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Pierino Fanna: “Il ritorno di Totti in Serie A? Gli auguro di no! E poi Er Cucchiaio non l’ha inventato lui” E su Antonio Conte e i capelli…
E’ un Pierino Fanna in grande spolvero quello che è intervenuto a “Green Carpet, il gran galà del Pianeta” condotto da Bussoletti su Radio Roma Sound.
Ospite della rubrica “Rosso Diretto”, dove il conduttore romano intervista ex calciatori insieme ad Andrea Galderisi, l’ala destra dello storico Hellas Verona dello scudetto piazza un paio di bombe sotto la traversa. Ecco le sue dichiarazioni:
Sul ritorno di Francesco Totti in Serie A
“Lui ha tutte le caratteristiche giuste per ricominciare ma io gli auguro di no.
Tu credi ancora di essere parte del calcio ma la verità è che devi accettare l’età.
Anche a me è venuta un po’ di nostalgia ma poi ho capito che questo è un calcio più muscolare che tecnico e anche Totti lo soffrirebbe un po’ in campo.”
Sulla paternità “der cucchiaio”
“Er cucchiaio non l’ha inventato Francesco Totti.
In Italia e nel mondo l’ha inventato molto prima Nanu Galderisi! Se non ci credete, guardatevi i due gol che ha fatto contro la Stelle Rossa nel 1983 in Coppa Uefa nella partita che abbiamo vinto 3 a 2.
Neanche in Brasile fanno reti così.”
Sulla caduta dei capelli e Antonio Conte
“Come ho vissuto la calvizie ai miei tempi e cosa penso della soluzione scelta da Antonio Conte? Bravo, hai fatto una bella domanda!
Ammetto che non è stato facile perdere i capelli a ventidue anni, ero l’unico famoso in Serie A in quegli anni.
Però l’ho affrontato con serenità, non ho mai voluto mettermi in testa qualcosa di strano anche se Cesare Ragazzi a quei tempi ha fatto la corte.
Non si va mai contro natura!”
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Milan, tanti auguri al Pallone d’Oro Van Basten
A pochi giorni dalla cerimonia del Pallone d’Oro 2024 si festeggia il compleanno di uno storico Pallone d’Oro: l’olandese ex Milan Marco Van Basten.
Lui ha vinto non uno, ma tre Palloni d’Oro tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: è Marco Van Basten, ex attaccante del Milan. Colui che nel dicembre 1999 fu eletto “attaccante milanista del secolo”, anche in virtù dei 90 gol segnati in 147 disputate in maglia rossonera.
Oggi taglia il traguardo dei 60 anni e, guardandosi alle spalle, può rivivere i fasti di una carriera inziata ufficialmente all’Ajax, dove nel 1981 conoscerà, prima nelle vesti di giocatore, poi di allenatore, Johan Cruijff. Una persona fondamentale per il suo percorso, con il quale però si interromperanno i rapporti.
Questo uno dei rimpianti maggiori di Van Basten, che in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Non ho potuto fare pace con Johan Cruijff. Il mio idolo, il mio maestro, il mio amico. Morì prima che gli potessi dire quanto è stato importante per me. Aveva un progetto. Un’utopia. Voleva ridare l’Ajax agli ex calciatori. Avrei dovuto fare il team manager.
Poi mi lasciò fuori. Non ho mai capito perché. Forse era un modo per proteggermi. Andai da lui, e sua moglie mi cacciò di casa. Non sono mai più riuscito a parlargli, anche se con la sua famiglia poi ho fatto pace. Johan mi manca”.
Dopo l’Ajax, al quale disputa 133 partite e segna ben 128 gol, arriva al Milan nel 1987: hanno inizio per lui 8 anni di successi, inclusa la conquista dei tre Palloni d’Oro. Ma questi anni porteranno con sé anche un altro grande rimpianto: quello del mancato scudetto del 1990.
Uno scudetto che, stando a quanto dichiarato da Van Basten, fu “rubato”. Così l’attaccante: “Se sono ancora convinto? Lo sanno tutti che fu così. Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo. Prima la sceneggiata di Bergamo, con la moneta in testa ad Alemao e il massaggiatore del Napoli che gli dice di simulare un trauma.
Poi la nostra sconfitta a Verona. Un’imboscata, con un arbitro come Lo Bello che fece di tutto per farci perdere e fischiò in maniera scandalosa. Un lavoro fatto bene dal sistema del calcio italiano. Da chi aveva interesse a mandare due squadre in Coppa dei Campioni. Tutti sapevamo che eravamo favoriti per rivincere, aggiungere un’altra squadra conveniva a tutti. Fu una vera porcheria“.
Malgrado i molti alti e bassi, il cigno di Utrecht, arriva al ritiro nel 1995 e inizierà a lavorare da allenatore – e da vice-allenatore – nella stagione 2003-2004 allo Jong Ajax. Chiuderà la carriera da vice-CT della Nazionale dei Paesi Bassi nel 2016.
Il gol più bello della sua carriera da giocatore? Quello segnato in rovesciata al Goteborg nella stagione 1992-1993, quando il Milan era Campione d’Italia in carica.
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Milan, i dettagli dopo il confronto con la dirigenza: imposta una deadline a Fonseca
Milan, la dirigenza è stata totalmente assente nel post partita contro il Napoli, ma presente nel confronto con l’allenatore. Siamo riusciti ad avere dettagli in merito.
Il Milan è uscito molto male martedì sera dal San Siro. Due reti sul groppone, una sconfitta che lo porta a meno undici punti dallo stesso Napoli e molte consapevolezze in meno, in primis quella di avere trovato la strada giusta. E non basta il gol annullato ad Alvaro Morata per recriminare.
Nell’immediato post partita la dirigenza non si è presentata davanti alle telecamere, ma ha avuto un acceso confronto con il tecnico Paulo Fonseca. Presenti all’appuntamento Furlani, Ibrahimovic e Moncada.
Il messaggio è che non c’è più tempo. Da qui alla sosta ci si aspetta vittorie, non solo prestazioni buone. L’ordine è stato perentorio: punti per recuperare il gap e portarsi in zona Champions. Altrimenti la pausa sarà utile per inserire il nuovo allenatore già individuato e contattato (questo il link).
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Behrami si scaglia contro Leao: “Non è un campione, smettiamolo di trattare come tale”
L’ex centrocampista di Napoli e Lazio, Valon Behrami, ha parlato su Dazn sul momento della stagione di Leao, criticandolo pesantemente.
Valon Behrami non le manda a dire. L’ex centrocampista di Napoli e Lazio ha criticato duramente l’attaccante del Milan Rafael Leao durante il suo intervento su “Serie A Show” in onda su Dazn.
Behrami, le parole su Leao
“Bisogna definire anche i campioni. Per me Leao non lo è in questo momento. Ha fatto una grande stagione, dove l’abbiamo scoperto tutti, vince lo scudetto, ma da lì in poi non riesco definirlo un campione. Perché non riesco mai a vedere un giocatore che riesce a prendersi la scena per più partite di fila. In campo aperto sappiamo quanto lui sia bravo, all’Europeo male.
Adesso in Nazionale, in questa Nations League, trova squadre decisamente più aperte, sappiamo che tatticamente le Nazionali non sono pronte come magari i club, e da questo punto di vista dobbiamo forse smettere di trattare Leao come un campione. Se va in panchina va in panchina, basta”.
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