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Salta la Superlega: ora il calcio è salvo?
Forse una bufera di tale portata non se la aspettavano neanche loro, i presidenti dei 12 club etichettati come “dissidenti” e “assassini del calcio”, coloro che “nel nome del business sacrificano lo sport più bello del mondo”. UEFA, FIFA, Leghe Nazionali, Giornalisti, Calciatori e Governi: tutti contro i 12 club, senza possibilità di replica, senza possibilità di dialogo: ma era un’idea davvero così sbagliata?
Partiamo da qui: non siamo in presenza di una bolla del calcio dove tutto rischia di saltare per i troppi indebitamenti; il problema è che la pandemia in corso ha bruciato 5 miliardi di ricavi per le squadre di club e naturalmente i club con maggiori fatturati sono coloro che ne soffrono maggiormente.
Le 12 squadre hanno chiesto più volte alla UEFA di cambiare subito la formula dei tornei ma non sono state ascoltate; hanno deciso allora semplicemente di costruire una nuova lega che sarebbe stata più redditizia per le squadre partecipanti; senza chiedere aiuto ai governi o alle istituzioni, ma sfruttando le proprie capacità manageriali. Senza voler alterare i campionati nazionali né abolire le attuali competizioni europee.
L’aspetto che ha fatto discutere è la presenza costante, almeno per un primo lungo periodo, dei 12 club all’interno della nuova lega: il problema delle grandi Società, come di tutte le aziende, è riuscire a garantirsi un flusso di entrata costante, necessario per programmazioni di medio termine. La Superlega, oltre a prevedere la presenza costante di 15 squadre, prevedeva anche 5 squadre scelte ogni anno sulla base dei risultati nelle leghe nazionali.
La meritocrazia e l’aspetto economico
La UEFA sostiene invece che tutto debba sempre essere messo in gioco, per una questione di meritocrazia; il problema è che le regole del gioco le stabilisce soltanto la UEFA: chi merita di accedere alla competizione, la squadra più forte o la squadra che ci arriva sulla base di “posti” assegnati dalla UEFA stessa per ogni campionato? Nell’edizione attuale ad es. Arsenal e Tottenham hanno dovuto cedere il posto a Midtjylland e Ferencvaros: questa è davvero meritocrazia?
Curioso è inoltre l’aspetto economico: perché le 12 squadre da sole incasserebbero circa il doppio di quanto incassano attualmente? Dove finiscono questi soldi? Le possibilità sono 2: o sono trattenuti dalla UEFA e distribuiti, in parte, a squadre minori secondo un principio di solidarietà (ma se le grandi squadre stanno alimentando un fondo solidale occorrerebbe quantomeno riconoscerlo), oppure la UEFA non sa come far fruttare questo business.
Il sogno e la virtù delle Società più piccole
Altro aspetto tirato in ballo in questi giorni è stato il sogno infranto delle piccole società di essere campione: ma il 25% delle società della Superlega sarebbero state scelte tra le società più meritevoli, forse le prime dei campionati maggiori, come la Coppa dei Campioni.
Inoltre nessuno ha cercato di distruggere la Champions, anzi in questo modo avrebbero avuto accesso all’Europa squadre che sino ad oggi lo hanno solo sognato.
Un ultimo aspetto è quello delle società definite “virtuose” perché riescono a raggiungere risultati con ingaggi minori: ma quanto c’è davvero di virtuoso in società che comprano giocatori sconosciuti per poi venderli a caro prezzo proprio ai 12 club della superlega, senza reinvestirli ad es. in infrastrutture (come era invece previsto per parte degli incassi della Superlega) ma semplicemente per arricchirsi?
La Superlega forse non era un progetto perfetto, ma sicuramente poteva essere affinato e migliorato. Tuttavia, una lezione da questa storia l’abbiamo capita tutti: non importa quale sia il progetto o quali siano le motivazioni alla base o i soldi che stai investendo in questo business: ci sono poteri così forti da essere intoccabili e che possono usare qualsiasi mezzo, anche minacciare i giocatori, anche chiedere l’intervento dei Governi in un momento come questo, pur di riuscire a distruggerti in soli due giorni.
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Juventus, UFFICIALE l’arrivo di Alberto Costa
La Juventus, tramite un comunicato diramato sul proprio sito ufficiale, ha annunciato l’arrivo in bianconero del classe 2003 Alberto Costa.
Alberto Costa è un nuovo giocatore della Juventus. Il terzino portoghese classe 2003 arriva dal Vitoria Guimaraes e ha firmato un contratto con i club bianconero fino al 30 giugno 2029.
Juventus, il comunicato del club
Di seguito il comunicato del club:
“La Juventus annuncia l’arrivo di Alberto Costa, giovane difensore portoghese classe 2003, pronto a portare grinta e qualità nel reparto arretrato bianconero. Il calciatore si lega alla Juventus fino al 30 giugno 2029.
Nato il 29 settembre 2003 a Santo Tirso, in Portogallo, Alberto Costa si distingue per fisicità (186 cm di altezza) e doti tecniche che lo rendono un difensore completo. A soli 21 anni, ha già dimostrato grande maturità e intelligenza tattica nel massimo campionato portoghese, la Primeira Liga.
CARRIERA E CRESCITA
La carriera di Alberto è esplosa nelle ultime stagioni con il Vitória Guimarães, dove ha mostrato una rapida crescita. Nella stagione in corso ha collezionato 10 presenze in campionato, 4 nelle coppe nazionali e 7 nelle competizioni internazionali, trovando anche il suo primo gol nella UEFA Conference League.
NUMERI IMPORTANTI
· Soltanto Martim Fernandes (2006) è più giovane di Alberto Costa (2003) tra i difensori che hanno fornito almeno due assist nella Primeira Liga portoghese 2024/25.
· Alberto Costa è uno dei quattro difensori ad avere fornito almeno due assist in un singolo match della Primeira Liga portoghese in corso, assieme a Martim Fernandes, Francisco Moura e Pedro Amaral.
· Ha giocato 10 partite in questo campionato (le ultime sei per tutti i 90 minuti), a fronte di un solo match disputato nel 2023/24 nel massimo torneo portoghese.
· Tra i difensori nati dal 2003 in avanti, solo Pedro Gomes (34) e Álvaro Carreras (33) contano più contrasti di Alberto Costa (24) nella Primeira Liga portoghese 2024/25.
· Soltanto Keita Kosugi (2006) e Martim Marques (2004) sono più giovani di Alberto Costa (2003) tra i difensori che hanno trovato il gol nella UEFA Conference League 2024/25.
Con un mix di talento e determinazione, Alberto Costa rappresenta davvero un ottimo innesto nella rosa bianconera: la sua capacità di leggere le situazioni difensive, unita a un buon senso della posizione e alla propensione per il gioco offensivo, lo rendono un profilo ideale per il progetto bianconero.
Bem-vindo, Alberto!”
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Juventus, slittano le visite mediche di Kolo Muani
Dovranno aspettare ancora qualche ora i tifosi della Juventus per l’ufficialità di Kolo Muani. Le visite mediche del francese sono state rimandate.
Non sarà oggi il Kolo Muani-day in casa Juventus. Il centravanti francese era atteso a Torino nel pomeriggio per svolgere le visite mediche con i bianconeri e firmare il contratto che lo legherà alla Vecchia Signora sino al termine della stagione.
Tuttavia, secondo quanto riportato da Giovanni Albanese, le visite dell’attaccante sono state spostate a domani, probabilmente a causa di un ritardo dell’aereo che doveva portare il giocatore in Italia. Nessun problema o intoppo quindi, ancor poche ore e Kolo Muani diventerà un nuovo giocatore bianconero.
Resta però da capire se, a questo punto, Thiago Motta deciderà di convocarlo ugualmente per la partita contro il Milan di sabato.
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Best Team. Man vs AI: il progetto Würth Italia raccontato nei dettagli
Best Team. Man vs AI è il nuovo podcast di Würth Italia con Fabio Caressa: uno sguardo unico sulla sfida tra uomo e intelligenza artificiale.
Quali dati e parametri avete utilizzato per creare l’intelligenza artificiale usata nel podcast con Fabio Caressa?
Il cuore del progetto Best Team. Man vs AI risiede nell’integrazione tra dati, tecnologia e passione condivisa per il calcio. L’intelligenza artificiale sviluppata da Würth Italia ha utilizzato una vasta mole di dati per analizzare e confrontare i calciatori che hanno scritto la storia della Nazionale Italiana. Non si tratta solo di statistiche fredde, ma di un sistema che tiene conto di parametri complessi e interconnessi.
Abbiamo analizzato le prestazioni individuali in campo, come i gol segnati, gli assist, i clean sheet e le azioni decisive, inserendo ogni dato in un contesto più ampio. Le partite decisive, i momenti chiave delle competizioni internazionali, ma anche la capacità di leadership e l’influenza fuori dal campo hanno avuto un peso specifico nelle valutazioni. Inoltre, abbiamo fatto un passo in più: non ci siamo limitati a numeri e metriche, ma abbiamo integrato feedback qualitativi provenienti da interviste, articoli e sentiment del pubblico.
Il risultato è un’intelligenza artificiale capace non solo di calcolare, ma di raccontare.
In base a quale criterio avete selezionato le coppie di calciatori che sono state analizzate nel corso del podcast?
La selezione delle coppie di calciatori nel progetto Best Team. Man vs AI è stato lo scontro-incontro di due visioni diverse, ma non così distanti come si potrebbe immaginare: quella umana, professionale e ricca di sfumature di Fabio Caressa, e quella analitica ma sfaccettata dell’intelligenza artificiale sviluppata da Würth Italia.
Caressa ha spiegato di aver seguito un approccio che “combina successi, impatto storico e capacità di esaltare le squadre in cui i giocatori hanno militato, con un’attenzione particolare alla legacy e all’importanza tecnica”. L’intelligenza artificiale, invece, ha adottato un metodo basato su metriche storiche, integrando dati come prestazioni individuali, risultati di squadra e momenti decisivi nelle competizioni.
Un esempio emblematico di questo dualismo è il confronto tra Gianluigi Buffon e Dino Zoff. Da un lato, Caressa ha sottolineato l’importanza del carisma e del contesto storico: Zoff rappresentava un’epoca in cui il leader era silenzioso e guidava con l’esempio, mentre Buffon incarnava la passione e la sicurezza, capace di infondere calma ai compagni anche nei momenti più difficili. Dall’altro, l’intelligenza artificiale ha evidenziato le prestazioni nei numeri, valorizzando soprattutto i clean sheet di Zoff.
Questo continuo confronto non è uno scontro, come si potrebbe pensare, tra emozione e dato. Infatti, sia l’uomo che l’AI hanno combinato diversi fattori: l’oggettività non sta solo da un lato della medaglia. Un progetto che ha voluto offrire al pubblico una prospettiva unica e multidimensionale.
Dopo il successo ottenuto dal podcast, pensate di proporre di nuovo contenuti che uniscano il calcio e l’intelligenza artificiale?
Il successo del progetto Best Team. Man vs AI ci ha confermato che c’è un universo ancora tutto da esplorare nell’intersezione tra sport e tecnologia. Questo format ha dimostrato che il pubblico non è solo interessato ai contenuti innovativi, ma desidera far parte di un’esperienza in cui emozione e innovazione si incontrano.
Stiamo già valutando nuove idee per proseguire questo percorso. L’obiettivo rimane lo stesso: creare contenuti che abbiano un valore narrativo, che stimolino il pensiero e che, al tempo stesso, sappiano sorprendere. Il calcio e l’intelligenza artificiale condividono un aspetto fondamentale: l’imprevedibilità. Ed è proprio questo che vogliamo continuare a raccontare.
Cosa vi ha portato a scegliere Fabio Caressa come conduttore del podcast?
Fabio Caressa è stato il volto ideale per questo progetto. La sua voce non è solo sinonimo di competenza, ma rappresenta una guida capace di accompagnare lo spettatore in un viaggio tra passato, presente e futuro del calcio italiano.
Caressa ha portato al podcast una profondità unica, alternando analisi tecniche e narrative con un talento raro per il coinvolgimento. La sua capacità di creare empatia ha fatto da ponte tra l’approccio scientifico dell’intelligenza artificiale e l’aspetto più umano del racconto sportivo. Non è stato solo un conduttore, ma un narratore, un mediatore e, per molti, un compagno di viaggio. La sua presenza ha reso il progetto un’esperienza che va oltre i dati e le statistiche, trasformandolo in una celebrazione del calcio in tutte le sue sfumature.
Würth Italia utilizza l’intelligenza artificiale in azienda? Se sì, come?
L’intelligenza artificiale è ormai parte integrante della strategia di Würth Italia, non solo per i progetti innovativi come Best Team. Man vs AI, ma anche per migliorare la nostra operatività quotidiana.
La utilizziamo per ottimizzare la customer experience, le campagne marketing, analizzare i dati e prevedere le tendenze di mercato. L’intelligenza artificiale ci consente di personalizzare l’esperienza dei clienti, suggerendo soluzioni basate sulle loro esigenze specifiche e migliorando l’efficienza della nostra logistica. Ma non solo: l’AI è uno strumento che ci permette di innovare anche sul fronte dei contenuti. A capitanare questi processi ci sono sempre però le persone. Un approccio quasi “AI Driver”.
Non si tratta solo di tecnologia, ma di come questa possa essere messa al servizio delle persone. In fondo, l’intelligenza artificiale non è altro che un mezzo per raggiungere il nostro obiettivo finale: rendere il lavoro più semplice, efficace e innovativo per i nostri clienti.
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