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Torino, 75 anni fa era Grande e fu annientato

Settantacinque anni, per colpa di un beffardo destino, il Grande Torino Campione d’Italia venne annientato. Ricordiamo insieme la strage di Superga.

Il Torino, allora, si chiamava Grande Torino: l’appellativo se lo era meritano appieno, dal momento che nella decade degli anni Quaranta aveva avuto un exploit pazzesco: ben cinque scudetti conquistati, a partire dalla stagione 1942-1943.

Fino alla fatale stagione 1948-1949 proprio alla fine della quale, il 4 maggio del 1949, avvenne un terribile incidente aereo che passò alla storia come la tragedia di Superga.

4 maggio 1949: la tragedia di Superga

L’incidente coinvolse il velivolo Fiat G.212, un aereo da trasporto sia civile che militare, registrato come I-ELCE, che si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga a Torino.

A bordo c’era l’intera squadra dell’allora Grande Torino, insieme a dirigenti, giornalisti sportivi e l’equipaggio. Tutti persero la vita, per un totale di 31 persone.

Grande Torino, le circostanze dell’incidente aereo

L’incidente avvenne dopo l’ultima partita giocata contro il Benfica a Lisbona. Alcuni giocatori e personaggi influenti non erano a bordo per vari motivi, tra i quali infortuni, malattie e impegni personali.

L’aereo, dopo uno scalo intermedio a Barcellona, avrebbe dovuto atterrare a Torino, ma le cattive condizioni meteorologiche contribuirono all’incidente.

Tragedia di Superga, le vittime

Come abbiamo scritto, la squadra del Grande Torino venne annientata. Ad eccezione di due fortunati giocatori: il difensore Sauro Tomà, che non prese parte alla trasferta portoghese per un infortunio al menisco e trovò poi la morte a 92 anni (nel 2018), e il portiere di riserva Renato Gandolfi

, al quale fu preferito il terzo portiere Dino Ballarin.

Morirono tre dirigenti del club: il direttore generale Egidio Agnisetta, il dirigente accompagnatore Ippolito Cavalieri e Andrea Bonaiuti, addetto all’organizzazione delle trasferte. Oltre, ovviamente, al giovane allenatore, l’inglese Leslie Lievesley, al direttore tecnico Egri Erbstein e al massaggiatore Ottavio Cortina.

Nell’incidente morirono anche tre noti giornalisti sportivi: Renato Casalbore di Tuttosport, Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallero de La Nuova Stampa. Avevano tutti meno di 60 anni.

Gli effetti della tragedia sulla collettività

L’incidente ebbe un impatto devastante sulla città di Torino e sull’intero Paese. I funerali delle vittime attirarono una partecipazione popolare massiccia.

Nonostante la tragedia, il campionato continuò e il Torino fu proclamato Campione d’Italia. La Nazionale italiana, colpita dall’evento, scelse di viaggiare via nave per i Mondiali in Brasile l’anno successivo.

I resti dell’aereo e alcune memorabilia sono conservati nel Museo del Grande Torino. Molti dei giocatori sono sepolti a Torino e nei loro comuni d’origine, mentre alcuni membri dell’equipaggio sono sepolti nella città stessa.

Grande Torino, il ricordo sui social

Stamattina, a dedicare omaggi via social alle sfortunate vittime di quell’incidente sono in molti. A partire dagli stessi granata, ma includendo anche i cugini/eterni rivali della Juventus.

Non mancano anche i media, come RaiSport.

Aggiornato al 04/05/2024 8:52

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Pubblicato da
Giulia Bucelli
Tag: Torino

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