Dodici anni fa, il 14 aprile 2012, ci lasciava Piermario Morosini, stroncato da un attacco cardiaco che lo colpì durante un Pescara–Livorno.
Il 14 aprile 2012 è una data che ogni appassionato di calcio (e non solo) non può dimenticare così facilmente. Una data riconducibile ad una delle pagine più tristi del calcio italiano: 12 anni fa moriva, tra lo stupore generale, Piermario Morosini.
Una morte improvvisa e sconvolgente.
La morte di un ragazzo che di lì a poco avrebbe spento le 26 candeline e che la vita gli aveva già messo davanti situazioni bruttissime: dalla scomparsa di entrambi i genitori al suicidio del fratello, eventi che pregiudicherebbero l’esistenza di chiunque.
Tanta sfortuna affossata con la realizzazione del sogno di diventare un calciatore professionista.
Ad iniziare con l’esordio in Serie A a soli 19 anni con la maglia dell’Udinese: primo grande passo verso una carriera più che dignitosa, accomunata alle 18 presenze raccolte con l’Under 21 che gli regalano l’opportunità di calcare palcoscenici prestigiosi in ambito Europeo (2009).
Il suo nome inizia ad essere conosciuto, tanto che gli incubi del passato sembrano essere dimenticati: merito di una vita privata che va benissimo e di una squadra, il Livorno, dove l’unione fraterna tra i giocatori è una delle componenti principali.
Ma, facendo un passo indietro, torniamo a quel tragico 14 aprile, a quella gara maledetta di Serie B
all’Adriatico di Pescara in cui il tempo si ferma al 31′: sul risultato di 0-2 in favore dei labronici, Morosini si accascia alle spalle dell’arbitro durante un’azione di gioco, tentando un paio di volte di rialzarsi per riprendere la sua regolare posizione sul terreno di gioco.Una ripresa che non ci sarà mai, negata da un arresto cardiocircolatorio.
Lo sconforto dei calciatori in campo è totale: Schiattarella piange come un bambino, Verratti si mette le mani in testa senza capire cosa stia realmente accadendo.
Le lacrime si trasportano anche sul volto dei dirigenti a bordocampo, consapevoli della gravità della situazione.
La gara viene sospesa: impossibile giocare in un clima del genere. La terribile notizia, però, giunge poco prima delle ore 17:00: Piermario Morosini non ce l’ha fatta e ha messo le ali senza far rumore.
Un sentimento che si trasforma in rabbia, con la difficoltà nel capire perché il destino si sia accanito così duramente nei confronti di un ragazzo che aveva ancora tanto da dare (non solo al mondo del calcio) alla sua vita.
Da quel giorno Morosini ha un posto speciale nella storia del Livorno che gli ha intitolato una gradinata dello stadio ‘Armando Picchi’, dove il suo nome appare anche nella Curva Sud del ‘Gewiss Stadium’ di Bergamo e nel settore ospiti dell’Adriatico.
Piermario continua a vivere e lo fa ogni giorno, nel ricordo di chi lo amava.
“Ovunque tu sia, sei sempre con Noi!! Ciao Moro!!”
Aggiornato al 14/04/2024 11:16
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