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Roma, l’ira di Mourinho su Aouar: può partire già a Gennaio?
Aouar continua a essere un corpo estraneo negli schemi del tecnico portoghese e una sua partenza già a Gennaio non è da escludere.
José furioso. Si potrebbe riassumere così, parafrasando Ariosto, l’intervista che il Vate di Setubal ha concesso ieri sera nell’immediato post-partita della gara con il Servette. Un fiume in piena in perfetto stile Mou, che si è abbattuto con inaudita violenza sui suoi giocatori. Senza risparmiare (quasi) nessuno.
Dal Vangelo secondo José
Chi non capisce nulla di comunicazione parlerà di “sfuriata fine a sé stessa” e di “un puerile tentativo di distogliere l’attenzione dai risultati“. Chi parla così non solo non capisce Mourinho, cosa grave dopo vent’anni in cui insegna calcio a tutti i livelli, ma non capisce nulla di calcio. In primis perché solo chi non ottiene i risultati ha necessità di distogliere l’attenzione dal campo. Vero Sarri?
Il campo ha parlato e il suo verdetto è quello dell’unico giudice indefesso e in grado di emettere un giudizio oggettivo. José è a tre punti dal quarto posto in campionato e ha passato agevolmente il girone di Europa League. Con un neo abbastanza grave, e bisogna riconoscerlo per onestà intellettuale, di rischiare il secondo posto in un raggruppamento che definire abbordabile sarebbe eufemistico. Ma di questo avremo modo di parlarne più avanti.
In secundis, perché José è questo. E’ sempre stato e sempre sarà questo. E a chi pensa che le sue dichiarazioni facciano male all’ambiente, consiglio (oltre che di aprire qualche libro) di riavvolgere il nastro per riguardarsi cosa è successo le altre volte che Mourinho si è espresso così davanti ai microfoni. Le reazioni della squadra post-umiliazioni con Genoa e Bodo-Glimt bastano?
Aouar, genesi di un talento sprecato
E’ estremamente ilare come i tifosi considerino legittimo accusare i giocatori di scarso impegno, spesso e volentieri a sproposito, mentre per gli allenatori non valga lo stesso concetto. L’invettiva di José Mourinho ha un bersaglio preciso, anche se lucidamente nascosto agli squali della comunicazione.
Del resto non è la prima volta che Houssem Aouar viene accusato di scarso impegno. Era successo già a Lione, dove il franco-algerino aveva manifestato problemi di natura comportamentale prima con Bosz e poi con Blanc. Per chi, come il sottoscritto, segue abitualmente i Les Gones e lo fa da una decina d’anni almeno, l’urticante indolenza con cui Aouar approccia alle partite non rappresenta assolutamente una novità.
La cosa grave è che non parliamo più di un ragazzino. Aouar compirà 26 anni il prossimo Giugno e la sensazione è quella di un giocatore fatto e finito, che si trascinerà dietro questa indolenza professionale sino al termine della sua carriera. Una carriera irrimediabilmente compromessa da una attitudine calcistica offensiva, che gli ha fatto depauperare un talento immenso.
Aouar via da Roma già a Gennaio?
Un atteggiamento insopportabile per uno come Mourinho, che da grande allenatore qual è mette la disciplina e la professionalità al primo posto nella scala dei valori di un calciatore. E qui la colpa non può essere sua, che Aouar non lo hai mai voluto e se potesse evitare di schierarlo in campo lo farebbe molto volentieri.
Lapidarie le dichiarazioni del tecnico ieri sera: “Se mi chiederanno ancora di giocare? Lo faranno quando gli altri saranno morti.” Che fanno seguito a quelle di Tirana, quando, dopo la gara contro lo Sheriff Tiraspol, lo accusò direttamente di “aver avuto paura“. Un’altra gemma del mercato capolavoro di Tiago Pinto, che è riuscito nella non facile impresa di sbagliare quasi tutti gli acquisti portati all’ombra del Colosseo.
Eccezion fatta per Lukaku, e non è che ci volesse Pinto per capire che fosse un grande giocatore, e N’Dicka. Sulle pagine di questa testata ho sempre difeso il lavoro di Mourinho e continuerò a farlo. Ribadisco ancora una volta che il mercato giallorosso è stato confusionario e non concordato con l’allenatore. Salvo qualche sporadica eccezione, Mourinho sta facendo il massimo con una squadra tirata su a furia di parametri zero e preghiere all’altissimo.
Dipendesse da lui, probabilmente Mourinho metterebbe Aouar alla porta domani stesso. Altroché aspettare Gennaio. Ma la vera domanda è: i bidoni di Pinto che se li compra? Quasi sicuramente nessuno, quantomeno questo inverno. Perché fra circa un mese Aouar andrà a giocare la Coppa d’Africa con la “sua” Algeria. Scelta meno di un anno fa, dopo essersi accorto che anche Deschamps la pensava esattamente come tutti gli altri allenatori che ha avuto.
Meglio rimandare il problema a Giugno, quando la Roma potrà sperare di registrare una plusvalenza a bilancio con l’ex-Lione. Qualcosa di teoricamente fattibile, ma in pratica quale squadra si accollerebbe un giocatore accusato di scarsa professionalità in tutti i club in cui ha militato?
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Ben Yedder condannato a 2 anni di carcere: tutti i dettagli
Arriva la svolta nel caso Ben Yedder, l’attaccante ex Monaco accusato di guida in stato di ebrezza e abusi sessuali. Il tribunale ha emesso la sentenza.
Il francese aveva in precedenza ammesso di essersi messo alla guida sotto l’effetto di alcol, ma aveva negato categoricamente ogni azione contro la ragazza in questione.
Ben Yedder condannato: ecco la sentenza
Il tribunale di Nizza ha giudicato l’imputato colpevole di entrambe le accuse e di conseguenza stabilito una pena di due anni di reclusione con condizionale più una multa di 5000 euro. Contenstualmente, anche l’obbligo di assistere e risarcire la ragazza di 23 anni presumibilmente vittima dell’accaduto risalente al 7 settembre scorso.
Inoltre è stata predisposta la sospensione della patente per 6 mesi per Ben Yedder, il quale dovrà sottoporsi ai classici esami del sangue periodici per ottenere la restituzione della licenza.
L’attaccante è svincolato da luglio scorso e a causa di questi problemi legali nessuna squadra si è fatta avanti per ingaggiarlo. Risolto questo nodo, potrebbe delinearsi finalmente il futuro del classe 1990. Tra i riconoscimenti più importanti i 3 titoli di capocannoniere della Ligue 1, Coppa del Re e Coupe de France.
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Infantino è american dream: “Congratulazioni Presidente”
Infantino celebra la vittoria di Donald Trump alle elezioni e con un post sui social e promette “Avremo un grande Mondiale 2026 negli Usa.”
Il presidente della Fifa dedica un post al neoeletto presidente degli Stati Uniti, che torna alla Casa Bianca battendo Kamala Harris.
“Football Unites the World!” scrive nel messaggio.
Infantino alla Casa Bianca
Era l’agosto del 2018, primo mandato per Donald Trump.
Accompagnato dal presidente della Federazione Calcio statunitense, Carlos Cordeiro, il presidente della Fifa venne ricevuto dallo stesso Trump proprio per discutere del Mondiale 2026, assegnato a Canada, Messico e Stati Uniti.
Scambio di regali e di battute: Gianni Infantino infatti consegnò a Trump una maglia blu con il numero 26 e il nome del presidente e insieme anche a dei cartellini gialli e rossi da utilizzare in conferenza stampa. Tutti i giornalisti vennero scherzosamente sanzionati col rosso.
Fifa…dei dem
I rapporti tra Infantino e Trump sono sempre stati amichevoli: infatti dopo l’esito delle elezioni statunitensi il presidente Fifa è stato tra i primi a pubblicare le foto risalenti a quell’incontro del 2018, prova molto chiara della buona intesa tra i due.
Invece durante l’amministrazione Biden tra i vertici apicali di Fifa e Casa Bianca non c’è stato alcun contatto.
Anche lo scorso maggio, quando si è recato a Washington DC, Infantino si è limitato a incontrare solo deputati e senatori.
Non può dunque che essere contento del cambio di schieramento alla Casa Bianca, a ridosso ormai del Mondiale 2026.
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Inter, Adriano: “Pensavano di mandarmi in una clinica. Volevo fuggire dal calcio”
L’ex attaccante dell’Inter Adriano ha parlato di alcuni brutti momenti della sua carriera e del tentativo dei nerazzurri di mandarlo in una clinica.
Considerato uno dei più grandi what if della storia del calcio, Adriano per caratteristiche sembrava potesse diventare l’erede del Fenomeno Ronaldo. Un giocatore completo dotato di potenza, tecnica, velocità, dribbling, finalizzazione. Purtroppo le cose sono andate diversamente: ne ha parlato lo stesso Adriano nella presentazione della sua autobiografia intitolata La mia più grande paura.
Adriano e la sua autobiografia: retroscena sull’Inter e non solo
“Tornavo a casa e trovavo sempre un motivo per bere, perché c’erano i miei amici o perché non volevo stare in silenzio“. Così Adriano racconta nella sua autobiografia i momenti difficili della sua carriera: “Molti usano il calcio come valvola di sfogo, io invece volevo fuggirne“.
“La mia fuga dal calcio era mio padre, ma quando se n’è andato il mio compagno è diventato il bere. Arrivavo tardi agli allenamenti, il club mi multava ma non mi interessava. La mia depressione raggiunse un livello che preferisco non ricordare“.
Sul ruolo dell’Inter nella vicenda: “Un giorno Moratti mi disse che mi volevano mandare in un posto speciale. Era una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso e non capivo di cosa stessero parlando. Iniziai a innervosirmi e gli chiesi perché stesse cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico. Un giocatore ricoverato in clinica psichiatrica? Non volevo crederci!“
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