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Parma: inizio show… Di chi è il merito?
Arrivati alla seconda pausa per le nazionali, il Parma si trova in zona Europa League. Ovviamente i tifosi (e i calciatori) crociati devono rimanere coi piedi per terra: il campionato è molto lungo e la classifica è ancora molto corta. Detto ciò, non si può negare come il Parma sia partito col piede sopra l’acceleratore. L’entusiasmo tra i supporters gialloblú é alle stelle e, in questi 14 giorni di stop, sarà interessante capire le ragioni che hanno portato la squadra Ducale a trovarsi a 13 punti.
I meriti di Mister D’Aversa
Quali sono i meriti del mister che ha guidato la squadra fino ad ora? Sicuramente aver dato un’impronta a questo Parma aiuta: D’Aversa ha capito che la miglior soluzione é quella di chiudersi e cercare di ripartire. L’organizzazione difensiva data dal mister é quindi la chiave di questi successi. Altro merito sta nell’aver sfruttato al meglio le capacità di Gervinho: le qualità dell’Ivoriano vengono esaltate grazie alle ripartenze dei suoi compagni. Unica pecca( sfortuna) é quella di aver perso diversi giocatori ( tra cui proprio Gervinho) per infortunio. La pausa sarà importante anche per cercare di recuperarli.
I meriti dei calciatori
Abbiamo elogiato D’Aversa, ma chi scende in campo sono i calciatori che, fino ad ora, hanno perfettamente risposto alle richieste del loro mister. Piano piano stanno formando un gruppo coeso, e questo si nota soprattutto in campo. L’intesa comincia a migliorare e alcuni giocatori che erano partiti male, ora stanno migliorando e stanno diventando protagonisti (vedi Sepe). La forza di questo Parma sembrerebbe il gruppo quindi…ad esso vanno aggiunte le qualità tecniche che, in diversi giocatori sono indiscutibili: Inglese, Bruno Alves e Gervinho hanno un qualcosa in più, e in campo si vede. Una menzione di merito va fatta anche per i calciatori che erano in serie B, che in serie A si stanno confermando ad alti livelli: su tutti Gagliolo e Barillà, autentici leader di questo Parma.
I meriti di Faggiano e della società
Anche la società ha fatto bene: su tutti Faggiano che ha avuto il coraggio di acquistare Gervinho… Coraggio perché era una scommessa, assolutamente vinta. La dirigenza Cinese, inoltre, ha investito diversi milioni sul mercato, i quali hanno sicuramente fatto comodo al direttore. Un mercato mirato e una gestione accurata delle uscite sono le chiavi di questi successi.
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Ben Yedder condannato a 2 anni di carcere: tutti i dettagli
Arriva la svolta nel caso Ben Yedder, l’attaccante ex Monaco accusato di guida in stato di ebrezza e abusi sessuali. Il tribunale ha emesso la sentenza.
Il francese aveva in precedenza ammesso di essersi messo alla guida sotto l’effetto di alcol, ma aveva negato categoricamente ogni azione contro la ragazza in questione.
Ben Yedder condannato: ecco la sentenza
Il tribunale di Nizza ha giudicato l’imputato colpevole di entrambe le accuse e di conseguenza stabilito una pena di due anni di reclusione con condizionale più una multa di 5000 euro. Contenstualmente, anche l’obbligo di assistere e risarcire la ragazza di 23 anni presumibilmente vittima dell’accaduto risalente al 7 settembre scorso.
Inoltre è stata predisposta la sospensione della patente per 6 mesi per Ben Yedder, il quale dovrà sottoporsi ai classici esami del sangue periodici per ottenere la restituzione della licenza.
L’attaccante è svincolato da luglio scorso e a causa di questi problemi legali nessuna squadra si è fatta avanti per ingaggiarlo. Risolto questo nodo, potrebbe delinearsi finalmente il futuro del classe 1990. Tra i riconoscimenti più importanti i 3 titoli di capocannoniere della Ligue 1, Coppa del Re e Coupe de France.
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Infantino è american dream: “Congratulazioni Presidente”
Infantino celebra la vittoria di Donald Trump alle elezioni e con un post sui social e promette “Avremo un grande Mondiale 2026 negli Usa.”
Il presidente della Fifa dedica un post al neoeletto presidente degli Stati Uniti, che torna alla Casa Bianca battendo Kamala Harris.
“Football Unites the World!” scrive nel messaggio.
Infantino alla Casa Bianca
Era l’agosto del 2018, primo mandato per Donald Trump.
Accompagnato dal presidente della Federazione Calcio statunitense, Carlos Cordeiro, il presidente della Fifa venne ricevuto dallo stesso Trump proprio per discutere del Mondiale 2026, assegnato a Canada, Messico e Stati Uniti.
Scambio di regali e di battute: Gianni Infantino infatti consegnò a Trump una maglia blu con il numero 26 e il nome del presidente e insieme anche a dei cartellini gialli e rossi da utilizzare in conferenza stampa. Tutti i giornalisti vennero scherzosamente sanzionati col rosso.
Fifa…dei dem
I rapporti tra Infantino e Trump sono sempre stati amichevoli: infatti dopo l’esito delle elezioni statunitensi il presidente Fifa è stato tra i primi a pubblicare le foto risalenti a quell’incontro del 2018, prova molto chiara della buona intesa tra i due.
Invece durante l’amministrazione Biden tra i vertici apicali di Fifa e Casa Bianca non c’è stato alcun contatto.
Anche lo scorso maggio, quando si è recato a Washington DC, Infantino si è limitato a incontrare solo deputati e senatori.
Non può dunque che essere contento del cambio di schieramento alla Casa Bianca, a ridosso ormai del Mondiale 2026.
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Inter, Adriano: “Pensavano di mandarmi in una clinica. Volevo fuggire dal calcio”
L’ex attaccante dell’Inter Adriano ha parlato di alcuni brutti momenti della sua carriera e del tentativo dei nerazzurri di mandarlo in una clinica.
Considerato uno dei più grandi what if della storia del calcio, Adriano per caratteristiche sembrava potesse diventare l’erede del Fenomeno Ronaldo. Un giocatore completo dotato di potenza, tecnica, velocità, dribbling, finalizzazione. Purtroppo le cose sono andate diversamente: ne ha parlato lo stesso Adriano nella presentazione della sua autobiografia intitolata La mia più grande paura.
Adriano e la sua autobiografia: retroscena sull’Inter e non solo
“Tornavo a casa e trovavo sempre un motivo per bere, perché c’erano i miei amici o perché non volevo stare in silenzio“. Così Adriano racconta nella sua autobiografia i momenti difficili della sua carriera: “Molti usano il calcio come valvola di sfogo, io invece volevo fuggirne“.
“La mia fuga dal calcio era mio padre, ma quando se n’è andato il mio compagno è diventato il bere. Arrivavo tardi agli allenamenti, il club mi multava ma non mi interessava. La mia depressione raggiunse un livello che preferisco non ricordare“.
Sul ruolo dell’Inter nella vicenda: “Un giorno Moratti mi disse che mi volevano mandare in un posto speciale. Era una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso e non capivo di cosa stessero parlando. Iniziai a innervosirmi e gli chiesi perché stesse cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico. Un giocatore ricoverato in clinica psichiatrica? Non volevo crederci!“
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