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Salernitana vs Lazio 2-1: analisi e commento
Candreva abbatte la sua ex-squadra (la Salernitana non aveva ancora vinto in questo campionato) e apre la crisi della Lazio.
Luis Alberto-Dipendenti
Mi si dice che la Lazio non può dipendere da un giocatore. Ma in verità la Lazio di Sarri è sempre stata una squadra senza gioco e totalmente dipendente da tre o quattro individualità. Se a questa squadra togli Milinkovic (ceduto in Arabia), Luis Alberto (squalificato), Immobile (gli anni passano per tutti) e Zaccagni (scarso stato di forma) non dovrebbe stupire il fatto di vederla perdere in casa dell’ultima in classifica.
Non si può dire che la Lazio di ieri, seppur senza due giocatori fondamentali come Romagnoli e lo stesso spagnolo, fosse tecnicamente inferiore alla Salernitana. Ma non si può nemmeno ridurre l’analisi, come sempre si fa nell’ambiente, a un semplice discorso di voglia e abnegazione.
Perché sì, indubbiamente ieri, dal punto di vista dell’approccio e della cattiveria agonistica, si è vista una netta differenza. Ma la grinta da sola non ti fa vincere le partite. Quella la vinci con i piedi buoni (e la Salernitana, checché se ne dica, ne ha) e, soprattutto, con un impianto tattico funzionante.
La lezione di Inzaghi a Sarri
Filippo Inzaghi è riuscito in meno di due mesi a fare ciò che Sarri non è riuscito a fare in quasi due anni e mezzo di lavoro. Ovvero dare alla propria squadra una filosofia identitaria. Uno stile di gioco riconoscibile.
Ci si può crogiolare quanto si vuole sugli sprazzi di bel calcio (sempre sporadici e isolati) regalati da questa squadra nell’ultimo triennio. Ma la cruda verità è che la Lazio è una squadra monocorde e monopasso. Incapace di alzare i ritmi. Con non più di 20-30 minuti di autonomia fisica. Sprovvista di un “piano B” e prigioniera dell’integralismo tattico del proprio allenatore.
La Lazio è una squadra lenta. Compassata. Prevedibile. Una squadra che, se privata dell’estro del suo giocatore più qualitativo, non costruisce i presupposti per segnare nemmeno contro l’ultima della classe.
Proprio sulle pagine di questa testata, qualche settimana fa, mi chiesi come la Lazio avrebbe dovuto creare i presupposti per segnare. Perché il calcio predicato da Sarri prevede che la sfera debba muoversi velocemente.
Altrimenti è troppo facile per una difesa organizzata abbassarsi e mantenere le posizioni. La Lazio non può vivere solo di spazi e di attacchi alla profondità. Un gioco come quello di Sarri non può prescindere da individualità in grado di fare la giocata risolutiva, che spesso volentieri è l’unico modo che ha per sbloccare partite chiuse. Ma la Lazio non ne ha. O comunque ne ha pochissimi.
Salernitana vs Lazio: Primo Tempo
Se guardare la classifica fosse sufficiente per fare un’analisi, allora saremmo tutti addetti ai lavori. Chi non si rende conto che la classifica dei salentini non rispecchia il reale valore della rosa è accecato dal recentismo.
Sarebbe stato sufficiente guardare la partita (quasi) vinta dai campani sul campo del Sassuolo per rendersi conto che quella di Inzaghi è una squadra in salute. Una squadra che sta faticosamente ritrovando la propria dimensione.
Un compito sicuramente non facile, dopo il disastroso interregno di Paulo Sousa. Un incapace di dimensioni talmente inusitate che si fatica a capire come possa ancora trovare qualcuno disposto ad affidargli panchina.
E la Salernitana, al netto di una Lazio fin troppo passiva, queste qualità le ha messe in mostra sin da inizio partita. Il risultato di due a uno potrebbe far pensare a una partita equilibrata, ma così non è stato. Se la Lazio fosse uscita dall’Arechi con un passivo ancor più pesante non avrebbe potuto opinare nulla.
Prima del vantaggio degli ospiti, i padroni di casa hanno creato due chiare occasioni. Prima con un cross velenoso (22′) di Candreva, che Provedel ha smanacciato come ha potuto. Poi con la clamorosa traversa (23′) colpita da Bohinen. E la Lazio non può neppure attaccarsi agli episodi arbitrali.
Salernitana vs Lazio: Secondo Tempo
Il rigore che porta (immeritatamente) in vantaggio i biancocelesti è una di quelle cose che ti fa passare la voglia di seguire le partite in Italia. Per lavoro guardo partite a tutte le latitudini e posso assicurarvi che, per una dinamica del genere, in un qualsiasi altro campionato del mondo non ci sarebbe stato neppure il check. E invece Prontera è stato addirittura richiamato alla On Field Review, con il VAR che ha “corretto” forse l’unica decisione corretta presa dal fischietto bolognese in tutta la partita.
Il pessimo Prontera, infatti, ha evitato di espellere Gyomber per un fallo che era chiaramente da seconda ammonizione. Gyomber era stato in precedenza ammonito, sul rigore (inesistente) con cui Immobile aveva portato in vantaggio la Lazio. Forse Prontera, resosi conto di aver commesso un grave errore in precedenza, ha applicato la più classica legge della “compensazione“.
Tutto lasciava presagire che la partita sarebbe stata rovinata da quell’episodio e che la Lazio, forte della propria superiorità tecnica, avrebbe potuto gestire la gara nella ripresa. Ma così non è stato. Anzi. La Salernitana è tornata in campo e si è ripresa ciò che le spettava di diritto e che quella sciagura chiamata VAR aveva provato a togliergli. Prima Candreva ha legittimato le recriminazioni dei campani tirando addosso a Provedel (54′) da ottima posizione.
Poi subito dopo (55′) Kastanos ha trovato il meritato pareggio. La Salernitana l’ha infine ribaltata con un classico del repertorio di Candreva. Una magistrale esecuzione balistica dalla distanza. Un bolide terrificante (66′) è esploso dal destro dell’esterno de “Tor De Cenci” e ha piegato le mani di Provedel.
Candreva non è nuovo a soluzioni balistiche di questo genere e i tifosi della Lazio lo sanno bene. Ricordo, per esempio, una punizione molto simile con cui regalò Goicoechea all’almanacco dei derby di Roma nel Novembre del 2012. Oppure il bolide dalla distanza con cui ha freddato Ujkani nel Settembre dello stesso anno, nel tre a zero contro il Palermo.
Conclusioni
Questa prima metà di stagione ha evidenziato come la Lazio di Sarri soffra terribilmente le squadre aggressive e che riescono a sfruttare al meglio l’ampiezza. Ieri pomeriggio ha trovato una squadra che ha fatto egregiamente entrambe le cose e al netto di ciò il risultato era quasi scontato.
Nonostante ciò, come sua consuetudine, Sarri nel post-partita ha parlato di tutt’altro. Se l’è presa col calendario. Con gli infortuni. Con l’arbitro. Come al solito mai un appunto sulla totale assenza di gioco della squadra e sulla pochezza tecnica della proposta offerta da quest’ultima.
Martedì, contro il Celtic, sarà uno snodo cruciale. Se la Lazio dovesse fallire la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, per il tecnico napoletano potrebbe profilarsi un addio anticipato rispetto a quello preventivato per la fine della stagione.
Personalmente rimango convinto che la maggior parte delle colpe non siano sue. Il mercato appena trascorso è stato il peggiore dell’era Lotito e ha indebolito la squadra anziché rafforzarla. Nonostante ciò, è evidente che il ciclo di Sarri a Roma sia terminato e una separazione anticipata potrebbe servire a evitare rischi peggiori. Per quanto il livello risibile del campionato italiano metta la Lazio al riparo da eventuali catastrofi, nel calcio mai dire mai.
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Piqué: “Oggi ci sono troppe competizioni con tante partite”
L’ex centrale del Barcellona Gerard Piqué ha parlato del problema delle troppe partite che portano poi a troppi infortuni, proponendo una sua soluzione.
Il tema delle troppe partite è ormai al centro della critica sportiva: sono tanti gli allenatori, i presidenti e gli addetti ai lavori in generale che si lamentano dei troppi incontri ravvicinati. Questi sono la principale causa dei tanti infortuni, poiché il fisico dei calciatori è sottoposto ad un forte stress circa una volta ogni 3 giorni e sono più esposti a problemi fisici.
Di questo delicato argomento ha parlato anche l’ex difensore del Barcellona Gerard Piqué, il quale ha delle idee molto chiare in merito. Lo spagnolo è sempre stato un personaggio di spicco sia dentro che fuori dal campo, dicendo sempre la sua opinione e mettendoci la faccia anche nei momenti o su argomenti più delicati.
Le parole di Piqué
La principale soluzione al problema delle tante partite secondo Piqué, è quella di ridurre i campionati a 16 squadre, in modo tale da avere meno giornate da disputare.
Le sue parole: “Credo che ridurre il numero delle partite aiuterebbe i giocatori a riposarsi di più, quindi a meno infortuni, e non arriverebbero così stanchi alle partite importanti. Dobbiamo fare in modo che questi incontri siano unici, speciali.
Oggi ci sono troppe competizioni con tante partite. Questa è una delle proposte che, dopo il dibattito, è stata adottata da dirigenti e giocatori. È complicato da organizzare perché le organizzazioni vogliono che ci siano molte partite. UEFA, FIFA… nel mondo del calcio ci sono diverse organizzazioni e ognuna guarda ai propri interessi. È complicato trovare un accordo comune“.
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Milan, esclusione di Leao: scelta tecnica o reale infortunio?
Milan, la gara di questa sera rappresenta uno snodo importante, si cercano obbligatoriamente i tre punti contro una squadra non irresistibile.
Il Milan questa sera cerca la vittoria a Bratislava contro lo Slovan. Non sono più permessi passi falsi, Paulo Fonseca per mangiare il panettone a Natale dovrà vincere e convincere durante le prossime due gare.
In queste ultime ore si è parlato di un Rafael Leao il quale partirà dalla panchina. In effetti il portoghese è uscito malconcio dalla gara contro la Juventus in evidenti difficoltà ad appoggiare a terra il piede destro.
Tuttavia, voci che ci arrivano direttamente dal campo, Leao sembra essere recuperato, ma Fonseca, forse in via precauzionale, opterà per Noah Okafor dal primo minuto inserendo magari il portoghese in un secondo momento qualora le cose non dovessero prendere la giusta piega.
Pare piuttosto curioso che Fonseca in conferenza stampa non abbia fatto menzione dell’infortunio, quindi l’esclusione di Leao può essere catalogata alla voce scelta tecnica.
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Scarpa d’Oro, salgono Retegui, Thuram e Kean: la classifica
La classifica della Scarpa d’Oro 2024-2025, vede tre giocatori della nostra Serie A entrare nella top 10: ecco gli aggiornamenti dopo il weekend calcistico.
C’è un uomo solo al comando nella classifica della Scarpa d’Oro: è Robert Lewandowski, in testa con 30 punti e tornato al gol nel 2-2 del Barcellona a Vigo. Dietro il polacco ora c’è Harry Kane, autore di una tripletta contro l’Augusta, mentre terzi sono Erling Haaland (a secco nella batosta contro il Tottenham), Mateo Retegui e Victor Gyokeres. Per lo svedese, autore di 16 reti, il coefficiente è più basso rispetto a quello garantito ai cinque maggiori campionati europei. L’italo-argentino dell’Atalanta, capocannoniere della Serie A con 12 centri, precede giocatori del calibro di Kylian Mbappé, Cole Palmer, Jonathan David, Mohamed Salah e Vinicius. In forte ascesa anche Marcus Thuram e Moise Kean, protagonisti nell’ultimo weekend in Serie A.
Scarpa d’Oro, la classifica completa
Robert Lewandowski (Barcellona) 30 punti
Harry Kane (Bayern Monaco) 28
Victor Gyokeres (Sporting) 24
Erling Haaland (Manchester City) 24
Mateo Retegui (Atalanta) 24
Omar Marmoush (Eintracht Francoforte) 22
Mohamed Salah (Liverpool) 20
Bradley Barcola (Paris Saint-Germain) 20
Marcus Thuram (Inter) 18
Moise Kean (Fiorentina) 18
Bryan Mbeumo (Brentford) 16
Raphinha (Barcellona) 16
Ante Budimir (Osasuna) 16
Mason Greenwood (Marsiglia) 16
Chris Wood (Nottingham Forest) 16
Vinicius Junior (Real Madrid) 16
Kylian Mbappé (Real Madrid) 14
Tim Kliendienst (Bor. M’Gladbach) 14
Albert Gronbaek (Bodo/Glimt, Rennes) 14
Henrik Meister (Sarpsborg, Rennes) 14
Ayoze Perez (Villarreal) 14
Cole Palmer (Chelsea) 14
Jonathan David (Lilla) 14
Joane Wissa (Brentford) 14
Ademola Lookman (Atalanta) 14
Jonathan Burkardt (Magonza) 14
Matheus Cunha (Wolverhampton) 14
Nicolas Jackson (Chelsea) 14
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