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Quando una partita di calcio diventa tutto tranne che una partita di calcio.

Ieri si è disputata allo stadio San Siro di Milano la fondamentale partita Inter-Napoli,terminata 1 a 0 con il gol allo scadere dell’interista Lautaro Martinez. L’analisi della partita termina qui perchè questa partita passerà alla storia non per quanto fatto vedere in campo,bensì fuori dallo stadio e sugli spalti. A rendere ancora più triste il quadro,nel caso servisse, è la data del match: 26 dicembre. E 26 dicembre significa Boxing Day, festività in tutti i paesi che fanno parte del Commonwealth delle nazioni. La tradizione, specie nel Regno Unito, è quella di giocare un’intera giornata di campionato proprio il 26 dicembre.

Da quest’anno si è deciso di introdurre questa novità anche nella “nostra” Serie A. E quello che è successo ieri non fa altro che rimarcare la differenza che abbiamo con le altre nazioni, Regno Unito in primis.

Fuori dallo stadio

Il tutto inizia prima del match,verso le 19.30.Un gruppo di circa 100 individui si sono organizzati per tendere un’imboscata ai tifosi del Napoli.Tra questi individui, che eviterò di chiamare persone e, tantomeno, “tifosi” ci sono ultrà dell’Inter ,ultrà del Varese, gemellata con l’Inter e ultrà del Nizza, scontratisi recentemente con gli ultrà partenopei in occasione di un’amichevole in terra francese. L’attacco era premeditato:a circa 2 km dallo stadio erano state nascoste ore prima mazze da baseball,coltelli,bastoni e asce. All’arrivo dei pulmini e delle macchine napoletane ( il convoglio sarebbe stato preso in custodia dalle forze dell’ordine qualche centinaio di metri più avanti) è iniziata una vera e propria guerriglia.

Questi individui,coperti da passamontagna e armati di tutto ciò che avevano preparato prima, si sono scagliati contro i tifosi napoletani. Ne è nato uno scontro violento, sedato per fortuna dalle forze dell’ordine, presenti in massa vista la pericolosità del match ( e il fatto che ogni partita di alto livello, ma non solo, nel calcio necessiti di un ingente presenza di Forze dell’Ordine è già tutto un dire). Negli scontri vengono feriti quattro ultrà napoletani, il più grave trasportato in codice giallo in ospedale. Ad avere la peggio però è un altro individuo,che invece faceva parte del gruppo d’assalto,che cade a terra e viene travolto da un Suv (al momento non si ha ancora l’identità dell’autista).Tale individuo verrà poi trasportato e abbandonato (sic) all’Ospedale San Carlo,dove morirà nel corso della notte per le ferite riportate. Il nome di tale individuo era Daniele Belardinelli, 35enne ultrà del Varese. Già sanzionato con due Daspo (” Il Daspo è una misura prevista dalla legge italiana al fine di impedire aggressioni violente nei luoghi degli avvenimenti sportivi”,ndA ), era fra i capi del gruppo “Blood Honour”, frangia più estrema del tifo biancorosso.Lascia moglie e due figli.Sottolineo,due figli.

Sugli Spalti

Anche la situazione sugli spalti è raccapricciante. Siamo nel 2018 e ancora dobbiamo assistere a episodi di razzismo, questa volta rivolti contro il difensore senegalese Kalidou Koulibaly. Ovviamente, per fortuna, gli ululati non sono partiti da tutti tifosi, ma soltanto da una ristretta cerchia di “individui”. Fatto sta che il difensore senegalese è stato più volte fischiato per il colore della pelle durante il match fino al minuto ’80 quando proprio Koulibaly ha applaudito l’arbitro in segno di protesta in seguito ad una sua ammonizione ed è stato così espulso. Probabilmente innervosito dagli ululati razzisti,il difensore ha esagerato nei confronti dell’arbitro, ma il regolamento parla chiaro e Mazzoleni ha estratto giustamente il rosso. L’operato di Mazzoleni verrà comunque indagato dalla FIGC nei prossimi giorni per vedere se fosse necessario sospendere il match, come reclamato dagli azzurri in campo e come ribadito da mister Ancelotti nel post gara.

Purtroppo ieri sera,in un big match tra seconda e terza forza della prima lega dello sport più seguito d’Italia ci siamo dovuti trovare,di nuovo,di fronte a pessimi fenomeni di puro e gratuito razzismo.E non è assolutamente la prima volta,anzi. Senza andar troppo indietro nel passato,son state numerose le situazioni analoghe avvenute anche in altri stadi d’Italia da parte di altri individui che si professavano “tifosi” di altre squadre:basti pensare a Boateng contro la Pro Patria a Burso Arsizio,allo stesso Koulibaly in Lazio-Napoli del campionato scorso o anche ad Eto’o in Cagliari-Inter di qualche anno fa. Segno che il razzsimo non è un fenomeno interista,ma purtroppo un fenomeno che si replica da tempo in vari stadi.

Provvedimenti

Per quanto riguarda le questioni totalmente extracalcistche, la Digos ha iniziato già da stanotte perquisizioni in case di ultrà di Inter e Varese ed ha operato già tre arresti di tre individui ritenuti responsabili dell’organizzazione dell’attacco.Il questore,visti entrambi tutti gli avvenimenti,aveva proposto il blocco delle trasferte degli ultrà interisti fino al 31 marzo e la chiusura della curva del Meazza. Si era anche vociferato di uno stop dell’intero campionato per dare un segnale forte. Per ora i provvedimenti sono i seguenti:

– Chiusura del settore ospiti per il match Empoli-Inter in programma sabato 29 su decisione della prefettura di Firenze

Obbligo di disputare due gare prive di spettatori e ulteriore gara con il settore “secondo anello verde” privo di spettatori: per decisione del giudice sportivo.

L’Inter, ovviamente, ha preso le distanze da ogni offesa di tipo razzista con un comunicato stampa dove afferma “Milano è inclusione. Chi non lo accetta non è uno di noi”

Speriamo che questi individui recepiscano il messaggio e speriamo che nessun episodio di razzismo si verifichi più in uno stadio, che sia San Siro, il Sant’Elia, l’Olimpico o qualsiasi altro.

Nel mentre, questa è l’immagine di “cultura”calcistica che diamo noi all’estero, proprio nella giornata del ‘Boxing Day’, festività basata sul regalare doni ai membri meno fortunati della società.

 

 

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Pubblicato da
Leonardo D'errico

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