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Nazionale: pronto il lancio dei giovani e le ambizioni future
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La vittoria della nazionale con la Lituania ha messo in evidenza le qualità di Raspadori e Kean, esordio per Calabria e Scamacca. I campioni d’Europa a caccia di volti nuovi per il futuro.
Ieri sera si è concluso il trittico di impegni della nazionale azzurra, impegnata nella corsa alla qualificazione mondiale, contro la modesta Lituania.
Una vittoria necessaria dopo due pareggi che avevano lasciato l’amaro in bocca per come erano maturati.
Tanto attaccare sterile, quelle poche occasioni murate dai portieri avversari. Soprattutto, l’incapacità di aggirare il muro eretto dagli avversari bulgari e svizzeri. Massima stima per l’impegno di Immobile e lo sbattersi degli esterni, tutti campioni d’Europa giova ricordarlo.
Ma è evidente che serve linfa fresca e vitale, soprattutto in attacco. Ieri sera i lituani non sono riusciti a reggere l’impatto di Raspadori e Kean che hanno mostrato tutte le loro abilità: velocità, rapidità di tocco, pensiero veloce negli interscambi, istinto offensivo sempre acceso e soprattutto freschezza atletica e fame sportiva.
Non a caso hanno segnato una doppietta entrambi.
Di pregevole fattura fra l’altro, guadagnandosi l’applauso del caloroso pubblico emiliano. Ieri sera esordio nelle file azzurre anche per Calabria e Scamacca.
Il terzino milanista schierato a sinistra (malgrado abitualmente venga schierato a destra) è entrato in partita con grande personalità, la stessa mostrata da Scamacca che ha portato quella fisicità e presenza in mezzo all’area che Immobile e Belotti non riescono a garantire perché hanno altre caratteristiche.
Materiale su cui riflettere in vista dei prossimi impegni della nazionale, a partire dalla “Nations League” di ottobre, dove affronteremo le “furie rosse” della Spagna di Luis Enrique.
Gli altri reparti, la necessità di alternative in difesa e a centrocampo, Castrovilli da testare
Il commissario tecnico Roberto Mancini e i suoi fidati collaboratori avranno materiale su cui riflettere dopo queste tre partite. Gli avversari ormai ci conoscono e sanno come impostare la partita: pressing su Jorginho, terzini sempre con l’uomo addosso, un muro davanti agli attaccanti che venivano sempre costantemente raddoppiati.
Vero che abbiamo sempre avuto il possesso palla, abbiamo finito per dominare tutte e tre le partite, portando a casa 5 punti in più nella classifica e che soprattutto stiamo battendo ogni record mondiale di imbattibilità.
Ma le partite con Bulgaria e Svizzera hanno messo in evidenza la necessità di rinnovare il parco interpreti soprattutto fra centrocampo e attacco in vista dei prossimi impegni.
La difesa
Anche se qualche preoccupazione la desta anche la difesa, per l’anagrafe impietosa di Bonucci e Chiellini: alle loro spalle Acerbi, Toloi (stagionati pure loro….) e Bastoni sono sicurezze, ma dietro di loro al momento c’è un vuoto preoccupante. Romagnoli è involuto, Lovato deve fare esperienza, Bonifazi ha sempre problemi fisici, Okoli è fortissimo ma è serie b, Rugani e Ranocchia ormai fanno panchina, Caldara si è perso e le nostre squadre sono zeppe di centrali stranieri che bloccano la crescita dei giovani difensori italiani.
Il centrocampo
A centrocampo la classe e il talento di Jorginho e Verratti cominciamo a non bastare. Vero abbiamo i Locatelli, Cristante, Pessina, Castrovilli. Ci sarebbe anche Lorenzo Pellegrini, ma ha caratteristiche da esterno offensivo o da trequartista, ruolo non contemplato al momento nel sistema Mancini ed è un peccato.
La bravura dei centrocampisti nominati non è in discussione, ma i soli Locatelli e Castrovilli hanno qualità nei piedi e sono capaci di aprire il campo con lanci o aperture improvvise sulle fasce, sono gli unici che vedono corridoi stretti per azionare le punte e gli esterni.
Alla nazionale servirebbe un giocatore alla Pogba, vale a dire quel tipo di atleta che unisce potenza atletica e classe, capace di prendere il pallone dalla difesa e catapultarlo in avanti con veemenza.
Vale la pena lavorare sul giocatore della Fiorentina, Castrovilli, perché è l’unico che ha visione di gioco e ribalta il gioco in velocità.
Bisogna però capire come inquadrarlo, se come Jorginho o da mezzala, se non addirittura da trequartista alle spalle delle due punte.
Un occhio anche alla crescita di Tonali che può essere una valida alternativa all’italo-brasiliano.
L’attacco
In attacco il vero lavoro sarà quello di sostituire strada facendo Belotti e Immobile perché i due non hanno caratteristiche adatte al gioco di Mancini, sono stoccatori e poco abituati al gioco manovrato. Scamacca, Kean e Raspadori rappresentano valide alternative al centro dell’attacco con lo juventino e il neroverde in grado di muoversi anche da esterni offensivi.
Ma è chiaro che non bastano, ma all’orizzonte non si vedono altri elementi adatti alla bisogna. Intriga la crescita di Lorenzo Colombo con l’under 21 e il rilancio di Cutrone e Pinamonti a Empoli. Tutti ragazzi accomunati da una grande voglia di azzurro fra l’altro. Un ragazzo da seguire con attenzione potrebbe essere Pellegri, rientrato in Italia dopo la negativa esperienza al Monaco e in cerca di rilancio al Milan.
Sugli esterni bisogna andare oltre Berardi, Insigne, Chiesa e Bernardeschi ampliare il parco giocatori in quel ruolo. Al netto della salute fisica, Zaniolo sarebbe il giocatore perfetto per scardinare le difese avversarie partendo dalla fascia. Gli Orsolini, Sottil, Vignato, Cancellieri (lanciato da Di Francesco a Verona, sta bruciando le tappe) meritano di essere seguiti.
Così come meritano di non finire nel dimenticatoio esterni come Grifo, Verde e Politano. La ripresa del campionato sarà utile per trarre indicazioni e non sarebbe male andare a dare uno sguardo anche in cadetteria. Perché spesso nelle categorie inferiori ci sono elementi di classe. Un nome a caso: Di Mariano del Lecce.
È uno dei tanti ragazzi che non ha trovato sbocchi in serie A, ma che è baciato dal talento.
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Lutto nel calcio: l’ex Juventus Hidalgo ci lascia a 32 anni
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Il calciatore spagnolo, che aveva militato anche nella Juventus, si è spento dopo una lunga lotta contro la malattia con il quale combatteva da tempo.
Una notizia tragica: a soli 32 anni è morto Nico Hidalgo, calciatore spagnolo che, nella sua carriera, ha militato per un breve periodo anche nelle file della Juventus.
La notizia è stata diffusa dai canali del Granada, squadra in cui Hidalgo aveva militato dal 2012 al 2014 e dal 2014 al 2016. Nel mezzo la breve esperienza con il club bianconero con il quale, però, l’attaccante iberico non era mai riuscito ad esordire in Serie A.
L’omaggio del Granada a Hidalgo
Hidalgo lottava da tempo contro un tumore ai polmoni con metastasi alle ossa che, purtroppo, non gli ha lasciato scampo. Il Granada ha voluto comunicare la tragica scomparsa con un comunicato sui propri canali.
“Nico Hidalgo ci ha lasciato il 1° marzo 2025 all’età di 32 anni. Dietro di lui c’è un innegabile esempio di lotta e sacrificio, come ha già dimostrato nel Granada Club de Fútbol, realtà che ha difeso tra il 2012 e il 2016, debuttando con la prima squadra.
Nato a Motril, ha potuto sentire il calore dei tifosi granadini al Granada City Trophy 2022. Quel pomeriggio c’è stato un momento emozionante quando, insieme a Pepe Macanás, è sceso sul terreno di gioco del Nuevo Los Cármenes e ha ricevuto un’ovazione più che meritata dai suoi tifosi, che hanno voluto sostenerlo fin dal primo momento in una lunga e sfortunata lotta contro la malattia Con la partenza di Nico, non se ne va solo un calciatore eccellente, ma anche una brava persona.
Ma l’affetto dei compagni di squadra, degli allenatori, dei lavoratori, dei dirigenti e dei tifosi sarà sempre presente. Riposa in pace, Nico Hidalgo García”.
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Messi svela alcuni retroscena: “A Barcellona ero felice, a Parigi…”
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Ripensando al passato, Lionel Messi ammette: “I due anni a Parigi non sono stati felici”, svelando le difficoltà vissute al PSG.
Le dichiarazioni di Messi sulla sua esperienza al PSG
Lionel Messi ha recentemente rivelato di non aver trovato la felicità nei due anni trascorsi al Paris Saint-Germain.
In un’intervista, il campione argentino ha espresso il suo malessere per non essersi mai adattato completamente alla vita quotidiana a Parigi. Ha sottolineato come fosse difficile per lui sentirsi a suo agio durante gli allenamenti e le partite, non riuscendo mai a godersi appieno la sua esperienza francese.
Messi ha anche ricordato il momento doloroso in cui ha dovuto lasciare il Barcellona, una separazione che ha segnato profondamente la sua carriera e la sua vita personale. Il trasferimento al PSG, inizialmente visto come una nuova avventura, si è rivelato meno entusiasmante di quanto sperato.
Il ritorno alla felicità per Messi
Nonostante le difficoltà vissute in Francia, Messi sembra ora aver ritrovato la serenità. Le sue parole lasciano intendere che il calciatore abbia finalmente voltato pagina, concentrandosi su nuovi obiettivi.
L’esperienza parigina, sebbene complessa, ha rappresentato una fase di crescita personale e professionale per il campione, che ora guarda al futuro con maggiore ottimismo.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano
🔴🔵 Leo Messi: “I had to leave Barcelona and I spent 2 years in Paris that I didn’t enjoy…”.
“I was not happy on a daily basis, with games, training, it was hard for me to adapt”. pic.twitter.com/fa6XQa4iOR
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) March 1, 2025
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Il figlio di Daniel Fonseca liberato dopo rapimento di due ore in Messico
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Nicolas Fonseca, figlio dell’ex attaccante di Roma, Napoli e Cagliari Daniel Fonseca, è stato rapito e liberato dopo due ore. I dettagli sull’incidente.
Nicolas Fonseca, centrocampista uruguaiano classe ’98 del León, club di massima serie messicana, ha vissuto momenti di terrore.
Il figlio di Daniel Fonseca, ex attaccante di Roma, Napoli, Cagliari e Juventus, è stato rapito da malviventi mentre si stava recando all’allenamento della sua squadra.
La notizia è stata divulgata dai media locali dello Stato di Guanajuato in Messico.
Il rapimento di Nicolas Fonseca: i dettagli dell’episodio
Secondo quanto riportato, l’incidente è avvenuto la mattina del 27 febbraio. Nicolas è stato intercettato da malviventi che si aggiravano nella zona con un furgone.
Dopo aver rubato e portato la macchina del giocatore a poche miglia dal luogo del rapimento, Fonseca è stato caricato a forza nel veicolo e portato via per circa 25 chilometri.
Il calciatore è stato rilasciato dopo circa due ore. Nonostante l’esperienza traumatica, Nicolas ha deciso di non rilasciare dichiarazioni sull’accaduto. Le sue uniche parole sono state: “Sono solo felice di essere andato via con i miei arti intatti”.
Il club, accortosi dell’assenza del calciatore durante l’allenamento, ha immediatamente avvisato le forze dell’ordine. L’uruguaiano ha ricevuto tutto il sostegno necessario dal suo team, mostrando la solidarietà e l’unità che caratterizzano il mondo del calcio in momenti difficili come questo.
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Fonte: Gianluca Di Marzio
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