erano frasi di circostanza. Gerry Cardinale lascia infatti lavorare i suoi dirigenti i quali, entro paletti prefissati, hanno carta bianca e massima libertà di movimento.
Ma a fine stagione tira una riga e se i risultati non ci sono saltano le teste. Non si è fatto alcun problema a liquidare Paolo Maldini in una decina di minuti, non se ne farà altrettanti per gestire la coppia Ibrahimovic/Moncada. Diverso discorso per Giorgio Furlani il quale rimane legato a doppio filo alla galassia Elliott.
Ipotizzando quindi una permanenza di Cardinale, sebbene vi sia aria di ingresso di nuovi soci, in caso di non qualificazione alla Champions League salteranno delle teste. Questo è il modus operandi degli americani e il Milan non farà di certo eccezione.
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Milan – Feyenoord: l’Harakiri è servito
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La notte del Martedì di Champions del Milan di Sergio Conceicao è stata l’ennesima montagna russa della stagione.
I rossoneri, in totale controllo del match contro gli olandesi per almeno 50 minuti, si sono letteralmente auto sabotati con l’espulsione per doppio giallo, il secondo per simulazione, di uno dei giocatori più discussi di questa annata, Theo Hernandez.
Il terzino francese, già in diffida, avrebbe in ogni caso saltato l’eventuale ottavo di finale ma, non contento, ha pensato bene di lasciare i suoi in 10 mentre le cose si stavano tutto sommato mettendo bene.
Risultato finale? Milan fuori dalla Champions League.
Ora alla compagine milanese non rimane che il campionato, con una affannosa e difficilissima rincorsa ad uno dei 4 posti Champions, e la doppia semifinale di Coppa Italia.
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DELUSIONE THEO HERNANDEZ ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
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Milan, ma che male hai? L’editoriale di Mauro Vigna
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Milan, un’uscita dalla Champions che fa male, ma soprattutto un senso di amarezza e di incompiuto da parte di allenatore, giocatori e dirigenza.
Un paziente con un forte male e che non riesce a capire la causa. Questo è il Milan, una squadra in parte sanata dalle cure del dottor Pioli il quale ha portato lo scudetto e una presenza stabile in Champions.
Ma poi il male è tornato, più forte di prima, senza che Fonseca prima e Conceicao ora sappiano trovare una cura.
I due portoghesi in più interviste tirano in ballo l’ambiente, come se dietro le quinte, in un mondo che noi non possiamo vedere, si nascondesse quel male a cui non c’è rimedio.
Eppure il mercato di gennaio ha regalato un bomber vero, un fantasista di caratura mondiale, un roccioso difensore sulla destra…A cosa sono serviti?
Vista la gara di ieri sera la risposta è a niente. Sempre il solito Milan, eccessivamente impaurito dopo l’espulsione ingenua di Theo Hernandez. Ovvio che poi il Feyenoord abbia preso campo, i rossoneri se la sono letteralmente fatta sotto e non avevano davanti il Real Madrid, tanto per intenderci.
Milan, questione di ambiente?
L’ambiente…chissà mai cosa ci sarà all’interno di quegli spogliatoi che nessun allenatore è in grado di contrastare? O di correggere? Poteva sembrare una questione di grinta e mentalità, ma l’accoppiata Ibrahimovic-Conceicao se adeguatamente stimolata, potrebbe risvegliare chiunque. E invece nulla da segnalare, calma piatta.
Ma che male hai, Milan? La risposta non ce l’ho. Che sia una squadra forte il doppio rispetto a quella dello scudetto ho dei dubbi, tuttavia una cosa vedevo allora e ora vedo poco: l’unione di gruppo.
Vero che dopo un gol ci si abbraccia, e ci mancherebbe ancora, ma non riesco a vedere quella coesione e quella voglia di vincere tutti insieme. Che sia questo il male non lo so, ma almeno ci sto provando a trovare una cura.
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